Riprendendo il saggio “Scultura lingua morta” di Arturo Martini l’artista Giorgio Andreotta Calò prova a mettere in discussione questa celebre affermazione trasformando la scultura in uno strumento vivo e contemporaneo l’esposizione raccoglie la provocazione lanciata da Martini nel 1944 quando definì la scultura un linguaggio ormai incapace di rispondere ai drammi dell’umanità Andreotta Calò risponde a questa sfida con una prospettiva che trasforma la scultura in uno strumento vivo in grado di dialogare non solo con la memoria storica ma anche con Venezia stessa Il percorso espositivo invita i visitatori a esplorare la plasticità della materia e i suoi segni lasciati dal tempo conducendoli verso il cuore della riflessione: un dialogo visivo tra la Testa di Medusa(1929) di Martini e una delle opere della serie Meduse di Calò giunta a Ca’ Pesaro grazie al PAC2021 queste due creazioni si confrontano in una tensione drammatica dove la pietrificazione di Martini incontra l’interpretazione fluida e contemporanea di Calò la scultura non è più un linguaggio muto rispondendo alle inquietudini del presente.Accanto alle Meduse altre opere iconiche di Andreotta Calò come le Clessidre (2017-2022) e le Pinne Nobilis richiamano con forme organiche e poetiche i fondali lagunari evidenziando il legame indissolubile tra l’artista e Venezia Tempo e memoria emergono come protagonisti silenziosi: nei tronchi corrosi dalle maree lagunari si scorge il passaggio inesorabile degli anni in un fragile e sublime equilibrio tra natura e intervento umano Δdocument.getElementById( "ak_js_1" ).setAttribute( "value" Δdocument.getElementById( "ak_js_2" ).setAttribute( "value" La mostra si spinge oltre le installazioni e incontra l’architettura stessa di Ca’ Pesaro i carotaggi – lunghi tubi semicilindrici in acciaio – diventano non solo strumenti di analisi scientifica rivelando la storia stratificata del Palazzo Longheniano affacciato sul Canal Grande.Realizzato in collaborazione con il collettivo veneziano Ipercubo questo lavoro combina documenti d’archivio e fotografie storiche per narrare la trasformazione fisica e simbolica della Galleria in un dialogo profondo tra l’antico e il contemporaneo Andreotta Calò non si limita a rispondere a Martini lungi dall’essere una “lingua morta” possieda un’assoluta vitalità diventa il mezzo per evocare memoria e trasformazione mentre l’acqua – presenza invisibile ma costante – attraversa le opere e le permea di una forza silenziosa.Il risultato è un intreccio indissolubile tra passato e presente in cui la scultura si rivela un linguaggio universale capace di parlare al nostro tempo con una voce potente e rinnovata.Asia MiniuttiLibri consigliati: Un dialogo tra Giorgio Andreotta Calò artista veneziano annoverato tra le voci più autorevoli dell’arte italiana a livello internazionale Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati Δdocument.getElementById( "ak_js_3" ).setAttribute( "value" Δdocument.getElementById( "ak_js_4" ).setAttribute( "value" Alla Galleria di Ca' Pesaro un nuovo intervento di valorizzazione delle collezioni del museo dedicato alle indagini nel contemporaneo: con l'inedito dialogo tra Giorgio Andreotta Calò attraverso il linguaggio e riflessioni sulla scultura Ca' Pesaro – Galleria Internazionale d'Arte Moderna ospita nelle Sale Dom Pérignon artista veneziano annoverato tra le voci più autorevoli dell'arte italiana a livello internazionale considerata nella sua plasticità e fisicità partendo dalle riflessioni di Arturo Martini sull'incapacità della scultura di essere viva e universale tradotte in una selezione di opere realizzate da Calò nell'arco di oltre vent'anni Il titolo del progetto ospitato nella Sale Dom Pérignon di Ca' Pesaro richiama il celebre scritto del 1944 di Arturo Martini in cui lo scultore mette in dubbio la capacità della scultura di esprimersi in maniera viva e universale negarne la possibilità di essere salvifica nei terribili anni della Seconda Guerra Mondiale autore fondante del gruppo di artisti che ai primi del '900 si erano riuniti intorno al primo Direttore di Ca' Pesaro Nino Barbantini e rappresentato nelle raccolte civiche conservate dalla Galleria prende avvio un dialogo - quasi un corpo a corpo - tra Giorgio Andreotta Calò La mostra propone un viaggio nelle opere più significative dell'artista entrato nella collezione civica di Ca' Pesaro grazie al PAC2021 – Piano per l'Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura sarà esposto nello scalone del Museo ad accogliere i visitatori del primo piano mentre un altro instaura nelle sale un dialogo inedito con la Testa di Medusa di Martini proveniente dalle collezioni della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro Insieme a queste opere sono esposti i materiali che per primi hanno attivato il dialogo dell'artista con il Palazzo sul Canal Grande: la seconda sala della mostra vive nei disegni e nei carotaggi, esito delle indagini eseguite dai professionisti dei Lavori Pubblici del Comune di Venezia sulla facciata di Ca' Pesaro.... leggi il resto dell'articolo» Il rapporto tra la produzione plastica contemporanea e la città di Venezia rappresentato dalla sensibilità di Calò cui si affiancano le collezioni di scultura di Ca' Pesaro e la monumentale architettura del Palazzo si arricchisce delle suggestioni ispirate dai preziosi documenti provenienti dall'Archivio Storico della Galleria Sono tracce di campagne fotografiche condotte sulle collezioni di cambiamenti e riflessioni sull'allestimento delle opere trame di una storia che si intreccia con la produzione di Calò attraverso lo sguardo trasversale e dialogico del collettivo Ipercubo le indagini statiche e scientifiche sui materiali e sul palazzo diventano tutti elementi di una lingua viva che testimonia il dialogo ininterrotto tra Venezia i protagonisti del suo glorioso passato e gli interpreti del suo articolato presente Ha studiato scultura all'Accademia di Belle Arti di Venezia e alla Kunsthochschule di Berlino Tra il 2001 e il 2007 è assistente di Ilya ed Emilia Kabakov Nel 2008 inizia la collaborazione con Galleria ZERO.. Nel 2008 si trasferisce in Olanda ed è artista in residenza alla Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam (2009-2011) Nel 2011 il suo lavoro è presentato alla 54 Nel 2012 vince il Premio Italia per l'arte contemporanea promosso dal MAXXI di Roma Tra il 2012 e il 2013 è artista in residenza presso il Centre National d'Art Contemporain di Villa Arson a Nizza Nel 2014 vince il Premio New York promosso dal Ministero per gli Affari Esteri italiano Nel 2015 inizia a collaborare con la Galleria Sprovieri (Londra) Nel 2017 è uno dei tre artisti invitati a rappresentare l'Italia nel padiglione curato da Cecilia Alemani alla 57 Biennale e con il progetto Anastasis vince il bando Italian Council (2017) Nel 2019 gli viene dedicata una mostra personale presso Pirelli HangarBicocca a Milano Tra il 2017 e il 2024 realizza per la collezione del Castello di Ama Nel 2024 inizia la collaborazione con la Galleria Annet Gelink (Amsterdam) Il suo lavoro è presente nelle principali collezioni dei musei di arte contemporanea italiani e in prestigiose collezioni private in Italia e all'estero Dal 2016 stabilisce il suo studio a Venezia e dal 2021 insegna all'Accademia di Belle Arti nel dipartimento di Scultura Resta aggiornato su eventi ed esposizioni d'Arte e Design organizzati in Italia Accetto l'informativa sulla privacy e di ricevere le newsletter La mostra è visitabile dal 15 novembre 2024 al 4 marzo 2025 con l'orario e il biglietto del Museo Architetturamostre Venezia SMAC San Marco Art Centre e MMCA (National Museum of Modern and Contemporary Art Corea) presentano For All That Breathes On Earth: Jung Youngsun and Collaborators Arte contemporaneamostre Venezia Fondazione Marta Czok presenta nella sua sede di Venezia la prima mostra dopo la morte dell'artista come ulteriore passo nel progetto ARCHĪVUM Elogio dell'ombra mette a confronto il lavoro dello scultore Lois Anvidalfarei con quello dell'artista milanese Debora Fella La Blue Gallery di Venezia è lieta di annunciare l'apertura della mostra Sguardo a distanza visitabile dal 12 maggio al 12 giugno 2025 Domus Civica ospiterà a Venezia la mostra personale di Piera Benetti dal titolo "Aboutness" Mostre tematichemostre Venezia presenta l Correr di Carlo Scarpa 1953-1960 accoglierà la finora più grande presentazione a livello internazionale della scultrice ceca Veronika Psotková ArchitetturaMostre tematichemostre Venezia Il Salone Verde art & social club vi invita ad un "Workshop per cool Cities" La mostra affronta il surriscaldamento urbano e richiama l'attenzione sulle tradizioni costruttive locali Fotografiamostre Venezia Le Stanze della Fotografia di Venezia annunciano una grande mostra dedicata a un protagonista assoluto della fotografia internazionale: Robert Mapplethorpe Scarica la nostra App!ricevi le notifiche daItinerari nell'Arte e Itinerari nel Gusto Scarica ItinerApp! AccediLa piccola 5th Avenue Robin Srl Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif La Galleria d’Arte Internazionale di Ca’ Pesaro a Venezia ospita Scultura Lingua Morta: fino al 4 marzo 2025 le sculture di Giorgio Andreotta Calò dialogheranno con l’opera di Arturo Martini Il progetto espositivo ruota attorno alle parole scritte dallo stesso Martini nel 1945 riflessioni racchiuse nella pubblicazione da cui prende nome la mostra In Scultura Lingua Morta Martini scrive “Oggi gli scultori non fanno che tentare variazioni ai temi quali In questo modo l’artista considera intrinseche della scultura da un lato la necessità di rinnovarsi dall’altro la condanna d’essere in costante divenire Prosegue poi esaminando l’evoluzione dei linguaggi di altre arti verso il volgare assente in scultura: “La scultura resta quello che è: lingua morta che non ha volgare […]” È a partire da queste posizioni che Giorgio Andreotta Calò espone a Ca’ Pesaro – spazio dove nel 1908 aveva esposto anche Arturo Martini – mostrando la vita della scultura oggi Le opere più significative dell’artista veneziano indagano il rapporto con la laguna e instaurano un dialogo con le riflessioni e con la Testa di Medusa (1929) di Martini – esposta di fronte a un’inedita Medusa (2020-2022) di Andreotta Calò – protagonista dell’esposizione non può che essere anche la città di Venezia nello specifico la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro: spazio che ha accolto più volte Arturo Martini – tuttora componente fondamentale della collezione permanente della galleria – e che oggi rinnova le promesse della scultura nella figura di Giorgio Andreotta Calò.  Scultura Lingua Morta si apre con la conversazione tra Testa di Medusa e Medusa una di fronte all’altra al centro della stanza; sporge dalla parete Icarus (Ramo) (2023) Segue la serie Pinna Nobilis – dal nome dell’omonimo mollusco la cui sopravvivenza è ormai a rischio – esposta come un bozzolo che si schiude serie nota dell’artista nella quale utilizza campioni di materiali estratti dalla laguna veneziana Qui l’opera espone l’esito delle ricerche eseguite dai professionisti del Comune di Venezia sulla facciata di Ca’ Pesaro legando ulteriormente la sua arte al luogo e allo spazio Accanto alle sculture di Giorgio Andreotta Calò sulle pareti del palazzo le tracce lasciate dal collettivo Ipercubo: campagne fotografiche sulle collezioni della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro Le immagini dialogano con la produzione plastica riflettendo su questioni come l’allestimento delle opere e l’architettura del palazzo lo spazio come protagonista dell’esposizione La produzione artistica di Giorgio Andreotta Calò è strettamente legata alla città di Venezia e a considerazioni estremamente attuali dal punto di vista ecologico – per la laguna ma non solo rispondono alle posizioni di Arturo Martini e le rielaborano Le opere di Andreotta Calò sono in divenire intrinsecamente e materialmente radicate nella città di Venezia ma anche espressioni di valori che a oggi non possono non essere condivisi è da constatare come la scultura non sia lingua morta ma sia più viva che mai nelle riflessioni proposte nell’esposizione Ca’ Pesaro ospita oggi Giorgio Andreotta Calò come ha ospitato quasi cento anni prima Arturo Martini Questa conversazione sospesa nel tempo consente di attualizzare Martini e considerare Venezia come ponte tra passato e presente Ecco perché le tracce d’archivio sulle pareti e le indagini site-specific utilizzate per la realizzazione di Carotaggi. Scultura Lingua Morta riesce nel conciliare passato e presente in temi Venezia si presenta come lo scenario perfetto per questa riflessione che risulta ancor più appropriata nello spazio della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro Qui la scultura è attuale (nelle considerazioni di carattere ecologico) è presente (in quello e soltanto in quello spazio) ed è viva Δdocument.getElementById( "ak_js_1" ).setAttribute( "value" Pubblicazione iscritta nel registro della stampa del Tribunale di Milano con il n Artuuu è un marchio registrato e fa parte di © deodato.gallery S.p.A. | all rights reserved | VAT 08963710960 | [email protected] gallerie e luoghi espositivi potrebbero essere temporaneamente chiusi al pubblico ARTE.it è una testata giornalistica online iscritta al Registro della Stampa presso il Tribunale di Roma al n 292/2012 | Direttore Responsabile Luca Muscarà | © 2025 ARTE.it | Tutti i diritti sono riservati one of the greatest Italian sculptors of the twentieth century began writing his famous text La scultura lingua morta published the following year in a limited edition in Venice Martini declared with painful conviction that sculpture had lost the capacity to be alive and universal which called into question the very role of art in society It is from these reflections that the exhibition currently hosted by the International Gallery of Modern Art at Ca’ Pesaro in Venice comes to life The exhibition features a dialogue between Martini and Giorgio Andreotta Calò a Venetian artist among the most influential voices in contemporary Italian art.Giorgio Andreotta Calò tackles the challenge set by Martini through a body of works intended to explore the potential of sculpture as a living and vibrant language The exhibition brings together some of his most significant works created over a period of more than two decades Prominent among them are the famous Hourglasses A central moment of the exhibition is the intimate confrontation between a Medusa by Calò created thanks to PAC2021 - Plan for Contemporary Art from the deposits of the National Gallery of Modern Art at Ca’ Pesaro This symbolic dialogue highlights how the sculptural language The link between Calò’s plastic production and the city of Venice is another central theme of the exhibition The second room of the exhibition presents materials that testify to this relationship which are the result of technical investigations conducted on the façade of Ca’ Pesaro by professionals from the Venice City Council’s Public Works Department These materials are integrated with Calò’s work with the aim of creating a dialogue between the Longhena architecture of Ca’ Pesaro and contemporary sculptures The exhibition is also enriched with archival documents that tell the story of the palace from the photographic campaigns on the collections to the restoration and exhibition projects architecture and restoration into a unified narrative where past and present meet to redefine the language of art which for Martini risked being a “dead language,” is instead revealed as a tool capable of bearing witness to the vitality and complexity of a city that continues to inspire artists and thinkers 1979) lives and works between Italy and the Netherlands He studied sculpture at theAcademy of Fine Arts in Venice and at the Kunsthochschule in Berlin Between 2001 and 2007 he was assistant to Ilya and Emilia Kabakov In 2008 he began a collaboration with Galleria ZERO...(Milan) In 2008 he moved to the Netherlands and was artist-in-residence at the Rijksakademie van Beeldende Kunsten in Amsterdam (2009-2011) In 2012 he wins the Premio Italia for contemporary art promoted by MAXXI in Rome Between 2012 and 2013 he is artist-in-residence at the Centre National d’Art Contemporain at Villa Arson in Nice In 2014 he wins the New York Prize promoted by the Italian Ministry of Foreign Affairs In 2015 he began collaborating with Sprovieri Gallery (London) In 2017 he is one of three artists invited to represent Italy in the pavilion curated by Cecilia Alemani at the 57 Biennale and with the project Anastasis he wins the Italian Council call (2017) In 2019 a solo exhibition is dedicated to him at Pirelli HangarBicocca in Milan Between 2017 and 2024 he creates a permanent environmental work for the collection of Castello di Ama In 2024 he begins a collaboration with Annet Gelink Gallery (Amsterdam) His work can be found in the main collections of Italian contemporary art museums and in prestigious private collections in Italy and abroad Since 2016 he has established his studio in Venice and since 2021 he has been teaching at the Academy of Fine Arts in the department of Sculpture For all information, you can visit Ca’ Pesaro’s official website La piccola ma preziosa esposizione – dal titolo GIORGIO ANDREOTTA CALÒ a cura di Elisabetta Barisoni e visitabile dal 15 novembre 2024 al 4 marzo 2025 –  rappresenta un viaggio nella lingua morta attraverso capolavori realizzati da Calò nell’arco di oltre vent’anni Carotaggi e una straordinaria serie di Meduse tra le quali l’esemplare entrato nella collezione civica di Ca’ Pesaro grazie al PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura Apre a Milano la galleria Ernesto Trivoli. A inaugurarla la mostra Vedute di Venezia. Dipinti dal 1700… Le opere di Tancredi (1927, 1964) sembrano volersi ritagliare il ruolo di protagonista in questo mese… Fino a domenica 27 novembre 2022, l’imponente A Storm Is Blowing From Paradise di Oscar Murillo dominerà… Sono state prorogate fino al 28 gennaio le tre esposizioni in corso al Museo del Vetro: “VETRO… Con la cerimonia di premiazione ha inaugurato oggi al pubblico l’edizione numero 59 della Biennale… Perché la Rai da 18 anni ha rimpiazzato il tradizionale Concerto del 1 gennaio da Vienna con la sua… This website is using a security service to protect itself from online attacks The action you just performed triggered the security solution There are several actions that could trigger this block including submitting a certain word or phrase You can email the site owner to let them know you were blocked Please include what you were doing when this page came up and the Cloudflare Ray ID found at the bottom of this page presenta al Teatrino un ciclo di eventi nell’ambito del public program di Nebula la mostra a cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi in corso al Complesso dell’Ospedaletto Nebula raccoglie otto installazioni video site-specific di Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme il programma interdisciplinare a cura di Bianca Stoppani coinvolge gli artisti della mostra in conversazioni proiezioni e contributi performativi per riflettere sullo stato delle immagini in movimento e delle pratiche espositive oggi Tra i partecipanti agli incontri: 2050+/Ippolito Pestellini Laparelli Scaricare il programma completo In collaborazione con Palazzo Grassi – Pinault Collection Palazzo Grassi e Punta della Dogana sono aperti dalle ore 10 alle ore 19 Informazioni pratiche .css-djvho4{margin-bottom:36px;font-family:"PTSans",sans-serif;font-weight:400;font-size:14px;line-height:21px;width:100%;padding-left:15px;padding-right:15px;}Luca Orioli e Marirosa AndreottaLuca Orioli e Marirosa Andreotta furono trovati morti a Policoro il 23 marzo 1988 nella villetta di lei Torna di nuovo alla ribalta delle cronache la tragica vicenda della morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta tristemente noti come “I fidanzatini di Policoro” La mamma del giovane universitario ritrovato cadavere  la sera del 23 marzo 1988 in una villetta di Policoro ha chiesto la riapertura del caso giudiziario mamma dello studente deceduto in circostanze ancora tutte da chiarire ha chiesto alla Procura di Matera nuove indagini sul decesso dei due giovani folgorazione o inalazione di monossido di carbonio Le cause del duplice fatto di sangue sono state attribuite ad un incidente riconducibile ad una improbabile fuga di gas smentita poi da diverse autorevoli perizie Le prime indagini sono state chiuse assai frettolosamente dunque che cosa è accaduto davvero in quella villetta isolata di via Puglia di fotomontaggi in atti giudiziari e depistaggi da parte di periti e testi e non solo Luca e Marirosa dovevano morire perché erano a conoscenza di segreti inconfessabili che avrebbero potuto destabilizzare i poteri forti della zona “Non mi sono mai arresa – afferma Olimpia Fuina – e in questi lunghi anni ho continuato a chiedere che si facesse un’indagine approfondita e libera Luca è stato ucciso e non si è trattato di morte accidentale Ci sono stati magistrati coraggiosi che lo hanno messo nero su bianco Oggi è ancora possibile accertare la verità Confido che non resistano più quelle impunità che in passato possono avere contribuito a rendere difficili le indagini Lo dobbiamo a quei due ragazzi giovanissimi che fino all’ultimo respiro ha lottato per nostro figlio Abbiamo indicato prove inedite e chiesto di escutere testimoni mai sentiti Mi affido al coraggio di chi ha in mano ora le indagini ma anche negli uomini e le donne che portano la toga e che scongiuro di aiutarmi a rintracciare i colpevoli di quell’orrendo duplice delitto” La mamma di Luca Orioli combatte da anni una battaglia faticosa e snervante alla ricerca della verità Una verità ancora oggi scomoda per diversi personaggi assai noti e “potenti” ha fatto di tutto affinché le famiglie delle due giovani vittime venissero private di quella giustizia a cui hanno diritto: ” Una vicenda incredibile – ha aggiunto l’avvocato Fiumefreddo – in cui depistaggi e falsità l’hanno fatta da padroni Basti pensare al grande lavoro investigativo fatto da due ufficiali dei carabinieri e da un noto magistrato per rendersi conto di quella che era ed è la terribile verità che si nasconde dietro la morte dei due ragazzi Riteniamo di aver dato gli spunti necessari affinché l’inchiesta possa essere riaperta e stavolta attesi diversi fatti inediti e alcuni aspetti importanti mai approfonditi e che invece diventano basilari per scoprire quella tragica realtà negata per anni e anni…” La tua pubblicità sul giornaleRichiedi informazioni Alla Galleria di Ca’ Pesaro un nuovo intervento di valorizzazione delle collezioni del museo dedicato alle indagini nel contemporaneo: con l’inedito dialogo tra Giorgio Andreotta Calò La mostra propone un viaggio nelle opere più significative dell’artista entrato nella collezione civica di Ca’ Pesaro grazie al PAC2021 Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura sarà esposto nello scalone del Museo ad accogliere i visitatori del primo piano mentre un altro instaura nelle sale un dialogo inedito con la Testa di Medusa di Martini proveniente dalle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro Insieme a queste opere sono esposti i materiali che per primi hanno attivato il dialogo dell’artista con il Palazzo sul Canal Grande: la seconda sala della mostra vive nei disegni e nei carotaggi esito delle indagini eseguite dai professionisti dei Lavori Pubblici del Comune di Venezia sulla facciata di Ca’ Pesaro rappresentato dalla sensibilità di Calò cui si affiancano le collezioni di scultura di Ca’ Pesaro e la monumentale architettura del Palazzo si arricchisce delle suggestioni ispirate dai preziosi documenti provenienti dall’Archivio Storico della Galleria di cambiamenti e riflessioni sull’allestimento delle opere l’architettura e il restauro manutentivo Metti in evidenza il tuo Evento!Trova le Mostre e gli Eventi nella tua Città | Segnala il tuo Evento artista veneziano annoverato tra le voci più autorevoli dell’arte italiana a livello internazionale partendo dalle riflessioni di Arturo Martini sull’incapacità della scultura di essere viva e universale tradotte in una selezione di opere realizzate da Calò nell’arco di oltre vent’anni esito delle indagini eseguite dai professionisti dei Lavori Pubblici del Comune di Venezia sulla facciata di Ca’ Pesaro - e la serie di Meduse tra cui l’esemplare entrato nella collezione civica di Ca’ Pesaro grazie al PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea Di questo soggetto tanto caro all’artista veneziano un esemplare inedito è presentato in un intimo colloquio con Testa di Medusa di Martini opera proveniente dai depositi della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Ca’ Pesaro l’artista Giorgio Andreotta Calò prova a mettere in discussione questa celebre… Contenuti del grafico Nella parte alta del grafico è analizzato l'andamento delle temperature a 1500 m fondamentale per l'evoluzione a lungo termine Una nuova attività è nata su territorio cosentino Ha inaugurato lunedì 13 maggio il salone “Marco Ambrogio Parrucchieri” in Via Fausto Gullo 48B Andreotta Marco è un ragazzo di 26 anni e tanti sogni nel cassetto ha condiviso la gioia dell’inaugurazione con le persone a lui vicino il vice sindaco Francesco Serra ed il caro Don Franco Cosenza 2.0 è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale Fino al 21 luglio al Pirelli Hangar Bicocca Vedi tutte le notizie > la mostra In girum imus nocte di Giorgio Andreotta Calò (Venezia che ha condotto un lavoro in Sardegna tra il 2013 e il 2018 concentrandosi sulla memoria collettiva sul paesaggio e sulle conseguenze sociali ed ecologiche dei processi estrattivi Questa ricerca ha dato vita a un corpus di opere fondamentali nel percorso dell’artista parte delle quali oggi trovano una collocazione ideale presso il museo MAN grazie al Piano per l’Arte Contemporanea del Ministero della Cultura integrando la precedente acquisizione dell’opera Produttivo.Nel 2019 Giorgio Andreotta Calò dona al MAN una parte dell’installazione ambientale “Produttivo” composta da carotaggi estratti durante le campagne minerarie della Carbosulcis.spa società attiva nello sfruttamento del bacino carbonifero del Sulcis fino al 2018 Attraverso un processo simile alle indagini geognostiche l’artista analizza la stratificazione e l’identità del luogo mettendo in luce gli aspetti socio-culturali Le opere del progetto In girum imus nocte condividono una radice semantica analoga testimoniando un processo di ricerca e interazione con il territorio sardo e la sua storia tratto dal palindromo latino “in girum imus nocte et consumimur igni” (“andiamo in giro di notte e siamo consumati dal fuoco”) vuole evocare la carica simbolica dell’installazione filmica omonima Insieme alle sculture Pinna Nobilis e Dogod quest’opera cerca di dar vita a un insieme coerente in cui ogni elemento esalti i significati reciproci Il fulcro dell’installazione è rappresentato dal film che documenta la marcia compiuta dall’artista insieme a un gruppo di minatori e pescatori del Sulcis nella notte del 4 dicembre 2014 protettrice della comunità dei minatori Questo cammino assume una dimensione rituale e escatologica riconoscendo il ruolo sociale dei lavoratori e sottolineando il valore della loro presenza dalla miniera fino all’isola di Sant’Antioco è enfatizzata dal bastone che accompagna il tragitto diventato poi parte integrante dell’opera esposta in mostra contribuisce al senso complessivo del racconto evocando la componente alchemica di trasformazione della materia presente in tutte le opere esposte a metà tra cane (Dog) e divinità (God) provenienti dallo stagno di Cirdu a Sant’Antioco sono stati assemblati e poi fusi in bronzo bianco tramite la tecnica della cera persa Anche la scultura Pinna Nobilis rimanda al Sulcis: è stata prodotta dal calco di un esemplare dell’omonima specie di bivalve endemica del Mediterraneo anch’esso recuperato a Punta Trettu durante la lavorazione del film tra i più emblematici e rappresentativi della ricerca di Giorgio Andreotta Calò accompagnano il visitatore in una profonda esplorazione: negli abissi della terra ma anche nell’essenza del metodo artistico dell’artista paesaggio e storia si fondono con le opere Il progetto è sostenuto dal PAC 2022-2023 - Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura Giorgio Andreotta Calò attualmente vive e lavora nella sua città natale Ha conseguito una laurea in scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia e ha proseguito i suoi studi presso la Kunsthochschule di Berlino Tra il 2008 e il 2010 è stato artista in residenza alla Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam Il suo lavoro è stato presentato alla 54ª Biennale di Venezia Nel 2012 ha ricevuto il Premio Italia per l’arte contemporanea Nel 2014 è stato insignito del Premio New York sponsorizzato dal Ministero degli Affari Esteri Italiano Nel 2017 è stato selezionato come uno dei tre artisti a rappresentare l’Italia nel Padiglione curato da Cecilia Alemani alla 57ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia per la realizzazione di un’installazione monumentale presso l’Oude Kerk di Amsterdam Nel 2019 gli è stata dedicata una mostra personale presso il Pirelli Hangar Bicocca Le sue opere fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero Atmosfere sottomarine e indagini materiche sono alla base della mostra di Giorgio Andreotta Calò nella istituzione milanese Installation view at Pirelli HangarBicocca Commissioned and produced by Pirelli HangarBicocca Courtesy of the artist and Pirelli HangarBicocca Courtesy of the artist & Pirelli HangarBicocca Pirelli HangarBicocca presenta CITTÀDIMILANO la mostra personale di Giorgio Andreotta Calò: un arcipelago di opere del passato e di nuova produzione Dopo aver conseguito la Laurea triennale presso il DAMS di Bologna e la Laurea Magistrale presso l'Accademia di Belle Arti di Brera con una tesi incentrata sugli artisti che lavorano in coppia Un video e una grande installazione ambientale compongono la mostra LITOSFERA dal 24 ottobre 2020 al 18 aprile 2021 al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato: sono A Fragmented World (2016) di Elena Mazzi e Sara Tirelli e Produttivo (2018-2019) di Giorgio Andreotta Calò La mostra – curata da Cristiana Perrella Direttrice del Centro Pecci – si inserisce in una linea di ricerca che tende a rileggere e interrogare le opere della collezione permanente grazie al dialogo e al confronto con quelle provenienti da altre raccolte.   A Fragmented World e Produttivo nascono entrambe dalla suggestione di un viaggio al centro della Terra dal desiderio di rappresentare forze e materie che nel corso di ere geologiche hanno dato forma al nostro pianeta.   riordinato e catalogato circa 2000 metri lineari di carotaggi dell’area del Sulcis Iglesiente (sud-ovest della Sardegna) parte dell’archivio di sondaggi della Carbosulcis L’orizzonte stratigrafico corrispondente al livello produttivo compreso tra i -350 e -450 metri sotto il livello del mare è stato quindi ricomposto a pavimento: i vari strati di roccia visibili in questi carotaggi portano alla luce millenni di storia naturale,  la raccontano nella successione di materiali quali siltiti Fragilissimi eppure forti nella loro presenza evocativa i lunghi cilindri di Produttivo vanno a comporre un paesaggio che segue la successione stratigrafica presentata nel 2019 alla Fondazione Pirelli HangarBicocca di Milano come parte della mostra personale CittàdiMilano è entrata nella collezione del Centro Pecci nel 2019 grazie a una donazione dell’artista che l’ha voluta dividere tra i musei membri di AMACI - Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani.  per la prima volta ne viene ricomposta una parte rilevante che comprende anche le sezioni in collezione al MAXXI e dall’archivio dell’artista.   e degli eventi catastrofici –eruzioni terremoti- che ne costituiscono un elemento di rottura e accelerazione Ispirata alla Teoria delle fratture del fisico Bruno Giorgini – che analizza le variabili che conducono a una crisi intesa sia come fenomeno geo-fisico che socio-politico– l’opera rimanda a una condizione di caos in parte preesistenti e realizzate a scopo scientifico e in parte girate ex-novo dalle autrici con suoni e campionature in presa diretta del musicista Giuseppe Cordaro Una mostra che indaga i rapporti fra arte contemporanea e ambiente urbano attraverso opere provenienti dalle collezioni museali e rari materiali d'archivio In collaborazione e in collegamento con Centro di informazione e documentazione CID/Arti visive e Urban Center In concomitanza con l'apertura dell'URBAN CENTER all'interno del museo dal 20 novembre 2021 il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta L'ARTE E LA CITTÀ / ART AND THE CITY una mostra a cura di Stefano Pezzato che mette in dialogo un’ampia selezione di opere dalle collezioni museali con rari materiali d'archivio materiali d'archivio di una quarantina fra artisti e gruppi raccolti nelle collezioni e documentati in vari archivi del Centro Pecci investigano tematiche attuali quali le trasformazioni le trasfigurazioni e utopie della città le ascese e cadute che si sviluppano al suo interno Lavori che parlano di incontri e confronti scenari e soggetti propri dell'ambito urbano ma che svelano anche inserimenti artistici pensati e realizzati per Prato che ha nel Centro Pecci un punto di riferimento culturale e identitario assumendo ormai da mezzo secolo il ruolo di città dedita allo sviluppo e alla raccolta delle arti contemporanee A cura di Cristiana Perrella e Sergio Risaliti Con due nuove sculture in Piazza della Signoria e a Palazzo Vecchio dal 2 ottobre 2021 Francesco Vezzoli sarà protagonista di Francesco Vezzoli in Florence a cura di Cristiana Perrella e Sergio Risaliti Il progetto – presentato dal Museo Novecento di Firenze e dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato realizzato con il patrocinio del Comune di Firenze e l’organizzazione di Mus.e – metterà in dialogo arte contemporanea e patrimonio storico artistico della città Urs Fisher e Jeff Koons e la presentazione di un’opera di Giuseppe Penone con Francesco Vezzoli Piazza della Signoria tornerà a essere il fulcro del contemporaneo nella culla per antonomasia del Rinascimento Francesco Vezzoli sarà peraltro il primo artista italiano vivente a realizzare un’opera site-specific per Piazza della Signoria appositamente concepita per l’occasione Dopo la sua mostra in città nel 2014 Francesco Vezzoli torna a Firenze affrontandone i luoghi più simbolici: Piazza della Signoria e Palazzo Vecchio nel solco di un progetto che ha visto protagonisti negli scorsi anni celebri artisti internazionali In Piazza della Signoria un monumentale leone rampante novecentesco stritola tra le fauci una testa romana del II secolo d.C. in un pastiche tra diverse epoche artistiche che è diventato la cifra di molte opere recenti dell’artista il progetto comprende una seconda scultura posizionata all’interno dello Studiolo di Francesco I de' Medici a Palazzo Vecchio uno scrigno prezioso carico di misteriose suggestioni iconografiche esoteriche e astrologiche realizzato tra il 1569 e il 1573 che per la prima volta in assoluto ospita un’opera di arte contemporanea Su una figura di togato romana è innestata una testa “metafisica” di bronzo una delle opere che meglio rappresenta il recupero della classicità in epoca moderna ricomponendo i frammenti di una civiltà perduta ricordandoci che l’arte è sempre sono una pratica dalle radici molto antiche come ci insegna il Ganimede di Benevenuto Cellini realizzato ricomponendo parti di una scultura antica rispetto ai restauri rinascimentali Vezzoli si inserisce nel percorso concettuale di De Chirico e Savinio inventori di metamorfosi e di collage misteriosi e invece di ricercare l’armonia formale collage linguistici che rigenerano le forme della tradizione ma che hanno una vita propria Un mondo surreale fatto di archeologia e fantasia trovando nell’ibridazione con altri temi lo spunto per la riflessione artistica – e non ideologica – su argomenti come identità Perché la libertà si fonda anche sul lasciare alle immagini il loro potere misterioso A cura di Milovan Farronato e Francesco Urbano Ragazzi in collaborazione con Cristiana Perrella Un progetto prodotto da Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci e Centre d’Art Contemporain Genève A tre anni dalla sua prematura scomparsa il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato dedica a Chiara Fumai la retrospettiva Poems I Will Never Release a cura di Milovan Farronato e Francesco Urbano Ragazzi in collaborazione con Cristiana Perrella.  La mostra è parte di un ampio progetto che mette insieme diverse istituzioni europee con lo scopo di rivisitare il lavoro dell’artista preservarne il lascito e trasmetterlo a un vasto pubblico Presentata alla fine del 2020 al Centre d’Art Contemporain Genève la mostra – dopo il Centro Pecci- viaggerà per i prossimi due anni a La Loge di Brussels e alla Casa Encendida di Madrid approfondendo l’indagine su una personalità creativa che ha sviluppato in modo marcato i linguaggi della performance e dell'estetica femminista del XXI secolo Poems I Will Never Release raccoglie un corpus molto completo di opere che traduce in forma materiale le sfuggenti performance che Chiara Fumai ha programmaticamente escluso da un processo di documentazione Rifiutando una sorta di pregiudizio latente legato al suo essere un’artista donna Chiara Fumai ha adottato un vocabolario di minaccia violenza e noia atto ad innescare situazioni scomode e dare forma a collage ambienti e azioni per promuovere i suoi ideali di femminismo anarchico.  quilting: sono strumenti che hanno dato voce nel mondo a istanze di protesta spontanee Quando il tessuto si fa manifesto a cura di Camilla Mozzato e Marta Papini indaga come la più recente generazione di artisti prenda in considerazione l’uso del tessuto e le sue diverse declinazioni formali come pratica artistica trasgressiva e ne esplora il ruolo non solo nei dibattiti critici su autorialità ma anche come medium per eccellenza nella rappresentazione del dissenso.  Il percorso di mostra alterna installazioni ricami e si apre con l’ambiente site-specific realizzato dal collettivo greco Serapis Maritime Corporation (Atene Si prosegue con le sculture tessili realizzate da Pia Camil (Città del Messico 1980) con t-shirt e jeans di seconda mano: indumenti prodotti in America Latina per gli Stati Uniti che tornano ai luoghi d’origine una volta smessi seguendo le rotte inique delle migrazioni e del commercio globale 1974) attraverso i suoi arazzi esplora i cambiamenti sociali e topografici evidenziando l’impatto storico e la memoria collettiva della relazione tra Uomo e Natura L’opera in mostra di Vladislav Shapovalov (Rostov on Don 1981) nasce da una ricerca dell’artista al Centro di Documentazione della Camera del Lavoro di Biella All’interno di una collezione di bandiere usate durante le manifestazioni dei lavoratori due si rivelano particolarmente interessanti poichè composte da tanti piccoli frammenti di tessuto ricamati con nomi femminili e cuciti insieme: i nomi delle lavoratrici 1981) prende ispirazione dal contesto in cui si trova e ha per protagoniste donne che rifiutano di adattarsi alle trasformazioni sociali e culturali contemporanee In mostra troviamo alcuni dei suoi ricami su garza insieme ad alcune bandiere realizzate nel corso di laboratori l’artista produrrà una nuova bandiera insieme ad un gruppo di donne vicine al Centro Antiviolenza La Nara 1977) esplora le numerose sfaccettature sul tema della protesta in diversi contesti geografici e le modalità di aggregazione comunitaria; in mostra una serie di coloratissimi stendardi ricamati a mano e 50 disegni della serie It’s Time to Go Back to Street Artista tra le più celebri delle ultime generazioni 1990) costruisce rappresentazioni volutamente esagerate legate all’immaginario dei corpi femminili neri con una combinazione di materiali coloratissimi cuciti stampati e dipinti che rimandano a tradizioni artistiche artigianali Conclude il percorso espositivo una sala dedicata a workshop residenze ed eventi che alimenteranno l’indagine sull’uso del tessile nelle manifestazioni di dissenso Il primo intervento ospitato è quello del duo parigino About A Worker (Kim Hou e Paul Boulenger): a seguito di una residenza realizzata in collaborazione con Lottozero textile laboratories presenterà al Centro Pecci una collezione speciale realizzata in museo durante un laboratorio partecipativo con il supporto di Manteco e la collaborazione di Istituto Marangoni Firenze realizzato in collaborazione con Dynamo Camp: attraversando tende ghiacciate o tropicali separè visitando plastici di raso o lane montuose i partecipanti si immergeranno nella costruzione di un mondo morbido Quando il tessuto si fa manifesto è accompagnata da una pubblicazione di Nero Editions in due volumi: il catalogo della mostra con il testo critico delle curatrici Camilla Mozzato e Marta Papini un vero e proprio libro d’artista firmato da Marinella Senatore Mostra sponsorizzata da Centro Porsche Firenze.  In copertina: Güneş Terkol bandiera preparatoria per il workshop del Centro Pecci A Fragmented World e Produttivo nascono entrambe dalla suggestione di un viaggio al centro della Terra è stato quindi ricomposto a pavimento: i vari strati di roccia visibili in questi carotaggi portano alla luce millenni di storia naturale,  la raccontano nella successione di materiali quali siltiti lumachelle. Fragilissimi eppure forti nella loro presenza evocativa, i lunghi cilindri di Produttivo vanno a comporre un paesaggio che segue la successione stratigrafica intesa sia come fenomeno geo-fisico che socio-politico– l’opera rimanda a una condizione di caos il titolo della mostra apparentemente controintutivo rispetto al proliferare di immagini che animano gli spazi del museo richiama la specifica sensazione di Benassi rispetto ad un’indagine a posteriori sulla sua produzione Uno “svuotarsi” che è inteso come percorso di autoesposizione pubblica: nella mostra il fotografo si concede interamente allo spettatore il panorama creativo che l’accompagna nella gestazione del lavoro l’insieme degli scatti che danno vita ad un’indagine decennale sui temi dell’identità Un atto di apertura verso l’esterno che costituisce un punto zero nella carriera dell’artista il lavoro dell’acclamato fotografo e poeta cinese Ren Hang (1987– 2017) è esposto per la prima volta in Italia con una selezione di 90 fotografie accompagnate da un portfolio che documenta il backstage di uno shooting di Ren Hang nel Wienerwald nel 2015 e un’ampia sezione di libri rari sul suo lavoro Ren Hang è noto soprattutto per la sua ricerca su corpo che ha per protagonista una gioventù cinese nuova i suoi soggetti appaiono su un tetto tra i grattacieli di Pechino in una vasca da bagno tra pesci rossi che nuotano oppure in una stanza spoglia fiori e piante sono utilizzati come oggetti di scena assurdi ma dal grande potere evocativo Sebbene spesso provocatoriamente esplicite nell'esposizione di organi sessuali e nelle pose che a volte rimandano al sadomasochismo e al feticismo le immagini di Ren Hang risultano di difficile definizione permeate da un senso di mistero e da un’eleganza formale tali da apparire poetiche e I corpi dei modelli – tutti simili tra loro rossetto rosso e unghie smaltate per le donne – sono trasformati in forme scultoree dove il genere non è importante queste immagini sembrano voler rompere i tabù che circondano il corpo nudo sfidando la morale tradizionale che ancora governa la società cinese il concetto di nudo non è separabile da quello di pornografia e il nudo non trova spazio nella storia dell’arte Le fotografie di Ren Hang sono state per questo spesso censurate “Siamo nati nudi…io fotografo solo le cose nella loro condizione più naturale” (Ren Hang) Adolfo Natalini racconta la genesi degli Istogrammi d’architettura a cura di Marco Scotini e Stefano Pezzato, progetto di allestimento di Can Altay I performer di Kinkaleri raccontano la loro prima volta al Centro Pecci è stata curatrice al Centro Pecci sotto la direzione di Ida Panicelli tra 1994 e 1995 è stata reggente temporanea del Centro Pecci In quegli anni ha lavorato a mostre come "Inside out" (1993) a cura di Ida Panicelli "Robert Mapplethorpe" (1993-1994) a cura di Germano Celant e ha prodotto la prima mostra italiana di Jan Fabre "Jan Fabre: questa pazzia è fantastica" (1994) e personali significative di Angelo Savelli (1995) e di Marco Bagnoli (1995-1996) oltre a un'eccezionale selezione di fotografia contemporanea dalla collezione svizzera LAC (L'immagine riflessa ll museo diventa luogo di formazione e sperimentazione di modelli innovativi per la partecipazione e l’inclusione attraverso la cultura La mostra Sguardi cangianti rappresenta il momento conclusivo e la restituzione pubblica del laboratorio fotografico Caleidoscopio  vincitore del bando Prendi Parte Agire e pensare creativo ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per promuovere l’inclusione culturale dei giovani nelle aree caratterizzate da situazioni di marginalità economica e sociale In mostra saranno presenti diversi nuclei artistici di otto tra i giovani partecipanti caratterizzati dalla più diversa modalità espressiva che spazia dal reportage alla fotografia d’autore dalla street photography alla ritrattistica I giovani fotografi restituiranno uno sguardo differente e plurale sulla città di Prato favorendo un ribaltamento del punto di vista sulla città e degli stereotipi con i quali abitualmente viene descritta Insieme alle immagini degli autori saranno presenti testimonianze video e cartacee del percorso umano e professionale portato avanti nel corso di un anno.  L' artista Marcello Maloberti ci descrive il suo Centro Pecci se.. Se fosse direttore del Centro Pecci per un giorno in occasione della Quattordicesima Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI,  ha presentato al Centro Pecci RAID una nuova performance appositamente concepita per gli spazi del museo e a cura di Cristiana Perrella La performance è stata realizzata sabato 13 ottobre 2018 alla presenza dell’artista: si tratta dell'unica opera di Maloberti creata appositamente per la 14° Giornata del Contemporaneo l'artista aveva già esposto presso il Pecci nel 2000 Night Fever. Designing Club Culture 1960 – Today è una mostra prodotta dal Vitra Design Museum e ADAM – Brussels Design Museum definendo il loro ruolo cruciale per la cultura contemporanea sono stati in grado di mettere in discussione i codici prestabiliti del divertimento e dello stare insieme e hanno permesso di sperimentare stili di vita alternativi Al loro interno si incontrano le manifestazioni più d’avanguardia del design approfondisce le sezioni aggiuntive della mostra presentata a Prato e realizzate appositamente per l'occasione si è voluto esplorare le origini dell'interesse per il design dei "piper" che l'architetto Leonardo Savioli tenne all'Università di Firenze tra il 1966 e il 1967 e che vide la partecipazione di esponenti del Gruppo UFO di Alberto Breschi e Adolfo Natalini (allora assistente di Savioli) Altro aspetto peculiare di Night Fever al Centro Pecci è l'approfondimento dedicato a Leigh Bowery personaggio leggendario della scena notturna e della cultura underground londinese degli anni '80 Bowery fu animatore di uno dei club più trasgressivi in assoluto che dal 1988 al 1985 si tenne ogni giovedì al Maximus di Leicester Square Designing Club Culture 1960–Today sarà visitabile al Centro Pecci di Prato fino al 13 ottobre 2019 Il fotografo ivoriano Mohamed Keita è stato insegnante e tutor dei ragazzi che hanno partecipato al percorso fotografico Caleidoscopio. Sguardi cangianti .  Nel video il giovane artista racconta come e perché ha deciso di dedicarsi alla fotografia e anche aprendo un laboratorio per ragazzi in Mali Mohamed Keita caratterizza la sua pratica fotografica attraverso un’incessante esplorazione dell’ambiente urbano condotta senza meta e con interesse per gli incontri imprevisti Il suo sguardo è attento a ciò che è ai margini e che per questo spesso passa inosservato: persone e cose non integrate nel flusso veloce e produttivo della vita nella città e nove appartenenti al suo primo ciclo di lavori che ritrae coloro che – come è accaduto allo stesso fotografo – vivono precariamente intorno alla principale stazione ferroviaria della capitale Sguardi cangianti è un progetto realizzato da Associazione Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci e Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana Agire e pensare creativo ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Designing Club Culture 1960 – Today è una mostra prodotta dal Vitra Design Museum e ADAM – Brussels Design Museum Il progetto espositivo poliedrico e multidisciplinare con un focus specifico su architettura e design rappresenta ancora una volta l’attenzione del Centro per i molti linguaggi della contemporaneità e la più recente volontà di indagare i luoghi non convenzionali del sapere per raccogliere e approfondire le testimonianze della contro-cultura Nel video presentano la mostra Cristiana Perrella L' artista Francesco Vezzoli ci descrive il Centro Pecci se.. Se l'artista potesse donare qualcosa di suo al Pecci Il progetto Wiltshire Before Christ nasce dalla collaborazione tra l’artista Jeremy Deller il marchio di streetwear Aries e il fotografo di moda David Sims che hanno lavorato alla realizzazione di una mostra di una capsule collection di abiti e di un libro partendo dalle molte suggestioni offerte dal sito preistorico più celebre e misterioso del mondo: Stonehenge In Wiltshire Before Christ Deller indaga l’attrazione che esercita da millenni sull’uomo il misticismo e la simbologia pagana e la profondità dei concetti di identità senza però rinunciare ad accostarli alla pop culture. Video, installazioni, oggetti e capi d’abbigliamento ispirati all’archeologia che vengono presentati in mostra come reperti di un tempo remoto creando un corto circuito tra epoche e linguaggi.  in dialogo con la direttrice del Centro Pecci Cristiana Perrella di come è nata l'idea di questo progetto e delle ispirazioni che ne hanno determinato la creazione.  Tomorrow Is the Question è la prima personale in un museo italiano di Rirkrit Tiravanija, uno degli artisti più influenti della sua generazione noto internazionalmente per opere che portano la vita reale dentro gli spazi dell’arte completandosi con l’intervento attivo del pubblico e infrangendo ogni barriera tra oggetto e spettatore La mostra al Centro Pecci riunisce tre progetti dell’artista intorno all’idea di futuro e alla necessità di interrogarsi sul destino del nostro pianeta e dell’umanità.   Per la mostra Rirkrit Tiravanija riempie la Sala Bianca del museo con otto tavoli da ping pong su cui campeggia la scritta “domani è la questione”: un invito per il pubblico a diventare parte attiva della mostra e a mettere le relazioni umane lo scambio e la partecipazione al centro della “questione sul futuro”. Il secondo progetto è una fotografia di un gruppo di persone disposto a formare un grande punto interrogativo nella Piazza delle Carceri di Prato. Completa l’intervento di Tiravanija a Prato Fear Eats the Soul, la grande bandiera che sventola davanti all’entrata del museo L'opera può essere considerata un’enunciazione programmatica valida per tutto il lavoro dell'artista: un atto di fede sulle relazioni umane, l’accoglienza e la vicinanza all’altro come valori che danno senso alla nostra vita e al nostro futuro presenta i tre progetti di Rirkrit al Centro Pecci fino al 28 agosto 2019.  Storie da trent’anni di Centro Pecci direttrice del Centro Pecci e curatrice della mostra ci guida alla scoperta di 30 anni del Centro Pecci e della mostra che ripercorre le vicende attraverso un percorso inedito di fatti ricordi e opere scelte dalla sua collezione e dalla storia delle mostre ideato dalla nuova direttrice Cristiana Perrella in cui la realtà di quanto accaduto si alterna a una visione immaginativa del museo che reinterpreta e configura il passato alla luce della sensibilità del presente Prima istituzione dedicata al contemporaneo ad esser stata costruita ex novo in Italia dalla sua inaugurazione il Centro Pecci si è distinto come centro di produzione culturale impegnato nella ricerca artistica in senso ampio: dal 1988 ha presentato oltre duecentocinquanta tra mostre di arte e un fitto programma di eventi legati alla letteratura Il 25 giugno 2018 il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci ha compiuto trent’anni Per l'occasione è stata inaugurata Il museo immaginato mostra ideata da Cristiana Perrella per rileggere le vicende del Centro attraverso un percorso inedito di fatti il Centro Pecci si presenta oggi in una nuova 'veste' sempre più accogliente e aperta alla città Il trentennale è stato infatti inteso come l’occasione per rileggere e riattivare spazi e funzioni del Centro Pecci dopo l’ampliamento inaugurato nel 2016 La mostra è stata accompagnata da un programma di attività: performance eventi e mostre all'insegna dell'interdisciplinarità Nel video è proprio Cristiana Perrella a presentare tutte le attività realizzate durante questo anno ricchissimo che hanno compreso anche interventi fuori dal Centro Pecci Identità femminile attraverso gli scatti di cinque fotografe italiane a cura di Cristiana Perrella e Elena Magini interventi delle fotografe e materiali d'archivio Soggetto nomade raccoglie per la prima volta in una mostra gli scatti di cinque fotografe italiane realizzati tra la metà degli anni Sessanta e gli anni Ottanta restituendo da angolazioni diverse il modo in cui la soggettività femminile è vissuta interpretata in un periodo di grande cambiamento sociale per l’Italia Anni di transizione dalla radicalità politica all'edonismo anni di piombo ma anche anni di grande partecipazione e conquiste civili, dovute principalmente proprio alle donne In Italia il pieno accesso di fotoreporter fotografe e artiste all'interno del sistema dell’arte e del foto-giornalismo ha avuto inizio a partire dagli anni Sessanta in concomitanza con i cambiamenti socio-politici e con le molteplici istanze sollevate dal femminismo Pur appartenenti a generazioni diverse ognuna delle fotografe in mostra si è confrontata con le trasformazioni sociali in atto nella società italiana originando riflessioni personalissime sull'immagine della donna e più propriamente dell’identità femminile e sui suoi sconfinamenti sul senso dell’alterità attraverso una sensibilità che ha fatto proprio il pensiero della differenza Il medium fotografico diviene in questi anni strumento per eccellenza per rappresentare una nuova centralità attribuibile al corpo della donna e alle sue trasformazioni alle esperienze personali e ai vissuti familiari al rapporto tra memoria privata e storia collettiva Le immagini in mostra condividono la rappresentazione di un vasto e non canonico universo femminile inteso in senso ampio dove il corpo non è solo oggetto dello sguardo esterno L’immagine del femminile è quindi al centro della mostra facendosi ora veicolo di valori non borghesi ora rappresentazione vivida di un’interiorità che riesce a scardinare gli stereotipi In mostra una selezione di oltre cento scatti a documentare un periodo di circa vent'anni: una testimonianza dell’emergere di nuove e plurali urgenze espressive che pur non assimilabili ad uno “specifico femminile” offrono uno sguardo delle donne sulle donne e sulla loro identità Il titolo della mostra si riferisce alla seminale raccolta di saggi di Rosi Braidotti Soggetto nomade Femminismo e crisi della  Modernità (Donzelli Roma 1995) in cui la filosofa tratteggia una nuova soggettività sessuata e molteplice come quella rappresentata negli scatti delle fotografe presentate in mostra In occasione dell'anniversario del suo trentennale il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci presenta una nuova entrata nella sua collezione: la monumentale installazione Triumph di Aleksandra Mir racconta la storia dell'installazione e della sua creazione esposta nello stesso anno alla Schirn Kunsthalle di Francoforte e nel 2012 alla South London Gallery di Londra è una spettacolare installazione di Aleksandra Mir composta da 2.529 trofei collezionati dall'artista nell'arco di un anno in Sicilia In concomitanza con il trentesimo anniversario della sua apertura (1988-2018), il Centro Pecci presenta la mostra Codice colore. Opere dalla collezione di Alessandro Grassi intesa a ricordare attraverso la sua passione per l'arte e il colore affermatosi a Milano con un'azienda di inchiostri tipografici Considerato fra i più significativi collezionisti italiani a partire dagli anni Ottanta Grassi è stato uno dei primi sostenitori della Transavanguardia e un convinto fautore della pittura postmoderna e della fotografia contemporanea di area europea e americana è incentrata su una selezione di opere provenienti dalla collezione di Alessandro Grassi oggi in comodato al Centro Pecci ma comprede anche prestiti dal MART di Rovereto e da privati per delineare un percorso significativo seppure sintetico all'interno di una collezione che si stima abbia raccolto fino a 700 opere di oltre 280 artisti fra le quali un centinaio di carattere fotografico L'allestimento museale propone alcuni fra i maggiori nuclei della raccolta rispecchiando interessi e criteri del collezionista evidenziandone la predilezione per la pittura e la fotografia basate su valori espressivi ed emozionali veicolati principalmente attraverso l'uso del colore Montaggio e riprese: Mario Albanese Pereira A sedici anni dal suo debutto (Premio UBU 2002 come miglior spettacolo di teatro danza) la performance è stata riadattata per i nuovi spazi del Centro Pecci in collaborazione col Teatro Metastasio e presentata in anteprima per l’inaugurazione della mostra "Il museo immaginato Storie da trent'anni di Centro Pecci" (21 settembre 2018) e riattivata ogni settimana il venerdì e la domenica fino al 21 ottobre 2018 < OTTO > ha vinto il premio UBU prima del suo debutto nel 2002 ma l'anno in cui gli fu assegnato il premio Kinkaleri era in giro con gli studi del lavoro sperimentando di volta in volta nuovi materiali di scena che venivano assemblati come in un montaggio cinematografico Kinkaleri ha ripreso e riportato in scena un lavoro nella necessità di capire cosa ci sia ancora di vero in uno spettacolo che navigava nel vuoto facendo del crollo l'emblema di una nuova era < OTTO >  non ritorna come ogni repertorio che abbia un motivo per resistere al tempo < OTTO > è stato riproposto per domandare ancora Riprese: Maria Teresa Soldani e Mario Albanese Pereira 13.10.2018 per la 14° Giornata del Contemporaneo AMACI In occasione della Quattordicesima Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI il Centro Pecci è lieto di ospitare RAID una nuova performance di Marcello Maloberti appositamente concepita per gli spazi del museo e a cura di Cristiana Perrella Per celebrare il trentennale del Centro Pecci Maloberti è stato invitato a concepire una performance che dialogasse in modo inedito con i suoi spazi e la sua collezione La performance è stata realizzata al Centro Pecci sabato 13 ottobre 2018 ore 18.30 alla presenza dell’artista Si tratta dell'unica opera di Maloberti realizzata appositamente per la 14° Giornata del Contemporaneo La performance di Marcello Maloberti segnala un nuovo impegno produttivo del Centro Pecci nei confronti dell’arte italiana Impegno confermato a breve dalla mostra dedicata al rapporto tra Fabio Mauri e Pier Paolo Pasolini che sarà presentata dal Centro Pecci nella primavera 2019 Riprese video: Maria Teresa Soldani e Mario Albanese Pereira Proiettata in anteprima italiana al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci dal 6 al 25 novembre la rassegna "Second Summer of Love" commissionata e prodotta da Gucci e Frieze prosegue il programma di eventi legato ai trent’anni di attività del Centro Pecci Everybody in The Place: An Incomplete History of Britain 1984-1992 Il fenomeno acid house viene spesso descritto come un prodotto sui generis ispirato da un manipolo di DJ che lavorava a Londra e aveva scoperto l’ecstasy durante una vacanza a Ibiza nel 1987 In realtà l’esplosione dell’acid house e dei rave nel Regno Unito fu il prodotto di un più vasto e profondo insieme di punti di rottura già presenti nella cultura britannica che s estendevano dal cuore delle città alla campagna più remota attraversando linee di demarcazione fra classe identità sociale e geografia finora ritenute impenetrabili Con Everybody In the Place Jeremy Deller ribalta i comuni concetti di rave e acid house ponendoli al centro dei cambiamenti sociali di portata sismica che sconvolgono la Gran Bretagna negli anni ‘80 Materiali d’archivio rari o inediti raccontano il passaggio dai movimenti di protesta ai rave party nei capannoni abbandonati l’agitazione degli operai che tracima nello sfogo caotico in pista da ballo SECOND SUMMER OF LOVE "Second Summer of Love" è una serie di film d’artista che richiamano un altro trentennale che ricorre quest'anno: nel 1988 infatti la musica elettronica e la cultura giovanile esplodono nel Regno Unito per espandersi subito dopo in Europa e negli Stati Uniti Le radici dell’acid house e la scena rave – il modo in cui hanno rivoluzionato lo stile di vita dei giovani e hanno avuto un impatto duraturo sulla cultura contemporanea comparabile a quello della controcultura degli anni ’60 – rappresentano l’ispirazione dell’opera di Jeremy Deller mentre gli scenari che hanno preceduto e influenzato la cultura rave ispirano le opere di Wu Tsang e Josh Blaaberg ai capannoni di Berlino e ai rave illegali organizzati nelle vicinanze dell’autostrada M25 che circonda la capitale britannica l’acid house ha fatto da colonna sonora al frenetico smantellamento delle vecchie certezze e alla costituzione di un nuovo ordine sociale Distant Planet: The Six Chapters of Simona Jeremy Deller, Everybody in the Place An Incomplete History of Britain 1984-1992, 2018 (trailer). Commissionato e prodotto da Frieze e Gucci the Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci will present the Italian première of the film exhibition Second Summer of Love, commissioned and produced by Gucci and Frieze, as a further event celebrating the 30 years anniversary of Centro Pecci.  Italo disco is often seen as the lesser cousin of US and UK pop a cultural hierarchy built on a set of shared assumptions relating to nationhood archive and interview to explore how emotional impulses are at the core of these and all assumptions: how reality and desire are inherently intertwined The film imagines a universe where mid-1980s New York runs riot for the latest Italo releases and Campari fountains are installed by Presidential decree It presents the genre in all its glamour and artifice celebrating its anonymous stars who sang in borrowed English under invented American names Starting from the premise that life is as ephemeral as a short-lived Italo hit the film positions the genre as being defined by loss: of language voice and dashed hopes for a better future It goes on to explore how the eternal desire to overcome loss is the true meaning of luxury The film draws parallels between the loss of loved ones the strange unreality of experiencing grief in childhood and the unique combination of happy and sad sounds that define the music Distant Planet takes three Italo disco stars and journeys with them as they reconnect with the forgotten fantasies of the music our Italo stars are elevated to their rightful places in pop history Immortalised as demigods on the slopes of Mount Etna all loss is defeated and cultural hierarchies overcome Commissionato e prodotto da Frieze e Gucci Wu Tsang explores the history and legacy of New York house music rooted in the real-life experiences of a predominantly black and Latino queer community and the struggles of queer/POC liberation movements and near-future visions of New York nightlife from intergenerational scene-makers and DJs and questions the uroborosian tension between underground culture and appropriation It mixes the tenderness of aging with the vigilance of youth and digs into what it really means for people to make a deeper L'artista Loris Cecchini racconta la sua prima volta al Centro Pecci e cosa ha significato per lui negli anni frequentare il museo e le sue attività A Loris Cecchini il museo ha dedicato una mostra personale "Dotsandloops" (2009 Attualmente l'installazione permanente "WATERBONES CLIMBING IN TRANSITION STATE PRATO" (2018) realizzata dal Comune di Prato e dal Centro Pecci è visibile all'esterno della Biblioteca Lazzerini di Prato format di networking che vede la collaborazione con la fiera Art Verona il Centro Pecci ha ospitato dal 26.07.2018 al 16.09.2018 "Luogo" progetto di Fabrizio Prevedello appositamente concepito per gli spazi del museo Nel video è l'artista stesso a guidarci alla scoperta delle sue opere che vive e lavora alle pendici delle Alpi Apuane è contraddistinta da una commistione tra materiali di produzione industriale - cemento armato lastre di vetro - e gli elementi canonici della scultura tra cui emerge l’uso estensivo del marmo Questa complessità interna del lavoro permette all'artista di portare alla luce una dimensione evocativa attribuibile sia ai materiali impiegati che alle forme in cui essi vengono trasposti Per la mostra al Centro Pecci l’artista ha strutturato un percorso narrativo dove le sculture si pongono in relazione una con l’altra amplificando la struttura di senso interna ad ognuna Si tratta di opere recenti a cui viene conferito un valore ulteriore per via dell’inedita collocazione e per il dialogo che volutamente l’artista ha inteso creare tra un lavoro e l’altro allusivo come spesso accade nella pratica dell’artista si rifà ad una dimensione spazio-temporale sospesa e evanescente così come alla molteplicità di significati attribuibile all'idea di luogo Le sculture presentate al Centro Pecci sono forme plastiche che si relazionano con la tradizione scultorea che con la loro geometria e il loro cromatismo fanno eco all'architettura e ai suoi elementi strutturali che si nutrono di opposizioni – il pieno e il vuoto delle forme il loro essere al contempo transitorie e durevoli – offrendosi così allo spettatore come stratificazione di segni immagini metaforiche capaci di generare una molteplicità di narrazioni possibili Mario Albanese Pereira e Maria Teresa Soldani Comportamento è il re-enactment del Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 1972 che insieme ad Opera di Francesco Arcangeli rappresentava il binomio dialettico centrale in quella edizione che poneva la domanda se in futuro l’arte sarebbe ancora stata affidata a dipinti e sculture più o meno tradizionali oppure si sarebbe espansa nella processualità che gli interventi di molti artisti in quegli anni sembravano preferire Più che una ricostruzione filologica di quella parte del padiglione centrale la mostra ha suggerito il senso dei lavori di artisti che in quel periodo si affacciavano sul palcoscenico internazionale: Gino De Dominicis grazie al lavoro di ricerca compiuto da Giada Pellicari attraverso fotografie e documenti di archivio ha cercato di riportare alla luce le vicende organizzative e critiche di quell'evento Si trattava di una mostra molto coraggiosa e pionieristica per un’istituzione pubblica come la Biennale di affrontare il nodo dei movimenti scaturiti di grande impatto proprio nel settore dell’arte se intesa come ricorso ai mezzi tradizionali della pittura sostituiti dai nuovi media tecnologici propugnati da quella svolta: la fotografia il ricorso al corpo stesso degli artisti o di loro delegati Pensata come un percorso attraverso l’allestimento delle opere che furono originariamente esposte la mostra si snoda attraverso quattro sale situate nella parte dell’edificio del Centro Pecci progettato negli anni Ottanta dall'architetto Italo Gamberini È arricchita da una parte documentaria filmati e testi pubblicati in quell'occasione Riprese di Mario Albanese e Victor Valobonsi Immagini di repertorio dall'Archivio Audiovisivo del Centro Pecci e dalle Teche RAI Montaggio e postproduzione di Maria Teresa Soldani Viaggio verso i 30 anni del Centro Pecci di Prato (1988 - 2018) La collezione del Centro Pecci include più di mille opere di oltre trecento artisti realizzati dagli anni Cinquanta del Novecento ad oggi e acquisite per lo più in seguito a mostre Di particolare rilievo risultano lavori di vari esponenti dell'Arte Povera e della Transavanguardia italiana e internazionale così come di artisti dell'ex URSS e della fotografia d'artista Vari esempi della recente produzione artistica italiana ed europea sono stati acquistati dagli Amici del Museo e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato altri provengono dalla collezione privata della famiglia pratese Beccaglia La raccolta comprende inoltre un vasto nucleo di opere e progetti di Poesia Concreta esperienze visuali di musicisti e performers donati dal mercante pratese Carlo Palli Altri nuclei della raccolta sono dedicati all'Architettura radicale al Cinema d'artista in Toscana dal 1964 al 1980 mentre fondi specifici di opere sono stati donati dalla famiglia del poeta visivo Luciano Ori e provengono dall'archivio dell'artista fiorentino Mario Mariotti e dal deposito di opere di Leonardo Savioli e di sua moglie donati alla Regione Toscana insieme allo studio dell'architetto modernista Nel 2015 la collezione si è arricchita di un cospicuo comodato di opere pittoriche e fotografiche provenienti dalla collezione dell'industriale di origini pratesi Alessandro Grassi incentrata su ricerche artistiche italiane e internazionali sviluppate negli anni Ottanta e Novanta riprese e montaggio: Mario Albanese Pereira Video realizzato con immagini delle mostre: - Dalla Caverna alla Luna (8 aprile 2017—28 gennaio 2018) - Dentro la Collezione (30 gennaio—12 agosto 2018) Le immagini di repertorio sono tratte dall'Archivio Audiovisivo del Centro Pecci La mostra Maciste contro tutti racconta il passaggio dai CCCP ai CSI: morte Si parte da Epica Etica Etnica Pathos con la serie delle foto di Luigi Ghirri usate a corredo iconografico del disco presente in quella copertina e protagonista nell’ultimo anno di una singolare campagna di crowdfunding Il cuore dell’esposizione riguarda la serata del 18 settembre 1992 i comunicati stampa ed un’ampia documentazione fotografica dell’evento incluso il progetto dell’allestimento scenico ad opera di Mariano De Tassis e il materiale inerente al disco dal vivo che uscì l’anno successivo la cui riedizione in vinile è annunciata in questi giorni Il Consorzio Suonatori Indipendenti continua la propria storia registrando il nuovo disco in Bretagna Le foto scattate a Finistère raccontano la realizzazione di Ko De Mondo che uscì nel 1994 e fu presentato in anteprima con un breve concerto nelle sale del Centro Pecci Si parte da Epica Etica Etnica Pathos con la serie delle foto di Luigi Ghirri usate a corredo iconografico del disco Il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci ha presentato la prima retrospettiva in Italia di uno dei massimi rappresentanti dell'arte e del cinema sperimentale polacco dal titolo Più vicino – più lontano ma anche animatore culturale e teorico d’arte Ha coordinato alcuni dei movimenti artistici fondamentali della seconda metà del Novecento dal Collettivo Zero-61 (1961-1969) che si è ispirato alla tradizione del montaggio metaforico utilizzato dal cinema d’avanguardia al Laboratorio per la Forma Cinematografica (Warsztaty Formy Filmowej Animatore del movimento artistico progressista polacco la sua ricerca l’ha portato a interrogarsi sul linguaggio unendo a questi elementi un interesse verso la tradizione concettuale d’avanguardia filtrata attraverso la lente dell’autenticità e dell’identità personale La mostra al Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta alcune delle opere più significative dell’autore e della sua ricerca sul linguaggio cinematografico e il montaggio: una selezione di film documentazioni di performance a partire dagli anni Sessanta fino ai tempi più recenti Mark Wallinger led us to the discovery of MARK WALLINGER MARK exhibition On view at Centro Pecci are central works from different phases of Wallinger’s career giving an insight into the artist’s manifold practice A dialogue between Productive by Giorgio Andreotta Calò and A Fragmented World by Elena Mazzi and Sara Tirelli t. +39 0574 5317 info@centropecci.it Un dialogo tra Produttivo di Giorgio Andreotta Calò e A Fragmented World di Elena Mazzi e Sara Tirelli dal 24 ottobre 2020 al 25 aprile 2021 al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato: sono A Fragmented World (2016) di Elena Mazzi e Sara Tirelli Giorgio Andreotta Calò ha acquisito Ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Venezia (1999-2005) e ha proseguito gli studi alla KunstHochSchule di Berlino (2003-2004) è stato assistente di Ilya ed Emilia Kabakov È stato artista residente presso la Rijksakademie Van Beeldende Kunsten Tra le sue principali mostre personali: Pirelli HangarBicocca Los Angeles (2016); Institut Culturel Italien Il suo lavoro è stato presentato alla 57a Biennale di Venezia (2017) a cura di Cecilia Alemani e alla 54a Biennale di Venezia (2011) Milano (2017); 16a Quadriennale d'Arte promosso dal Ministro degli Affari Esteri italiano e il Premio Italia per l'arte contemporanea (2012) installazioni ambientali di larga scala e interventi spaziali che trasformano architetture o interi paesaggi e sono spesso concepite per essere incluse in un ricco sistema di rimandi e collegamenti tra di loro anche attraverso l’uso di elementi naturali densi di significati simbolici – come l’acqua Il suo lavoro affonda le radici in alcune pratiche concettuali e processuali tipiche degli artisti degli anni Sessanta e Settanta per poi aprirsi a nuove evoluzioni ed è il risultato di un lungo processo di ricerca sui materiali – da quelli classici sulle tecniche di lavorazione e sulla loro origine Il suo interesse per i materiali organici avvicina le sue opere agli attuali dibattiti internazionali sull’utilizzo e dispersione delle materie prime e ai temi sui cambiamenti socio-ecologici Ha studiato Storia dell’Arte presso l’Università di Siena Nel 2011 si è laureata in Arti Visive presso lo IUAV di Venezia Ha trascorso un periodo di studi all’estero presso la Royal Academy of Art (Konsthogskolan) di Stoccolma La sua poetica riguarda il rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive il modo in cui l’essere umano decide di operare in esso Seguendo prevalentemente un approccio antropologico questa analisi indaga e documenta un’identità sia personale che collettiva relativa a uno specifico territorio e che dà luogo a diverse forme di scambio e trasformazione Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive Centro Pecci per l’arte contemporanea a Prato Fittja Pavilion durante la 14° Biennale d’Architettura di Venezia Ha partecipato a diversi programmi di residenza tra cui ZK/U a Berlino menzione speciale per Arte Patrimonio e diritti umani Ha conseguito il MFA in Arti Visive presso la Facoltà di Scienze Umane dell'Università di Bologna Musica e Spettacolo nel 2003 e nello stesso anno ha conseguito il Diploma di Regista presso la Scuola Civica di Cinema e Nuovi Media Ha iniziato la sua carriera come videomaker per New Media Art in Olanda prima di stabilirsi a Venezia dove è stata selezionata come artist in residence presso la Fondazione Bevilacqua La Masa nel 2010 I suoi video e le sue opere sono stati presentati in diverse mostre e festival tra cui Q16.Quadriennale d’Arte di Roma 12th Biennale Internazionale di Architettura di Venezia Nel 2017 ha vinto il 3 ° Premio della Deutsche Bank e l'Ufa Award e nello stesso anno è stata selezionata come Artist in Production in Residency @ Borås Konstmuseum La sua ricerca artistica esplora i processi di percezione visiva e i legami tra tecnologia La sua attività professionale spazia da progetti artistici a produzioni commerciali come video musicali Mazzi e Tirelli collaborano dal 2015 alla realizzazione della video installazione intitolata A fragment world (2016) e hanno già lavorato insieme tra il 2013 e il 2014 al video LACUNA Lecture di Giorgio Andreotta Calò con Barbara Casavecchia  Raffaella Frascarelli e Giovanna Silva t. +39 0574 5317 Cassirer in Filosofia delle forme simboliche (1923-1929) analizza queste ultime come la chiave che permette all’uomo di passare dallo stato naturale alla civiltà e il mito è tra le forme che gli permettono di conoscere il senso dell’io e del mondo risiedono diverse strutture simboliche ricorrenti e proprie di ogni tentativo d’interpretazione del presente Dedalo e Icaro cercano di fuggire dall’isola di Creta e dalla prigionia del re Minosse passando per il cielo perché come scrive Ovidio nelle Metamorfosi “omnia possideat non possidet aera Minos.”La presenza del labirinto il processo metamorfico come chiave della fuga la necessità di agire in uno spazio liminale tra il cielo luminoso e le tenebre delle profondità marine e le figure di Dedalo padre esperto e del giovane Icaro sono tra gli elementi di riflessione che questa storia suggerisce e che intersecano la pratica e la ricerca di Giorgio Andreotta Calò La mostra IΚΑΡΟΣ (ICARUS) presenta l’omonimo progetto dell’artista Giorgio Andreotta Calò un mediometraggio realizzato a partire dal 2019 che si espande nello spazio della Galleria ZERO… grazie alla presenza di altre opere proponendo al visitatore un’interazione profonda in un dialogo fondamentale con lo spazio espositivo.Alla fine del 2020 con la collaborazione dell’entomologo esperto Enzo Moretto e del giovane entomologo Bart Coppens interviene su un padiglione delle farfalle abbandonato parte di un complesso zoologico a Emmen portando una nuova colonia di falene nell’edificio prossimo alla demolizione come atto simbolico Un movimento al contrario quello compiuto da Giorgio Andreotta Calò che nel mezzo del vuoto causato dalla pandemia e che dalle ore di luce sposta la vita e il movimento nelle ore dopo il tramonto quando le falene si risvegliano.Moretto e Coppens come due Dedalo e Icaro moderni studiano questi lepidotteri con grande curiosità e il giovane entomologo concentra tutta la sua attenzione sull’esperienza e le conoscenze di Moretto ricongiungendo il mito nella contingenza di una narrazione a metà tra realtà e finzione Anche lo spazio della galleria contribuisce al racconto permettendo al visitatore di fare esperienza di quella contrapposizione degli opposti che ciclicamente ritorna nelle opere di Giorgio Andreotta Calò Il piano terra è allestito con la stessa gabbia metallica che si vede nel film all’interno del padiglione e su questa sono posizionati alcuni bozzoli naturali e microfusioni in argento Questa costruzione guida il visitatore in un breve percorso labirintico che è un chiaro riferimento al labirinto del Minotauro elemento dimostrativo del genio di Dedalo del quale è però prigioniero Nella fotografia esposta all’ingresso della mostra è già preannunciato il tema della metamorfosi del giovane entomologo la necessità di un cambio di prospettiva si realizza nell’ibridazione tra uomo e animale L’invito a proseguire l’esperienza al piano interrato della galleria si traduce in una sorta di catabasi verso l’oscurità di un mondo onirico in cui si dispiega la narrazione del mito nella proiezione della pellicola che in fondo alla sala è l’unica fonte di luce.Il fascino suscitato dalle azioni dei due uomini verso le falene è legato anche alla caducità dell’esistenza di queste creature che trascorrono circa metà della loro vita nelle crisalidi in attesa di liberarsi L’istinto di avvicinarsi alla luce delle falene le intrappola in un movimento rotatorio sempre più veloce e allo stesso modo lo spettatore viene trasportato in un’altra dimensione dalle immagini Così a poco a poco Coppens/Icaro si congiunge alle falene in un legame sempre più stretto e sensibile in una nuova metamorfosi.In un angolo dello spazio un fascio di luce illumina proprio la felpa indossata da Coppens nella pellicola come un ritrovamento delle ali di Icaro ormai precipitato nelle profondità del mare Su questa sono cuciti dei bozzoli di seta che suggeriscono un’esistenza simbiotica tra i due materiali tessili e un richiamo alla dimensione di un volo mitico che è possibile solo “nella dimensione onirica della realtà” ΊΚΑΡΟΣ (ICARUS) è una mostra delicata in cui la profondità del pensiero di Giorgio Andreotta Calò si mostra a chi è capace di intuirne le istanze poetiche in cui le forme simboliche del mito trovano realtà nello spazio a cavallo tra realtà e sogno Un video in timelapse svela il dietro le quinte di una delle opere più affascinanti della Biennale Arte di Venezia All'interno della mostra “Il mondo magico” l'installazione di Giorgio Andreotta Calò ha catturato l'attenzione di tutti Artribune è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria Ruota intorno al mediometraggio «Icarus» il progetto della mostra omonima presentata fino da Zero.. Uno still da «Icarus» (2020-21) di Giorgio Andreotta Calò Ruota intorno al mediometraggio «Icarus» di Giorgio Andreotta Calò il progetto della mostra omonima Avviato nel 2019 e sviluppato nel lockdown nel padiglione un tempo destinato alle farfalle dello zoo dismesso di Emmen il film documenta la metamorfosi di una colonia di falene immesse nell’edificio con il supporto di un esperto entomologo E intreccia la storia naturalistica con il mito di Icaro mentre a Moretto è affidato il ruolo del padre Dedalo l’architetto capace di dominare le leggi della natura tanto da costruire le ali per volare via dal Labirinto in cui i due furono imprigionati da Minosse A patto però di non avvicinarsi troppo al sole come fece il figlio.La mostra si articola in due entità: luminosissimo il piano superiore; oscuro l’inferiore entrambi abitati anche da altre opere di Andreotta Calò piccole sculture d’argento riproducono il bozzolo della falena «Argema Mimosae» e nello spazio buio dove scorre il film c’è la felpa indossata dal giovane quando si ibrida facendosi falena ricoperta da bozzoli della «Samia Ricini» (la specie immessa nel padiglione di Emmen) mentre un raggio di luce proietta sulla parete l’ombra delle ali trasfigurando in mito la realtà feriale di una felpa 15 giugno 2022 | © Riproduzione riservata l'Informativa sulla privacy e l'Informativa sui cookie Ti abbiamo inviato una e-mail dove troverai il link per procedere con la registrazione Report di Valentina Bartalesi — Varcando il limes della mostra personale CITTÀDIMILANO di Giorgio Andreotta Calò inaugurata il 13 febbraio nello Shed di Pirelli HangarBicocca di “sculture” geologiche e di “geometrie” ancestrali Varcando il limes della mostra personale CITTÀDIMILANO di Giorgio Andreotta Calò, inaugurata il 13 febbraio nello Shed di Pirelli HangarBicocca, pare di addentrarsi Tale natura luminosa e oscura trova espressione nel fluire delle condizioni di luce e di ombra all’interno dello spazio espositivo – e conseguentemente del “godimento” e della visibilità delle opere stesse – qualificandosi quale elemento di assoluta originalità e completezza (nei termini di una comprensione “biologica” e ambientale) per il progetto Tale concetto è ribadito con forza dalla curatrice che rammenta come “CITTÀDIMILANO possieda un’anima duplice che modifica radicalmente la percezione delle opere da parte dello spettatore.” nel corso del giorno la luce naturale filtra dall’alto svelando i trapassi cromatici delle sculture di Caló ed evidenziando le proprietà dei materiali durante il periodo serale (per così dire notturno) solo pochi neon dal riverbero azzurrato – gli stessi esposti nel 2017 al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia quando Caló presentava La fine del mondo – rischiarano un ambiente in cui le opere paiono galleggiare nel buio alla stregua di relitti di un mondo “sommerso” e “subacqueo” Nel corso della conferenza stampa Vicente Todolì – Direttore Artistico di Pirelli HangarBicocca – propone un’interessante considerazione sul rapporto esistente tra alcuni degli artisti chiamati in Hangar ad operare e l’architettura stessa dello Shed: “Rispetto all’intervento sull’architettura è curioso notare come due artisti giovani che lavorano sul tema dell’architettura come Leonor Antunes e Giorgio Andreotta Calò abbiano avuto la medesima idea di sostituire le lamiere – ovvero le aperture antincendio sovrastanti – traducendole in elementi dai quali la luce può penetrare la mostra cambia completamente dal giorno alla notte quando l’illuminazione è ridotta al minimo e gli occhi si devono abituare alla realtà per percepire i contorni delle cose.” Abituarsi al buio o alla luce richiede tempo e desiderio di immergersi nelle cose: l’intero progetto e generalmente il lavoro di Giorgio Andreotta Calò necessita di una “lentezza” siderale forse estranea alla volubilità del contemporaneo Questa condizione è ampiamente condivisa dall’autore che esordisce in conferenza stanza sostenendo come si sia voluto dare vita a “Una mostra non ‘scontata’ Non si è voluto portare in Hangar un lavoro che parlasse nell’immediato quanto un lavoro al quale si dovesse dedicare un certo tempo perché potesse disvelarsi in una riflessione dunque sottile e complessa Chi concederà a questa mostra il tempo giusto per manifestarsi potrà coglierne le possibili sfaccettature in un’idea di un’immersione verso il particolare e di un’emersione verso una visione globale In virtù della dicotomia insita nelle opere esse varieranno sia dal punto di vista strutturale-semantico sia nel modo in cui le stesse dialogono con la luce naturale Il mio suggerimento – conclude Andreotta Calò – è di vivere lo spazio dedicandogli tempo e più tempo ancora se possibile perchè la mostra sia realmente vissuta e frequentata con lentezza.” Sul tema della lentezza e della fluidità dei concetti di inizio e di fine tracciando una prima panoramica della produzione dell’artista: “La mostra ha avuto una genesi lunga – forse breve per i tempi di Giorgio – di quasi due anni pur risultando l’esito di una ricerca che affonda le proprie radici nella precedente produzione dell’artista Continuavo a dire a Giorgio che il suo lavoro è un ‘elogio alla lentezza’ in quanto alcune delle opere qui presenti prendono avvio già nel 1999 per poi essere portate ad un ulteriore stadio di elaborazione negli anni successivi.” In questa lentezza primordiale le azioni si sedimentano nel tempo dando origine a interventi eterogenei intimamente connessi tra di loro La continuità dei lavori è endogena e interna agli stessi; la conformazione che le opere potranno assumere inaspettate Prosegue la curatrice: “Credo che il lavoro di Giorgio sia sorprendente in quanto riesce a unire interventi spettacolari e architettonici – si pensi alla bellissima installazione “La fine del mondo” presentato nel 2017 alla Biennale di Venezia – a lavori maggiormente silenziosi Non a caso alla sua prima apparizione alla Biennale di Venezia del 2001 presentò un lavoro altrettanto impegnativo e titanico per quanto visivamente meno “conclamato”: un lungo pellegrinaggio durato circa tre mesi da Amsterdam Io credo che la mostra Cittàdimilano riesca a riassumere e a portare in superficie entrambi questi aspetti del lavoro di Giorgio In entrambi i casi tali tendenze convivono e risultano l’esito di un processo lunghissimo che vede l’artista protagonista; questi – racconta la curatrice – trascorre ore in fonderia qualora debba fondere dei pezzi oppure settimane in movimento quando il suo lavoro assume la forma del cammino.” Giungiamo dunque ad una sintetica presentazione delle opere presenti in mostra illustrate da Tenconi che ne segnala magistralmente le caratteristiche principali: sotto il profilo espositivo “La mostra si concentra soprattutto sull’aspetto scultoreo della produzione di Andreotta Calò pur tentando di aprire una finestra anche su altre tipologie di lavoro Non è un caso che la personale si apra con un film e si chiuda con una fotografia di notevoli dimensioni scaturita dal monumentale intervento praticato all’ultimo piano del grattacielo Pirelli letteralmente trasformato in una camera oscura per imprimere la grande impressione della città dalla quale la mostra prende il nome Giorgio prosegue inoltre con una nuova produzione per la serie dei Carotaggi – l’opera dal titolo Produttivo viene avviata nel 2014 - esposti per la prima nella più completa configurazione di oltre 1500 metri quadrati disposte orizzontalmente nello spazio dello Shed provengono dall’archivio sardo della Carbosulcis l’ultima miniera attiva di carbone in Italia oggi prossima alla chiusura dotata di un archivio che raccoglie oltre trent’anni di sondaggi sul paesaggio circostante e sull’industria I carotaggi – ricorda la curatrice – sono disposti con una cura maniacale all’interno dello spazio assecondando uno studio e una geometria rigorosa che non possono non rimandare La disposizione dei Carotaggi corrisponde peraltro alla collocazione originale degli stessi: se infatti rovesciassimo l’asse orizzontale in senso verticale otterremo la loro originaria stratigrafia essendo i singoli pezzi installati mantenendone la quota stratigrafica.” “Oltre ai carotaggi – riprendiamo le parole della curatrice – in mostra sono esposte le Clessidre (1999- in corso) e le Meduse (dal 2013) forse tra le opere più note di Giorgio Andreotta Calò nate entrambe in relazione alla città di Venezia.” E’ lo stesso artista a ricondurre le Clessidre alla forma del tempo: “Esse nascono (ne sono in qualche maniera l’impronta trattandosi di calchi) dai pali lignei piantati nella Laguna e sottoposti l’azione erosiva dell’acqua assurgendo a forme verticali di demarcazione di un tempo cristallizzato e sospeso Quest’idea di orizzonte e di orizzontalità sia grafica sia di paesaggio è presente in tutta la mostra: anche osservando la grande fotografia della città di Milano rovesciata e in bicromia emerge quella linea di orizzonte quasi metafisico.” In apertura e in conclusione del percorso espositivo “si collocano due visioni possibili e oniriche della città di Milano: una di una Milano sommersa evocata dal piroscafo Pirelli Cavi inabissatosi in prossimità dell’isola di Filicudi presso Capo Graziano e quella di una Milano capovolta e acquatica un fronte su cui si staglia la città” in questo senso non distante dall’immagine della lagunare Venezia “ricorre il centenario dell’affondamento del piroscafo nominato con il nome di uno dei membri dell’equipaggio inabissato: Jona Il riferimento a questa figura biblica di Jona che discendendo e si inabissa per tre giorni cercando di sfuggire al proprio destino pendendo dal carroponte e disegnando un’onda curvilinea e armonica complementare allo sviluppo terrestre e rettilineo dei carotaggi Entrando in mostra siamo invitati ad “inabissarci” insieme all’equipe di subacquei: la presenza umana nei miei lavori è quasi assente o disumanizzata L’ultima opera visibile in mostra è il filmato In girum imus nocte (2014) girato con pellicola 16 mm che riprende il cammino di un gruppo di dodici minatori e dell’artista nella regione sud-occidentale del Sulcis Iglesiente verso l’isola di Sant’Antioco E’ la notte di Santa Barbara e i fuochi brillano sullo sfondo scuro le domande che si sollevano in sala sono molteplici; vengono individuate e proposte affinità cronologiche tra interventi passati e presenti si rileva una vicinanza “iconografica” con la produzione di Walter De Maria definita dall’artista nei termini di ascendenza subliminale Si evidenzia come invece il rapporto con la poetica di Gordon Matta-Clark autore approfonditamente indagato dallo stesso Andreotta Calò si configuri in maniera più radicale in un’analisi su come rendere fruibile un’architettura non più percorribile il ricordo di un artista effettivamente non citato ma forse presente si fa però sensibile: quello di Jannis Kounellis altro Argonauta-viaggiatore che del Mediterraneo ha fatto la materia prima di un epos caratterizzato da lentezza e memoria installazione permanente al Castello di Ama L’opera è infotografabile e ripercorrere i passaggi del processo pluriennale che hanno portato alla sua realizzazione; sembra una follia solo averla pensata Tana è un ambiente ipogeo accessibile da uno stretto corridoio sul crinale di una collina Giorgio Andreotta Calò, Tana, 2023, installazione permanente al Castello di AmaL’opera è infotografabile e ripercorrere i passaggi del processo pluriennale che hanno portato alla sua realizzazione; sembra una follia solo averla pensata Quando l’occhio si abitua al buio e si iniziano a percepire i confini dello spazio questo risulta accogliente e ha un che di familiare nonostante ci si trovi sottoterra: la forma è quella di un fegato; siamo dentro un corpo Un piccolo foro sul soffitto e attraverso il terreno sovrastante permette alla luce e al mondo esterno di entrare l’ambiente di fatto è una camera oscura e sul pavimento scorrono in tempo reale i movimenti del cielo materializza la relazione indissolubile tra noi Lydia Ourahmane, “Polvere” da Ordet ma di quelle che forse proprio per questo ti restano dentro Lutz Bacher, “AYE!” da Raven Row LondraPer me è indimenticabile l’opera con cui si apriva la mostra una stanza colma di sabbia su cui era possibile camminare e lasciare le proprie impronte Come leggere un libro che non vorresti finisse mai.Roberta Tenconi 1979) è il vincitore della prima edizione di ACP Green Art Award il premio fondato nel 2021 da ACP – Palazzo Franchetti e dalla società Art Capital Partners con il patrocinio del MITE – Ministero Transizione Ecologica volto a sviluppare proposte sulla tematica urgente della preservazione del pianeta e delle energie rinnovabili Il premio è rivolto a un artista o a un collettivo di artisti che affrontando i temi della sostenibilità si faccia mezzo di diffusione delle tematiche legate a clean water and sanitation life on land: tutti obiettivi inclusi nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.Vincitore di questa prima edizione scelto per la capacità di manifestare nella propria ricerca artistica la complessa dialettica tra elemento antropico e naturale L’artista partecipa con tre sue opere iconiche: Pinna Nobilis La più votata entrerà nella collezione permanente di ACP – Art Capital Partners Palazzo Franchetti potrà ammirarle dal 5 luglio al 27 novembre 2022 in una mostra dedicata all’interno di ACP – Palazzo Franchetti L’opera vincitrice verrà votata dalla giuria e dal pubblico e potrà cliccare la sua preferenza sul sito www.acp-palazzofranchetti.com all’interno della viewing room dedicata fino al 30 giugno 2022 La premiazione avrà luogo martedì 5 luglio ed è prevista anche una tavola rotonda aperta al pubblico sui temi e l’opera di Giorgio Andreotta Calò a cui parteciperanno anche i membri della giuria Una delle sculture in gara è Pinna Nobilis realizzata in bronzo a partire dal 2014: raffigura a grandezza naturale un esemplare di Pinna Nobilis conchiglia dell’omonimo mollusco bivalve il più grande presente nelle acque del Mediterraneo la cui sopravvivenza è minacciata dalle attività antropiche Accanto al corpo centrale costituito dalla conchiglia i canali di colata del metallo e l’imbocco sono elementi integranti della scultura tracce del processo di fusione a cera persa e allo stesso tempo elementi di sostegno dell’opera stessa La serie PinnaNobilis comprende varie tematiche che percorrono trasversalmente la ricerca dell’artista: lo sguardo sul paesaggio e in particolare sulla laguna di Venezia da cui Andreotta Calò estrae alcuni frammenti e li rielabora in oggetti dalla forte carica evocativa estratti a partire dal 2014 dal sottosuolo della laguna sono stati rinvenuti diversi strati di materiale tra cui il Caranto un’argilla sovraconsolidata compatta che costituisce ciò che sostiene le fondamenta della città di Venezia In questi lavori si ritrovano diverse tematiche affrontate da Calò: la rappresentazione del tempo la mutevolezza della materia e una riflessione sulla laguna di Venezia i cui elementi sottratti dal paesaggio e rielaborati dall’artista diventano oggetti portatori di significati universali Senza titolo (in girum imus nocte) è una scultura realizzata dall’artista nel 2016 La genesi dell’opera si lega al periodo e alle ricerche svolte da Calò nel Sulcis Iglesiente L’elemento in legno da cui ha origine la fusione in alluminio è utilizzato dai minatori nel film In girum imus nocte (2015) e nell’azione che esso documenta L’opera allude inoltre alla configurazione del bastone evocando la dimensione rituale legata all’azione del camminare nella pratica dell’artista 80 x 30 x 10 cm) © ACP - Art Capital Partners | Giorgio Andreotta Calò Foto di Tor Jonsson  ‘In principio era l’Anàstasis (άνάστασις)’: così potrebbe partire il racconto della mostra Ellissi di Giorgio Andreotta Calò organizzata presso il LabOratorio degli Angeli di Bologna in occasione di Art City 2021 L’intero progetto costituisce infatti una sorta di prosecuzione di quello realizzato nel 2018 in Olanda L’intero progetto costituisce infatti una sorta di prosecuzione di quello realizzato nel 2018 in Olanda invitato in quella circostanza a intervenire all’interno dell’edificio scelse di focalizzare la propria attenzione sul ciclo dell’Annunciazione di Maria che decora parte delle vetrate Essendo quest’ultimo l’unico superstite della cosiddetta beeldenstorm la ‘tempesta delle immagini’ che colpì le icone sacre alla metà del XVI secolo Andreotta Calò decise allora di rendere omaggio al complesso decorativo ricorrendo alla più antica delle tecniche fotografiche trasformando così la più antica chiesa della capitale olandese in una grande camera oscura.  Gli stessi lavori dell’Annunciazione (2018) dell’artista – ottenuti all’utilizzo del medium – avrebbero dovuto essere ospitati all’interno del LabOratorio degli Angeli di Bologna “Il progetto però – come svela Leonardo Regano curatore della mostra – ha preso una piega diversa” Oltre all’intenzione di Andreotta Calò di dedicare la mostra al pittore Nicola Pulese e alla restauratrice Bruna Mariani collegandola quindi idealmente all’esposizione temporanea della tela Allegoria Familiare (1998) dello stesso Pulese presso Palazzo Sassoli a Bologna ecco che “anche la sala dell’ex Oratorio di Santa Maria degli Angeli dopo vari sopralluoghi effettuati dall’artista ha assunto le vesti di una grande camera oscura” È in questo senso che l’Ellissi si trasforma in ellisse e viceversa: “i due poli della figura geometrica sono infatti la mostra di Andreotta Calò e quella dedicata all’amico Nicola Pulese mentre il significato legato alla figura retorica è tutto contenuto nella mancanza che essa presuppone La decisione di trasformare anche l’ex Oratorio in un’immensa camera oscura deriva invece – a detta dello stesso artista – “da una questione di sensazione Anche l’edificio bolognese è orientato a est come nel caso della Oude Kerk e di tutte le chiese medievali e anch’esso conserva in qualche modo un’aura religiosa accentuata dal lucernario e dalla presenza di una grande finestra”: così Andreotta Calò ha ricoperto entrambi con dei fogli di gelatina rossi – gli stessi che aveva utilizzato in occasione della residenza ad Amsterdam – caricando l’ambiente di un’atmosfera viva interagendo col nostro occhio in maniera diversa: ad esempi se si visita la mostra nel tardo pomeriggio la sua tonalità sarà molto più scura e intensa” l’idea di ricreare le stesse condizioni che si troverebbero all’interno di una camera oscura coincide con la volontà dell’artista di “mettere in risalto la latenza dell’immagine” oltre a quella di generare un’“esperienza totalizzante”: la gelatina rossa trasforma la luce in “inattinica [ossia] incapace di impressionare l’emulsione sulla carta fotografica lasciando le immagini in latenza […] La sua azione – scrive Regano nel testo che accompagna la mostra – è quella di evidenziare lo spazio vuoto renderlo percepibile attraverso il colore” È così che il visitatore viene letteralmente assorbito accerchiato dai lavori dell’artista e dagli strumenti dei restauratori in un’esperienza che unisce il mistico al terreno Giorgio Andreotta Calò – Ellissi A cura di Leonardo ReganoLabOratorio degli Angeli via degli Angeli 32Dal 8 maggio 2021 al 23 maggio 2021  Mentre tutte le opere in concorso sono visibili in una mostra dedicata all’interno di ACP – Palazzo Franchetti Sempre per il 5 luglio è prevista una premiazione pubblica Il termine “carotaggio” designa in geologia i sondaggi utilizzati per analizzare le caratteristiche fisiche o chimiche di un terreno: prelevati dal sottosuolo per mezzo di una trivella cava i campioni di materiale si caratterizzano per una pressoché perfetta forma cilindrica A partire dal 2014 Giorgio Andreotta Calò utilizza tali elementi come forme scultoree I Carotaggi estratti da Calò nella laguna di Venezia portano alla luce strati di materiale un’argilla che costituisce lo strato estremamente compatto che sostiene le fondamenta di Venezia soggetto nell’ultimo secolo a un processo di sprofondamento Senza titolo (in girum imus nocte) è una scultura realizzata da Giorgio Andreotta Calò nel 2016 La genesi dell’opera si lega al periodo e alle ricerche svolte dall’artista nel Sulcis Iglesiente L’opera allude inoltre alla configurazione del bastone evocando la dimensione rituale legata all’azione del camminare nella pratica dell’artista In occasione di Art Basel Miami Beach (1-4 dicembre 2022) Giorgio Armani presenta la sua nuova collezione… La Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. presenta ad Art Basel 2022 (16-19 giugno, Basilea, Svizzera)… Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro presenta un nuovo percorso espositivo dettato dalla necessità,… BOLOGNA - Un'ex chiesa in via degli Angeli 32 oggi laboratorio di restauro di Camilla Roversi Monaco diventa contenitore per una bella e suggestiva operazione d'arte contemporanea: tra i macchinari che recuperano i capolavori del passato sono arrivati infatti i lavori di Giorgio Andreotta Calò che costituiscono il progetto "Ellissi" Ed entrando nella piccola navata si è tramortiti dallo stupore prodotto dall'installazione che ha cambiato completamente l'aspetto del laboratorio La grande finestra sul fondo è stata colorata di rosso a ricordare la luce di una camera oscura in cui si sviluppano le fotografie ma anche a citare le vetrate delle grandi cattedrali che attraverso le figure impiombate raccontavano storie di santi e di Madonne ad animare quella sfilata di immagini e allo stesso modo l'ex chiesa di via degli Angeli si anima con i riflessi che cambiano nel corso della giornata opera fotografica realizzata da Giorgio Andreotta Calò Un tema che in fondo è molto comune nelle chiese e il LabOratorio degli Angeli era appunto luogo di culto mariano nel ripensare a come cambiano gli spazi e le architetture va oltre perché l'"Annunciazione" di Calò ha ulteriori rimandi spazio-temporali ha realizzato un progetto partendo dalla chiesa Oude Kerk di Amsterdam Una serie di stampe fotografiche che riprendono le "Storie di Maria" raffigurate sulle vetrate dell'edificio olandese realizzate per contatto diretto tra carte sensibilizzate da reagenti fotografici e le vetrate coperte di gelatine rosse Calò quindi ha analizzato e recuperato un'opera d'arte per poi ricontestualizzarla in nuove forme concrete: prima di tutto le stampe fotografiche e oggi questa installazione è anche il simbolo del messaggio che l'angelo porta alla Madonna nell'Annunciazione Ma in questo caso l'arte compie un passaggio di significato e ciò che è religioso si carica di connotazioni spirituali L'installazione, a cura di Leonardo Regano si visita fino al 23 maggio: lunedì-venerdì, ore 11-18, sabato e domenica su prenotazione: tel. 051 583200; info@laboratoriodegliangeli.it Vittorio Mortarotti e Anush Hamzehian - L'Isola Piergiorgio Casotti ed Emanuele Brutti - INDEX G Lebohang Kganye - Tell Tale e In Search for Memory Yasmina Benabderrahmane - La Bête: A Modern Tale Autori vari - Home Is Where One Starts From Giovane Fotografia Italiana #08- Reconstruction - Domenico Camarda Tesori in mostra dalle collezioni della Biblioteca Panizzi Bruno De Angelis - Fortezze e presenze dal mito Museo e biblioteca internazionale della Musica Cinquant'anni del Corso di Laurea in Discipline delle Arti Bacheche Comunali in Piazza Maggiore 6 e via Indipendenza Tono e composizione nelle sue ultime nature morte 141 - Un secolo di disegno in Italia Giovani artisti in residenza - Open studio Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna Autopromozione 10 con 10 - Mariachiara Armenia Mimmo Paladino - Dalla pittura alla letteratura Giulio Saverio Rossi - Prima di un'immagine dopo di un quadro Riccardo Baruzzi & Pieter Vermeersch - Resonance Gianni Emilio Simonetti - Notizie dalla zoè Oltre il giardino - Vera Rossi e le sculture in vetro di Lilla Tabasso Matteo Montani - Nel rovescio della palpebra In search of paradise/ alla ricerca del paradiso 2 Out of Order - Anaktisi di Michele Liparesi Mostra dalle collezioni di Fondazione di Modena Giuseppe Niccoli / visione e coraggio di una Galleria GEDI News Network S.p.A. Iphone | Android dal 2012 il primo blog dedicato al collezionismo d'arte uno degli scultori italiani più innovativi della sua generazione  è arrivato il momento della prima personale londinese da Sprovieri in Heddon Street: La scultura lingua morta III la mostra ripropone i lavori creati dall’artista veneziano durante la sua residenza alla Monnaies de Paris Una serie di opere che si basa sulla sperimentazione delle tecniche tradizionali della scultura in bronzo  ispirate al lavoro di Arturo Martini da cui deriva lo stesso titolo dell’esposizione che riprende quello del volumetto pubblicato dal grande scultore nel 1945 e in cui teorizzò il declino della sua stessa arte in quanto incapace di relazionarsi con il mondo moderno che diviene una sfida per Giorgio Andreotta Calò che a Londra mette in scena una mostra che gravita attorno alla scultura disciplina che l’artista ha sempre portato avanti parallelamente ad interventi site specific ed azioni performative L’approccio scultoreo del lavoro di Andreotta Calò è riscontrabile nella forma ultima che questi interventi ed azioni assumono La scultura è la risultante di un processo entropico di trasformazione che a partire dal gesto umano e naturale prolungato in un tempo ed uno spazio si cristallizza in un oggetto che nella forma e nel materiale rappresenta l’ultimo stadio di modificazione della materia. Così la forma della clessidra sintetizza in forma assoluta la corrosione costante di un legno piantato nell’acqua soggetto al movimento verticale della marea quasi a sospendere e rivelare la fissità del tempo Nelle clessidre due elementi speculari sovrapposti rimandano al riflesso dell’ acqua che coincide con l’ atto dell’artista di “riflettere” trasportandoci così dalla dimensione formale della scultura a quella concettuale Come le clessidre sono strumenti di misurazione del tempo così i carotaggi eseguiti recentemente in laguna veneziana diventano attraversamenti dello stratificazione geologica della sua terra e rappresentano anch’essi la formalizzazione di una scansione temporale che l’artista dispone orizzontalmente nello spazio eludendo la verticalità del tempo geologico per portarla ad una dimensione lineare e dilatata. Ma il carotaggio ha anche uno scopo pratico:  reperire l’argilla da utilizzare nella lavorazione della ceramica Quell’argilla super-consolidata ed estremamente compatta chiamata caranto (dal nome latino caris/sasso) che è letteralmente lo zoccolo duro su cui poggiano le fondamenta di Venezia Questi carotaggi sono disposti  all’interno di tubi di plastica che richiamano alla mente la forma della conchiglia e che sono allo stesso tempo involucri gusci e calchi come quelli usati nel procedimento di fusione per ricavare dal negativo il positivo del modello in cera della scultura in bronzo Come negativi sono anche i grandi fogli di carta fotografica impressionata direttamente dalla luce Una volta sviluppati e fissati riportano l’impronta evanescente della natura cespugli appena mossi dal vento che la carta non riesce a trattenere in un’ immagine chiara e definita ma che rimandano anch’essi alla dimensione onirica del sogno riflesso e memoria labile di un istante trascorso e sfuggente seppure imprigionato nella fissità fotografica. Concludono la mostra due grandi sculture in legno Giorgio Andreotta Calò vive tra Amsterdam e Venezia Ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia (1999-2005) e ha continuato i suoi studi presso la Kunsthochschule di Berlino (2003-2004) Dal 2001 al 2003 e  nel 2007 è stato assistente di Ilya e Emilia Kabakov E’ stato artista in residenza presso la Rijksakademie Van Beeldende Kunsten di Amsterdam (2009-2011) Dal 2003 Andreotta Calò ha avuto mostre personali in tutta Europa tra le quali: Institut Culturel Italien de Paris (2014); SMART Project Space Il suo lavoro è stato presentato alla 54° Biennale di Venezia (2011) promosso dal Ministero italiano degli Affari Esteri (2014) e il Premio Italia per l’arte contemporanea Abbonati ora! © Copyright 2021 arturo srl sb | Tutti i diritti sono riservati | P.Iva 02734150416 Privacy Policy - Cookie Policy Andreotta Calò partecipa con 3 delle sue opere più iconiche: Pinna Nobilis la più votata delle quali entrerà a far parte della collezione permanente di ACP – Art Capital Partners Palazzo Franchetti Giorgio Andreotta Calò è il vincitore della prima edizione di ACP Green Art Award il premio fondato nel 2021 da ACP – Palazzo Franchetti e dalla società Art Capital Partners con il patrocinio del MITE – Ministero Transizione Ecologica al fine di catalizzare proposte ed energie creative sulla tematica urgente della preservazione del pianeta e delle energie rinnovabili da assegnare a un artista o un collettivo di artisti che lavorando sui temi della sostenibilità si faccia strumento attivo di diffusione delle tematiche legate alle grandi sfide globali relative ai temi di clean water and sanitation tutti obiettivi anche dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite selezionato dalla giuria di esperti è Giorgio Andreotta Calò scelto per la capacità di manifestare nella propria ricerca artistica la difficile e maginifica co-esistenza tra uomo e natura Le opere in concorso saranno visibili in una mostra dedicata all'interno di ACP – Palazzo Franchetti a partire dal 5 luglio fino al 27 Novembre 2022 L'opera vincitrice verrà votata dalla giuria insieme al pubblico che funzionerà come giurato speciale e potrà cliccare la sua preferenza sul sito www.acp-palazzofranchetti.com nella viewing room dedicata fino al 30 giugno 2022 https://www.acp-palazzofranchetti.com/viewing-room/2-giorgio-andreotta-calo-acp-green-art-award/ si terrà martedì 5 luglio con una tavola rotonda aperta al pubblico sui temi e l'opera di Giorgio Andreotta Calò a cui parteciparanno anche i membri della giuria e che avrà luogo ai primi di luglio LA GIURIA LE TRE OPERE IN GARA Realizzate in bronzo a partire dal 2014 le sculture ritraggono a grandezza naturale degli esemplari di Pinna Nobilis il più grande presente nelle acque del Mediterraneo la cui sopravvivenza è minacciata dalle attività antropiche i canali di colata del metallo e “l’imbocco” sono parti integranti della scultura tracce del processo di fusione a cera persa e al contempo elementi di sostegno dell’opera stessa In alcuni esemplari la conchiglia originale è contenuta all’interno del bronzo evidenziando la compresenza dell’elemento naturale e di quello antropico la trasmutazione alchemica intercorsa tra i due La serie Pinna Nobilis racchiude molteplici tematiche che percorrono trasversalmente la ricerca dell’artista: lo sguardo sul paesaggio e in particolare sulla laguna di Venezia da cui Andreotta Calò estrae alcuni frammenti e li rielabora in oggetti dalla forte carica simbolica ed evocativa La forma speculare della Pinna Nobilis richiama inoltre la simbologia del doppio e diventa uno strumento di indagine per il presente sospeso tra la realtà e la sua virtuale rappresentazione estratti a partire dal 2014 dal sottosuolo della laguna coinvolgendo una società specializzata sono venuti alla luce diversi strati di materiale tra cui il Caranto un’argilla sovraconsolidata estremamente compatta che costituisce lo zoccolo duro che letteralmente sostiene le fondamenta della città di Venezia è presente una falda acquifera di acqua dolce Il suo emungimento dovuto ad un ultilizzo intensivo dell'acqua negli impianti di raffreddamento delle industrie del polo petrolchimico di Marghera ha innescato un fenomeno di subsidenza: lo sprofondamento dello strato di caranto rappresenta così un cedimento della colonna portante di Venezia In questi lavori si ritrovano diverse tematiche affrontate da Giorgio Andreotta Calò nella sua ricerca: la rappresentazione del tempo la mutevolezza della materia ed una riflessione sulla laguna di Venezia i cui elementi sottratti dal paesaggio e rielaborati dall’artista diventano oggetti portatori di significati universali Senza titolo (in girum imus nocte) è una scultura realizzata da Giorgio Andreotta Calò nel 2016 L’elemento in legno da cui ha origine la fusione in alluminio è infatti usato dai minatori nel film in girum imus nocte (2015) e nell’azione che esso documenta L’opera è stata presentata assieme al film in presso l’High Line di New York in occasione della mostra collettiva Wanderlust curata da Cecilia Alemani e tenutasi tra il 2016 e il 2017 In questo contesto l’opera era disponibile per i visitatori che potevano usarla durante la loro camminata Venezia -Giorgio Andreotta Calò è il vincitore della prima edizione di ACP Green Art Award Il concorso ha come fine quello di catalizzare proposte creative sulla tematica urgente della preservazione del pianeta e delle energie rinnovabili da assegnare a un artista o un collettivo di artisti che lavorando sui temi della sostenibilità si faccia strumento attivo di diffusione delle tematiche legate alle grandi sfide globali relative ai temi di: clean water and sanitation La giuria di esperti ha selezionato Andreotta Calò per la capacità di manifestare nella propria ricerca artistica la difficile e magnifica co-esistenza tra uomo e natura L’artista ha partecipato con 3 delle sue opere più iconiche: Pinna Nobilis Carotaggio (Venezia) e Senza Titolo (in girum imus nocte) la più votata entrerà a far parte della collezione permanente di ACP – Art Capital Partners Palazzo Franchetti Le opere in concorso sono visibili in una mostra allestita a Palazzo Franchetti da domani 5 luglio (giornata nella quale è prevista anche la premiazione) fino al 27 Novembre 2022 la delibera con la quale l’Amministrazione comunale acquisisce l’opera "Medusa” prima classificata nella categoria “acquisizioni” del bando indetto dalla Direzione generale creatività contemporanea del Ministero della Cultura Il Ministero erogherà alla Fondazione Musei Civici i fondi per il suo acquisto la collocazione e la presentazione al pubblico L'opera sarà destinata alla collezione di Arte Moderna della Galleria Internazionale di Ca’ Pesaro "La Fondazione Musei Civici di Venezia - esprime Mariacristina Gribaudi presidente della Fondazione - ha sempre creduto fortemente nel valore dell'arte contemporanea e nel consolidamento delle collezioni museali Su questa linea si colloca la nostra partecipazione al Bando PAC (Piano per l’Arte Contemporanea) con la proposta di acquisizione di un'opera dell'artista Giorgio Andreotta Calò autore di origine veneziana e da anni "ambasciatore" della migliore ricerca creativa in Italia e nel mondo Sono quindi molto felice del riconoscimento ottenuto e grata alla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura che ha voluto premiare la nostra proposta" “La Fondazione Musei Civici - commenta Elisabetta Barisoni responsabile della Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro - ha partecipato al bando PAC proponendo la scultura in bronzo “Medusa” di Andreotta Calò considerato oggi uno dei più apprezzati scultori nel panorama dell’arte contemporanea La decisione del Ministero ci premia non solo per la capacità di aver saputo individuare un lavoro di alto valore artistico ma anche di essere riusciti ad ottenere un importante finanziamento che consente l'acquisizione e la presentazione al pubblico di un'opera che arricchirà in modo permanente il patrimonio della nostra Galleria" “Quest’opera è il tentativo - chiosa Giorgio Andreotta Calò - attraverso il linguaggio scultoreo di rappresentare Venezia come organismo vivente in tutta la sua fragilità e bellezza Questa forma è stata generata dagli agenti naturali che governano l’ambiente lagunare e dalla volontà di incanalarli verso un preciso esito formale Il fatto che questa scultura venga oggi accolta proprio a Ca’ Pesaro ha per me un enorme valore simbolico Chiude un cerchio tracciato attorno a riferimenti  fondamentali per la mia formazione Felicita Bevilacqua la Masa che per prima ha donato questo palazzo alla città artisti d’avanguardia come Arturo Martini che lo hanno animato il rapporto con Biennale e con la scena Internazionale dell’arte Ringrazio Elisabetta Barisoni per aver creduto in quest’opera ed il Ministero della Cultura per averla acquisita" "Una bella notizia per i nostri Musei ma anche per tutta la Città visto che Giorgio Andreotta Calò è nato qui a Venezia e si è formato all’Accademia di Belle Arti di Venezia e alla Kunsthochschule di Berlino - commenta il sindaco Luigi Brugnaro "Medusa" entra così a far parte di un patrimonio inestimabile di opere d'arte di cui Muve garantisce l'esposizione e la conservazione Complimenti all'artista e a tutti coloro che vengono a visitare i nostri musei dimostrando il loro interesse e la capacità della Fondazione di saper proporre ai propri visitatori mostre sempre innovative e ricche di percorsi culturali" “(EN) Il voto espresso ieri dalla Camera dei deputati è un passo avanti nella strada del rispetto della dignità umana e dei diritti di tutte le persone siano queste eterosessuali o omosessuali Fra i protagonisti di punta dell’importante appuntamento nazionale L’opera di Calò testimonia il processo evolutivo e il cambiamento del territorio veronese Con il progetto "Remoto" realizzate tre opere destinate a alla Galleria d'arte moderna al Museo di Castelvecchio e al Museo di storia naturale alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti alla presenza dell’artista Giorgio Andreotta Calò concepito per i Musei civici veronesi e fra i protagonisti di punta dell’importante appuntamento nazionale ideato per i Musei civici veronesi e vincitore di PAC2020 – Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura Strutturato per la Galleria D’Arte Moderna A.Forti per il giardino scarpiano del Museo di Castelvecchio e per il Museo di Storia Naturale il progetto di Calò è concepito in stretta relazione con il contesto culturale e naturale del territorio "Remoto" si origina infatti da una campagna geognostica volta a rintracciare tramite carotaggio - operazione di estrazione di campioni di sottosuolo dette "carote" - una sequenza di strati rocciosi e i cambiamenti registrati nel tempo dall’area di prelievo è pensato per garantirne l’esposizione nella sua integrità di manufatto originale come linea di pietra che registra una porzione di tempo e come esempio di linguaggio plastico Per la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti l’artista ha declinato il progetto nella forma di un intervento lineare da collocare a pavimento Il progetto è promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura a cura di Elena Forin e prodotto da Studio Giorgio Andreotta Calò Presenti l’assessora alla Cultura Marta Ugolini la direttrice dei Musei civici Francesca Rossi la curatrice responsabile Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea GAM Patrizia Nuzzo Anna Maria Vigilante Eventi manager Art Verona l'artista Giorgio Andreotta Calò e la curatrice Elena Forin «Ottobre è il mese focale dell’arte Contemporanea – ha sottolineato l’assessora Ugolini – grazie all’impegno di Amaci e delle numerose istituzioni pubbliche coinvolte si festeggia oggi la XVIII Giornata del Contemporaneo con moltissimi appuntamenti in programmazione e la possibilità di accedere gratuitamente negli spazi museali aderenti A Verona la Galleria d’Arte Moderna è a libero accesso per l’intera giornata e Palazzo Forti con l’esposizione temporanea dell’opera di Calò è stato aperto oggi al pubblico in via straordinaria Delle interessanti opportunità per avvicinare cittadini e turisti all’arte Contemporanera» con le sue tantissime proposte offerte oggi al pubblico su tutto il territorio nazionale – ha dichiarato la direttrice Rossi – è il punto di arrivo di un più ampio impegno portato avanti dai soggetti pubblici coinvolti per sostenere una cultura istituzionale dell’arte moderna e contemporanea è fra gli eventi protagonisti di questa manifestazione fra i 33 vincitori in Italia del Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura Un progetto realizzato su commissione per i Musei civici veronesi che da oggi si presenta al pubblico negli allestimenti pensati per la GAM e i Musei di Castelvecchio e di Storia Naturale» «Felice ed entusiasta di arricchire la collezione della GAM con l’opera di Calò – ha evidenziato Nuzzo –.  Il lavoro di Calò parla di identità e in questo caso è perfettamente calante in quello che è il significa di una collezione che deve restituire l’identità di un luogo Calò ci consegna l’essenza del nostro territorio in una stratificazione di elementi che ne identificano caratteristiche e peculiarità specifiche Ci mostra la pietra dell'area di prelievo una delle identità di Verona» «Oggi Remoto non è più tale – ha spiegato Calò – perché il progetto artistico è stato compiuto che ha permesso di sedimentare una stratificazione di significati in dialogo con il Museo e la complessità dei suoi linguaggi Avrei voluto dedicare ancora più tempo a questo progetto ma le scadenze e la ritmica di oggi ne richiedevano la conclusione» vive e lavora tra l’Italia e l’Olanda Ha studiato scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia e alla Kunsthochschule di Berlino diplomandosi nel 2005 con una tesi su Gordon Matta-Clark Tra il 2001 e il 2007 è stato assistente di Ilya ed Emilia Kabakov Nel 2008 si è trasferito in Olanda dove è stato artista in residenza alla Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam (2009-2011) Nel 2011 il lavoro di Calò è stato presentato alla 54^ Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia diretta da Bice Curiger Nel 2012 ha vinto il Premio Italia per l’arte contemporanea promosso dal Museo MAXXI di Roma con l’opera Prima che sia notte Tra il 2012 e il 2013 è stato artista in residenza presso il Centre National d’Art Contemporain di Villa Arson (Nizza promosso dal Ministero per gli Affari Esteri Italiano Nel 2017 Calò è uno dei tre artisti invitati a rappresentare l’Italia nel Padiglione curato da Cecilia Alemani nell’ambito della 57 vince la seconda edizione del bando Italian Council promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura per la realizzazione di un’installazione monumentale presentata nel 2018 presso l’Oude Kerk di Amsterdam Nel 2019 gli viene dedicata una mostra personale presso Pirelli HangarBicocca a cura di Roberta Tenconi Il Pirelli HangarBicocca di Milano sta per alzare il sipario sulla grande mostra personale di Giorgio Andreotta Calò tra i protagonisti del Padiglione Italia all’ultima Biennale d’Arte di Venezia Si intitola CITTÀDIMILANO la mostra monografica di Giorgio Andreotta Calò ospite del Pirelli HangarBicocca dal 14 febbraio al 21 luglio prossimi la mostra riunisce una serie di opere realizzate dall’artista veneziano dal 2008 a oggi innescando una rete di rimandi tra i poli geografici in cui si sviluppano l’esistenza e la carriera di Andreotta Calò Dopo lo straordinario successo alla 57esima Biennale d’Arte di Venezia con l’installazione presso il Padiglione Italia Andreotta Calò torna a esporre il suo lavoro attraverso opere inedite e lavori concepiti nell’ultimo decennio ma adattati al contesto dell’hangar milanese in linea con l’interesse dell’artista nei confronti dello spazio che accoglie di volta in volta il suo lavoro La sperimentazione di Giorgio Andreotta Calò con i materiali più disparati ‒ dal bronzo al legno fino al caranto lo strato argilloso su cui sorge la città di Venezia ‒ e con le tecniche più variegate ‒ una su tutte la fusione a cera persa ‒ è uno degli aspetti chiave della mostra meneghina che prende le mosse dalle immagini del relitto sommerso del piroscafo Città di Milano usato all’inizio del Novecento dall’allora Pirelli Cavi per depositare nel Mediterraneo cavi sottomarini Il racconto espositivo che prende forma nello Shed è dunque animato da una trama di rimandi: da Venezia a Milano passando per le profondità marine della Laguna e della Sardegna senza dimenticare la riflessione sullo scorrere del tempo e sulle trasformazioni della materia temi cardine della poetica di Andreotta Calò [Immagine in apertura: Giorgio Andreotta Calò SPECIALE HOME STORIES COME SFRUTTARE PICCOLI SPAZI DESIGN TOUR INTORNO AL MONDO La newsletter di Living:stili e tendenze per la tua casa Il mondo di Giorgio Andreotta Calò alla Biennale di Venezia L’avvicinamento è graduale: dopo un passaggio in un grande ambiente segnato da fitte impalcature l’artista veneziano ci fa notare alcuni elementi poco visibili installati accanto alle finestre da cui filtra una luce fioca «Sono dettagli non indispensabili alla comprensione del progetto» Chi passerà di qui in maniera frettolosa non li vedrà e andrà direttamente verso la scalinata che si intravede in fondo alla sala «Ma va bene anche così» e ha supportato la realizzazione di questa installazione incredibile perché non si limita a una celebrazione estemporanea ma interviene concretamente sulla fattibilità di opere complesse e instaura rapporti duraturi con gli artisti È il neonato progetto Mutina for Art che comprende anche lo spazio espositivo MUT e il programma di collaborazioni Dialogue Un impegno fattivo a sostegno dei linguaggi contemporanei destinato a lasciare il segno Foto in apertura: Senza Titolo (La Fine del Mondo) – Foto Roberto Marossi l’artista ribelle che trasformò il trauma in visioni oniriche A Forte dei Marmi una mostra racconta il tempo e il suo fluire Redazione Abbonamenti Pubblicità Sitemap Cookie, Policy e Privacy Dichiarazione di Accessibilità Preferenze Community Policy Naviga il sito di Living con pubblicità profilata e senza abbonarti Quella proposta da Giorgio Andreotta Calò (Venezia 1979) è una mostra da intendersi nel senso più profondo del termine: un viaggio volto all’esplorazione dei concetti di spazio e tempo il cui intento è oltrepassarne i confini Questa volontà si evidenzia sin dall’origine delle opere in cui il processo di realizzazione e le modalità operative diventano aspetti centrali della poetica dell’artista che vanno a completare l’indagine di tematiche quali lo scorrere del tempo e l’idea di stratificazione materiale e simbolica attraverso l’uso ricorrente di elementi naturali quali l’acqua L’esposizione è un percorso fluido e libero al quale si è introdotti da Senza titolo (Jona) (2019) una proiezione da vedere come catarsi: dei sommozzatori scendono nelle profondità marine fino a raggiungere il relitto del piroscafo – naufragato nel 1919 – Città di Milano che effettuava la posa e il monitoraggio dei cavi sottomarini che collegavano le isole minori così il visitatore è condotto nelle profondità dell’ambiente in cui le opere costruiscono arcipelaghi di simboli e significati nel tentativo di cristallizzazione del tempo attraverso la creazione di oggetti durevoli da parte dell’artista se la serie di Clessidre realizzate a partire dalla sovrapposizione simmetrica delle briccole corrose – creando una scultura in bronzo con il procedimento della fusione a cera persa – generano una riflessione sull’idea del doppio instillando nell’osservatore dubbi sull’ambiguità dei confini e il ribaltamento tra ciò che si trova in profondità e ciò che è emerso i Carotaggi adagiati sul pavimento la cui direzione rispecchia le diverse altezze di estrazione dal sottosuolo diventano un “viaggio al centro della terra” dimostrativo di come tutto si trasforma e tutto ritorna Conclude il percorso espositivo una grande stampa fotografica Città di Milano (2019) una sorta di quinta scenica che presenta una veduta inedita della città portando avanti la ricerca di Andreotta Calò sulla luce e sul modo in cui essa genera immagini e possibili scenari altri L’indagine che Andreotta Calò ha compiuto su questa scena tratta dal ciclo delle Storie di Maria a cui è dedicata la Cappella della chiesa olandese trova un rinnovato significato nella scelta dell’artista di esporla in questa occasione negli ambienti del LabOratorio degli Angeli che ha sede proprio in una ex chiesa dedicata al culto mariano Mettendo da parte l’obiettivo e il mezzo fotografico l’artista modula la luce naturale che diviene così strumento per riprodurre in maniera diretta e senza alcuna mediazione l’immagine dell’incontro tra la Vergine e l’Angelo annunciante All’interno dell’ex Chiesa di Santa Maria degli Angeli saranno esposti anche i dettagli preparatori montati per l’occasione dal laboratorio di restauro che ha ideato con l’artista il sistema espositivo nel rispetto di precisi criteri conservativi LabOratorio degli Angeli continua una tradizione espositiva ormai consolidata aprendo le sue porte al pubblico in occasione di ART CITY per omaggiare i protagonisti di ieri e di oggi dell’arte italiana con un evento esclusivo in cui l’approfondimento storico-critico si unisce allo studio delle problematiche conservative del contemporaneo e dei grandi formati questa nuova edizione è dedicata a Giorgio Andreotta Calò figura di spicco nel panorama artistico italiano e internazionale che ha rappresentato l’Italia alla 57esima Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 2017 La tela, lasciata per lungo tempo in stato di abbandono, è stata recuperata al Castello di San Pelagio da Calò assieme alla restauratrice Bruna Mariani, e ripristinata dall’atelier bolognese per essere collocata a Palazzo Sassoli. L’opera del maestro veneziano si potrà visitare su appuntamento unicamente nella giornata di sabato 8 maggio (prenotazioni: tel. 051583200 | info@laboratoriodegliangeli.it) dedicato alla memoria di Nicola Pulese e Bruna Mariani Ha studiato scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia e alla Kunsthochschule di Berlino Tra il 2001 e il 2007 è stato assistente di Ilya ed Emilia Kabakov Nel 2008 si è trasferito in Olanda dove è stato artista in residenza alla Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam (2009-2011) Nel 2011 il lavoro di Calò è stato presentato alla 54ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia diretta da Bice Curiger Nel 2012 ha vinto il Premio Italia per l’arte contemporanea promosso dal Museo MAXXI di Roma con l’opera Prima che sia notte Tra il 2012 e il 2013 è stato artista in residenza presso il Centre National d’Art Contemporain di Villa Arson (Nizza Nel 2017 Calò è uno dei tre artisti invitati a rappresentare l’Italia nel Padiglione curato da Cecilia Alemani nell’ambito della 57ma Esposizione Internazionale d’Arte vince il bando Italian Council promosso dal MiBACT per la realizzazione di un’installazione monumentale presentata nel 2018 presso l’Oude Kerk di Amsterdam Nel 2019 gli viene dedicata una mostra personale presso Pirelli HangarBicocca Il pittore “di campo” come l’ha definito la sorella Marina Clara trascorrendo le giornate intere nei pressi di Rialto a contatto con la vita che amava raccontare nella sua pittura Le sue opere si conservano in vari luoghi simbolo della città di Venezia dall’Hotel Bauer alla storica alla Scoletta dei Calegheri sede della biblioteca di quartiere alla quale la famiglia aveva donato un’opera La tela di Nicola Pulese presso Palazzo Sassoli (Strada Maggiore 54, Bologna) si potrà visitare unicamente nella giornata di sabato 8 maggio dalle 10.00 alle 15.00 (per appuntamenti: tel. 051 583200 | info@laboratoriodegliangeli.it) La cultura della contemporaneità nelle sue molteplici declinazioni art a part of cult(ure) remove background noise Registrazione al Tribunale di Roma n° 74/2010 del 16/03/2010 Wikipedia sosteniamo Wikipedia l'enciclopedia libera e collaborativa Green Hosting questo sito web funziona con energia verde Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione.  rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati.  Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare.  Matomo (On Premise) è un software di statistica utilizzato da questo Sito Web per analizzare i dati in maniera diretta e senza l’ausilio di terze parti YouTube è un servizio di visualizzazione di contenuti video gestito da Google Ireland Limited e permette a questo Sito Web di integrare tali contenuti all’interno delle proprie pagine.Questo widget è impostato in modo che YouTube non salvi informazioni e cookie inerenti agli Utenti su questo Sito Web Luogo del trattamento: Irlanda - Privacy Policy Gravatar è un servizio di visualizzazione di immagini gestito da Automattic Inc di integrare tali contenuti all’interno delle proprie pagine Luogo del trattamento: Stati Uniti - Privacy Policy Soundcloud è un servizio di riproduzione di contenuti audio gestito da SoundCloud Limited che permette a questo sito di integrare tali contenuti all’interno delle proprie pagine Luogo del trattamento: Germania - Privacy Policy Google Fonts è un servizio per visualizzare gli stili dei caratteri di scrittura gestito da Google Ireland Limited e serve ad integrare tali contenuti all’interno delle proprie pagine Brevo è un servizio di gestione dei database di utenti fornito da SendinBlue SAS Luogo del trattamento: Francia - Privacy Policy di Daniela Trincia Fondamentalmente, la personale di Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979), si concentra su tre serie di lavori che meglio sintetizzano la riflessione dell’artista. Infatti, entrando  – all’Hangar Bicocca/Pirelli –  si notano subito Clessidre prima di inoltrarsi nella fitta selva delle opere si registrano due elementi: l’accostamento di lavori pensato dallo stesso Andreotta Calò pur tracciando il suo percorso artistico e concedendo libertà di movimento e di interpretazione al visitatore appaiono disarmoniche e trasmettono la sensazione di un’accumulazione scoordinata; in secondo luogo realizzati per precise occasioni (vedi Città di Milano) avulsi dal contesto per cui sono stati eseguiti che ripropone lo spazio per il quale erano stati concepiti Anche se la linea dell’Hangar è quella di lasciare il grande ambiente dello Shed libero da interventi strutturali di allestimento solitamente sono state individuate opere capaci di sostenere lo spazio si armonizzavano e si adagiavano perfettamente in esso (penso alla personale di Damian Ortega: ovviamente artisti diversi ma un’associazione mentale che palesa la differenza) Solo approfondendo l’idea che sottostà all’intera esposizione ma si districano pure alcuni nodi di lettura a chiudere il cerchio e far rientrare tutto nel ciclo allestitivo ed espositivo fu costruito per volontà di Giovan Battista Pirelli all’indomani degli accordi che strinse con la Direzione Generale dei Telegrafi e il Ministero per la Marina Decidendo di portare in Italia l’industria dei cavi elettrici sottomarini capofila mondiale nell’ambito delle reti telegrafiche sottomarine fece costruire il piroscafo negli arsenali di Sunderland nell’intento di verificare la boa di ormeggio davanti a Filicudi il piroscafo si incagliò nella secca di Capo Graziano e calò a picco poco dopo la ricorrenza del centenario del naufragio ha offerto lo spunto dell’intero impianto nonché del titolo dell’esposizione è stato considerato come il contenitore delle opere “pensate come un arcipelago di simboli e significati e ciascuna legata a un particolare contesto geografico” Nella direttrice dedicata al capoluogo meneghino costruita tra il video Senza Titolo (Jona) posto sulla parete costruita davanti l’ingresso dello spazio il lavoro su carta fotosensibile realizzato attraverso il foro stenopeico sistemato nella parete di fondo come quinta scenografica Posizionati in modo da ricostruire le diverse profondità di estrazione dal sottosuolo e con un andamento leggermente obliquo essi formano una sorta di tappeto che ridisegna il pavimento e spezza la visione ortogonale dello Shed chiama in causa l’ingegnere Emanuele Jona a bordo del piroscafo durante diverse missioni il prologo dell’intera mostra: attraverso l’acqua si intravedono dei sommozzatori che perlustrano il relitto del piroscafo adagiato a 90m di profondità gettando così un ponte temporale fra il passato e il presente Utilizzando i diversi elementi naturali (luce ad essi affianca anche un’ulteriore pratica artistica tramite la quale (come i suoi più immeditati predecessori Hamish Fulton o Richard Long) suggella un rapporto diretto con l’ambiente naturale circostante trasformando alcune idee in esperienze vissute con gesti umili e attraverso la sequenza temporale l’elemento presente in ogni suo intervento e opera direttamente collegate con la sua città natale evocata nella maggioranza dei suoi lavori) quello del trascorrere del tempo: la stratificazione dei materiali del sottosuolo individuati con i carotaggi (campionati nella laguna di Venezia e nel Sulcis Iglesiente); la sovrapposizione di due briccole ovvero i pali di legno conficcati nel fondale lagunare per delimitare le vie e ormeggiare le imbarcazioni che il moto perpetuo delle maree corrode (nelle Clessidre proposte anche nella riproduzione bronzea) e fa il suo ingresso il tema del doppio e della specularità; le briccole perfettamente levigate nella parte superiore pure queste riprodotte ugualmente in bronzo) tutte sottintendono il trascorrere del tempo Anche nelle Pinnae Nobilis (un mollusco di grandi dimensioni presente nel Mediterraneo da cui si ricavava il bisso marino filamento utilizzato per tessuti e ricami preziosi) e mimetizzate nell’architettura dello Shed oltre a voler sottolineare il ripopolamento di questa specie nella Laguna ritorna il concetto di rispecchiamento (a tal proposito come non ricordare la suggestiva installazione dell’artista nel Padiglione Italia nella 57.Biennale di Venezia) È nell’opera dallo spagnoleggiante titolo Volver che può essere identificata una sorta di summa della prassi artistica di Andreotta Calò: la piccola imbarcazione adoperata dall’artista per attraversare la Laguna è stata dapprima utilizzata in una performance ha compiuto un “volo”: con la piccola barca ha eseguito un “viaggio” circolare sul tetto della galleria Zero di Milano mentre il pubblico ha potuto rivedere il volo per mezzo delle immagini riprese e proiettate all’interno della galleria e salire sul tetto per osservare dal vivo l’imbarcazione che era stata sezionata a metà e rimandava al visitatore l’immagine completa o sdoppiata della barca l’artista l’ha riportata alla sua forma originaria e le ha conferito le sembianze di una grande conchiglia; la proiezione delle diapositive con le immagini dell’azione del 2008 un “sopra” superiore al “sotto” del mare (le sculture a terra) Dopo gli studi in storia dell’arte medievale si lascia conquistare dall’arte contemporanea Cura mostre e collabora con alcune gallerie d’arte Ama raccontare le periferie romane in bianco e nero Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato insieme alle conseguenze sociali ed ecologiche dei processi estrattivi sono al centro del lavoro condotto nell’isola da Giorgio Andreotta Calò Insieme alla mostra “The Last Lamentation” momento apicale del progetto dell’artista Valentina Medda e a “Le affinità immaginate” sono al centro del lavoro condotto nell’isola da Giorgio Andreotta Calò: un’indagine svolta tra il 2013 e il 2018 che ha portato alla creazione di un corpus fondamentale nel percorso dell’artista una parte di queste opere trova collocazione ideale al museo MAN grazie al Piano per l’Arte Contemporanea del Ministero della Cultura completando e integrando la precedente acquisizione di Produttivo l’artista dona al MAN una parte dell’installazione ambientale Produttivo società che fino al 2018 è stata impegnata nello sfruttamento del bacino carbonifero del Sulcis Con un procedimento simile alle indagini geognostiche Giorgio Andreotta Calò analizza la stratificazione e l’identità del luogo sviscerandone gli aspetti socio-culturali Una analoga radice semantica è condivisa dalle opere del progetto in girum imus nocte che testimoniano un comune processo di ricerca e di interazione con il territorio sardo e la sua storia tratto dal palindromo latino “in girum imus nocte et consumimur igni” (“andiamo in giro di notte e siamo consumati dal fuoco”) allude alla carica simbolica dell’installazione filmica omonima che crea un insieme coerente in cui i singoli elementi esaltano i reciproci significati Il fulcro della installazione è costituito dal film che documenta la marcia compiuta dall’artista insieme a un gruppo di minatori e pescatori del Sulcis nella notte del 4 dicembre 2014 (giorno di Santa Barbara Il cammino diventa rito in una prospettiva escatologica che riconosce il ruolo sociale dei lavoratori La marcia rituale dalla miniera fino all’isola di Sant’Antioco è enfatizzata dal bastone che accompagna il tragitto diventato poi parte integrante dell’opera presentata in mostra funzionale al senso complessivo del racconto evocando la componente alchemica di trasformazione della materia che accomuna tutte le opere esposte La metamorfosi del cranio di una creatura a metà tra cane (Dog) e divinità (God) è al centro di Dogod sono stati assemblati per poi realizzare la fusione a cera persa in bronzo bianco qui esposta Al Sulcis rimanda anche la scultura Pinna Nobilis prodotta dal calco di un esemplare dell’omonima specie di bivalve endemica del Mediterraneo anch’esso recuperato a Punta Trettu durante la lavorazione del film tra i più emblematici e rappresentativi della ricerca di Giorgio Andreotta Calò accompagnano il visitatore in profondità: negli abissi della terra ma anche nell’essenza del metodo dell’artista paesaggio e storia vengono assimilati dalle opere Giorgio Andreotta Calò vive e lavora a Venezia Ha studiato scultura all’Accademia di Venezia e alla Kunsthochschule di Berlino. Tra il 2008 e il 2010 è stato artista in residenza alla Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam. Nel 2011 il lavoro di Calò è stato presentato alla 54.ma Biennale di Venezia diretta da Bice Curiger Nel 2012 ha vinto il Premio Italia per l’arte contemporanea promosso dal Museo MAXXI Nel 2017 è uno dei tre artisti invitati a rappresentare l’Italia nel Padiglione curato da Cecilia Alemani alla 57 Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia vince il bando Italian Council promosso dal Ministero della Cultura per la realizzazione di un’installazione monumentale presso l’Oude Kerk di Amsterdam Nel 2019 gli viene dedicata una mostra personale presso Pirelli Hangar Bicocca Le sue opere sono parte di numerose collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero Il progetto è sostenuto dal PAC 2022-2023 - Piano per l’Arte Contemporanea Inaugura il 28 marzo la mostra The Last Lamentation al Museo MAN di Nuoro momento apicale del progetto artistico di Valentina Medda realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (XI edizione programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura frutto di una coproduzione che dalla Sardegna si dirama fino al Belgio a New York e alla Slovenia e che vede capofila ZEIT The Last Lamentation è un rituale funebre per il Mediterraneo osservato dall’artista come luogo di attesa incarnazione di un’assenza - deposito di corpi e corpo in sé   Valentina Medda lo attraversa nell’evocazione di un rito diffuso in tutta l’area che si affaccia sulle sue coste: il pianto rituale indagato alla fine degli anni ‘50 dall’antropologo Ernesto De Martino ma vivo nelle coste meridionali e orientali dal Libano al Marocco La mostra si snoda intorno all’omonima opera video The Last Lamentation destinata alle collezioni del MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna: un lavoro girato in Sardegna e realizzato attraverso un percorso di ricerca nel territorio che racconta la tragedia del mare attraverso un’ipnotica partitura coreografica Il lavoro rielabora i codici rituali in forme contemporanee e astratte grazie alla collaborazione con Gaspare Sammartano paesaggio si stratifica per sistemi di assenza e presenza attraverso la partecipazione di un coro di 12 donne vestite di nero elemento che per contrasto rende più tangibile la presenza silente dei morti e fa esplodere le loro voci La mostra raccoglie inoltre un corpus di opere molte delle quali esposte per la prima volta che l’artista ha realizzato già nelle prime fasi di studio e che convergono intorno all’opera video ripercorrendone i momenti di elaborazione: collage Dal 2018 Valentina Medda ha in atto una ricerca sul Mediterraneo che inizialmente l’ha portata a lavorare a Beirut in residenza presso il Beirut Art Residency Di questa esperienza troviamo tracce nei collage presenti in mostra che compongono una tessitura che si annoda intorno a un territorio originario la Sardegna - terra di provenienza dell’artista - per riconnettersi poi con il Mediterraneo l’evocazione dei fazzoletti che accompagnano il rituale del pianto ispirati dal documentario di Cecilia Mangini sulla tradizione pugliese si cristallizzano nel processo di solidificazione attraverso la cottura della ceramica che brucia l’anima del tessuto interno lasciando nella scultura un vuoto A completare la restituzione della ricerca di Medda un quaderno d’artista raccoglie visivamente le scene in uno storyboard poetico Immagini del mare e alcune polaroid lavorate come se questa acqua divenisse pelle Il progetto è presentato da ZEIT (capofila) in partnership con MAN Museo d’Arte Provincia di Nuoro BE) e Flux Factory (New York) in collaborazione con la Fondazione Sardegna Film Commission e sostenuto da ARS - Arte Condivisa in Sardegna per la Fondazione di Sardegna (sponsor di progetto) L’artista è supportata dalla rete europea di larga scala Stronger Peripheries – A Southern Coalition grazie al sostegno di Teatro di Sardegna “Il lavoro è concepito come un rituale funebre per il mare” – dichiara l’artista Valentina Medda – “una performance partecipativa ispirata alla tradizione delle lamentazioni funebri in cui un gruppo di donne vestite di nero dà vita a un grido condiviso un rito che guarda al coro come all’unico linguaggio possibile per raccontare una tragedia contemporanea Nel piangere per il Mediterraneo e i suoi morti – continua l’artista – il tentativo è quello di ridare voce e corpo attraverso un’azione poetica e politica La domanda su dove finisca il corpo e dove inizi lo spazio ha plasmato attraverso linguaggi diversi e in modi diversi mettendo in discussione la distinzione tra la fisicità dell'individuo e la materialità esterna nel tentativo di creare una geografia incarnata e immaginare nuovi corpi ibridi trovando il filo che lega tutte le materie vibranti Valentina Medda è un’artista interdisciplinare sarda che vive a Bologna Ha studiato fotografia all’ICP - International Center of Photography di New York La sua pratica artistica si snoda tra immagine indagando la relazione tra pubblico e privato Il suo lavoro è stato esposto e gira in contesti artistici e performativi nazionali e internazionali da Bologna È stata artista in residenza presso Couvent de Recollets Nel 2019 è stata invitata al Grand Tour d’Italie progetto di networking internazionale della Direzione Generale Contemporanea del Ministero della Cultura il Fondo Cimetta per la mobilità artistica IAP Mentorship della NYFA - New York Foundation for Arts e Tina Art PRIZE Il suo progetto Cities by Night Across Borders è stato selezionato tra i 19 vincitori del programma europeo “Perform Europe” Il museo MAN di Nuoro è lieto di annunciare “Le affinità immaginate” una grande mostra dedicata alla collezione storica che esce dai depositi per un progetto di rilettura e riallestimento Il percorso è volto alla partecipazione della comunità locale per attivare una riflessione su temi identitari ma con lo sguardo sensibile a prospettive universali Dalla microstoria alla macrostoria dell’uomo: la Sardegna rappresentano un caso esemplare di fatti maggiori un concentrato di eventi che rispecchiano quelli italiani in una dimensione circoscritta ma fondamentale come tassello di un orizzonte ampio Dal verismo di Antonio Ballero al divisionismo del primo Sironi dal ritorno all'ordine di Ciusa Romagna al realismo borghese di Francesca Devoto dall'astrattismo di Mauro Manca alle vite straordinarie di Fancello dalla prorompente e toccante creatività di Maria Lai fino alle ricerche delle ultime generazioni spiccano allestimenti site-specific realizzati per gli spazi del museo nell'ambito di premi vinti grazie ai bandi del Ministero e dove i nomi dei sardi emergenti si alternano ad altri chiamati ad abitare e a raccontare l’isola Una scelta di 100 capolavori su mille opere della collezione permanente punteggiano un percorso ripensato alla luce di nuove indagini e all'indomani della pubblicazione del catalogo edito da Officina Libraria col titolo “100 Capolavori dalla collezione del MAN” Una ricognizione a 360 gradi fra acquisizioni permette di leggere in modo differente le connessioni fra soggetti e autori L'allestimento ispirato a una sorta di macchina del tempo – diversamente dal classico andamento cronologico – crea cortocircuiti flashback e salti nel contemporaneo – al fine di stimolare nel visitatore possibili affinità Importanti sono i tributi a Costantino Nivola (scelto da Adriano Pedrosa curatore della prossima Biennale di Venezia per la sua mostra dedicata agli esuli nel mondo) oltre a Jorge Eielson (in linea con le celebrazioni internazionali per il centenario dalla nascita) e a Guido Strazza maestro dell’astrazione italiana dal dopoguerra in avanti legato alla Sardegna per i natali materni e per una forte amicizia intellettuale con Maria Lai Strazza ha concesso in donazione al MAN tre opere monumentali esposte ora per la prima volta La collezione del MAN festeggia in questa occasione i suoi 25 anni di vita; nata insieme al museo è diventata rapidamente una delle più significative testimonianze dell'arte in Sardegna dall'alba del secolo fino ai giorni nostri Tutte le opere del fondo hanno un valore storico e sociale nel caso di esemplari che hanno avuto un rilievo particolare sullo sfondo dell'isola si alternano a ricerche estetiche informate ai movimenti e alle sperimentazioni in corso da Roma a Venezia a Milano e che hanno segnato l'evoluzione dell'arte in Italia tanto quanto l'esperienza degli artisti sardi approdati nei centri più vitali della penisola dove hanno studiato e intrecciato le proprie origini con i modi delle correnti d'avanguardia il MAN inaugura tre importanti progetti d’arte contemporanea frutto dei bandi promossi dal Ministero della Cultura Tre mostre in tre spazi del museo che andranno ad armonizzare idealmente con le opere storiche della raccolta dall’iconografia del pianto rituale a quella del lavoro operaio nelle miniere il progetto è sostenuto dal PAC 2022-2023 - Piano per l’Arte Contemporanea Il progetto è realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito dell’11ª edizione dell’Italian Council (2022); promosso e prodotto da Lo schermo dell’arte L’opera entrerà a far parte della collezione del MAN di Nuoro Progetto vincitore del bando Italian Council 2022 Curato e realizzato in collaborazione con Maria Paola Zedda La mostra al MAN di Nuoro presenta 100 lavori della collezione permanente del museo offrendo un viaggio affascinante nella ricca… La Pallamano Trieste è lieta di poter annunciare di aver trovato un accordo biennale con l'atleta Leo Andreotta 191 cm x 85 kg) reduce da due annate nel Campus Italia è cresciuto pallamanisticamente a Venezia Tutti i diritti riservati.Testata giornalistica online iscritta presso il Tribunale di Trieste – Numero registrazione 12/2021 del 3 settembre 2021 - 3100/21 V.G Direttore Massimo Fichera. Realizzato da Mittelcom Cookie policy | Privacy policy | Sitemap Prosegue quindi il mercato alabardato, apertosi con la notizia dell’addio del forte attaccante Luciano Scaramelli. Un mercato che, dopo le difficoltà della scorsa stagione dovrà fornire una rosa quanto più completa possibile a coach Radojkovic proprio la scarsa profondità del roster a disposizione e di conseguenza forti limiti nelle rotazioni gli alabardati dovranno provare a costruire una rosa più ampia per dare con ancora maggiore convinzione l’assalto alla massima serie che sembra essere improntato sulla prospettiva futura data la giovane età dei profili arrivati alla corte alabardata Il nuovo arrivo della Pallamano Trieste, Andreotta, come detto ha vestito per due anni la casacca del Campus Italia, assaporando quindi anche la Serie A Gold e con la squadra federale ha chiuso al dodicesimo posto in campionato retrocedendo nella prossima Serie A Silver (la formazione federale promossa in massima serie d’ufficio per la rinuncia della Pallamano Trieste al massimo campionato avrebbe in ogni caso fatto fatto ritorno nella seconda serie nella prossima stagione) Leo Andreotta ha indossato anche la maglia delle selezioni giovanili azzurre e della nazionale di beach handball trieste.news testata giornalistica online iscritta presso il Tribunale di Trieste 2889/20 V.G +39-040-2608475 oppure [email protected] per la tua pubblicità [email protected]PEC: [email protected]+39-040-2608475 con Segreteria Remota Direttore responsabile: Laura FonovichSegreteria di redazione: Giulia Boscarol e p.iva: 01302060320 - 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Oppure iscriviti senza commentare HangarBicocca, lo spazio per l’arte contemporanea di Pirelli, presenta dal 6 novembre 2013 al 9 febbraio… E’ online il nuovo progetto digitale “Bubbles” che vede il sito web di Pirelli Hangar Bicocca… Dal 23 maggio Pirelli HangarBicocca riapre al pubblico assicurando massima sicurezza. Prorogata fino… Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi e Adelita Husni-Bey. Chi sono i tre artisti scelti per rappresentare… Otto mostre monografiche di protagonisti della scena internazionale -Anicka Yi, Steve McQueen, Bruce… All’Hangar Bicocca va in scena un viaggio alle origini dell’arte del futuro. Per la prima volta… MILANO – Uno tra gli artisti della scena artistica contemporanea più interessanti è protagonista nello spazio Shed di Pirelli HangarBicocca con la mostra CITTÀDIMILANO Il lavoro di Calò affonda le radici in alcune pratiche concettuali e processuali tipiche degli artisti degli anni Sessanta e Settanta per poi aprirsi a nuove evoluzioni ed è il risultato di un lungo processo di ricerca sui materiali – da quelli classici L’interesse per i materiali organici avvicina inoltre le sue opere agli attuali dibattiti internazionali sull’utilizzo e dispersione delle materie prime e ai temi sui cambiamenti socio-ecologici La mostra milanese si concentra in particolare sulla sua pratica scultorea All’interno dello Shed si possono osservare alcune delle opere più rilevanti in una disposizione studiata appositamente dallo stesso artista che scardina la simmetrica architettura dello spazio e che trasforma l’ambiente in modo da “mettere il pubblico di fronte alla possibilità di intravedere qualcosa che si situa ‘oltre’” – come spiega l’artista.  Per l’occasione Giorgio Andreotta Calò ha inoltre compiuto ricerche sulla storia della società Pirelli che portano alla luce narrazioni inedite del passato ma che si relazionano a temi e luoghi già presenti nel lavoro dell’artista Foto: Giorgio Andreotta Calò CITTÀDIMILANO Courtesy dell’artista e Pirelli HangarBicocca {igallery id=6506|cid=1361|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0} CITTÀDIMILANODal 13 Febbraio 2019 al 21 Luglio 2019Milano, Pirelli HangarBicoccavia Chiese 2ORARI: da giovedì a domenica ore 10-22Ingresso gratuitoInfo: +39 02 6611 1573info@hangarbicocca.org; www.hangarbicocca.org Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato indirizzo email e sito web nel browser per la prossima volta che commenterò Chi siamo Archivio 1979; vive e lavora tra Italia e Olanda) è uno degli artisti italiani più interessanti degli ultimi anni e ha rappresentato l’Italia alla 57ma Biennale di Venezia (2017) anche attraverso l’uso di elementi naturali densi di significati simbolici – come l’acqua Il suo lavoro affonda le radici in alcune pratiche concettuali e processuali tipiche degli artisti degli anni Sessanta e Settanta per poi aprirsi a nuove evoluzioni ed è il risultato di un lungo processo di ricerca sui materiali – da quelli classici ad altri più inusuali come ad esempio il caranto lo strato argilloso sottomarino su cui sorge la città di Venezia – Il suo interesse per i materiali organici avvicina le sue opere agli attuali dibattiti internazionali sull’utilizzo e dispersione delle materie prime e ai temi sui cambiamenti socio-ecologici Parte integrante della sua metodologia artistica è la costante rielaborazione e riconfigurazione delle sue opere in base al contesto geografico e culturale in cui vengono esposte: per CITTÀDIMILANO l’artista si concentra sulla sua pratica scultorea presentando in stretto dialogo lavori realizzati dal 2008 a oggi e qui concepiti come parte di un unico paesaggio che trasforma la percezione dell’ambiente ed evidenzia i legami che intercorrono tra le opere stesse come quella del relitto del piroscafo Città di Milano – da cui l’intera esposizione prende il titolo Una galleria fotografica per ripercorrere sommariamente per immagini l'immaginario creativo dei tre selezionati da Cecilia Alemani cercando di contestualizzarli nel quadro del panorama italiano e di distillare una linea che potrebbe uscire dalla loro presenza nella stessa mostra I nomi sono quelli di Giorgio Andreotta Calò Roberto Cuoghi e Adelita Husni-Bey: i primi – riflettevamo – tutto sommato prevedibili o previsti Artisti comunque conosciuti al pubblico degli appassionati del contemporaneo degli specialisti e dei professionisti: ma quanti hanno ben presente il loro lavoro e quindi sono in grado di figurarsi come si potrebbero affacciare sulla prestigiosa scena dei Giardini Noi intanto vi mettiamo a disposizione una galleria fotografica che ne ripercorre sommariamente per immagini… Al centro delle cronache internazionali ben prima della sua inaugurazione il Padiglione curato da Cecilia Alemani è stato presentato oggi agli addetti ai lavori Svelando le tre riuscitissime installazioni di Roberto Cuoghi Adelita Husni-Bey e Giorgio Andreotta Calò L’assenza di luce e atmosfere al confine tra intimità e inquietudine caratterizzano i tre interventi installativi che compongono Il mondo magico ospite del Padiglione Italia. Sotto la curatela di Cecilia Alemani Adelita Husni-Bey e Giorgio Andreotta Calò hanno dato forma a una triade di interventi ben distinti eppure complementari giocati sul filo della percezione e di una imprescindibile complicità visiva con lo spettatore Tocca a Roberto Cuoghi accogliere il pubblico da cui emerge un percorso luminoso e plastico attraverso lo spazio che collega idealmente le “stazioni” di una vera e propria fabbrica di soggetti devozionali ispirati al testo medievale di dottrina cristiana Imitatio Christi da cui trae spunto il titolo dell’opera Materia organica e riferimenti spirituali conducono lo sguardo verso l’installazione di Adelita Husni-Bey The Reading / La Seduta affianca il linguaggio del video a quello dell’intervento scultoreo restituendo un’indagine su questioni delicate come la razza e il genere e traendo spunto dall’universo dei tarocchi per discutere le tante sfumature che accompagnano la nozione di terra Il risultato è un ambiente raccolto ma non del tutto sicuro dove la materia è latrice di una velata incertezza e la pratica didattica è il cuore pulsante del progetto L’aspetto ambientale gioca un ruolo di primo piano anche in Senza titolo (La fine del mondo) l’intervento realizzato da Giorgio Andreotta Calò al termine di un iter espositivo che assorbe i sensi di chi lo percorre Una rigorosa infilata di tubi da ponteggio – animati dalla riproduzione di grandi conchiglie – è sormontata da una piattaforma di legno base di appoggio di un mondo capovolto e sommerso lo sguardo diviene preda di un effetto ipnotico: le travi del soffitto si riflettono in uno specchio d’acqua profondo una trentina di centimetri del quale l’occhio fatica a cogliere la superficie Un omaggio straniante a La fine del mondo dell’antropologo Ernesto de Martino in un gioco specchiante tra l’universo degli inferi e quello terrestre www.labiennale.org Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive Dal 2015 a giugno 2023 ha lavorato nella…