Luca Bauccio e Francesca GuazziBambini che ridono
abbia prodotto alcun odio nei confronti della famiglia d’origine
Tanto emerge dalle sedute intercettate dalla procura di Reggio Emilia e pure considerate la prova di una «immutazione» dello stato psicologico dei bambini in affido
A sottolinearlo, leggendone degli stralci, è l’avvocato Luca Bauccio, difensore di Bolognini (per la quale l’accusa ha chiesto una condanna a otto anni e 3 mesi) insieme a Francesca Guazzi
che oggi ha concluso la propria discussione davanti al Tribunale di Reggio Emilia
sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza
ha costruito un impianto accusatorio “ideologico”
sganciato dai fatti e dalla realtà terapeutica
Da quelle sedute emerge addirittura la felicità dei bambini
si concilia con i concetti espressi dai capi di imputazione
avrebbero avuto addirittura eventi «devastanti»
un sacrificio a danno di professionisti «per liberare la società
estinguere il male attraverso la morte di un soggetto che incarna quel male»
con Bolognini travestita da lupo per spaventare – con connotazioni anche sessuali
«Una psicoterapeuta che si traveste da lupo diventa lei la spiegazione del male
E la perversione è «non capire» che la drammatizzazione delle proprie paure
la messa in scena di una storia che le racconta
«è un gesto per liberare il bambino dalle paure stesse
per scaricare la sua rabbia - ha spiegato Bauccio -
Quello è il vero rito psicanalitico che si è celebrato in quella stanza»
«Voi vi rendete conto questa roba in mano a certa stampa
Questo processo è dunque «un gioco che è scappato dalle regole»
e i capi di imputazione «bandiere ideologiche» di un’accusa che vive di astrazioni
che si rifiuta di comprendere perfino le parole» pronunciate durante le sedute
Come quelle con le quali Bolognini gioiva per il desiderio dei bambini di rivedere i genitori o li incoraggiava a farlo
«Una frase manda in frantumi un’intera inchiesta»
non sarebbero quelle operate dagli psicoterapeuti: «Qui dentro stiamo provando ad immutare il sapere
Come il tentativo di considerare plausibile il fatto di definire amore il rapporto tra una 13enne e un 27enne
motivo per cui non si è potuto celebrare nessun processo per la presunta violenza sessuale a danno della minore
«Dire a Bolognini di aver ignorato dolosamente che la 13enne aveva avuto rapporti consensuali con un adulto è un abominio»
«Il nuovo concetto di amore - ha aggiunto - è questo: la ragazzina di 13 anni fa innamorare il cugino spacciatore
di 27 anni che inganna la famiglia e la insudicia per tutta la vita e la colpa è di Bolognini che non ha scritto che si trattava d’amore
Per Bauccio non si può considerare reato ciò che è invece previsto
La seduta terapeutica è lo spazio dove il dolore trova parole
Colpire questo spazio significa dunque colpire la possibilità stessa della cura
La pm Valentina Salvi non avrebbe mai specificato cosa si intenda con il termine “alterazione”
non avrebbe configurato il quadro preesistente e se lo stato psicologico ed emotivo sia o meno sufficiente ad integrare un’alterazione
E – se lo è – come sia possibile attribuire a Bolognini in maniera esclusiva questa alterazione.«Da che cosa è documentata?»
secondo cui tutta la posizione accusatoria sarebbe affetta dalla confusione “tra volontà e rischio”
ponendosi «al di fuori di paradigmi dogmatici a cui la giurisprudenza è arrivata da tempo»
l’oggetto del presunto falso ricordo instillato da Bolognini
«Se il capo d’imputazione descrive in modo unilaterale i miei agiti e non mi dà il riscontro di cosa ha provocato allora è allo sbando»
Ma l’alterazione non può nemmeno essere rintracciata nella presunta malattia provocata dalla terapia
anche perché «nel momento in cui il pm ha formulato i capi d’imputazione non c’erano ancora le consulenze che attestavano
il capo d’imputazione «non dice di quale malattia si tratta»
«non esistono studi che permettono di affermare che un uomo su questa terra […] sia in grado di procurare una malattia mentale ad un minore»
E infatti non viene spiegato come ciò sarebbe possibile
Bauccio ha analizzato ancora a lungo i casi dei minori coinvolti
«Bolognini non ha mai detto nulla del genere» alla ragazza
quando le viene chiesto dalla consulente dell’accusa Elena Francia
la psicoterapeuta dice: “Non ne ho mai trovati”
Anche perché i procedimenti penali a carico dei genitori sono finiti tutti con archiviazioni
Ciò «non perché è stato svelato il falso ricordo»
ma perché i minori sono stati ritenuti credibili dai giudici
davanti ai quali non hanno parlato di abusi
«È la prova che il capo d’imputazione è monco
È esattamente il contrario del piano criminale contestato all’imputata
Il pm ha infartuato il proprio capo di imputazione: non ci può essere dolo diretto se nella premessa viene detto che queste persone stavano agendo perché convinte ci fossero stati abusi
«Se c’è un’immagine che io detesto - ha concluso Bauccio - è quella della giustizia bendata
La giustizia deve avere uno sguardo penetrante
quegli occhi onnivori che non si stancano di vedere le cose
Ed io spero che voi giudici abbiate abbastanza elementi per vedere la dottoressa Bolognini
una professionista che aspira al bene e alla cura
Questa persona non ha mai desiderato la morte mentale di un bambino
non l’ha mai considerata un prezzo adeguato per la sua ambizione
Un processo non è beatificare false vittime
e la cosa peggiore è issarle per inchiodare qualcuno ad una ingiusta colpevolezza»
Al termine della discussione di Bauccio è intervenuta anche l’avvocata Guazzi
che ha sottolineato come l’unico documento rilevante su cui si basa l’accusa sia una comunicazione datata 15 marzo 2019
in cui uno dei consulenti tecnici che si è occupato del caso di K
chiese alla dottoressa Bolognini una «sintetica relazione sul percorso psicoterapeutico svolto con la minore»
e che non conteneva né omissioni rilevanti né falsificazioni
Guazzi ha sottolineato come la relazione non fosse presente nel fascicolo delle indagini preliminari
e che «l’inesistenza di quel documento si evince anche dal fatto che l’unica persona autorizzata a redigerlo non l’ha mai fatto»
Rispetto alla presunta omissione di dettagli sulle modalità delle sedute
Guazzi ha chiarito che «il dottor Vittorangeli non ha mai chiesto di specificare questi aspetti»
e che quindi «non si può parlare di omissione se non c’era obbligo né richiesta esplicita»
«aveva già indicato le fasi del percorso in modo coerente con quanto richiesto»
ha difeso la correttezza del contenuto della relazione
spiegando che essa riflette «uno stato di benessere della minore
riscontrato anche da altri professionisti»
come testimoniato in udienza dal dottor Bresciani che riferì: «K
Guazzi ha anche smontato l’accusa di falsa attestazione rispetto alla situazione familiare post-separazione
facendo notare che «Bolognini non poteva riferire su fatti successivi al termine del suo incarico
Quanto alla contestazione sull’asserita omissione di episodi comportamentali della minore
ha precisato che «la terapeuta descrive chiaramente un quadro di sofferenza emotiva
senza mai millantare osservazioni dirette non avvenute»
Guazzi ha poi respinto l’idea che le relazioni fossero strumentali o manipolate da altri operatori: «Non vi è alcuna prova che la dottoressa Bolognini abbia modificato le relazioni altrui
«La dottoressa – ha concluso – ha sempre agito con professionalità e indipendenza
senza finalità diverse da quelle terapeutiche
Le accuse rivolte sono prive di fondamento giuridico e fattuale»
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E’ l’ultimo atto propedeutico che darà avvio – già a partire dal mese di maggio – all’attività delle fototrappole contro l’abbandono e l’errato conferimento dei rifiuti. Le apparecchiature, dispositivi di videosorveglianza discreti, saranno posizionati nelle aree sensibili del territorio comunale e garantiranno, naturalmente nel rispetto della normative sulla privacy, la protezione dei dati personali.
AccediFascisti
"Sei euro da un collega non li vogliamo": è la protesta espressa da un gruppo di assistenti sociali contro il proprio Ordine professionale di appartenenza. La "fronda" è nata all’interno del processo scaturito dall’inchiesta ‘Angeli e demoni’ e si è concretizzata in una raccolta di firme, supportata da una lettera, che sarà inviata all’Ordine nazionale e a quello regionale degli assistenti sociali.
Robin Srl Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
2 maggio 2025 – Poste Italiane comunica che l’ufficio postale di Bibbiano
da mercoledì 7 maggio sarà oggetto di interventi di ammodernamento per migliorare la qualità dei servizi e dell’accoglienza e resterà chiuso al pubblico fino al 27/05/2025
la clientela potrà rivolgersi all’ufficio postale limitrofo di Barco
aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 08:20 alle ore 13:45
Presso questo ufficio postale sarà possibile ritirare pacchi e corrispondenza inesitata in giacenza ed effettuare operazioni non eseguibili in circolarità
ovvero vincolate all’ufficio postale di radicamento del rapporto (conto
la clientela potrà fruire anche degli Uffici Postali limitrofi di Montecchio
sito in Via Venti Settembre 50 – Montecchio Emilia
aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 08: 20 alle ore 19:05
aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 08: 20 alle ore 13:35
così come altri 36 della provincia di Reggio Emilia
è inserito nell’ambito del progetto “Polis – Casa dei Servizi Digitali”
approvato con il Dl 59/2021 e finanziato con 800 milioni di euro di fondi nell’ambito del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNNR
In netta controtendenza con il progressivoabbandono dei territori
Poste Italiane mira a promuovere la coesione economica
sociale e territoriale dando un nuovo volto ai 7.000 Uffici Postali dei piccoli centri
attraverso l’erogazione di servizi essenziali per porre un freno aldivario infrastrutturaletra i grandi agglomerati urbani della pianura e i piccoli centri delle aree interne ed appenniniche
grazie al progetto Polis di Poste Italiane
l’ufficio postale di Bibbiano sarà più accogliente e trasformato in Sportello Unico digitale di prossimità per un semplice e veloce accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione
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Aprile 2025
Gli assistenti sociali della Lombardia hanno promosso una giornata per riflettere sugli impatti del "caso Bibbiano" e di tutta la distanza che c'è stata tra il processo mediatico e quello giudiziario
Alla tavola rotonda con la politica si presenta solo il Pd
di Sara De Carli
Alla tavola rotonda con la politica c’era solo un ospite: Marco Furfaro
Si è preso qualche applauso e pure diverse critiche per il silenzio del partito all’epoca
Da Fratelli d’Italia – «siamo stati i primi ad arrivare e saremo gli ultimi ad andarcene» tuonava Giorgia Meloni
– non è arrivato nessuno: non un rifiuto dell’invito
ma la sfortunata coincidenza dell’evento con il Giorno del Ricordo
Evidentemente tutti i 117 deputati e i 66 senatori di Fratelli d’Italia
erano impegnati nelle (giuste) celebrazioni di questa giornata
Furfaro ha detto che l’errore più grave del Pd su Bibbiano è stato non aver compreso per tempo che al di là della specifica vicenda
lì si è coltivato un «sovvertimento del fatto che il welfare è centrale nel nostro Paese
per portare a vedere i servizi sociali come un elemento della sinistra e non più come pilastro del Paese»
L’evento in questione è il convegno “La legittimità dell’intervento dei Servizi di protezione minori: dal processo mediatico al processo giudiziario” organizzato a Milano dal Consiglio Regionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Lombardia
Da Bibbiano sono passati più di cinque anni e il processo ha smontato sostanzialmente tutte le accuse
Quell’episodio tuttavia brucia ancora sulla pelle degli assistenti sociali
che nella narrazione mediatica dell’epoca vennero accusati in blocco di essere “ladri di bambini”
Sotto accusa finirono non solo singoli operatori o servizi
dei suoi operatori e persino delle famiglie affidatarie
Cinque anni dopo una sala gremita di assistenti sociali lombardi
ma con diversi professionisti provenienti anche dall’Emilia Romagna
si sono riuniti non solo e non tanto per rileggere i titoli e le affermazioni dell’epoca (più volte dalla sala si è alzato un sofferto “basta!” nel momento della proiezione di un video che rimetteva in fila alcuni interventi di politici
personaggi dello spettacolo) ma per capire quale lezione Bibbiano ha lasciato alla comunità dei professionisti del servizio sociale
per migliorare la comunicazione del proprio lavoro e del proprio ruolo
gip presso il Tribunale Ordinario di Busto Arsizio (“Tutelare il minore: dai fatti al Diritto”); Giuseppe Battarino
docente di scienze della comunicazione e scrittore (“Procedimenti giudiziari e distorsioni comunicative”) e Luca Bauccio
difensore di Claudio Foti nel processo di Bibbiano
autore di Il lupo di Bibbiano (“Come si difende in Tribunale qualcuno già condannato dal tribunale mediatico: il Caso Bibbiano”)
Manuela Zaltieri è la presidente del Croas Lombardia
che obiettivo avevate e che cosa ci portiamo a casa
L’obiettivo era quello di riflettere su tutti gli aspetti che sono emersi nel corso di questi anni
che hanno posto al centro il ruolo del servizio sociale
C’è stato un attacco a tutto il sistema su cui si impernia l’intervento dei servizi sociali
Abbiamo voluto riflettere sia sulla cornice giuridica che legittima gli interventi dei servizi sociali
ma anche ragionare sul fenomeno del processo mediatico che è c’è stato e che ha contaminato in maniera devastante tutto il sistema di intervento a sostegno dei minori e delle famiglie
che è stata fatta propria dall’opinione pubblica e che quindi ha avuto una ricaduta assolutamente deleteria sul sistema dei servizi
Contro quella narrazione oggi abbiamo provato a rimettere “i puntini sulle i”
per restituire sia alla comunità professionale sia all’opinione pubblica
qual è il nostro ruolo e perché siamo chiamati a rispondere del benessere dei minori
In sala era palpabile il fatto che ci sia ancora tantissima sofferenza negli operatori
Però in un certo senso è facile rivendicare un’altra narrazione a più di cinque anni da Bibbiano
quando il processo ha comunque restituito alcune evidenze
Lo stesso Consiglio dell’ordine nazionale ha detto quanto sia stato difficile e ci siano voluti cinque mesi per trovare le parole e fare una prima conferenza stampa… Nel momento caldo che cosa ha fatto sì che fosse tanto difficile prendere parola
Diciamo che “a botta calda” l’impatto è stato forte per tutti
molto disorientante proprio perché erano talmente grandi le accuse… Da una parte chi è del mestiere sa che quando ci sono interventi di tutela dei minori
fatti gravi che giustifichino interventi così incisivi sulla vita dei minori
Dall’altra parte però c’è stato bisogno di tempo per capire quali fossero i fatti contestati e poi si è visto che fondamento avessero o non avessero effettivamente tutte queste accuse e così piano piano siamo riusciti anche noi a riappropriarci del senso del nostro lavoro e ad interrogandoci su come restituirlo al di fuori della comunità dei professionisti
Non possiamo dimenticare che comunicare in situazioni così rischia anche di suonare come un’autodifesa
È più interessante trovare il senso del nostro lavoro nella restituzione che altre figure professionali ne fanno
per esempio oggi i magistrati che sono intervenuti
Qual è il segno che ha lasciato Bibbiano? Perché si dice sempre dell’allontanamento drastico delle famiglie dall’affido, ma i numeri del report del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali tra il 2019 e il 2021 vedono solo un -2,3% di minori in affido
sui bambini e sulla comunità professionale
Probabilmente le famiglie che erano già coinvolte all’interno dell’associazionismo familiare come famiglie affidatarie
che quindi avevano già elaborato la loro scelta di mettersi a disposizione per gli affidi familiari
non sono state scalfite più di tanto nelle loro convinzioni rispetto alla bontà della scelta fatta e al fatto che valesse la pena mettersi in gioco fino a quel punto: sono riuscite a rimanere all’interno della scelta che già da tempo avevano maturato
è stato in questa aggressività accresciuta verso la figura professionale dell’assistente sociale
però è anche vero che siamo un facile bersaglio
perché siamo gli unici che fanno sentire la propria voce per conto di chi non può farsi sentire: quindi diventiamo davvero un po’ l’anello debole della catena
Da qui l’importanza di imparare a comunicare in maniera più efficace il senso del nostro lavoro
con modalità che permettano davvero di arrivare al pubblico in maniera diversa da come magari siamo abituati a fare
Da pochi giorni è ripreso l’esame sul decreto Nordio-Roccella
con quel tema dell’albo delle famiglie affidatarie
Creare un albo sembra quasi voler offrire un sistema di garanzia per le famiglie che vengono lì iscritte
come una garanzia di “selezione” rispetto a famiglie formate e verificate
Ma già oggi le famiglie che si accingono ad affrontare l’affido attraversano un percorso di formazione
Quindi creare un elenco o un albo di famiglie affidatarie
non aggiunge niente rispetto a quello che già accade nei servizi
proprio perché ogni affido è accompagnato da una fase preparatoria
da una fase di valutazione delle competenze e delle capacità del futuro affidatario
della sua comprensione del significato e delle regole che sottostanno all’affido familiare
che però non aggiunge nulla a quello che è già il lavoro che i servizi fanno
perché l’abbinamento lo si fa sempre con cognizione di causa
cercando di capire e di fare il giusto abbinamento tra caratteristiche del bambino
della sua storia e caratteristiche dell’ambiente familiare in cui lo si inserisce
Foto di Caleb Woods su Unsplash
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By AlwaysBeta
non un ingranaggio occulto di un presunto sistema
È così che l’avvocato Franco Libori ha illustrato la posizione di Imelda Bonaretti
la psicologa imputata nel processo sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza
per la quale la pm Valentina Salvi ha chiesto una condanna a sei anni e sei mesi
ha depositato una memoria di circa 700 pagine
con la quale non solo ha contestato le accuse
ma ha ribadito con fermezza che l’unico scopo di Bonaretti «è sempre stato comprendere il disagio dei minori»
Bonaretti aveva dichiarato di non aver «mai manipolato un minore né falsificato prove: ogni mio atto è stato trasparente
motivato dal solo intento di comprendere e curare il disagio psicologico della bambina»
quello di aver falsificato il disegno di una bambina – che a scuola aveva riferito di sentire la mancanza del «sesso» con il compagno della madre – e di averla condizionata
con una domanda suggestiva sul presunto abuso subito
Libori ha dunque rivendicato la trasparenza di Bonaretti
che nella sua relazione aveva personalmente annotato di aver posto una domanda suggestiva
cosa che «se avesse voluto ingannare i giudici non avrebbe mai fatto»
La psicologa aveva affermato di non aver mai preparato A
«L’ho preparata ad affrontare un ambiente giuridico – aveva spiegato –
«se avessi voluto convincere contro ogni ragionevole dubbio il pm della veridicità dell'abuso
non avrei certo scritto una segnalazione in cui dichiaravo al pm che avevo fatto una domanda suggestiva e che quei disegni A
li aveva prodotti su mia richiesta (scrivendo anche l’invito che le feci in proposito) – aveva chiarito –
Già il fatto che è stato riportato chiaramente il modo in cui è stata raccolta la rivelazione dell’abuso
dovrebbe togliere ogni dubbio rispetto al fatto che ci fossero intenti mistificatori
l’unica cosa che se ne può dedurre è la trasparenza nel fornire al giudice ogni elemento utile a valutare il luogo a procedere o no
sgridandomi per il ricorso alla domanda “suggestiva”»
la presunta aggiunta delle mani al disegno – diffuso sulla stampa orientato in verticale e eliminando una parte fondamentale dello stesso
il letto su cui era stesa una bambina con addosso un adulto – con lo scopo di suggerire un abuso
Una suggestione bollata dalla difesa come illogica
«Non conosceva nemmeno il compagno della madre
perché avrebbe dovuto costruire un’accusa falsa contro di lui?»
che ha sottolineato come non è stato contestato nemmeno l’abuso d’ufficio
stessa ha ribadito in sede di audizione che la rivelazione è stata spontanea e non frutto di pressioni e di non essere mai stata indotta a riferire nulla
facendo diverse pause e cancellature e scusandosi esplicitamente per non essere capace a disegnare le mani
L’ipotesi che Bonaretti abbia aggiunto di sua mano le braccia o le mani è non solo infondata
ma smentita da analisi tecniche (Calvarese e Wellmann) che riconducono il disegno ad A
La stessa consulente grafologa indicata dalla pm ha parlato solo di “possibili sovrapposizioni”
smentendo qualsiasi certezza di falsificazione
Salvi aveva contestato la consulente della difesa
Ma Libori ha evidenziato che non esiste né un albo né un codice deontologico per i grafologi e che le linee guida delle associazioni sono solo indicazioni non vincolanti
nessuna di queste riguarda l’analisi dei disegni infantili
non ha mai attribuito al disegno una valenza sessuale: in tutti gli scritti indirizzati all’autorità giudiziaria
non viene mai menzionato il concetto di abuso sessuale in riferimento al disegno
né vengono evidenziati particolari “sessualizzati”
anche perché «le mani nel disegno erano sul bordo del letto
«deve essere sfuggito qualche contenuto del provvedimento del Tribunale per i Minorenni: si parla di dichiarazioni della bambina in ambito scolastico e non si fa minimamente riferimento né al disegno né a contenuti segnalati da Bonaretti»
si sottolinea come l’intento di Bonaretti fosse esclusivamente quello di comprendere il disagio della minore
accogliendo la segnalazione della nonna e supportandola in un momento di crisi
«Non basta che il soggetto scriva una determinata frase
ma deve essere accettato che vi sia una volontà di falsificare la realtà – ha sottolineato il legale –
Quello che ha scritto Bonaretti corrisponde a quello che
Anche dagli appunti delle sedute si evince questo e il tentativo di riportare al meglio quanto detto dai minori
Un professionista può sbagliare una valutazione – ha evidenziato Libori –
ma un agire da clinica che può eventualmente avere commesso errori di metodo
La psicologa ha spiegato che i disegni erano stati introdotti nella seduta a seguito delle difficoltà espressive della bambina
e in quel contesto è stata posta anche una domanda diretta
Ma «era tutto scritto» e trasmesso al giudice
«le valutazioni cliniche possono anche risultare sbagliate
proposto o organizzato l’allontanamento della minore A
tentando anzi di ricostruire un “ponte” con i nonni
la psicologa era in carico solo per un consulto clinico
E la sospensione della terapia psicologica nel settembre 2017 non avvenne perché ritenuta del tutto inutile
in assenza di informazioni dalla famiglia sui problemi del padre della minore
ritenne più indicato un diverso tipo di intervento
Durante l’incontro di restituzione del 20 ottobre 2017
furono sollecitati la madre e i nonni a prendersi maggiore cura della bambina e a offrirle un supporto adeguato
anche sul piano narrativo riguardo all’adozione del padre
non fu una chiusura ottimistica del percorso
bensì un invito ad attivare altri strumenti di supporto non più praticabili nello spazio psicoterapeutico allora disponibile
Per quanto riguarda il reato di depistaggio
è necessaria una correlazione diretta tra l’attività svolta dal soggetto e un’indagine penale effettivamente in corso
La giurisprudenza chiarisce inoltre che la condotta depistante deve interferire con un’indagine già avviata
e non può riguardare atti o iniziative pre-procedimentali
la stessa accusa ha sostenuto che l’alterazione del disegno (se avvenuta) avrebbe avuto come scopo quello di sollecitare l’avvio di un’indagine
manca l’elemento oggettivo del reato e il fatto non può considerarsi sussistente
mancano prove concrete per sostenere le accuse di dolo o falsificazione dei fatti
i documenti e le prove raccolte confermano che il comportamento di Bonaretti era coerente con le linee guida professionali
Non ci sono elementi che possano dimostrare che abbia alterato il disegno o manipolato le dichiarazioni di A.
ha spiegato Libori: la psicologa è stata sempre attenta a segnalare correttamente gli sviluppi delle sedute e a documentare tutte le sue azioni
Da qui la richiesta di assoluzione da ogni accusa
perché il fatto non sussiste o non è stato compiuto da Bonaretti
Inserito da Giacomo Prencipe | Gen 7, 2025 | News, Rivista "Ricerche storiche"
Istoreco presenterà il nuovo numero di RS-Ricerche Storiche 138 nella Biblioteca Comunale di Bibbiano “Milena Fiocchi” in piazza Damiano Chiesa 1
oltre al direttore della rivista Massimo Storchi
botanico e autore del saggio “Le esperienze del giardiniere-botanico Frate Pasquale B
Il nuovo numero di RS-Ricerche storiche è disponibile per l’acquisto nella sede di Istoreco
Tra le ricerche la storia del Generale Mazzucco che disse no alla Repubblica Sociale Italiana nella biografia di Amos Conti e Cleonice Pignedoli; la cronaca dell’attacco partigiano al presidio nazista del Cigarello di Carpineti nelle memoria dei testimoni civili; la storia di Radio Tupac
la storia di una radio militante attiva a Reggio Emilia tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta
di Davide Cilloni e Dario Ferrari Lazzarini
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Il legale ha poi sottolineato quanto sia importante distinguere l’errore professionale, o l’interpretazione soggettiva, da un’azione penalmente rilevante. «La dignità della persona processata, e non solo la sua libertà, dipende dalla difficile attività di distinguere il corretto agire umano dall’intenzionalità di delinquere». E rivolgendosi alle giudici ha aggiunto: «Questo processo impone un compito difficile ma ineludibile: guardare ai singoli, non al sistema; ai fatti, non alle narrazioni».
Da qui la richiesta di assoluzione con la formula più ampia «perché il fatto non sussiste o non costituisce reato» e – in via subordinata – il proscioglimento per particolare tenuità del fatto ex art. 131 bis c.p. per il capo 92.
Continua l’arringa dell’avvocato Luca Bauccio, difensore della psicoterapeuta Nadia Bolognini: «Abbiamo sollevato granelli di sabbia dal cumulo delle falsità»
che ha messo sotto esame la tenuta epistemologica delle consulenze che l’hanno incriminata
È stato questo il tenore della difesa pronunciata dall’avvocato Luca Bauccio per Nadia Bolognini
la psicoterapeuta accusata di aver manipolato minori
interferito con le indagini nel processo sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza
«Il vero delitto oggetto di questo processo - ha sottolineato Bauccio nella sua seconda giornata di discussione - è l’assassinio della verità
contro le consulenti della pm Valentina Salvi
che secondo Bauccio non solo non avrebbero fatto alcuna diagnosi scientificamente valida - il che decreterebbe il crollo dei capi d’imputazione -
ma avrebbero addirittura prodotto dei «falsi»
«La banalità del male è questo - ha aggiunto Bauccio -
Le consulenti hanno fatto il loro dovere senza sensi di colpa
ma di dimostrare la colpevolezza dell’imputata con l’impensabile»
Sostenendo, ad esempio, che il Neurotek - che inizialmente era stato indicato sulla stampa come macchinetta per l’elettroshock
risultata poi innocua - sia «uno strumento che ruba i pensieri» - copyright Elena Francia -
addirittura anticamera «di un disturbo psicotico»
Nulla di tutto ciò: «Se questo aggeggio fosse davvero capace di far accedere alla memoria in modo diretto
Faremmo la fortuna della casa produttrice»
Che ha poi aggiunto: «Sul sito c’è scritto l’esatto contrario di quanto detto dalle tre consulenti
L’unica persona ad essere andata sul sito del produttore è l’imputata
La teoria che la Bolognini abbia mandato “scosse” a un bambino con il Neurotek è ridicola
questo processo potrebbe dunque «decretare la morte della scienza»
«Se non abbiamo il realismo delle proporzioni - ha evidenziato -
se non riusciamo a trattare questa materia con scientificità
che è la piattaforma mondiale dove morte del sapere scientifico»
Buona parte delle contestazioni, infatti, sono un’accusa alla scuola di pensiero di Bolognini e alle modalità con cui la psicoterapeuta si approcciava ai minori, con domande, a dire della pm, suggerenti e suggestive, tali da instillare un falso ricordo
«Se neghiamo la domanda, neghiamo la scienza - ha dichiarato l’avvocato citando il consulente della difesa Mauro Mariotti, medico di neuropsichiatria infantile e terapeuta -
Non si può diagnosticare un trauma senza ascoltare
Se io psicoterapeuta mi fermo davanti a un sintomo
E tutti gli studiosi citati durante il processo
sono unanimi sul fatto che la psicoterapia del trauma richiede strumenti clinici rigorosi
Cosa che le consulenti dell’accusa non hanno fatto
- si è chiesto Bauccio - Tutta la letteratura scientifica o le consulenti della procura?»
Uno dei cardini della difesa è stato il caso di N.
il bambino che aveva raccontato a scuola di aver subito abusi dal fratellastro e che assumeva atteggiamenti sessualizzati e compulsivi con i compagni
Al minore erano stati diagnosticati disturbi contraddittori e incompatibili: «Ci si ritrova con una doppia diagnosi fatta dalla stessa dottoressa Elena Francia – disturbo della condotta e disturbo dell’adattamento – in contemporanea
Non possono coesistere - ha spiegato Bauccio -
non stai facendo diagnosi: stai inventando una storia»
E se non fosse stata formulata questa diagnosi
ci saremmo trovati di fronte a un’imputazione per lesioni
Figura centrale per l’accusa l’affidataria di N.
Seduta fuori da una stanza (dove si svolgevano le psicoterapie
E diventa la chiave interpretativa di un’intera inchiesta»
Bauccio ha respinto l’idea che la terapeuta dovesse offrire al minore un ventaglio di spiegazioni
anche davanti a racconti di violenza: «Di fronte a un bambino che racconta di essere stato picchiato
io dovrei suggerirgli ipotesi alternative per spiegarne i lividi
E c’è un’ipotesi alternativa positiva a un gesto violento?»
«Un bambino lo devi togliere da braccia manesche
E se la Bolognini avesse taciuto - ha sottolineato -
oggi starebbe sul banco degli imputati per omissione»
Ancora più grave, secondo Bauccio, è il modo in cui sono stati descritti gli episodi di masturbazione tra N., il patrigno e il fratellastro, ovvero dei «giochi»
Le conclusioni della consulente Francia sarebbero
l’inventore della sindrome di alienazione parentale
famoso (e per questo bandito dalla Columbia University) per la sua normalizzazione della pedofilia: «Le dichiarazioni della Francia rispetto alla masturbazione di L
trovano conferma nella teoria di Gardner sulla pedofilia»
E ha aggiunto con fermezza: «Lo Stato italiano condanna severamente la pedofilia»
Bauccio ha inoltre ricordato «l’assurdità» dell’accusa mossa a Bolognini per aver domandato alla ragazza se i rapporti con un uomo adulto le avessero fatto del male: «Cosa dovrebbe fare una psicoterapeuta del trauma? - ha chiesto - Chiedere se era innamorata? Questa è la giustizia che idealizza il colpevole e mostrifica l’innocente».
Ma non solo. Bauccio ha accusato Francia di aver creato una nuova sindrome di alienazione parentale - già di per sé antiscientifica secondo la Cassazione, ndr -, «una Pas senza genitori. Ma il fondamento della sindrome da alienazione parentale è proprio il conflitto tra genitori. Qui, invece, il genitore è il Servizio sociale».
Bauccio ha demolito l’idea di una manipolazione psichica: «La creazione del falso ricordo, secondo la scienza, richiede ripetizione, accrescimento, pressione. Bolognini non l’ha mai fatto - ha sottolineato il legale -. Apriva sempre spiragli al dubbio. Questo non è manipolare, è curare».
E Bauccio ha difeso la professionalità della sua assistita anche nei confronti dell’accusa di aver creato un “metodo proprio”: «Ma quale metodo Bolognini? - ha sottolineato - È lei che si rifà ai mostri sacri della psicoterapia. Se vogliamo definirlo metodo, allora lo fanno anche Freud e Fornari. L’unico metodo in campo qui è quello scientifico».
«Abbiamo sollevato granelli di sabbia dal cumulo delle falsità. Ma il cumulo resta. Se sono le consulenti ad aver sbagliato – ha concluso – allora il processo finisce qui. Se le consulenze sono infondate, allora il processo non ha più ragione di essere».
dai testi e perfino dalle sue stesse parole
in aula rimane una domanda sospesa: chi pagherà il prezzo di questa gigantesca balla giudiziaria?»
fatte di contestazioni «cervellotiche» e smentite dagli stessi capi d’imputazione
ignorando completamente quanto emerso durante il processo
Basti pensare che le relazioni ritenute false dall’accusa non riportano - stando alla lettura delle stesse - i contenuti contestati dalla procura nei capi d’imputazione
Nella giornata di oggi Canestrini ha illustrato il caso di K., la bambina che aveva chiamato i carabinieri perché «abbandonata» a casa dai genitori e poi affidata ad una coppia di donne
Un fatto che contrasta nettamente con il presunto piano criminale di trasformare K
tanto da essere definita dalla pm «il capolavoro professionale di Monopoli»
«Devo iniziare ricordando ciò che il pubblico ministero ha affermato nella sua requisitoria il 28 marzo 2025»
perché quello fu l’elemento che fece scattare l’intervento dei servizi chiamati dai carabinieri»
«dovrà spiegare per quali ragioni è stata allontanata una bambina di 9 anni dal nucleo familiare
sradicandola completamente sia dai propri genitori che da qualunque altro tipo di legame»
Salvi avrebbe tentato di ridurre i motivi dell’allontanamento «solo alla separazione conflittuale
Ma concordiamo in questa piccola parte con quanto chiesto dal pubblico ministero
E io dico che abbiamo sentito da decine di testimoni le ragioni per le quali la bambina è stata allontanata»
ha confermato che fosse evidente il fatto che «questo nucleo familiare
«perché l’allontanamento viene messo alla sbarra
Il brocardo “in dubio pro reo” ci consente di dire che possiamo chiuderla qui»
a trasformare la bambina «in un simbolo politico
che fin dall’origine l’affido fosse non temporaneo e che avrebbe dovuto diventare definitivo
A dimostrare la situazione problematica del nucleo familiare sono diversi elementi
sequestrato dai carabinieri il giorno del blitz
ce n’è una particolarmente significativa: «Ho paura che visto che sto raccontando tutto quello che mi è successo dopo i miei genitori si vendichino uccidendomi con un coltello
tanto che una vicina riferisce di averla sentite «urlare nella notte dal terrazzo che era sola a casa e che qualcuno aveva portato via la mamma
chiedendo quindi di chiamare le forze dell’ordine»
Un nucleo familiare in cui non mancavano liti
Tutto confermato e poi negato dagli stessi genitori
«Secondo la pm l’unico obiettivo era l’allontanamento - ha evidenziato Canestrini -
si sono stabilizzati i rapporti fra i genitori
La bambina chiama i carabinieri il 7 giugno 2016
perché ha dato troppa fiducia a questi genitori»
E quando la bambina chiama i carabinieri dicendo di essere lasciata sola
gli stessi militari «hanno un certo timore ad entrare in questa casa - ha evidenziato Canestrini -
Non ho mai visto dei carabinieri che non entrano in casa
Di quel nucleo familiare non si fidavano neanche loro
era stato proprio colui che aveva arrestato il padre della bambina per rapina
messa nero su bianco dalla sentenza della Corte d’Appello di Bologna
che parla di «personalità incline alla violenza
spregiudicata e prevaricatrice difficilmente in grado di adeguarsi alla regola di civile convivenza e di astenersi in futuro da tale scelta»
«era sfuggita agli investigatori di questo caso»
a raccontare che spesso «ero da sola in casa e non sapevo mai che cosa facessero i miei genitori»
a «mangiare schifezze» e a guardare sul computer «cose proibite»
Bambina che era rinata con la terapia di Nadia Bolognini
come testimoniato dal ctu Giuseppe Bresciani
cosa che contrasta con l’ipotesi di lesioni: «Io non ho visto un’involuzione
ho visto un’evoluzione e quindi ritengo che i processi maturati che avvengono e l’accompagnamento all’interno di un sostegno psicologico di una psicoterapia abbia contribuito in qualche modo a renderla più sicura»
Anche il padre aveva accusato la moglie di lasciare spesso la figlia da sola
«Il servizio questa cosa la deve valutare o non la deve valutare?»
«Il comportamento che hanno tenuto su questa sedia indurrebbe chiunque a dubitare del fatto che fossero dei genitori con cui questa bambina poteva tranquillamente crescere»
Una bambina che si ritrovava a mangiare da sola al ristorante anche due o tre volte a settimana
Quanto allo stato di abbandono, l’accusa rimprovera agli assistenti sociali di non aver segnalato che il padre fosse a Parma per lavoro e ignaro che la figlia fosse sola. Ma la difesa ha ribattuto: «Il servizio ha semplicemente riportato la segnalazione ricevuta dai carabinieri. Non aveva modo né obbligo di ricostruire retroattivamente la logistica lavorativa del padre».
La testimonianza della vicina, indicata come baby-sitter e figura di riferimento per K., è un altro «capolavoro» dell’accusa, secondo il legale. In aula, infatti, la donna ha ammesso di essere andata solo una volta a casa loro. Eppure è proprio su di lei che l’accusa fonda la presunta inverosimiglianza dello stato di abbandono. «Sono davvero stupefatto – ha osservato l’avvocato – che la sua versione sia stata presa per oro colato, quando è lei stessa a ridimensionarla».
e la psicoterapeuta Nadia Bolognini non sono stati intercettati
secondo la pm Valentina Salvi non ci sono dubbi: durante quel periodo la bambina non avrebbe mai parlato di presunti abusi
che sarebbero stati «inculcati» nella mente di K
Il “metodo” sarebbe sempre lo stesso: collegare «ogni singolo comportamento quotidiano di K
a ciò che subiva nella famiglia d’origine»
Continua la requisitoria nel processo sui presunti affidi illeciti in val d’Enza
che mercoledì dovrebbe arrivare alla chiusura
con la discussione sulla parte che riguarda le presunte lesioni e le richieste di pena
dicendo di sapere che era sbagliato ma di «non resistere»
lamentava proprio dei rimproveri delle affidatarie e del nonno per il suo atteggiamento con gli animali
Diario nel quale aveva anche descritto il comportamento sadico sul gatto
Non del tutto almeno: nelle relazioni sarebbe infatti stato omesso il fatto che «K
potrebbe essere frutto delle sedute di psicoterapia con Bolognini
Psicoterapia, appunto, che avrebbe prodotto in lei la convinzione di aver subito abusi. Eppure, sollecitata con una mail dalla consulente del pm Elena Francia
che chiedeva se fossero emersi elementi che confermassero gli abusi
la psicoterapeuta (difesa da Luca Bauccio e Francesca Guazzi) aveva sottolineato l’assenza di indicatori in tal senso
«Ci si chiede se nella relazione di aprile (dei servizi
o un soggetto diverso dalla bambina - ha chiesto in aula la pm -
Viene indicata una marea di sintomi per ognuno dei quali c’era una spiegazione che riconduceva sempre al sospetto di abuso sessuale
Tutto diventa un aspetto di sessualizzazione»
Ma tali elementi sarebbero stati aggiunti in modo «assolutamente doloso e arbitrario» da Monopoli (difeso da Nicola Canestrini e Giuseppe Sambataro)
«Non si sa quante volte ha chiesto invano dei genitori»
ma nella relazione «non viene mai menzionato questo desiderio e anzi viene detto che rifiuta il contatto e non chiede mai di loro»
«Bolognini - ha aggiunto Salvi - parla di ascolto empatico
non parla mai (in alcuni spezzoni di seduta fatti ascoltare in aula
mentre in altri la si sente parlare a lungo
le domande «insistenti» di Bolognini erano finalizzate a capire cosa K
«L’alterazione dello stato di K.» da parte di Bolognini sarebbe resa evidente «dal fatto che nei due incidenti probatori darà risposte completamente diverse»
il problema dei Servizi era che i bambini tornassero a casa
sul fatto che invece i Servizi sociali potessero essere preoccupati per le sorti dei bambini
«La rescissione tra genitori e figli - secondo la pm - era indispensabile in questo metodo per poter ottenere dichiarazioni»
gli incontri protetti sarebbero stati «organizzati per poter raccogliere elementi durante quegli incontri protetti per poterli poi sospendere»
«non solo erano perfettamente consapevoli della volontà dei genitori di vedere K
ma su direttiva di Anghinolfi tentarono anche di deviare il pensiero di K
che «arriva il genio» di Anghinolfi (difesa da Rossella Ognibene e Oliviero Mazza): «Spostare l’attenzione per spostare l’emozione»
ma «per anni è stato relazionato il contrario» in relazioni fidefacenti
«per dare una forma alle loro convinzioni»
Monopoli e Bonaretti sarebbero arrivati a mettere «a repentaglio la stessa incolumità di K.»: tra aprile e metà maggio 2017 K.
versava in un fortissimo stato di sofferenza
tanto da temere che la bambina potesse compiere gesti estremi
aveva infatti scritto un nel suo diario che «la mia vita fa schifo
Su tale questione è stato trovato un appunto nel servizio di neuropsichiatria di Montecchio
spiegò infatti alla neuropsichiatra che «la vita fa schifo perché non incontro più papà e non sono più coi miei genitori
Nella relazione del 30 maggio di tale spiegazione non c’è traccia
affermando di voler rimanere con le affidatarie e finire lì la quinta elementare
per la pm: «C’era una bambina che stava male e stava spiegando i motivi» e che «è stata tenuta in ostaggio da un sistema che non era in grado di modificare la situazione»
Dopo quasi un anno di terapia con Bolognini
«la memoria di K.» sarebbe stata «modificata»
Parlando con un amico immaginario che si chiamava “spaventak.”
sul suo diario la bambina si diceva consapevole «che erano successe cose brutte con i genitori»
del fatto che si trattava di «contenuti che emergevano in psicoterapia e per i quali stava male»
perché «introitava questi concetti incredibili e poi cambiava carattere
ha sottolineato che le affidatarie la obbligavano a scrivere sul diario
sono contemporaneamente credibili - quando confermavano
Tanto da definire una di loro una «persona completamente sdoppiata» e dedita a «deliri improvvisi»
Nel corso dell’udienza, Salvi ha chiesto l’assoluzione di Bolognini per l’accusa di violenza privata in merito all’utilizzo del Neurotek con K., e dell’educatrice Maria Vittoria Masdea dall’accusa di frode processuale.
la mia professione con passione e dedizione
Inutile negare che c’è un prima dell’indagine cosiddetta “Angeli e Demoni” e un dopo: sia rispetto alla mia vita professionale che a quella privata
anche sottoponendomi a sedute psicologiche
per quanto mi veniva contestato a seguito delle indagini svolte a mio carico
Ho passato anni della mia vita a temere per ogni firma messa o per ogni parola detta
responsabile del servizio di Npia di Montecchio Emilia
sono il riassunto dello stato d’animo di tutti gli imputati che
hanno deciso di parlare nel processo sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza
L’udienza di questa mattina ha segnato la chiusura dell’istruttoria dibattimentale: il 17 marzo
inizierà la requisitoria della pm Valentina Salvi
mentre l’ultimo intervento difensivo è previsto il 30 aprile
una relazione redatta dalla collega Imelda Bonaretti
L’intervento psicologico era stato avviato nel 2016 su segnalazione di un’altra collega
«Bonaretti negli anni in cui ha lavorato nel servizio di Npia di Montecchio Emilia lo ha fatto con impegno e attenzione - ha evidenziato -
e ciò che ha scritto nella relazione era assolutamente in linea con quanto la stessa mi aveva riferito nel tempo in merito alla condizione di A.»
«Non avevo alcun motivo per non firmare quella relazione - ha aggiunto -
comune nei servizi controfirmare relazioni scritte da altri professionisti
ognuno riferendosi alla propria parte di competenza»
che nel suo caso riguardava una diagnosi di disturbo del linguaggio e impaccio motorio
Ma si fidava della dottoressa Bonaretti: «Quando firmo una relazione mi affido senza pregiudizi alla professionalità del collega
Ucchino ha respinto le contestazioni legate all’omissione di informazioni sul percorso psicologico della minore e sull’uso del termine “masturbazione” in anamnesi
chiarendo che si trattava di una descrizione di comportamenti tipici dell’età infantile
«Preciso che ho riportato quanto riferitomi dalla mamma che mi diceva degli strusciamenti da lattante e successivamente in età prescolare (maggio 2013) che io per velocità ho riassunto con il termine di masturbazione - ha chiarito -
ma ben sapendo a cosa mi riferivo e di certo non ad un comportamento di natura sessuale
ma alle tipiche manifestazioni autoconsolatorie di quell’età
Io in quella occasione stavo scrivendo un’anamnesi e non stavo certificando nulla
tanto è vero che nella mia relazione e nella diagnosi funzionale non ne faccio menzione»
afferma di non aver mai avuto certezze né segnalazioni in tal senso
«Non avevo nessuna convinzione a tal riguardo - ha evidenziato -
è stato male interpretato il diario clinico»
la contestazione di aver rivelato il segreto istruttorio
parlando dell’indagine con una collega dopo essere stata sentita a sit
«posso solo dire di aver in quella circostanza agito sull’onda dell’impulsività e della particolare situazione emotiva del momento e non ho certo pensato di rivelare alcunché
non essendo peraltro mai stata coinvolta in un interrogatorio o audizioni davanti alla polizia giudiziaria
Ci tengo a sottolineare che ancora oggi mi chiedo perché avrei dovuto sottoscrivere una relazione falsa senza alcun motivo mettendo a repentaglio la mia etica e la mia integrità professionale
a fronte di un non so quale impensabile tornaconto personale o altrui»
L’accusa ha dato molta enfasi ai 8380 messaggi nella chat di gruppo delle assistenti sociali. Una chat, ha spiegato in aula l’assistente sociale Cecilia Monasterolo, «non professionale», una forma «di decompressione dello stress lavorativo cercando di sdrammatizzare alcune situazioni che invece poi erano realmente drammatiche all’interno del lavoro». Insomma, nulla da prendere sul serio, secondo le stesse partecipanti, dove anche i commenti poco lusinghieri su Monopoli erano ironici.
Dopo Canestrini ha preso la parola anche Giuseppe Sambataro, altro difensore di Monopoli, che ha illustrato nel dettaglio alcuni dei casi a processo. «Sono confuso - ha esordito -. Quando ho letto per la prima volta i capi d’imputazione non li ho capiti, perché scritti in maniera contorta, cervellotica, capi d’imputazione che in realtà si smentiscono da soli».
«Stringendo stringendo - ha aggiunto Sambataro - non rimane nulla». Ciò che è avvenuto è stato «trasformare in accuse da processo penale delle chiacchiere da pausa caffè». E rispetto alla tanto discussa mancata consegna dei regali ai bambini, Sambataro ha chiarito che si trattò di un caso isolato: quei regali non furono consegnati perché nel frattempo sequestrati dai carabinieri. Nessun dolo, dunque.
Presunti innocenti, accusati e trattati fin dall’inizio – denunciano – come colpevoli. «Sei euro da un collega non li vogliamo», si legge nel testo indirizzato all’Ordine nazionale e a quello dell’Emilia-Romagna. I firmatari si dissociano apertamente dalla linea seguita dall’avvocata incaricata di rappresentare l’Ordine in aula.
Insomma, inutile preoccuparsi: accostarsi agli indagati sarebbe equivalso ad una condanna a morte sociale. Cosa che avrebbe dovuto spingere gli addetti ai lavori ad interrogarsi sulla genuinità dei racconti dei testimoni.
Gli assistenti sociali, oggi, sono chiari: non ci stanno. «I sei euro di risarcimento non li vogliamo – si conclude la lettera, trasformata in una petizione –, ma vorremmo maggiore presenza dell'Ordine nel processo, nella sua narrazione e nel confronto con gli iscritti in merito».
Del resto c’erano tutti gli ingredienti necessari a farla decollare: c’erano i “bambini rubati ai genitori” e il “sistema di potere del Pd” emiliano
E non poteva certo mancare una procura assai “determinata”
che si è immediatamente appoggiata a un nome assai evocativo e di sicuro impatto mediatico: “Angeli e demoni”
Praticamente un requiem alla presunzione d’innocenza
erano i bambini strappati dalle braccia di genitori modello
mentre i demoni erano psicoterapeuti dipinti come predatori
Ma Bibbiano non è stata solo una vicenda di accuse strillate e di inchiostro versato in fretta
è stata anche l'ennesima dimostrazione di come la macchina del fango possa funzionare con precisione chirurgica
soprattutto quando ci sono di mezzo bersagli facili: gli assistenti sociali
i servizi pubblici e un’amministrazione “non amica”: tutti pronti per essere messi al rogo sulla piazza mediatica
mentre l’inchiesta si disfa e i presunti colpevoli si rivelano innocenti
E del resto lo ha spiegato bene il professor Vittorio Manes
«il processo mediatico non lascia spazio alla presunzione di innocenza; la gogna mediatica sostituisce il verdetto
e il danno alla reputazione diventa irreversibile
anche quando la giustizia ripristina la verità dei fatti»
nella convinzione che la sua terapia abbia inculcato nella mente dei bambini falsi ricordi di abusi
Bolognini non menziona nulla nelle sue relazioni
Il vero tema al centro è «quello della famiglia»
non è e non può essere intesa come un luogo sacro
Bauccio ha a lungo ripercorso la requisitoria della pm, per buona parte un tentativo di scardinare l’affido, «che secondo l’accusa andrebbe sempre evitato e che può provocare conseguenze talvolta simili o persino superiori a quelle di un abuso»
«ma ci permette di capire qual è il tema di questo processo»
un concetto ampiamente analizzato dalla letteratura scientifica
«Il compito di chi fa psicoanalisi non è il conformismo
Non ha il compito di sistemare le cose - ha spiegato Bauccio -
non sceglie di riconciliare i figli con i padri
di consacrare ciò che viene sconsacrato» all’interno della famiglia stessa
E pure proponendo teorie - compresa quella del falso ricordo e delle lesioni legate ad esso -
l’accusa non avrebbe allegato nessun documento scientifico
La requisitoria sarebbe stata un «romanzo senza capi d’imputazione»
in cui le affermazioni pronunciate non hanno «nessun valore euristico dal punto di vista penale
ma non hanno a che fare con il diritto penale»
rispetto ai quali la pm è apparsa in «difficoltà»
Tutti fatti che sarebbero stati ignorati in questo processo
«Questa consulenza è un’offesa al sapere e di fronte a questo l’innocenza degli imputati diventa un dovere»
Ma non è possibile fare una diagnosi senza test, «a meno che non ti chiami Elena Francia o Rita Rossi (le consulenti dell’accusa
E se le opinioni integrano la rappresentazione di un fatto alterato
Entrambe le consulenti sarebbero poi incompatibili col procedimento
avendo già svolto tale ruolo in procedimenti connessi a questo in relazione ai genitori di tali minori
Ma non solo: le consulenti hanno tentato di «demolire l'istituto dell’affido»
uno strumento dello Stato pensato per aiutare i bambini in difficoltà
La pm «ci racconta una storia terrificante
in cui persone provenienti da mondi diversi si accordano per togliere i bambini alle famiglie»
ma su questo non abbiamo sentito nessuna parola»
La colpa di Bolognini sarebbe stata quella «di non aver favorito una riconciliazione tra una figlia e una madre»
Ma «siamo obbligati a voler bene a una madre che non è madre?»
Un tentativo di riscrivere la scienza psicanalitica
Che ha proposto una lettura radicale della posta in gioco: la criminalizzazione della psicoanalisi e della cura
«La psicoterapia – ha spiegato – non è valutazione forense
lo tratta come reale perché reale è il dolore che genera»
Ma la teoria della pm sarebbe smentita dai fatti citati dalla stessa accusa
nel caso di un altro bambino non coinvolto nel processo
Bolognini ha definito l’abbandono da parte della madre più grave dell’abuso subito da parte dello zio
che vede abusi ovunque arrivi a ribaltare questa graduatoria
Mi ha sorpreso che il pm ci abbia fatto sentire questo passaggio»
che è un «corvo bianco in mezzo a soli corvi neri» e falsifica la teoria dell’accusa
Non doveva bastare al pm per abbandonare questo argomento?»
è che «questo processo è servito da campo di scontro per opposte vedute»
che «le condanne per gli abusatori dei bambini siano inferiori a quelle chieste per chi voleva curarli
Perché questa storia o si prende in blocco o niente
È piuttosto un tentativo di «resa dei conti
Gli uni in galera gli altri nelle aule di giustizia a difendere gli accusati di violenza sessuale - ha sottolineato -
Il metodo Bibbiano significa non diffidare dei bambini
Ma siete mai entrati in un centro antiviolenza
Secondo Bauccio, però, la pm avrebbe fatto un errore evidente: affermare che gli imputati «erano convinti di trovare l’abuso in ogni cosa
ma non si può ingannare un giudice dicendo qualcosa che si crede vera
aver immaginato delle persone rette dall’incrollabile convinzione di fare il bene e averli poi proiettati come autori intenzionali di danni»
neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta
ma che sta sul lato opposto della barricata: secondo la professionista
Non ci sono studi di falsi ricordi di abusi sessuali e la loro formazione «non avviene con le domande»
Era diventata la figlia delle spose e le affidatarie erano diventate le migliori affidatarie»
sarebbero state le vere maltrattanti e non i genitori
nei confronti dei quali la bambina provava nostalgia
Per questo ha chiesto la condanna delle donne
con riferimento alle condotte con cui la «obbligavano» ad esempio ad aprirsi con la psicoterapeuta Nadia Bolognini o le sgridate in auto
che «si ritengono essere manifestamente maltrattanti
prescindendo dal fatto che potevano essere tenute a fin di bene
teoria bollata dalla Cassazione come antiscientifica
pur manifestando più volte il desiderio di incontrarli
Un desiderio espresso non solo dalla bambina
e la famiglia non è stato dei migliori: a maggio del 2020 era stata ricollocata presso il padre
manifestando un conflitto ingestibile con la madre
emergeva il forte conflitto tra i genitori
più volte richiamati a fare attenzione alla salute psico emotiva della bambina
hanno dichiarato entrambi di non sapere dove tenerla
il 7 agosto 2015 la necessità di vigilanza era stata revocata
annunciando di essere stata lasciata da sola
prima che si potesse fare qualunque riscontro dei fatti
l’affido era sostanzialmente tutto già deciso»
era effettivamente sola a casa - ha sottolineato Salvi -
Il livello di conflittualità tra i genitori in quel periodo era molto elevato»
Ma entrambi - questa la tesi dell’accusa - «erano convinti che con la figlia sarebbe rimasto l’altro»
a riprova del fatto che «la procura e i carabinieri non hanno mai voluto portare avanti una campagna pro-genitori e adultocentrica»
non ci sia stato un tentativo di recupero della genitorialità - ha sottolineato -
E quindi ci si domanda se l’affido serva a togliere i figli per darli semplicemente a qualcun altro»
Gli imputati del processo sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza hanno preso la parola raccontando la loro versione dei fatti
Una versione completamente diversa da quella in questi anni raccontata dai giornali e dalle tv
che hanno parlato di un vero e proprio mercato dei bambini da dare in affido
Tra gli imputati più bersagliati, la coppia di donne affidatarie che ha preso in carico la piccola K., la bambina che aveva chiamato i carabinieri perché lasciata da sola dai genitori
Le due donne - difese da Andrea Stefani e Valentina Oleari Cappuccio - hanno raccontato in aula il rapporto con la bambina
arrivata da loro con vissuti difficili e paure profonde
il termine dell’affido sono stati momenti terribilmente pesanti per me a livello emotivo
Mi sono sentita aggredita in tutti i modi e ingiustamente
in più venivo dipinta come un mostro e una psicotica
Per un periodo di tempo non sono riuscita ad uscire di casa per paura che qualcuno potesse aggredirmi
Le notizie che erano state divulgate hanno distrutto la mia reputazione
ma anche tutto quello che avevo fatto e costruito fino a quel momento
televisione e pubblicati ovunque in modo decontestualizzato e senza spiegazioni
avevano avuto l’effetto di raccontare in modo sbagliato e falso gli anni che avevamo trascorso con K.
spazzati via da una gogna mediatica che si muoveva alla caccia di mostri e senza alcun rispetto della verità»
La donna ha spiegato che il suo intento era «aiutare»
le era subito apparsa come una bambina «curiosa
si manifestava spesso in comportamenti oppositivi e nella costante richiesta di conferme sull’essere amata
la bambina venne affidata ad altre famiglie
Le due donne fecero del loro meglio per accoglierla
portandola ad agitarsi anche per piccole sorprese
temendo minacce: «Aveva paura che le si volesse fare del male
la sua mamma una volta l'aveva inseguita con un coltello»
Aveva anche paure irrazionali: «Ci aveva spiegato che aveva paura di essere rapita»
La bambina aveva «raccontato che spesso rimaneva a casa da sola e che con il pc o il cellulare guardava dei video per adulti»
Dopo gli incontri protetti con i genitori «era sempre molto nervosa
Ci aveva raccontato che prima della separazione la mamma non le faceva più da mangiare perché il papà non le dava più soldi
Il papà le aveva detto di andare a mangiare da sola nella pizzeria vicino a casa
ha avuto i primi episodi di epilessia nel 2017
una forma notturna destinata probabilmente a scomparire con la crescita
Durante il ricovero, i genitori di K. si presentarono senza autorizzazione, creando un clima di tensione che ha molto spaventato la bambina. In seguito, K. scoprì che il padre le aveva mentito riguardo al permesso per quella visita e gli scrisse una lettera molto amareggiata
il tribunale ha sospeso la responsabilità genitoriale
impedendo ai genitori di vederla per un certo periodo
ha parlato in aula anche dell’episodio ormai famoso
quando arrabbiata aveva intimato alla bambina di scendere dall’auto
Uno sfogo arrivato in un periodo di forte stress
quando erano già iniziate le convocazioni dei Carabinieri e mentre il rapporto tra le due donne si andava deteriorando
A scatenare la sua rabbia la frustrazione per il fatto che «K
mettesse costantemente in dubbio per delle sciocchezze l’affetto immenso che provavamo per lei - ha sottolineato -
ho reagito malissimo e mi sono comportata in modo inadeguato
Mi sono accorta del mio errore e le ho chiesto scusa
ribadendole che le volevo bene e provando a spiegare perché avevo reagito così»
Un fatto isolato «che non si è ripetuto né prima né dopo»
è stata allontanata «mi è mancata moltissimo
Spesso mi sono chiesta se nel posto dove si trovava avesse con chi scherzare
se le raccontassero storie e stessero attenti che la notte dormisse - ha spiegato -
Anche adesso quando cucino qualcosa di buono mi viene in mente lei e mi chiedo se le potrebbe piacere»
La donna ha raccontato di aver scritto tantissime lettere in questi sei anni «nel silenzio del mio cuore
i sentimenti e la realtà che abbiamo vissuto insieme e che è stata interpretata e anche violata in molti modi»
La donna ha raccontato delle prime cinque settimane, difficili, ma anche belle. E il distacco, prima del ritorno di K. nella loro vita. «Ho fatto del mio meglio - ha spiegato - e con tanto cuore e i risultati si sono visti il giorno in cui K. è partita
Non era più impaurita come quando era arrivata
in quel tempo ci siamo scambiate un seme che ha attecchito nei nostri cuori e che negli anni successivi sarebbe diventato amore»
l’interpretazione ostile che è stata proposta del nostro stare insieme
ripetuta a martello per giustificarne un presunto lato oscuro
ha sempre trascurato una componente fondamentale
non contemplata e nemmeno mai nominata: l’amore»
ha rivolto un pensiero anche agli altri imputati
che hanno avuto un ruolo «servendo la cura e il diritto che K
La loro vita insieme è stata un’attesa costante: prima di notizie sul suo ritorno
poi per le decisioni sui decreti di affidamento
era scandito da attese — per le sue visite mediche
le decisioni dei giudici — e dalla paura di perderla
Attese accompagnate dalla domanda più dolorosa: quando sarebbe arrivato il momento di dirsi addio
«Sono arrivati gli arresti e l’attesa è diventata forzata
Sono arrivate le aule di tribunale e i tempi sono diventati senza sentimenti
Sono arrivate nuove disposizioni per il suo destino e l’attesa è diventata una scelta - ha aggiunto -
Ho scelto di vivere aspettando e così continuo a fare
È stata interrotta la nostra vita insieme ma il nostro legame è diventato eterno
Se fosse un film di paura la sceneggiatura sarebbe perfetta
è la nostra vita e la nostra vita era tutt’altro che maltrattamenti e falsità»
«è fra le cose più belle che mi siano capitate
sono grata alla vita per averla messa nelle mie braccia e alla sua mamma e al suo papà per averla messa al mondo»
la perdita di lavoro e la cancellazione dei suoi successi professionali
mentre giornali e trasmissioni esponevano senza riguardo la vita privata di K.
nemmeno per un istante in questi lunghissimi 2302 giorni ho pensato che sarebbe stato meglio non incontrarla
E tutto il dolore e il cambiamento che c’è stato e abbiamo vissuto non ha oscurato questa certezza
mi ha donato il privilegio di essere la sua mamma di scorta
la comprensione della fragilità e la donna che sono oggi non è più separabile dalla madre che sento di essere per lei
In aula è intervenuta anche Federica Alfieri
difesa dagli avvocati Mario Bonati e Federico Donelli
sia stata coinvolta nell'indagine sociale
che comporta la raccolta di informazioni da scuole
Alfieri ha spiegato che «nelle conclusioni riportate nella relazione
le difficoltà e i fattori di rischio sono stati espressi in termini di condizionale
ritenuto necessario vista la natura preliminare delle informazioni a nostra disposizione»
«La violenza assistita era difficile da riconoscere»
ma sono emersi anche segnali di possibile trascuratezza dei bisogni evolutivi del minore
Durante l’udienza di questa mattina è intervenuta anche l’educatrice Maria Vittoria Masdea - difesa dall’avvocato Jenny Loforese - che, visibilmente provata, ha raccontato di come il peso emotivo dell’intera vicenda l’abbia segnata profondamente, lamentando il trattamento ricevuto durante le indagini e gli interrogatori. In aula anche l'educatrice Catia Guidetti, difesa da Francesca Guazzi e Federico De Belvis.
sostenendo l’assoluta debacle dell’accusa a causa di testimoni contraddittori o addirittura potenzialmente imputabili
per l’ufficio di procura ci sarebbero prove su prove dei fatti contestati
durante i quali riparare quella sofferenza
per un totale di oltre 73 anni complessivi
difensore di Anghinolfi insieme a Rossella Ognibene
«si tratta di richieste spropositate - ha spiegato al Dubbio -
C’è stata una sorta di rimozione di un fatto disturbante
che difatto ha disarticolato totalmente l’accusa
«non è solo il portato naturale della narrazione del processo mediatico
ma anche la conseguenza di preoccupanti travisamenti ed errori materiali
Questa requisitoria è il frutto della mera riproposizione del canovaccio delle indagini
come se non si fossero celebrati tre anni di udienze dibattimentali
sul quale è stata determinata la pena base (capo 48)
riguarda la trasmissione di una relazione che pacificamente e documentalmente è stata eseguita da un altro soggetto
Così come il pubblico ministero ha chiesto il proscioglimento per reati sui quali il Tribunale di Reggio Emilia ha già emesso sentenza
Questo rappresenta la prova che per lei il dibattimento non c’è stato»
Per gli avvocati Nicola Canestrini e Giuseppe Sambataro
«la richiesta di pena - come del resto la requisitoria inutilmente prolissa - si fonda su una verità immaginata
costruita a partire da ciò che l’accusa avrebbe voluto emergesse in aula
Si è preferito ignorare quanto emerso in decine di udienze
una vastissima documentazione e persino intercettazioni ampiamente emerse in anni di processo
che hanno radicalmente smentito l’impianto accusatorio originario
per ribadire una narrazione ideologica precostituita
Monopoli è stato rappresentato «come un soggetto animato da un impianto “ideologico” e da un intento quasi missionario»
lettura fortemente contestata dalla difesa: «Non si può accettare che si pretenda di condannare un assistente sociale non per ciò che ha fatto
ma per ciò che si presume egli pensasse o volesse fare
sulla base di un impianto accusatorio confuso in quanto arbitrariamente attribuito
La requisitoria ha rivelato un’impostazione dogmatica
refrattaria al dubbio e alla prova contraria
più simile a una moderna Santa Inquisizione che a una funzione pubblica ispirata all’obiettività e all’equilibrio
Il diritto penale non può diventare strumento di ortodossia ideologica»
Bibbiano, la pm: testi condizionati da certa stampa…
Processo Bibbiano, la pm: «L’obiettivo era allontanare»
Bibbiano, la pm: «La terapia usata come strumento per confermare le ipotesi di abuso»
Processo Bibbiano, lei 13 anni, lui 27. La pm: rapporto consensuale
Bibbiano, la pm ammette: «Quella frase incriminata nella relazione dei servizi non c’era...»
Bibbiano, la pm in aula: per i servizi l’affido era una questione «politica»
Bibbiano, la pm: «Bolognini inculcò l’idea di abusi in K.». Ma nelle sue relazioni non parlò mai di abusi
AccediCosa serve ai territori
la minore avrebbe sviluppato «un falso ricordo sulla vicenda dell’abuso sessuale indotto dalle modalità in cui
parlò ai sanitari del motivo del suo malessere» e poi «dai genitori affidatari»
E anche se in questo preliminare falso ricordo la psicoterapeuta Nadia Bolognini (difesa da Luca Bauccio e Francesca Guazzi) non c’entra nulla
dato che le sedute iniziano successivamente
«quello che è certo e che è documentato è che i racconti di C.
nell’ambito della psicoterapia di Bolognini e solo con la psicoterapia di Bolognini
che prima erano completamente assenti nella mente di C.»
«scaricando la responsabilità sugli affidatari» e dicendo «che lei in terapia si limitava a raccogliere contenuti che erano stati già ricordati in autonomia presso gli affidatari
che è una musichetta che abbiamo già sentito per altre posizioni
Lei si limitava a raccogliere quello che c’era»
con i quali avrebbe spinto la minore a riferire dettagli a suo dire non spontanei
con il passare del tempo e delle sedute di psicoterapia
il suo racconto sarebbe diventato sempre più dettagliato e grave
quando le si chiedeva esplicitamente se fosse sicura di quanto affermava
viene paragonata a un’autorità assoluta che imponeva la sua visione senza confronto
tanto che la sua viene definita una «dittatura stalinista
elevandosi a psicologa degli psicologi o a giudice dei giudici»
in quanto «aveva stabilito come dovevano andare le cose»
Il fine ultimo sarebbe stato influenzare l’andamento dei procedimenti civili
assicurandosi che la magistratura confermasse le decisioni prese dai servizi sociali
Per tale motivo le richieste dei genitori e dei loro avvocati sarebbero state sistematicamente ignorate
fornendo informazioni false o incomplete ai giudici per giustificare il mantenimento della separazione
Affermazione fatta «alla luce delle innumerevoli istanze presentate dai difensori» dei genitori di C.
«alla luce delle immotivate risposte fornite dal servizio
della scelta di non condividere con i bambini neanche regali o lettere
neanche condividere la consapevolezza di aver avuto un fratello
omettendo dati rilevanti nelle relazioni o fornendo elementi falsi sulla attualità della patologia da cui era affetta anche la madre»
il servizio sociale avrebbe comunicato falsamente al giudice civile che i minori erano titubanti rispetto al rivedere i genitori
un’altra comunicazione degli affidatari avrebbe evidenziato esattamente il contrario
E l’assistente sociale Francesco Monopoli (difeso da Nicola Canestrini e Giuseppe Sambataro)
avrebbe ammesso che l’incontro con i genitori sarebbe avvenuto solo a causa delle pressioni esterne
i Servizi avrebbero deliberatamente omesso dettagli positivi riguardo alla stabilizzazione psicologica della minore
per giustificare il prolungamento dell’allontanamento
«Alla luce di tutti questi elementi non c’è dubbio che il fine fosse proprio quello di influenzare l’andamento del procedimento civile in corso e far sì che come sempre la magistratura seguisse la strada creata e sperata dal servizio sociale»
Per Monopoli la pm ha comunque ammesso di aver contestato
il reato di depistaggio nonostante all’epoca dei fatti non fosse previsto dalla legge come reato
riqualificandolo dunque in frode processuale
In un altro caso ha constatato che Monopoli aveva effettivamente scritto la verità nella sua relazione: secondo il capo d’accusa
l’assistente sociale avrebbe omesso di riferire che «la chiusura caratteriale della minore
era connaturata al modo di essere e non era invece collegata
come falsamente riportato a ricordi relativi ad abusi sessuali subiti così alterando valutazioni ag»
Contestazione smentita dalla stessa relazione
che descrive l’atteggiamento di chiusura della giovane come «dato strutturale del carattere» della stessa
la pm ha preso atto che l’accusa era priva di fondamento
La pm ha infine dichiarato l’attendibilità della paziente di Claudio Foti (assolto in via definitiva dall’accusa di lesioni e concorso in abuso d’ufficio)
che anziché negare i contenuti di alcuni passaggi delle relazioni a lei sottoposti
che quelle relazioni siano accusate di falso e che la famiglia della ragazza ha ritirato la costituzione di parte civile al processo
Salvi ha però chiesto l’assoluzione di Bolgonini in merito ad un capo relativo al costo delle sedute: a seguito di un documento depositato da Guazzi
è emerso che il valore stabilito per ogni seduta era di 135 euro per 45 minuti
ma in realtà la durata delle sedute variava
quando le sedute duravano meno di 45 minuti
il tempo "risparmiato" veniva compensato con altre sedute più lunghe
Per 1055 assistenti sociali vittime di almeno un’aggressione si hanno 6.867 aggressioni, il numero più alto registrato tra le varie federazioni, con un tasso di 6,5 aggressioni subite a persona. La seconda federazione più esposta è quella degli infermieri, con 248 persone che hanno subito almeno un’aggressione e 1.543 aggressioni totali, un tasso di 6,2 a persona.
La prevalenza delle aggressioni, 12.500 del totale, è di tipo verbale. Le restanti 6.200 sono state di tipo fisico o contro la proprietà, è il caso di un’utente, che il 26 marzo è entrata nell’ufficio del servizio sociale di Torino armata di mazza da baseball, distruggendo gli arredi. Nella maggior parte dei casi sono gli stessi pazienti, familiari o persone deputate alla cura (caregiver) ad aggredire il personale, in poche eccezioni si sono registrate aggressioni ad opera di estranei.
La nuova stagione teatrale del Cinema Teatro Metropolis, da quest’anno a cura di ATER Fondazione, risponde a una volontà precisa del Comune di Bibbiano di rilanciare la dimensione culturale del territorio, proponendo una programmazione artistica di qualità, diversificata per generi e pubblico, e valorizzando il teatro come luogo di incontro e confronto, nel quale la comunità possa riconoscersi e ritrovarsi.
che aveva poi documentato nella sua relazione il progressivo peggioramento del suo atteggiamento
fatto anche di iperattività e aggressività
l’analisi dei documenti e delle testimonianze raccolte rivelerebbe numerose incongruenze e forzature nelle valutazioni fatte dagli assistenti sociali e dagli esperti coinvolti
secondo Salvi con «una crisi di pianto disperata
avrebbe salutato la madre in modo affettuoso e pacato
il bambino avrebbe chiesto più volte agli affidatari di tornare a casa
ma tali dati «non vengono riportati nelle relazioni ufficiali»
ha sottolineato la pm: in una mail interna ai servizi sociali scritta 20 giorni dopo l’allontanamento
si è dimostrato aderente alle migliori buone prassi e alla disciplina della materia
I servizi sociali devono intervenire tempestivamente
affrontando i problemi in modo da evitare che si aggravino
A dirlo è stato il professor Giovanni Garena
docente all’Università del Piemonte orientale e autore di una relazione sui servizi sociali della Val d’Enza
accusati dalla procura di Reggio Emilia di aver “pilotato” gli affidi
Garena è stato sentito come consulente di parte della difesa di Federica Anghinolfi - rappresentata dagli avvocati Rossella Ognibene e Oliviero Mazza -
ex responsabile del servizio sociale della Val d’Enza e principale imputata nel processo “Angeli e Demoni”
Garena ha spiegato che è fondamentale che le segnalazioni avvengano in modo appropriato e che il concetto di “abbandono” non venga interpretato in maniera restrittiva
e gli operatori devono essere in grado di riconoscere i bisogni e i diritti dei minori
intervenendo per prevenire situazioni che potrebbero mettere a rischio il loro benessere
perché permette ai servizi sociali di affrontare i problemi prima che si manifestino in tutta la loro gravità
Gli assistenti sociali non hanno funzioni ispettive: quando si recano presso l’abitazione di una famiglia che è sottoposta alla loro tutela
non hanno il potere di ispezionare i luoghi o perquisirli
non sono paragonabili a un “verbale” in senso stretto
e gli stessi operatori non sono assimilabili alla polizia giudiziaria
Il lavoro degli assistenti sociali si basa su una valutazione complessiva che tiene conto non solo degli aspetti materiali
ma soprattutto del benessere del minore all’interno dell’abitazione
che dipende anche dalle relazioni familiari e dall’ambiente emotivo
In caso di accuse di abusi da parte dei genitori
l’assoluzione o l’archiviazione delle stesse non comportano in automatico la ricollocazione del minore in casa
Per gli assistenti sociali è importante valutare l’adeguatezza genitoriale»
Devono fare valutazioni sulle competenze genitoriali
sulla capacità di comprendere e rispondere adeguatamente alle esigenze primarie del figlio
le necessità e gli stati emotivi del minore
promuovere l’evoluzione della relazione genitoriale in base allo sviluppo del figlio e affrontare la relazione con l’altro genitore
le loro valutazioni non sono rapportabili a parametri universalmente riconosciuti: si tratta di valutazioni di carattere soggettivo
«Ciò significa che è un fuor d’opera parlare di falso valutativo - ha commentato a margine l’avvocato Mazza -
soprattutto con riferimento a una valutazione relativa al sospetto di abuso o maltrattamento»
Garena ha chiarito che le relazioni dei servizi non sono atti pubblici fidefacienti
perché possono essere tranquillamente smentite da prove di segno contrario e non fanno dunque prova fino alla querela di falso
di elementi valutativi che vengono trasmessi al Tribunale per i minorenni
che assume poi le determinazioni del caso dopo aver fatto una propria istruttoria ascoltando anche genitori e avvocati dei genitori
«L’accusa ha formulato imputazioni interpretando il ruolo degli assistenti sociali come se fossero degli ufficiali di polizia giudiziaria - ha evidenziato ancora Mazza -
che il professor Garena ha svelato attraverso la descrizione della corretta metodologia dei servizi sociali
che è tutt’altro rispetto a un’attività di polizia giudiziaria o ispettiva
Tant’è che la formazione dei servizi sociali non è tale da consentire un accertamento di fatti
Il loro è un lavoro di descrizione delle situazioni»
Mazza ha chiesto a Garena se una lettera di trasmissione implichi una condivisione della relazione che viene trasmessa
«Assolutamente no - ha replicato il consulente -
perché se il dirigente ritiene di essere compartecipe dell’ideazione della relazione la deve anche sottoscrivere»
La sua leadership è stata riconosciuta da Garena come positiva
sia nella gestione delle condizioni di lavoro sia nel sostegno alla professionalità degli operatori
E il nucleo di valutazione esterno all’Unione le ha assegnato punteggi altissimi
Il consulente ha sottolineato che non esiste
l’idea di un uomo solo al comando che condiziona tutti gli altri assistenti sociali
perché si arriva all’extrema ratio dell’allontanamento solo attraverso un percorso che prevede più gradi di intervento e soprattutto una collegialità e una condivisione delle decisioni
Ha inoltre evidenziato come la legge 14 del 2008 parli di “equipe territoriali”
stabilendo inoltre la priorità dell’affidamento familiare rispetto all’accoglienza in comunità
Quando un bambino non può più vivere con la propria famiglia per varie ragioni
l’ingresso in una comunità di accoglienza deve essere considerato come l’ultimo step
attivabile solo dopo aver esplorato tutte le altre opzioni
può essere a tempo pieno oppure a tempo parziale (come per poche ore al giorno o solo per alcuni giorni)
è uno strumento di intervento sociale fondamentale
La delibera regionale numero 1677 del 2013 sottolinea l’importanza di prevenire la condotta maltrattante
Protezione e cura sono entrambe indispensabili per ridurre i danni e superare le conseguenze del trauma
Gli interventi di sostegno devono essere avviati solo quando si garantisce al minore una condizione necessaria per la sua sicurezza»
Questa logica si rivede oggi nel «processo mediatico, nella gogna, nella canea che è iniziata fin dal giorno uno» del caso Bibbiano, prima ancora che la difesa avesse accesso agli atti. Documenti che invece sono finiti «sui giornali, nei talk show, in interrogazioni parlamentari», creando un contesto che ha ignorato il principio del contraddittorio.
Il risultato? Non solo la «vita distrutta» di Monopoli, ma un’intera categoria professionale paralizzata: «Quale assistente sociale si assumerà più il rischio di decidere per la tutela di un minore? Quale psicologo lavorerà ancora su certe situazioni?».
«Noi avremmo voluto occuparci di situazioni specifiche, non di sistemi, non di metodi – ha aggiunto – ma quando mancano i fatti, si cercano le categorie».
«Nel corso di tutto il processo - ha sottolineato Canestrini - non è emerso un solo testimone che abbia smentito i contenuti dei verbali prodotti dagli operatori». Al contrario, sarebbero stati proprio i testimoni dell’accusa «che seduti su quella sedia hanno disconosciuto quanto verbalizzato dai pubblici ufficiali», in ben 13 casi.
Canestrini ha poi proposto il tema dell’autointercettazione, quando Milano, intento a chiamare una teste che non ha risposto, ha affermato «questa settimana è quella ideale per gli audio. Quello dei compiti in classe, del sesso con mamma e papà… tre o quattro devono partire». Ma che vuol dire, si è chiesto Canestrini? L’ipotesi è che fossero dirette alla stampa.
In una ha addirittura affermato che «“i carabinieri ci hanno ringraziato, perché abbiamo fornito loro una chiave investigativa che prima non avevano”. Un giornalista, autore di podcast, che fornisce ai carabinieri una chiave investigativa? Con i carabinieri che — spero smentiscano — chiamano un giornalista per ringraziarlo e dirgli che ha dato loro una chiave investigativa? È troppo. Non sapremo mai cosa sia veramente successo in questo che, agli occhi miei, è sembrato un totale corto circuito».
la somministrazione di test diagnostici e l’osservazione clinica diretta
E il processo causale necessariamente ha come punto di partenza l’evento lesivo
mancando il quale è assolutamente irrilevante indagare sulle cause: i fattori causali sono tali solo in relazione a un evento
e le consulenze delle consulenti della pubblica accusa non sono in grado di identificare alcuna malattia
medico psichiatra e medico legale con una lunga esperienza come perito presso diversi Tribunali
consulente della difesa della psicoterapeuta Nadia Bolognini
imputata a Reggio Emilia nel processo sui presunti affidi illeciti
difensore di Bolognini insieme a Francesca Guazzi
Massaro ha analizzato in profondità le diagnosi redatte dalle consulenti del pubblico ministero
per verificare se le loro conclusioni rispettassero i requisiti minimi per essere considerate scientificamente valide
«Ho esaminato le diagnosi per comprendere se avessero basi cliniche e se rispettassero la metodologia prevista dalla medicina legale»
che raccomandano di condurre le indagini tramite anamnesi
Ha aggiunto che l’osservazione clinica non si limita alle sole interazioni verbali
ma richiede un’attenzione al linguaggio corporeo e alla comunicazione non verbale: «Osservare il modo in cui il paziente racconta è cruciale: la mimica
il corso del pensiero e il linguaggio sono dati fondamentali
la somministrazione di test diagnostici è imprescindibile per oggettivare e validare l’ipotesi clinica»
Un altro punto centrale del suo intervento è stato quello della previsione di disturbi mentali futuri
una pratica che Massaro ha definito «priva di fondamento scientifico»
«Non esistono studi che permettano di prevedere con certezza lo sviluppo di disturbi mentali futuri
È un errore metodologico affermare che alcune cause
portino inevitabilmente a un determinato esito clinico»
Massaro si è concentrata in particolare sulle consulenze della dottoressa Francia
evidenziando incongruenze e mancanze metodologiche
contestando la diagnosi di disturbo dell’adattamento su N
non è possibile diagnosticare un disturbo dell’adattamento in presenza di un disturbo della condotta
Francia ha duplicato una patologia incompatibile con quella già certificata
e ciò rende la diagnosi priva di fondamento scientifico»
a cui Francia ha diagnosticato un disturbo depressivo persistente
Massaro ha sottolineato altre lacune: «Una diagnosi di depressione persistente richiede un’osservazione di almeno un anno
la consulente Francia aveva definito il tono dell’umore della bambina congruo a gennaio: come si concilia questa affermazione con una diagnosi di depressione persistente?»
Massaro ha inoltre messo in luce la totale assenza di test diagnostici: «Il test è indispensabile
soprattutto nei casi di anomalie comportamentali
Non somministrarli è un grave errore metodologico
I test servono proprio a indagare quando ci sono difficoltà espressive o emotive»
Un altro esempio eclatante è quello del minore A., per il quale la consulente Rossi aveva diagnosticato un «danno cognitivo irreversibile»
con ripercussioni su ogni ambito della vita del bambino
«Un bambino che gioca a calcio tre volte a settimana
suona il pianoforte e si relaziona con i compagni non può essere affetto da un danno cognitivo irreversibile
Questa diagnosi contrasta nettamente con la realtà dei fatti»
ha evidenziato una clamorosa contraddizione: nonostante questa diagnosi
il bambino era stato ritenuto idoneo a fornire sommarie informazioni alla presenza di un magistrato e di un maresciallo
non sarebbe stato possibile coinvolgere il bambino in una simile attività
Una contraddizione che riduce la diagnosi a una mera elucubrazione»
Un’ulteriore diagnosi contestata è stata quella di sindrome post-traumatica da stress su C., diagnosticata dopo un incontro di circa 20 minuti. «Per il DSM-5
serve un pericolo reale di morte per diagnosticare una sindrome post-traumatica da stress
né l’affidamento né la psicoterapia sono stati descritti come eventi violenti o percepiti come tali dal bambino
Un incontro di 20 minuti non può soddisfare i requisiti clinici per una diagnosi del genere»
La dottoressa ha insistito sull’importanza di una metodologia rigorosa: «La deontologia impone di fare diagnosi solo dopo aver incontrato il paziente più volte e aver somministrato test diagnostici
Alcune consulenze sono state redatte in assenza di incontri clinici
il che è in palese conflitto con i principi del codice deontologico»
Ha poi ribadito che «i test sono fondamentali per indagare comportamenti e emozioni
In relazione alla consulenza di Melania Scali
questa si limiterebbe a contenere mere valutazioni di carattere generico: «Il rischio
è semplicemente una considerazione teorica e priva di consistenza sul piano medico legale»
Mariotti ha difeso l’utilizzo di domande suggestive nella terapia del trauma: «Le domande suggestive non alterano il ricordo; lo aiutano a emergere. A differenza delle domande induttive, che possono influenzare il paziente, le domande suggestive mirano a ricollegare il mesencefalo alla corteccia cerebrale, facilitando l'esplicitazione del trauma». Ha inoltre sottolineato l’importanza dell’alleanza terapeutica, definendola «fondamentale in tutte le fasi del trattamento».
che domani vedrà in aula l’inizio delle arringhe dei difensori degli imputati
Gli avvocati di parte civile sono arrivati a richieste singole da 500 mila euro
i servizi sociali avrebbero manipolato documenti e testimonianze per allontanare ingiustamente minori dalle loro famiglie
favorendo affidi a persone vicine agli imputati
La pm Valentina Salvi ha chiesto fino a 73 anni di carcere complessivi
sottolineando che la terapia sarebbe stata utilizzata come strumento per confermare ipotesi di abuso già predefinite
Bibbiano, chieste pene per oltre 73 anni complessivi. Le difese: «Impostazione dogmatica»
fino alle lacrime dell’avvocato Nicola Termanini
considerato il caso pilota dell’inchiesta Bibbiano
Termanini ha raccontato in aula il momento dell’allontanamento della bambina – avvenuto
su disposizione del Tribunale per i minorenni
senza informare la famiglia – ricordando la collega Patrizia Pizzetti
che aveva rappresentato la famiglia fino a quel momento e che ottenne dal Tribunale per i minorenni il rientro della bambina in famiglia
Bibbiano, il disegno degli orrori ha una versione ad uso delle tv...
Al centro della discussione di Termanini il disegno che secondo la procura sarebbe stato modificato dalla psicologa Imelda Bonaretti
che secondo la pm avrebbe aggiunto delle mani per attribuire connotazioni sessuali allo stesso
che rappresentava un adulto steso su una bambina su un letto e che è stato però rappresentato dalla stampa
Il legale ha chiesto 50mila euro di provvisionale per il padre e 20mila euro per la calunnia verso il nonno
A commuoversi in aula anche la nonna della piccola
Per l’ex compagno della madre della bambina
sospettato (e poi archiviato) di aver abusato della bambina – che lo aveva raccontato alle maestre –
l’avvocato Marco Rapacchi ha sottolineato che «si trovò gravato da un’accusa infamante» e anche se il procedimento si è chiuso presto e bene per la sua posizione «la sua vita è stata sconvolta»
Bibbiano, la bimba del caso zero alla maestra: «D. mi tocca»
Secondo un altro avvocato di parte civile, Domenico Morace, i servizi avrebbero scelto «le vittime sulla base del ceto sociale o delle loro fragilità, isolando i minori dalle famiglie», una sorta di «catena di montaggio». Ma sulla vicenda, ha evidenziato, ha pesato anche lo sciacallaggio della politica, di qualsiasi colore.
Nel frattempo il processo è agli sgoccioli. E le prove a sostegno dell’accusa, al momento, sembrano fragili. Di certo sono evaporate le menzogne urlate in piazza, all’epoca, dai politici di centrodestra: prova ne è stato il rumoreggiare del pubblico di fronte ai video di quei giorni, che hanno indignato la numerosissima platea dei presenti.
Un quadro affrescato perfettamente da Luca Bauccio, difensore dell’imputato eletto a simbolo della vicenda, Claudio Foti, assolto definitivamente. Bauccio sulla vicenda ha scritto un libro ancora ai vertici delle classifiche, “Il lupo di Bibbiano”. «Quello che voi fate - ha detto rivolto agli assistenti sociali in sala - dà fastidio. Vi mettete di traverso dentro la burocrazia dello smaltimento sociale. Siete il soggetto migliore come capro espiatorio».
con l’aggiunta postuma delle mani che si allungano sulle parti intime della bambina
A ribadirlo in aula è stata la pm Valentina Salvi
nel corso della seconda giornata di requisitoria del processo sui presunti affidi illeciti in val d’Enza
che ha portato in aula il caso della bambina che alla maestra di sostegno aveva detto «D
La pm ieri in aula ha mostrato il disegno in verticale
orientamento che restituisce l’immagine di due persone vicine
Il disegno completo in orizzontale comprende però anche un letto
sarebbe stata la psicologa Imelda Bonaretti (difesa da Franco Libori e Franco Mazza) ad aggiungere un elemento che rimandasse al presunto abuso
si era rivolta a Lorena Calvarese per certificare la genuinità del disegno
le variazioni pressorie e la presenza di cancellature sono coerenti con le difficoltà motorie e la personalità grafica della minore»
Calvarese non avrebbe usato metodi scientificamente validati: «Il software utilizzato e il nome Hugh Maxwell sono assolutamente ignoti nella comunità scientifica - ha dichiarato Salvi - e non vi sono assolutamente informazioni sul web né di questa tecnica
le nuove tecniche utilizzate dalla grafologa non sarebbero considerate nei protocolli attualmente applicati
Ma trattandosi di tecniche di ultima generazione aveva sottolineato Calvarese in aula -
sono valide e riconosciute scientificamente come più adeguate e ripetibili
aveva deciso che non fosse necessario sentire un consulente per questa questione
«non piaceva disegnare le mani e non le sapeva disegnare»
allontana d’urgenza senza che ciò fosse necessario
Ma il sospetto di abuso da parte dell’ex compagno della madre della piccola aveva portato ad una relazione da parte dei servizi sociali
era «semplicemente quello di allontanare A
data la giovane età della madre e i problemi del padre della bambina
assumendo degli impegni a seguito dei quali «la situazione migliorò moltissimo e di questo ne danno conto tutti»
«Stiamo parlando di un nucleo familiare che ad ogni necessità
ad ogni momento di difficoltà chiede aiuto e chiede aiuto sempre a quelli che sono stati referenti
cioè ai servizi sociali di cui si fidavano
chiede aiuto alla psicologa che per loro era diventata una figura di riferimento»
Ma per ottenere l’obiettivo allontanamento
i servizi avrebbero anche omesso di segnalare i miglioramenti del padre
cristallizzando la sua situazione al tso eseguito nel 2016 «e spacciato alla magistratura per un dato attuale nel febbraio del 2018»
Secondo l’accusa, il programma anche nel caso di A., «era l’allontanamento», per mandare la madre a fare psicoterapia da Claudio Foti (assolto in via definitiva) e la figlia da Nadia Bolognini ( attualmente a processo e difesa da Luca Bauccio e Francesca Guazzi)
Per fare ciò era necessario certificare un abuso
la bambina sarebbe stata sottoposta anche ad una visita ginecologica non necessaria
la bambina si sarebbe ambientata bene nella casa famiglia che l’accolse dopo l’allontanamento
tanto che anche la comunità che l’ospitava avrebbe manifestato difficoltà nel gestire il suo disagio
sarebbe stato minimizzato o addirittura ignorato dai servizi
La base del clan italo-albanese smantellato dall’inchiesta di guardia di finanza e polizia si trovava in un condominio del comune reggiano
si tenne il vertice per pianificare l’acquisto di 8 kg di cocaina dall’Ecuador
BIBBIANO (Reggio Emilia) – L’appartamento dei narcos si trovava in un complesso residenziale denominato “condominio Matilde di Canossa”
Le riunioni del clan italo-albanese che da Reggio Emilia gestiva traffici imponenti di stupefacenti si tenevano qui e da qui partivano ordini
venivano gestite e seguite operazioni importanti per il rifornimento e lo stoccaggio di cocaina
Dalle indagini condotte da guardia di finanza e questura è emerso che l’abitazione era nella disponibilità di Bashkim Sula
ma qui dimoravano in maniera continuativa anche altri due connazionali: Sokol Lumi e Rigers Kusi
E’ qui che viene ricevuto per un vertice top secret
40enne romano che rappresenta uno dei nomi di peso nell’inchiesta
Si perché Gatta è il marito della prima figlia di Fabrizio Piscitelli
protagonista indiscusso della recente scena criminale romana
ucciso in una vera e propria esecuzione nel 2019
ma soprattutto narcotrafficante e punto di connessione tra clan albanesi e della ‘ndrangheta
Gatta avrebbe ereditato contatti tra i quali sarebbero nati i rapporti con Reggio Emilia
arriva in treno da Roma alla stazione Mediopadana: ad attenderlo al volante di una Fiat 500 c’è uno dei membri del sodalizio criminale con base nel nostro territorio
Il genero di Piscitelli viene portato a Bibbiano
dove si tiene come detto una riunione per concordare e pianificare l’acquisto e l’importazione dall’Ecuador di una partita da 8 kg di cocaina
E’ Gatta a finanziare l’operazione con 5 milioni di euro
la droga sarebbe arrivata via nave a Rotterdam
Traffico internazionale di droga con base a Bibbiano: 15 arresti. VIDEO
Droga da Reggio Emilia alla Calabria: la nuova rotta dettata dalla criminalità. VIDEO
tel : 0522/304411 email: redazione@reggionline.com
avrebbe seguito il metodo verificazionista
andando a caccia soltanto di conferme della tesi d’accusa e tralasciando
tutti quei dati che falsificavano l’ipotesi accusatoria
Il tutto senza vedere le sedute: è importante
contestualizzare gli incontri e tenere conto di tutte le attività della seduta
Mariotti ha dichiarato di aver accettato l’incarico non in difesa di qualcuno ma per difendere il metodo scientifico e una psicoterapia del trauma che è stata etichettata come manipolatoria e suggestiva
Mentre invece è «lo strumento più potente per aiutare le persone a ricollegarsi con quanto si è vissuto»
Un lavoro che prescinde dall’esistenza o meno di un reato o dalla veridicità del fatto: «Ciò che conta - ha evidenziato - è che il paziente si ricongiunga con se stesso»
Il trauma è infatti «una ferita» e la psicoterapia «è cura
perché l’obiettivo è il benessere del paziente»
smentendo dunque l’assunto della consulente Melania Scali secondo cui «il trauma può essere curato solo quanto il fatto venga accertato giudiziariamente»
ha mai chiesto a Bolognini di interrompere la terapia per motivi legati all’accertamento giudiziario
che sul suo profilo Facebook - poi cancellato -
un post con la foto di Carletti in fascia tricolore e la scritta “Arrestato”
alla quale si aggiungeva la frase “Affari con i bimbi tolti ai genitori”
Sotto quel post si scatenò un’ondata di insulti e minacce
“piantare una pallottola nelle ginocchia e una nei genitali” o “prendere a sprangate in faccia” Carletti
Bibbiano (Reggio Emilia), 24 marzo 2025 – Una barista è stata aggredita sabato sera a Bibbiano da uno sconosciuto che le ha rubato la borsa con l’incasso del locale. Vittima della brutale aggressione, la 52enne Loretta Magnani, titolare del bar-edicola ‘Ida’ di via Lenin nel comune della val d’Enza. Erano circa le 21.30 quando l’esercente, dopo aver chiuso il suo esercizio, si è incamminata verso la propria auto.
Reggio Emilia, 2 aprile 2024 - In coincidenza con l'ottava giornata della requisitoria, il pubblico ministero Valentina Salvi ha pronunciato stamattina, alle 11.20, le richieste nel processo di primo grado con rito ordinario sui presunti affidi illeciti di bambini a Bibbiano, operazione che fu denominata "Angeli e demoni" e le cui indagini furono svolte dai carabinieri.
Davanti al collegio dei giudici presieduto da Sarah Iusto, a latere Michela Caputo e Francesca Piergallini, il pm Salvi, affiancata in aula dal procuratore capo Calogero Gaerano Paci, ha formulato a vario titolo per i 14 imputati richieste di condanna, altre di assoluzione legate a singoli capi di imputazione, di riqualificazione del reato o di non doversi procedere per prescrizione.
L'inchiesta ha riguardato l'allontanamento dei bambini dalle loro, famiglie avvenuto secondo l'accusa a seguito di presunti particolari falsi che gli operatori dei servizi sociali Val d'Enza attestavano nelle relazioni il tentativo di inculcare attraverso la psicoterapia memorie di abusi sessuali mai subiti.
Ecco le domande finali. La richiesta più alta è stata avanzata per Federica Anghinolfi, 63enne ex responsabile dei servizi sociali della Val d'Enza): 15 anni (11 anni e mezzo + 3 anni e mezzo per reati non connessi). Mentre si chiedono 11 anni e mezzo per Francesco Monopoli, 40enne assistente sociale dell'Unione Val d'Enza. Entrambi erano stati posta inizialmente agli arresti domiciliari e liberati sei mesi dopo.
Per Nadia Bolognini, 55enne psicologa del centro "Hansel e Gretel, la domanda è di 8 anni e 3 mesi. Per Federica Alfieri, 39enne psicologa dell'Ausl, 2 anni. Per la coppia di donne affidatarie di una bambina, la 40enne Fadia Bassmaji e la 46enne Daniela Bedogni, domandati 3 anni.
Per Imelda Bonaretti, 47 anni, psicologa dell'Ausl, chiesti 6 anni e 6 mesi. Per Flaviana Murru, 65enne neuropsichiatra dell'Ausl, 8 mesi; Per Valentina Ucchino, 47enne neuropsichiatra dell'Ausl, 1 anno e 8 mesi. Per Katia Guidetti, 41enne educatrice della società che gestiva in appalto il servizio educativo esternalizzato dai servizi sociali, chiesti 4 anni; per Maria Vittoria Masdea, 38enne educatrice con medesimo ruolo, domandati 4 anni.
Secondo la grafologa Lorena Calvarese, che ha usato tecniche moderne, l’immagine è interamente attribuibile alla minore e non presenta alterazioni
con le braccia dell’uomo che si allungano sulla piccola
Un’immagine che ai giornali era stata consegnata modificata - le due figure in verticale
senza letto - e che secondo la procura di Reggio Emilia e la perizia della grafologa Roberta Tadiello sarebbe stato modificato da una delle imputate
con l’aggiunta postuma di due mani poste in corrispondenza dell’area genitale della bambina
Quel disegno era stato brandito come esempio lampante delle gravi violazioni commesse da psicologi e assistenti sociali della Val d’Enza con lo scopo di allontanare i bambini da genitori innocenti e ingiustamente accusati di abusi sessuali ai loro danni
la grafologa incaricata dalla difesa di Imelda Bonaretti - la psicologa accusata di averlo falsificato -
«il disegno è stato interamente realizzato da A.
ma corrispondono allo stile grafico dell’autrice del disegno
Calvarese lo ha dichiarato stamattina in aula
dove è stata sentita nel processo sui presunti affidi illeciti come teste della difesa Bonaretti
rappresentata dagli avvocati Franco Libori e Franco Mazza
ha spiegato di aver adottato un approccio scientifico basato su metodi grafologici
per analizzare il dinamismo grafico e le modalità grafiche
evitando interpretazioni soggettive; tecniche grafoscopiche
con l’utilizzo di strumenti come una lente d’ingrandimento
elaborazioni digitali in “ipercroma” e “isotratto” e una fotocamera per identificare caratteristiche non visibili a occhio nudo
la bambina «soffre di impaccio psicomotorio»
che comporta difficoltà nell’ideazione e nella coordinazione motoria
Una grafia influenzata dall’ansia e dal vissuto emotivo
aspetti ritenuti centrali nell’analisi e che hanno permesso di comprendere
«l’unicità del tratto grafico della minore»
Calvarese ha infatti analizzato vari disegni
trovando caratteristiche che permettono di ricondurre anche quel tratto grafico alla mano della bambina
Tanto da arrivare a dire che anche le mani e i tratti cancellati nel disegno incriminato sono stati attribuiti con certezza alla stessa mano della minore
non è arrivata alle stesse conclusioni proprio per non aver utilizzato questi sistemi
che vanno oltre i vecchi protocolli richiamati dal pubblico ministero Valentina Salvi nel suo controesame
Ma trattandosi di tecniche di ultima generazione - ha sottolineato Calvarese -
sono assolutamente valide e riconosciute scientificamente come più adeguate e ripetibili
ha deciso che non è necessario sentire un consulente per questa questione e ha ritenuto valida la consulenza di parte della difesa
L’assalto all’abrogazione dell’abuso d’ufficio parte da Reggio Emilia. Con la richiesta, depositata dalla pm Valentina Salvi nel processo sui presunti affidi illeciti “Angeli e Demoni”, di sollevare la questione di costituzionalità. Secondo il pubblico ministero, la nuova norma, che cancella l’articolo 323 del codice penale, sarebbe in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione
che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge
in quanto lascerebbe i cittadini privi di tutela di fronte alle condotte abusive dei pubblici ufficiali
secondo cui la potestà legislativa deve rispettare i vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali
che sul punto dovrebbero pronunciarsi il 16 settembre
dovrà innanzitutto valutare la rilevanza della questione nel “processo Bibbiano”
Sono quattro le contestazioni di abuso d’ufficio in questo procedimento: qualora venisse pronunciata una sentenza di non luogo a procedere sparirebbero
è stata fortemente messa in discussione dagli avvocati Giovanni Tarquini
difensore del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti
dell’ex responsabile dei servizi sociali dell’Unione della val d’Enza Federica Anghinolfi
Tarquini - il cui assistito è accusato solo di abuso d’ufficio - ha evidenziato che
indipendentemente dalle osservazioni in merito alla presunta illegittimità costituzionale della norma
in ragione della successione della legge penale nel tempo
stabilisce che se un fatto non è più previsto come reato
cessa l’esecuzione ed ogni effetto penale della condanna
disciplina il principio di legalità delle pene il quale si articola nei principi di riserva di legge
può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso
Un eventuale accoglimento della questione da parte della Consulta
con reviviscenza della norma abrogata il 9 agosto scorso
secondo Tarquini non avrebbe dunque effetto nel processo in questione
«La Corte costituzionale non potrà mai adottare una sentenza di accoglimento della questione di legittimità che finirebbe per applicare retroattivamente una norma più sfavorevole, determinata dalla stessa Corte costituzionale», ha evidenziato Mazza, che ha citato l’unico precedente, la sentenza numero 5 del 2014
che ha riportato in vita la fattispecie della “associazione paramilitare”
il dibattito non riguardava il merito della norma
ma il procedimento legislativo: l’abrogazione fu cancellata per eccesso di delega
chiamata nel 2016 a pronunciarsi sul tema della reviviscenza
ha applicato proprio l’articolo 2 comma 2 del codice penale
“salvando” dunque gli effetti più favorevoli che nel frattempo erano scaturiti dall’abrogazione di quella norma
la rilevanza della questione di legittimità nel processo sugli affidi
dal momento che un eventuale accoglimento della Consulta introdurrebbe una retroattività sfavorevole
Il che non sarebbe possibile per due questioni: in primo luogo
la Corte costituzionale non avrebbe questo potere
essendo la materia coperta da riserva assoluta di legge; inoltre
la sentenza non potrebbe avere gli effetti tipici retroattivi perché entrerebbe in contrasto con l’articolo 25 comma 2 della stessa Costituzione
dal momento che quella penale sostanziale non è l’unica tutela possibile: la condotta del pubblico ufficiale può essere
in quanto la questione sarebbe irrilevante nel procedimento
in quanto la norma che abroga l’abuso non è incostituzionale
I legali hanno poi chiesto l’assoluzione per i capi relativi all’abuso d’ufficio perché il fatto non è previsto dalla legge come reato
sottolineando che una donna nuda non può essere pornografia
La difesa ha dunque evidenziato che la frase «questo disegno mi ha fatto pensare ad una violenza sessuale» - scritta da K
ispirato dalla visione casuale della bambina di due quadri che riproducevano esattamente l’immagine poi tratteggiata a mano
«Nessun condizionamento - evidenzia Bauccio -
ma la riproduzione di una fotografia che ha riattivato dei contenuti traumatici
La foto di quei quadri era contenuta nell’informativa
ma non è stata mai prodotta dal pm al Tribunale
che ha dunque prodotto la foto: a sparire è stato proprio «Il foglio decisivo per interpretare e collocare quel disegno come opera spontanea della bambina»
alla cancellazione dell’articolo 323 del codice penale
Con la conseguenza che sta per giungere a termine il processo all’ex sindaco di Bibbiano Andrea Carletti (difeso da Vittorio Manes e Giovanni Tarquini)
mostrificato da politica e media e trasformato in “ladro di bambini” pur non avendo nulla a che fare con i capi d’imputazione che hanno dato vita al processo mediatico
mentre cadono complessivamente quattro capi d’imputazione
Il pubblico ministero Valentina Salvi ha chiesto e ottenuto un termine fino a mercoledì per valutare se portare la questione davanti alla Corte di giustizia europea
Una richiesta alla quale Tarquini si è opposto
ribadendo la propria richiesta di dichiarare il «non doversi procedere» nei confronti di Carletti
in quanto «il fatto non è più previsto come reato»
Ma l’articolata ordinanza di rigetto sottolinea in maniera dettagliata la manifesta infondatezza delle questioni sollevate dalla pm in merito alla presunta violazione degli articoli 3
emettere sentenze che configurino nuove norme penali che peggiorano la posizione dell’imputato
Un principio sancito dall’articolo 25 della Costituzione
che riserva al legislatore il potere di definire quali fatti siano punibili e quali sanzioni debbano essere applicate
La Corte può intervenire se la norma penale è stata adottata in violazione delle norme che regolano la competenza degli organi legislativi; in caso di norme che concedono un trattamento più favorevole rispetto a quello generale
per evitare la creazione di “zone franche” sottratte al controllo di costituzionalità; nei casi in cui la riespansione di una norma generale comporti un effetto negativo per il reo e per garantire che lo Stato rispetti gli obblighi internazionali
anche se ciò comporta effetti sfavorevoli per l’imputato
le motivazioni addotte dalla pm risultano infondate: l’abrogazione dell’abuso d’ufficio
non configura una “norma di favore” che sottragga a una normativa generale un sottoinsieme di condotte
ma esprime una scelta legislativa che rientra
Ammettere il sindacato costituzionale su una norma abrogata equivarrebbe
a reintrodurre un reato che il legislatore ha scelto di eliminare
comportamento contrario al principio della riserva di legge
in relazione alla presunta violazione della Convenzione Onu contro la corruzione (Convenzione di Merida)
le giudici hanno invece un giudizio più cauto: la questione
poiché costituisce una delle eccezioni al divieto di sindacato in malam partem in materia penale
appare manifestamente infondata e in parte irrilevante: la Convenzione Onu prevede infatti misure per prevenire e combattere la corruzione
ma non impone agli Stati un obbligo rigido di incriminazione per l’abuso d’ufficio
bensì suggerisce di «prendere in considerazione» l’adozione di leggi che incriminino tali condotte
lasciando un margine di discrezionalità legislativa ai singoli Stati
L’abolizione dell’articolo 323 del codice penale
E per quanto riguarda il presunto contrasto con la Direttiva Ue 2017/1371 (direttiva Pif)
che richiede agli Stati di sanzionare penalmente condotte che ledono gli interessi finanziari dell’Unione europea
sebbene l’abrogazione dell’abuso d’ufficio abbia eliminato una norma rilevante per alcune condotte di distrazione di fondi
l’introduzione del nuovo reato di peculato per distrazione (articolo 314-bis) colma parzialmente questa lacuna
copre solo condotte relative a denaro e beni mobili
e ciò potrebbe creare una parziale violazione degli obblighi di incriminazione derivanti dalla Direttiva
La questione rimane però irrilevante nel caso Bibbiano
dal momento che le condotte contestate agli imputati non risultano lesive degli interessi finanziari dell’Ue
ha evidenziato al Dubbio il professor Manes
«è molto in sintonia con le argomentazioni prospettate dalle difese
È un’ordinanza straordinariamente approfondita - ha evidenziato -
di grande consapevolezza giuridica su problemi molto complessi e molto analitica nel distinguere tutti gli aspetti importanti»
Uno dei passaggi centrali riguarda la riaffermazione «molto forte» della discrezionalità legislativa in materia penale
«che è un campo governato dalla riserva di legge
sostanzialmente rimarcando che le scelte legislative in materia penale
sono affidate alla responsabilità del legislatore
E non possono essere conculcate costruendo
spesso attraverso interpretazioni analogiche e in contrasto con la lettera della norma
obblighi costituzionali di tutela interni o sovranazionali»
La richiesta di un termine per valutare di sollevare la questione davanti alla Corte di Giustizia
rappresenta una sorta di tentativo di «reclamare i tempi supplementari» su una questione che «i giudici hanno già deciso»
ribadendo la discrezionalità del legislatore in campo penale»
anche se le questioni di legittimità fossero state ricevibili
non sarebbe stata applicabile al processo in corso
«Quello del collegio è stato un grande esempio di attenzione giuridica a un problema che non è solo quello della legittimità dell’abolizione dell’abuso d’ufficio - ha concluso Manes -
ma anche della scelta di riconoscere il giusto rispetto alla discrezionalità del legislatore
e in definitiva di stare dalla parte della democrazia parlamentare penale oppure no»
La macchia nera che sembra ingrandirsi in realtà – indovinate? – è ferma, ma trae in inganno le nostre pupille
Che cosa dice la scienza di uno dei gesti più diffusi al mondo e allo stesso tempo più socialmente condannati
I cosiddetti "naked dress" sono stati rivoluzionari e poi hanno normalizzato il corpo delle donne: ora che sono ovunque però «la nudità è stata denudata del sesso»
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419 del 28 settembre 2009 - ISSN 2610-9980
La psicoterapeuta l’ha usato solo in funzione rilassante in un caso
mentre negli altri ne ha solo esposto il funzionamento ai bambini
Lo scorso fine settimana il palazzetto dello sport di Bibbiano ha vibrato di energia e passione per il judo. Atleti di diverse età e provenienze si sono sfidati sul tatami, in un susseguirsi di prese, proiezioni e immobilizzazioni che hanno tenuto il pubblico con il fiato sospeso.
All’evento ha partecipato anche il Kodokan Cesena, rappresentato da Linda Fabbri, Geremia Romagnoli, Samuele Romagnoli, Matteo Pracucci, Gabriele Fontana, Luca Gaetano Bonasia, Riccardo Santoro e Marco Brandolini. Non sono mancati i momenti di pura adrenalina, con ippon fulminei che hanno decretato la vittoria in un istante, ma anche le fasi di studio e tattica, dove la concentrazione degli atleti era palpabile, hanno affascinato e dimostrato la profondità di questa disciplina.
Al di là dei risultati agonistici, ciò che ha reso speciale questa giornata è stata la condivisione di valori fondamentali come l’impegno, la disciplina e il fair play. Grande soddisfazione per il team accompagnatore: il maestro Vladimiro Burioli, il responsabile agonistico Michael Zoffoli, la presidente Raffaella Molari, l’ufficiale di gara Francesco Di Leonforte. Il prossimo appuntamento sarà il Campionato Regionale a Minerbio.
diventato per osmosi il partito dei ladri di bambini
tanto da portare il leader della Lega Matteo Salvini sul palco piazzato davanti al Municipio
nella speranza di vincere una campagna elettorale che poi ha perso
Con bambini in braccio spacciati per piccoli cittadini di Bibbiano
ma che con Bibbiano non c’entravano niente
La patria del parmigiano reggiano è diventata la terra dei bambini rubati. E di fronte a qualsiasi complessità la politica ha scelto di ridurre gli scontri ad uno slogan: “Parlateci di Bibbiano”
Senza che nessuno ne sapesse nulla e senza che nessuno ascoltasse
pure i loro partiti di riferimento sono finiti nello stesso calderone
E a prendere la parola è proprio il circolo del Pd di Bibbiano
con un lungo comunicato che rivendica la dignità di una città violentata dal processo mediatico
ndr) ha donato alla nostra comunità quasi vent’anni della sua vita con rettitudine e passione»
ispirando la comunità di Bibbiano a rimanere unita in un clima di false accuse e pressione mediatica
ha raccontato che era stato il padre a dirle «se tua madre ti lascia ancora da sola chiama i carabinieri»
frase che dunque confermerebbe il ripetersi nel tempo di tale situazione
aveva anche raccontato inoltre che in quel periodo i genitori litigavano molto
tranquillizzata poi da un militare che le aveva promesso di aiutarla a raccoglierle
Ma non solo: la testimone ha raccontato che spesso la bambina stava da sola nel parchetto vicino casa
che non giocava con gli altri bambini e che il padre aveva rubato dei soldi alla madre
era dunque andata da sola a cena in trattoria
dove suo padre si impegnava poi a saldare il conto
Nel periodo della separazione tra le due affidatarie la bambina raccontava di essere dispiaciuta
ma che comunque le due donne stavano gestendo bene la situazione e che le avevano fatto capire che non era colpa sua e che si sarebbero comunque prese cura di lei
che stando a quanto dichiarato dal teste avrebbe chiesto: «Siete voi due che avete l’affido con le due lesbiche?»
dal momento che non aveva alcuna confidenza con Milano
Il maresciallo chiese se avesse notato qualcosa di particolare nella relazione tra K
rispose di no e che la sua impressione era che tutto andasse bene
«A quel punto mi ha detto che ci avrebbero convocato per essere sentiti a sommarie informazioni - ha aggiunto -
ed ex compagno di una testimonianza ascoltata la scorsa settimana
raccontando di aver visto solo affetto e attenzione continua nei confronti di K.
ha ricordato alcuni episodi particolari dei primi tempi: uno di sadismo nei confronti di una lumaca e uno nei confronti della sua bambina
dimostrandosi insensibile al pianto disperato della bambina
Un altro episodio a suo dire particolare era la richiesta di essere presa in braccio da lui
nonostante ci fosse una conoscenza poco approfondita
ma ho trovato un po’ strana questa insistenza da parte sua»
Una tendenza a cercare l’attenzione maschile confermata anche da E
se per caso l’imbarazzo fosse legato a sospetti di abusi riferiti dalle affidatarie
circostanza che il teste ha smentito categoricamente
Ascoltato anche il padre di una delle due affidatarie
la bambina aveva comportamenti «quasi animaleschi»
come afferrare il piatto coprendolo con le mani per mangiare
La bambina non parlava e faceva disegni inquietanti
come persone con gli arti staccati ai quali cancellava i volti con un tratto di matita nero e pesante
il teste ha spiegato che dal suo punto di vista quei disegni erano «da manuale di psichiatria»
che ostentava in maniera evidente chiedendo al “nonno” se avesse visto cosa aveva fatto
«Ero un po’ allibito - ha spiegato - perché aveva 9 anni»
Le cose sono cambiate col passare del tempo e i disegni violenti sono spariti: K.
ha iniziato a disegnare «soli e immagini colorate»
Tanto che «abbiamo fatto una specie di festa
perché sembrava davvero che iniziasse a cambiare»
L’uomo ha confermato gli episodi di sadismo contro gli animali: la bambina
aveva staccato le gambe a degli scarafaggi e ucciso alcune lucertole
Il teste ha anche raccontato di aver incontrato
che si era detto contento di sapere la bambina con «una brava famiglia»
Lo zio aveva anche raccontato di aver detto al fratello che era disposto a prendersi cura della bambina
ma la madre aveva reagito in maniera violenta
al contrario di un altro fratello che ha difeso il padre di K
- aveva espresso giudizi negativi sul padre della bambina
«A me la cosa che più dispiace - ha concluso il “nonno” affidatario - è che questa bambina aveva cambiato in meglio la sua vita e aveva trovato un suo percorso di vita in cui era felice
Nel pomeriggio è stata ascoltata una maestra della scuola frequentata da N., che ha raccontato della «continua e morbosa attività masturbatoria» del bambino a scuola
voleva praticare anche sugli altri bambini
La scuola ha segnalato tutto ai servizi sociali e convocato i genitori
i quali avevano riferito di non aver mai notato atteggiamenti del genere
Un’affermazione che aveva lasciato basita l’insegnante
Tant’è che in una relazione la scuola aveva segnalato che i genitori «sembrano essere “affettivamente poco preoccupati” ed emotivamente poco protettivi e contenitivi verso» N
«Questi - ha commentato con amarezza l’avvocato Mazza - sono i bambini di Bibbiano prima dell’allontanamento»
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Come al solito le magagne vengono liquidate con un " tutto già chiarito"
Ricordo che qualche tempo fa proprio i vertici
Valori universali che dovrebbero essere riconosciuti da ogni ideologia e religione
secondo quanto stabilito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
probabilmente non lo hanno PERCEPITO (Luca Vecchi docet)
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con diramazioni in Sudamerica e nei porti del Nord Europa
in grado di spostare 300 chili di droga (per un controvalore di 8 milioni di euro) in un anno
sono quindici le ordinanze di custodia cautelare (12 in carcere e 3 ai domiciliari
ma non tutti i destinatari sono stati raggiunti) eseguite all’alba di ieri dal Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Reggio Emilia e dalla Squadra Mobile della questura
coordinati dal pm della Dda di Bologna Roberto Ceroni
Oltre 110 militari e poliziotti hanno eseguito 16 perquisizioni (sequestrati orologi Rolex
valigie piene di soldi e perfino diamanti) in nove province: oltre a Reggio Emilia
dove c’erano la “testa” e la base dell’organizzazione
Per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti (ma non mancano reati come fatture false e spendita di banconote fasulle) sono finiti nei guai: Domenico Bolognino
che sta scontando la condanna per Aemilia; Cesare Catellani
noto per essere il genero di Fabrizio Piscitelli detto “Diabolik”
il capo ultrà ucciso a Roma nel 2019; Rigers Kusi
37 anni; ai domiciliari gli albanesi Julian Nikolla
32. Alcuni erano già stati arrestati per alcuni episodi legati a singole partite di stupefacente sequestrate nel tempo
Non viene contestata l’associazione di stampo mafioso
L’operazione è stata ribattezzata “Limiti” per le peculiari asperità dovute al respiro internazionale
Tutto ha avuto origine il 15 settembre 2020 da un sequestro avvenuto all’aeroporto di Bogotà (Colombia)
un indirizzo e un numero di telefono colombiano: piazza del Bianello 2 a Bibbiano
Dalla Colombia la palla passa alla Guardia di Finanza di Reggio Emilia
che nonostante il civico sbagliato individua un appartamento (uno dei tanti nella disponibilità dei coinvolti
perfino una tabaccheria a Montecchio) utilizzato da Salvatore Gaetano
Da questo primo nucleo di sospettati – tramite l’utilizzo di trojan e il ricorso a intercettazioni telefoniche e ambientali – l’indagine si allarga a macchia d’olio
fino a convergere con un’altra inchiesta per spaccio di droga (a carico di albanesi) sulla quale stava lavorando in contemporanea la Squadra Mobile
Poi spunta pure l’imprenditore romano Gatta
in veste di finanziatore di un carico dall’Ecuador
e ricostruire le rotte della droga è stato necessario estrarre i dati dei criptofonini e consultarsi con le forze di polizia di mezza Europa
Secondo l’accusa tra il 2020 e il 2021 gli indagati hanno importato (da Albania
tagliato e venduto un fiume di droga: 23 chili di cocaina
In questo quadro non mancano le fatture false per 5,2 milioni
emesse da dieci denunciati residenti a Reggio tramite sette società (sei qui e una a Parma)
e un affare spagnolo di banconote false per 75mila euro da parte di un arrestato
«Diversi gli elementi qualificanti di quest’indagine: dalla capacità degli indagati di muoversi con nonchalance su più territori (emiliano
veneziano e romano) all’uso dei criptofonini (la piattaforma Sky Ecc) che ci ha dato parecchio filo da torcere
fino alla contiguità con la criminalità organizzata – ha detto il comandante provinciale della Finanza Ivan Filippo Bixio – Ringraziato la polizia per la collaborazione»
«Una sinergia virtuosa – ha fatto eco il questore Giuseppe Maggese – È stata colpita una criminalità di secondo livello