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Un patto di ferro tra due delle cosche più temibili di Napoli
pronte a fondersi fino a diventare «una sola famiglia» per mantenere ben salde le redini degli affari criminali nell’area nord
esponente di spicco del clan Lo Russo di Miano
indiscusso boss del clan degli Scissionisti di Secondigliano
avrebbero stretto da tempo nonostante fossero entrambi detenuti
il primo all’epoca all’alta sicurezza
il secondo al 41 bis un accordo che consentisse loro di dare continuità ai rispettivi business nonostante la carcerazione
La circostanza emerge a chiare lettere dalle annotazioni riportate all’interno del decreto ministeriale con cui
è stato disposto il trasferimento al carcere duro anche per Oscar Pecorelli
per anni braccio destro del ras pentito Antonio Lo Russo
avrebbe infatti in più di un’occasione rimarcato la propria caratura criminale
ignaro di essere già sotto intercettazione
conversando con il detenuto Raffaele Musolino
Pecorelli faceva presente che «Cesare Pagano lo ha riconosciuto come suo pari grado riferendo ai suoi sodali che in sua assenza si sarebbero dovuti rivolgere a “’o malomm” e a Lello Peretto
che guidavano il clan Lo Russo con il quale gli Amato-Pagano erano una sola famiglia»
Questo dialogo è però solo uno dei tanti ad aver acceso un campanello d’allarme negli inquirenti antimafia
spingendoli a chiedere al guardasigilli il regime detentivo speciale del 41 bis per Oscar Pecorelli
In un’altra conversazione intercettata l’8 luglio 2022 il boss di Miano parla con il detenuto Enrico La Salvia
al quale fa intendere senza tanti giri di parole di disporre di un esercito di affiliati pronti a riprendere il controllo della zona di Miano
in quel periodo dilaniata dall’ennesima faida tra gli i sottogruppi eredi del clan Lo Russo: «Tu piglia a famiglia mia tra me
allora pensi pure u piccirillo che stava con te..
pure per dire Gianluca (Gianluca D’Errico)
i guagliunciell che so venuti dopo sempre Miano è..
mo tu lascia che poi si sono appiccicati perché non ci sta nessuno fuori
ma se uscivo io o usciva Lello o esce Luigi o Pompeo
cioè Miano è esagerato perché quando arresti dieci ne escono altri dieci
che hanno spinto la Dda di Napoli a mettere nero su bianco una valutazione durissima sul conto del ras: «Deve ritenersi concreto e attuale il rischio che Pecorelli possa tentare di continuare ad avere rapporti con gli affiliati in stato di libertà tramite i colloqui carcerari
svolgendo in questo modo attività di direzione e raccordo con gli altri partecipi all’associazione»
la sua detenzione aveva tra l’altro dimostrato una preoccupante spregiudicatezza anche nell’uso della email
con la quale avrebbe dato indicazioni anche alla moglie sulla “gestione” dei capitali della cosca
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È stato fermato nella notte dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Vercelli l’uomo sospettato di aver accoltellato un addetto alla sicurezza del locale “Globo”
al termine di una violenta aggressione avvenuta nel parcheggio del club
l’uomo – già allontanato dalla sala da ballo per comportamenti molesti – è riuscito a raggiungere il parcheggio armato di coltello
Le immagini delle telecamere mostrano la vittima mentre corre
Solo l’arrivo di altri addetti alla sicurezza ha messo in fuga l’aggressore
L’addetto alla sicurezza è stato sottoposto a un intervento chirurgico e si trova ora in ospedale
per voce del Segretario provinciale di Vercelli Domingo Miano
ha elogiato il lavoro della Squadra Mobile e ha lanciato un appello per contrastare il crescente fenomeno del porto abusivo di armi nei locali notturni: «Complimenti al personale della Squadra Mobile della Questura di Vercelli per aver lavorato in modo preciso e incessante
e aver individuato e arrestato il presunto aggressore
con un attività d’ indagine molto estenuante e complessa
ci porta a riflettere su quello che ormai è sotto gli occhi di tutti e soprattutto delle nostre Forze dell’Ordine: il porto abusivo di armi e/o oggetti atti ad offendere
anche semplicemente per uscire o andare in discoteca
Da padre e da poliziotto sono molto preoccupato da questa situazione allarmante
bisogna far capire ai giovani che non si è più “forti” o “sicuri di sé” se si va in giro con un coltello in tasca
Occorre un’implementazione di personale per la provincia di Vercelli poiché i nostri uffici sono in sofferenza e carenza di organico»
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A Sant'Agata Li Battiati (CT) continua la prestigiosa rassegna diretta da Antonio Petralia "NOTE IN TEATRO 2025"
sul palco del al Teatro "Gilberto Idonea" del Polo culturale si susseguiranno nove serate di grande jazz
Sabato 12 aprile (ore 21:00) arriva "LUMINARY"
il progetto di Tonino Miano (pianoforte) con Andrea Melani (batteria) e Riccardo Grosso (contrabbasso)
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oggetto celeste) è un progetto che esplora un approccio organico all'improvvisazione
in cui i suoni sintetici si intrecciano in simbiosi con gli strumenti acustici
L'idea fondante è quella di tre percorsi paralleli: indipendenti per natura
I suoni attraversano e plasmano il tessuto sonoro del trio come elementi di uno stesso universo
senza che ciascuna voce debba necessariamente condividere lo stesso punto nello spazio o nel tempo
pur trovando una sua naturale collocazione nei territori del "jazz moderno"
Il suono mette in dialogo luce e oscurità: momenti di limpida chiarezza si alternano a fasi di caos espressivo
Luminary diventa così spunto per una riflessione sul rapporto con il cosmo
inteso come spazio simbolico in cui proiettare il sé
Un luogo astratto dove l'essenza dell'essere umano può articolarsi al di fuori delle coordinate del quotidiano
pur restando consapevole e radicata nella sua esperienza
Tonino Miano spesso si assume dei rischi e si spinge oltre
riuscendo al contempo a rendere la musica profondamente melodica e gradevole
Riccardo Grosso e Andrea Melani gli offrono un supporto raffinato che non fa che amplificare questa delicatezza»
[...] un disco che resisterà a numerosissimi ascolti»
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durante i quali il giovane ha raccolto una quantità notevole di dati sensibili – di cui non è ancora chiaro l’uso che ne è stato fatto
A incastrarlo è stata la visita su un sito pornografico, oltre che le registrazioni delle microtelecamere che la polizia ha installato nella sua casa mentre il giovane era in vacanza. “Sì, sono stato io”, ha confessato Miano in un interrogatorio, durante il quale ha condiviso alcuni dettagli sulla sua carriera di cybercriminale
fornendo spunti utili per le indagini condotte in collaborazione dalla Polizia Postale e dalla Procura di Napoli
e ripercorriamo la storia del giovane che ha messo in ginocchio i sistemi di sicurezza delle istituzioni italiane
dimostrando quanto siano fragili e a rischio
La storia di Carmelo Miano è molto articolata
In questi giorni le testate nazionali hanno scritto fiumi di parole sull'hacker
portando all’attenzione di tutti sia gli episodi di bullismo di cui il 23enne siciliano è rimasto vittima ai tempi della scuola sia le origini della sua attività pirata
che sembrerebbero essere legate alla sua volontà di scoprire a che punto erano alcune indagini per truffa sul suo conto
una cosa è certa: Miano è stato davvero “un mago” nel violare i sistemi di sicurezza di alcune delle istituzioni e aziende italiane più note al mondo
Tutto sembra risalire al 2021 (o quasi), quando Miano è riuscito a infiltrarsi nei server della Guardia di Finanza, sfruttando la rete satellitare gestita da Telespazio e passando attraverso i computer di bordo della nave di pattuglia “Greco" della Marina Militare
se non fosse che ai dispositivi in questione – che pare non fossero neppure dotati di un antivirus – si poteva accedere senza password
Allo stesso modo, dopo aver colpito la Guardia di Finanza, Carmelo Miano è riuscito a violare anche i server della compagni telefonica Tim, sfruttando le credenziali di accesso sottratte in maniera illecita a un dipendente. In quell’occasione, a quanto pare, il siciliano ha scaricato database contenenti milioni di dati sensibili degli utenti
E proprio tramite alcune di queste informazioni sarebbe riuscito ad accedere ai sistemi informatici del Ministero di Giustizia
così da poter scaricare documenti e file utili per seguire le indagini in corso su di lui
di accedere anche allo scambio di email tra i magistrati che si occupavano dell'inchiesta tanto da convincere il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri a tornare “alla carta per timore che potesse intercettare qualcosa”
anche se la questione sembrerebbe non limitarsi solo alla volontà di capire quali erano le informazioni sulle sue attività in mano alle forze dell’ordine
Stando a quanto portato alla luce nel corso delle indagini
il giovane siciliano avrebbe più volte effettuato l’accesso al portale “Russian Market"
utilizzati dai criminali per la vendita di dati nel dark web
Al momento non ci sono conferme sul fatto che Maino abbia davvero venduto le informazioni in suo possesso in rete
ma le forze dell'ordine stanno ancora indagando sulla questione
Nuovi aggiornamenti sul caso di Carmelo Miano
l’hacker siciliano arrestato per aver violato i sistemi di sicurezza del Ministero di Giustizia
della Guardia di Finanza e di altre istituzioni e aziende italiane
Stando a una serie di indagini approfondite
Miano è risultato in possesso di ben 46 password di magistrati inquirenti afferenti alle procure di Firenze
Una rivelazione che non sorprende particolarmente
considerando che già sapevamo che il giovane di Gela era riuscito a entrare in possesso delle credenziali delle caselle di posta dei magistrati romani che seguivano le indagini sul suo conto
tanto da costringerli a ricorrere a comunicazioni di altro genere
La notizia che Miano controllasse anche i pm di altre città
apre un nuovo scenario nelle indagini a suo carico
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Nella foto i rilievi dei carabinieri sulla scena del crimine; nei riquadri le vittime Francesco Abenante e Salvatore Avolio
con un duplice omicidio dai contorni ancora non completamente chiari
Nella prima serata di ieri due sicari hanno ucciso altrettanto giovani più che noti agli investigatori
ritenuto vicino agli Scognamiglio e l’altro fratello di Antonio Avolio
Per il resto nessun dubbio che si sia trattato di un agguato di stampo camorristico
nell’ambito della faida tra gli eredi dei Lo Russo
dilaniati da scissioni e scissioni di scissioni con faide interne a fasi alterne
Sul duplice omicidio indagando i carabinieri del Nucleo investigativo del reparto territoriale di Napoli
giunti sul luogo dell’agguato un attimo prima della polizia
in seconda traversa di via Vincenzo Janfolla
c’erano il 34enne Francesco Abenante
soccorso in condizioni disperate e deceduto al Cardarelli durante le prime cure
Entrambi sono stati centrati da almeno tre colpi ciascuno alla testa e al torace mentre erano in sella a uno scooter
Inutilmente il più giovane che era alla guida
Un proiettile lo ha centrato facendogli perdere il controllo del mezzo
hanno puntato innanzitutto sulla ricostruzione della dinamica dell’evento
È emerso così che a fare fuoco sarebbero stati due sicari anch’essi in scooter
che hanno intercettato le vittime oppure erano alle loro calcagna già da un po’
Una delle vittime da poco a piede libero, il fratello ucciso nel 2021 dagli Scognamiglio
Non è escluso che Francesco Abenante e Salvatore Avolio siano stati seguiti a distanza e fossero tutt’e due nel mirino
Ma gli investigatori non escludono una clamorosa ipotesi: i killer avevano l’ordine di uccidere uno solo e si sono trovati di fronte
dopo i classici accertamenti iniziali con posti di blocco e qualche perquisizione
hanno cercato di acquisire immagini utili alle indagini
In assenza di telecamere in seconda traversa via Janfolla
l’attenzione si è spostata sulle telecamere della zona sia pubbliche private nella speranza che abbiano immortalato i pistoleri: prima della sparatoria o successivamente durante la fuga
La Scientifica dell’Arma ha compiuto accurati rilievi repertando una decina di bossoli dello stesso calibro
a dimostrazione che ha fatto fuoco la pistola nelle mani del malvivente seduto dietro
Lo scooter si sarebbe affiancato a quello delle vittime
ai confini con Secondigliano gli eredi dei Balzano (“abbasc Miano”) sarebbero gli Scognamiglio
in contrapposizione con i Pecorelli-Catone subentrati ai Cifrone (“’ncopp Miano”)
Ma non può escludersi un rimescolamento di carte: gli affiliati ai due gruppi hanno in comune l’eredità dei Lo Russo
poi la cattura il 24 gennaio e il ritorno in Italia
Il 30 dello stesso mese è stato estradato Oscar Pecorelli
47enne esponente di primo piano del gruppo erede dei Cifrone e discendente dai Lo Russo
Tra le due nazioni gli accordi bilaterali sono solidi
cosicché l’iter procedurale è durato poco
cugino omonimo del ras soprannomato “’o malommo”
attenderà in stato d’arresto la conclusione del procedimento penale
La doppia vita di Oscar Pecorelli sta emergendo pian piano grazie alla collaborazione tra la polizia napoletana e quella svizzera
“’O pastore” si era rifugiato in Svizzera da latitante e per non dare nell’occhio stava lavorando come cameriere in un ristorante italiano
ma già nel 2023 da uomo libero avrebbe svolto lo stesso lavoro in un altro locale
Evidentemente poteva contare su appoggi in terra elvetica e in particolare nella cittadina
A Sion stanno ora stanno verificando se nel primo periodo gli fosse stato rilasciato un permesso di soggiorno
ricercato per l’inchiesta sul clan Pecorelli-Catone
ha condotto un’esistenza tranquilla abitando da solo in un quartiere residenziale di Sion
frequentando connazionali di diverse regioni italiane
Proprio insieme a loro il 47enne di Miano è stato bloccato in strada dai poliziotti elvetici
su imput dei colleghi della sezione “Catturandi” della Squadra mobile di Napoli (guidata dal dirigente Giovanni Leuci)
Oscar Pecorelli “’o pastore” si era sottratto alla cattura a giugno dell’anno scorso
Fino a qualche giorno prima gli investigatori ritenevano che si trovasse a casa
ma il giorno del blitz non c’era e chissà se quella notizia non servisse a depistare
Di sicuro quando è partito per la Svizzera nessuno della famiglia lo ha seguito e non ha mai comunicato con i congiunti nel modo che avrebbe portato gli investigatori a rintracciarlo: telefonate
“’O pastore” (ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva) è descritto come uno dei capi del gruppo erede dei Cifrone e discendente dai Lo Russo
Tant’è vero che nel corso della faida uno dei nemici da eliminare era proprio il 47enne di Miano arrestato in Svizzera
Ma il piano fallì e il 24 giugno 2021 fu ammazzato Antonio Avolio
Il pentito Emmanuele Palmieri insieme ad altri
era stato incaricato di compiere l’omicidio ma qualcosa andò storto
Uno dei sicari si trovò da solo e pur avendo localizzato il bersaglio dell’agguato sul ballatoio di casa
ebbe paura di non colpirlo a causa della distanza
«Nelle settimane precedenti - ha messo a verbale il collaboratore di giustizia - ero io che effettuavo le perlustrazioni nel rione San Gaetano per rintracciare Pecorelli e studiavo le sue abitudini
Scoprimmo così che ogni mattina Antonio Avolio e “Frachelotto” andavano a prenderlo con il motorino e insieme andavano a San Gaetano»
Le indagini sul delitto sono condotte dai carabinieri del nucleo Investigativo; nei riquadri le vittime Salvatore Avolio e Francesco Abenante
Un attacco dei Cifrone-Scognamiglio (“Miano di sopra”) ai Pecorelli-Catone (“Miano di sotto”)
In ballo c’è l’eredità del clan Lo Russo: controllo camorristico sul territorio e tesoretto nascosto in apparenti attività illecite
anche a Dubai secondo alcuni investigatori
Ecco la pista più battuta per spiegare l’agguato a Francesco Abenante e Salvatore Avolio
legati al gruppo che maggiormente si sarebbe inserito nel solco dei “Capitoni” di Miano
Un quartiere di nuovo clamorosamente sotto la lente d’ingrandimento dell’anticamorra per la clamorosa sparatoria dell’altro ieri sera
amici che spesso giravano insieme in scooter
secondo i quali Francesco Abenante e Salvatore Avolio facevano parte dello stesso gruppo
conoscendo le loro abitudini e i luoghi che frequentavano
Non se l’aspettavano e non erano armati
così il tentativo di fuga è stato vano
L’allarme è scattato intorno alle 18 dopo una telefonata anonima alle forze dell’ordine: «Correte
Un proiettile lo ha centrato facendogli perdere il controllo
l’attenzione si è spostata sulle telecamere della zona sia pubbliche private nella speranza che abbiano immortalato ipistoleri: prima della sparatoria o successivamente durante la fuga
Nessun dubbio: è riesplosa la guerra di Miano
Sarebbero stati avvertiti con minacce più o meno larvate e invitati a non alzare troppo la testa
Ma Francesco Abenante e Salvatore Avolio non c’avrebbero dato peso
continuando a girare per Miano con aria spavalda
dando l’impressione negli ambienti di malavita di aspirare a un ruolo di ras
il 3 febbraio scorso gli affiliati a un gruppo nemico li hanno uccisi platealmente
Per gli investigatori potrebbe essersi trattato di un attacco organizzato addirittura in carcere da qualcuno originario del quartiere che avrebbe sul territorio sicari a disposizione
Così la pista di un agguato maturato nell’ambito della guerra tra i Cifrone-Scognamiglio (“Miano di sopra”) e i Pecorelli-Catone-Balzano (“Miano di sotto”) non sarebbe l’unica seguita
In ballo a Miano c’è l’eredità del clan Lo Russo: controllo camorristico sul territorio con passaggi di mano di droga ed estorsioni in primo piano
tesoretto nascosto in apparenti attività lecite
Ecco l’ipotesi maggiormente tenuta in considerazione per spiegare l’agguato a Francesco Abenante e Salvatore Avolio
Un quartiere finito di nuovo clamorosamente sotto la lente d’ingrandimento dell’anticamorra per la clamorosa sparatoria
Sul duplice omicidio stanno indagando i carabinieri del Nucleo investigativo del reparto territoriale di Napoli
Le vittime non se l’aspettavano e non erano armate
Non è escluso che il 34 e il 32enne siano stati attirati in una trappola con la scusa di una riappacificazione
L’allarme è scattato intorno alle 18 dopo una telefonata anonima alle forze dell’ordine: “correte
Entrambi sono stati centrati da almeno 3 colpi ciascuno alla testa e al torace mentre erano in sella a uno scooter
hanno puntato innanzitutto sulla ricostruzione della dinamica
che hanno intercettato le vittime oppure erano alle loro calcagna già da un po' o addirittura si sarebbero presentati a un appuntamento armati per completare il tranello
Nel mirino c’erano entrambi e una pioggia di piombo si è abbattuta su di loro
Nel riquadro il capoclan di Miano Oscar Pecorelli “’o malommo”
Game over per l’ultimo boss “vecchia scuola” della mala di Miano
ieri sera ha ricevuto una notizia per lui quantomeno poco felice
Ritenendolo ancora socialmente pericoloso e
in grado di impartire ordini agli affiliati nonostante la detenzione
il ministro della Giustizia ha emesso il decreto con cui ne dispone il trasferimento al 41- bis
Contatti con i familari e gli altri detenuti ridotti dunque ai minimi termini per Pecorelli almeno per i prossimi due anni
Il ras di Miano si trova attualmente ristretto nel carcere di Agrigento
ma a giorni sarà assegnato a un nuovo istituto di massima sicurezza
La partita potrebbe però non essere ancora chiusa
è infatti pronto a impugnare il decreto ministeriale innanzi al tribunale di Sorveglianza per chiederne la revoca
Oscar Pecorelli era stato nuovamente arrestato il 24 gennaio scorso
il ras aveva continuato a dare ordine dal carcere di Opera
ritenuto uno dei capi storici del clan Lo Russo
ristretto dal 2010 in quanto condannato all’ergastolo per gravi fatti di sangue
non aveva alcuna intenzione di gettare la spugna
due arresti in carcere e uno ai domiciliari per i reati
contestati a vario titolo dalla Procura di Napoli (pm Maria Sepe
procuratore aggiunto Sergio Amato) di associazione armata di tipo mafioso
estorsione e usura aggravate dal metodo mafioso
frode e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti
L’ordinanza era stata notificata dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e dal Nucleo Investigativo Centrale di Roma della Polizia Penitenziaria
in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata
Indagati a piede libero risultavano invece Francesco Battimiello
Vincenzo Bocchetti e Oscar Pecorelli “il buono”
Pecorelli per tenersi in contatto con il clan utilizzava in carcere dei cellulari clandestini
avrebbe continuato a dirigere attività di riciclaggio e di usura
impartendo direttive ai propri familiari e sodali per riscuotere i proventi del racket
La disponibilità di denaro ha spinto i Pecorelli a dedicarsi all’usura
E quando c’erano “problemi” le vittime venivano minacciate
I proventi venivano destinati all’acquisto di orologi di lusso finanche all’estero
aveva intestato a prestanome immobili e diverse imprese
Il ras risultava poi l’effettivo titolare di un appartamento a due passi dall’aeroporto di Capodichino adibito a b&b
quartieri in cui la guerra tra clan continua anche con l’arresto dei boss e del loro cerchio magico
nel quartiere occidentale di Napoli alla contrapposizione tra i Pesce e i Mele si è sostituita quella tra i Marsicano e i Carillo
Mentre ai confini con Secondigliano gli eredi dei Balzano (“abbasc Miano”) sarebbero gli Scognamiglio
in contrapposizione con i Pecorelli Catone subentrati ai Cifrone (“ncopp Miano”)
C’è però una differenza
emersa nel corso dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Dda: gli attuali responsabili dei gruppi malavitosi hanno incrementato le attività economiche
a cominciare dal riciclaggio del danaro proveniente della droga
Dall’inchiesta è emersa in particolare la figura di “’o malommo”
che secondo l’accusa (ferma restando la presunzione d’innocenza) aveva continuato a dare ordine dal carcere di Opera
ritenuto uno dei capi dello storico ma ormai disciolto clan Lo Russo
contestati a seconda delle varie posizioni dalla Procura di Napoli (pm Maria Sepe
il più grave dei quali è l’associazione di tipo mafioso
L’ordinanza è stata notificata dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e dal Nucleo Investigativo Centrale di Roma della Polizia Penitenziaria
Indagati a piede libero risultano invece Francesco Battimiello
da considerare innocenti fino a eventuale condanna definitiva
Oscar Pecorelli per tenersi in contatto con il clan utilizzava in carcere dei cellulari clandestini
I proventi venivano destinati all’acquisto di orologi di lusso (il cui valore è risultato enormemente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati) finanche all’estero
aveva intestato a prestanome immobili e imprese di calzature
frodavano il fisco utilizzando usando fatture false
secondo le indagini emesse per circa 10 milioni di euro
Un’operazione di polizia giudiziaria tra le più brillanti nella storia del crimine napoletano
resa possibile da uno stratagemma geniale: gli investigatori
per poter piazzare le cimici senza essere visti e senza destare sospetti
si finsero amanti del footing con tanto di tute e scarpette da ginnastica
gli atleti fasulli organizzarono la trappola in cui caddero gli affiliati ai clan di Miano che si trovavano nelle campagne di Melito proprio per essere al riparo da orecchie e occhi indiscreti
Invece furono registrate le conversazioni tenute nel corso di vari summit di camorra e per 19 indagati (comunque da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva) il 26 giugno scorso scattarono le manette
Ad avere l’idea delle microspie nascoste in campagna
sono stati i poliziotti della squadra giudiziaria di Scampia
comunque con l’aiuto di altri colleghi del commissariato
insieme agli investigatori della squadra mobile della questura e ai carabinieri della compagnia Vomero
hanno portato avanti l’indagine culminata nel blitz di giugno scorso
con risultati importanti: due omicidi chiariti
un clamoroso ferimento nel corso di due stese che si incrociarono
due clan che si contendevano il territorio dei Lo Russo a suon di agguati
C’è infatti metà codice penale negli accertamenti cominciati nel 2021 e proseguiti con continue scoperte fino all’esecuzione delle misure cautelari
Un vaso di Pandora dal quale sono emersi i gruppi Scognamiglio e Pecorelli-Catone
hanno pagato con la vita un vecchio e un giovane di malavita: Salvatore Milano e Antonio Avolio
Quest’ultimo non era nemmeno il bersaglio principale: i nemici volevano uccidere Oscar Pecorelli “’o pastore”
ma lui non usciva mai di casa e ripiegarono su uno della cerchia
a condurre le indagini sono stati i poliziotti della sezione “Catturandi” della Squadra mobile della Questura (dirigente Giovanni Leuci
vicequestore Marika Viscovo) con i colleghi del commissariato Scampia (dirigente Antonella Palumbo
commissario e vice dirigente Lorenzo Stabile) e i carabinieri della compagnia Vomero mentre in alcune circostanze si è mosso pure il personale dei commissariati di Giugliano e Anzio e della Mobile di Perugia
Il 22 aprile 2021 Salvatore Milano detto “Totore ’o Milan” stava bevendo un caffè in un bar di Miano quando
Carlo Perfetto avrebbe segnalato la sua presenza ai soci in appostamento armati nei dintorni
Poco dopo sarebbero entrati nel locale Giovanni Scognamiglio e Fabio Pecoraro
affiliato ai Lo Russo in buoni rapporti con i Pecorelli-Catone
Per l’omicidio sono indagati anche Salvatore Ronga e Bernardo Torino
I presunti esecutori materiali ovviamente rispondono pure di porto e detenzione di arma da fuoco
Si susseguirono stese e agguati provocati dalla faida
Naturalmente gli affiliati si rendevano conto di essere potenzialmente nel mirino dei nemici di camorra
Come nel caso di Antonio Avolio che sia pur con atteggiamento circospetto
Antonio Avolio girava in scooter a Marianella
Non si insospettì notando che si avvicinava a lui l’assassino
quindi non ebbe il tempo di tentare una fuga
Fu centrato alla testa e morì all’istante
due persone sono state sanzionate dalla Polizia Municipale di Siracusa
Durante un ordinario controllo della Sezione Ambientale della Polizia Municipale
in collaborazione con personale della ditta Tekra
sono stati trovati dei sacchetti di immondizia
abbandonati lungo le strade del Villaggio Miano
Frugando all’interno delle buste è stato possibile rinvenire elementi validi per risalire a due persone
è scattata la sanzione per l’illecito commesso
si è proceduto alla contestuale verifica della posizione TARI
dalla quale è emersa l’irregolarità di uno dei due trasgressori
con immediata iscrizione d’ufficio e recupero credito per i cinque anni precedenti
Tari più bassa per chi differenzia di più:…
Gilistro (M5S): “Considerare la richiesta di…
Leggendo le 175 pagine dell’ordinanza di arresto con cui il Procuratore della Repubblica di Napoli Nicola Gratteri e i Pubblici Ministeri hanno chiesto l’arresto di Carmelo Miano
abbiamo più volte pensato ma ‘davvero ha usato le sue eccezionali capacità di criminale informatico solo’ per “acquisire documenti riservati” – si legge nell’ordinanza –
relativi ai procedimenti penali della Procura di Brescia e della Procura di Gela
Quest’ultimo è indagato insieme ad altre persone. Era “mosso dall’ansia di verificare”
“l’eventuale predisposizione o addirittura il deposito e l’emissione di provvedimenti a suo carico”
Gli inquirenti hanno anche sequestrato la somma di oltre 6,2 milioni di euro “quale provento delle attività illecite da loro poste in essere”
Gli indagati risultavano gestori di alcuni black market illegali
“grazie ai quali avrebbero incassato più di 5 milioni di euro in criptovaluta”
La domanda a cui le indagini ancora non hanno trovato una risposta è: come hanno fatto a raggiungere questo bottino
La risposta potrebbe arrivare con i possibili nuovi sviluppi
dal CNAIPIC (che ha sostituito in corsa d’opera la Guardia di Finanza)
riuscendo ad esfiltrare dal sistema informatico del ministero della Giustizia tutti i procedimenti a suo carico
aveva capito che si sarebbe potuto trovare in difficoltà
le indicazioni per gestire il suo “tesoretto” in bitcoin
In attesa di conoscere un possibile collegamento tra il suo ricco portafoglio in criptovaluta e l’esflitrazione dei dati dal sistema IT della Giustizia
si sa come ha agito per “bucare” il Ministero:
Grazie ai quali è stato acciuffato nella sua abitazione a Roma
dove gli inquirenti hanno installato “cimici” video e audio con cui hanno osservato in “real time” Carmelo Miano durante le sue intrusioni nei sistemi informatici pubblici del Ministero della Giustizia e visto l’indagato mentre esfiltrava e consultava documenti riservati e scambiava con terzi informazioni rispetto a quanto visionato
Da questi video sono stati poi ricavati gli screenshot di Miano al PC e diventati le foto notizie del caso.
Ecco uno dei suoi errori: nell’effettuare interrogazioni ai database
aveva inserito nelle caselle di ricerca anche dati che sono parsi essere dei “copia-incolla” errati
Significativo a tal proposito è il testo “Nttdata$28”
incollato nel corso di un accesso illecito
Ha copiato e incollato per sbaglio una password da lui utilizzata nella sua attività lavorativa presso la società di informatica e di cybersecurity NTT DATA Italia S.pA
Da questo errore gli inquirenti hanno capito per chi lavorasse Carmelo Miano
La società NTT Data ribadisce la propria estraneità alla vicenda
Dalle microspie in casa di Carmelo Miano gli inquirenti l’hanno visto effettuare accesso al portale Russian Market’
un vero e proprio portale di e-Commerce del Criminal Hacking
dedicato alla vendita illegale di informazioni sensibili
Carmelo Miano e gli altri indagati avrebbero potuto vendere sul portale Russian Market la mole di dati esfiltrati dai database della Giustizia
Il bottino di 5 milioni in bitcoin potrebbe essere il frutto dell’attività di rivendita dei dati esfiltrati?
Per cui il cyber criminale Miano ha bucato il sistema IT della Giustizia non solo per vedere le indagini a suo carico
Le risposte a queste domande potrebbero arrivare a breve con gli sviluppi delle indagini
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L’autorizzazione dell’antenna della telefonìa mobile della Iliad che dovrà essere installata in via Miano a Minturno resta valida ed efficace
L’altro ieri il Tar di Latina ha respinto la domanda cautelare dei circa duecento ricorrenti
che si erano opposti al posizionamento dell’impianto
ritenendo insussistenti i presupposti per l’adozione di una misura cautelare
Al ricorso dei cittadini si erano costituiti i Comuni di Minturno (avvocato Guglielmo Raso) e la stessa azienda telefonica (avvocato Domenico Ielo)
I giudici amministrativi hanno spiegato che i “i motivi di ricorso deducono la violazione di disposizioni regolamentari non più esistenti
perché annullate con sentenza passato in giudicato”
che l’istanza di autorizzazione della società controinteressata è stata pubblicata sull’Albo Pretorio del Comune di Minturno ed è stata accolta favrorevolmente dall’Arpa Lazio e dal Genio Civile
Per il Tar pontino la documentazione presentata dalla società di telefonìa è completa ed attendibile e non vi è prova che l’impianto superi i limiti di emissioni previsti dalle norme vigenti; inoltre il parere favorevole dell’Arpa non è smentito da una documentazione avente valore scientifico
Nella sentenza si precisa che “le attività dell’impianto è potenzialmente pericolosa
di guisa che per essa si applica il principio del “rischio consentito”
a tenore del quale l’attività può svolgersi
con l’osservanza delle rigorose misure precauzionali”
Ma non è tutto perché i giudici pontini sottolineano che il rispetto dei limiti tabellari è stato accertato dall’organo pubblico competente e cioè l’Arpa Lazio
ma spiegano anche che “la perizia tecnica depositata in atti dai ricorrenti contiene una descrizione dello stato dei luoghi dell’installazione ed espone nozioni tecniche su emissioni elettromagnetiche che non asseverano le conclusioni di una concreta relazione causale tra inquinamento elettromagnetico e paventato danno alla salute”
ha adottato misure precauzionali in materia di elettrosmog più rigorose rispetto alle linee guida internazionali dell’ICNIRP (organismo riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) e quindi il verificato rispetto della normativa di settore costituisce sufficiente garanzia della non nocività degli impianti che si adeguano ad essa
ha sottolineato l’importanza di contrastare la disinformazione sul tema dell’elettrosmog
"Si assiste- ha detto- a un eccesso di teorie antiscientifiche che alimentano allarmismi ingiustificati
evidenziando come la normativa italiana sulle emissioni elettromagnetiche sia tra le più restrittive a livello internazionale
a tutela della sicurezza della popolazione:ragion per cui può serenamente affermarsi che le stazioni radio base non comportano reali rischi per la salute
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È riuscito a infiltrarsi nei sistemi informatici di Ministero della Giustizia
Tim e Telespazio: per l'hacker Carmelo Miano si profila anche l'ipotesi di cessioni di questi dati nel dark web
All'analisi degli inquirenti la pista collegata all’accesso al portale Russian Market
uno dei principali siti di "e-commerce del Criminal Haking"
Ai magistrati Carmelo Miano ha ammesso di aver violato e manipolato sistemi informatici sensibili e strategici
Accessi e dati riservati esfiltrati da ministero della Giustizia, Guardia di Finanza, Tim e Telespazio
Agli inquirenti l’hacker originario di Gela ma residente a Roma ha assicurato “di aver agito per sua esclusiva iniziativa”
Nel frattempo sono indagati anche il padre Antonino Miano
un poliziotto amico di famiglia in servizio prima a Gela e poi a Niscemi
26enne originario di Orvieto ma residente in Olanda
a Miano sono stati sequestrati anche 6.298.879 euro in bitcoin
guadagnati attraverso operazioni online illegali
Gli inquirenti sospettano infatti che Miano possa aver venduto a un sito russo del dark web informazioni riservate
dal momento che possedeva diversi terabyte di dati sensibili rubati tra il 2022 e il 2024
Il suo avvocato Gioacchino Genchi ha presentato l’istanza di scarcerazione sostenendo che non sussisterebbe il rischio di inquinamento delle prove
Definito dagli inquirenti il “miglior hacker d’Italia”
Miano ha comunque commesso un passo falso che lo ha condotto nelle mani della Polizia
Come ricostruito dai quotidiani negli ultimi giorni
Carmelo Miano proviene da una famiglia benestante di Gela in Sicilia
Ha frequentato il liceo scientifico e i professori hanno subito riconosciuto un talento per la matematica e l’informatica
Da Gela si trasferisce a Roma dove consegue la laurea in Ingegneria Informatica presso l’Università privata Unicusano
colosso nipponico specializzato anche in cyber security
quindi pur non avendo ruoli di responsabilità
scelto proprio per le sue capacità davanti allo schermo” scriveva la settimana scorsa il Corriere
Da parte sua Ntt Data ha precisato che al momento non ci sono evidenze che suggeriscono l’utilizzo di infrastrutture o strumenti aziendali per le attività illecite contestate a Carmelo Miano e che non risultano ad oggi contestazioni a carico della società
Ma perché Miano ha iniziato a infiltrarsi nei sistemi informatici delle autorità giudiziarie
fino a quelli di istituzioni e aziende strategiche
Il giovane siciliano ha bucato per primo la rete del tribunale di Gela e poi quella della procura di Brescia e del ministero della Giustizia
Tutto ciò per sapere a che punto erano le indagini nei suoi confronti per i reati di truffa a un’assicurazione e per traffico di criptovalute
Dopodiché si è spinto fino a penetrare nei siti di Guardia di Finanza
Telespazio grazie alla violazione delle credenziali di accesso di singoli addetti e funzionari scaricando milioni di dati e informazioni riservate
gli investigatori della Polizia Postale sono riusciti a rintracciare il giovane pirata informatico
gli agenti lo hanno osservato svolgere il suo “lavoro” per settimane
“A tradirlo è stata la traccia del suo Ip
lasciata navigando su un sito porno” rileva il Messaggero
Non è chiaro ancora se e in che modo abbia usato tutti quei dati
ma a partire da loro sarebbe riuscito ad avere accesso a credenziali specifiche per entrare nei server del ministero della Giustizia
Una volta entrato avrebbe avuto accesso a moltissimi documenti riservati e avrebbe in particolare cercato quelli che riguardavano l’indagine nei suoi confronti
Aveva contatti anche con la Russia dal suo appartamento romano
Gli investigatori della Polizia Postale hanno scoperto che stava visitando siti come Russian Market 99
“Russian Market 99 è un sito di e-commerce di hacking criminale dedicato alla vendita illegale di informazioni sensibili come password
scrivono i magistrati nell’ordinanza citata da Repubblica
le indagini contro Carmelo Miano sono solo all’inizio
Poiché i milioni di file sequestrati durante il suo arresto devono ancora essere esaminati
la questione se contenuti digitali di valore siano stati venduti a Mosca rimane senza risposta
ma c’è il ragionevole sospetto che il giovane hacker fosse uno degli raccoglitori di dati di Putin
Non lavoro per la criminalità organizzata”
rispondendo alle domande su possibili mandanti e sul destino dei dati trafugati
Il suo avvocato Gioacchino Genchi ha chiesto che gli vengano concessi gli arresti domiciliari e ha detto che il suo cliente sarebbe disposto a collaborare con la giustizia Come ricordato dal Corriere
in virtù della legge 90/2024 approvata nel luglio scorso che prevede sconti di pena per chi collabora con la giustizia
potrebbero essere messe al servizio del Paese per combattere i suoi ex colleghi che violano la cyber sicurezza nazionale
Il difensore ha inoltre contestato l’accusa che Miano avrebbe causato dei danni ai sistemi informatici delle aziende e delle istituzioni che avrebbe hackerato
dicendo che questa «non sussiste visto che il sistema era già disastrato e privo dei minimi dispositivi di protezione»
secondo quanto scritto sempre dal Corriere della Sera
«Se Gratteri afferma che i magistrati sono arrivati a usare i pizzini
ha dichiarato l’avvocato Genchi a Open
Che aggiunge: «Al mio assistito andrebbe invece fatto un encomio perché ha messo a nudo l’incapacità di un sistema
Lo so che è un paradosso anche perché non possiamo nasconderci
Ma alla base di tutto c’è un sistema veramente incapace»
Nasce in Texas il nuovo comune di Starbase
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Leggi il numero completo del quadrimestrale di Start Magazine Marzo – Giugno2025
Start Magazine è il magazine online dedicato all'innovazione ed alla crescita
Start Magazine vuole parlare di crescita e sviluppo dopo anni spesi a parlare di crisi
e vuole farlo partendo da una delle parole chiave più importanti: l'innovazione
Fanno parte del nostro network editoriale:
In realtà le accuse contro di lui sono più gravi di quanto facciano pensare queste definizioni
Miano ha violato i sistemi informatici del ministero della Giustizia
compresi gli archivi di diverse procure e le caselle mail di decine di magistrati; ha ottenuto milioni di dati degli utenti di TIM
una delle più importanti aziende di telecomunicazioni italiane; ha violato la rete fornita alla Guardia di Finanza dalla società Telespazio
partecipata tra gli altri dall’azienda Leonardo
E tutto questo lo ha fatto dopo essere già stato indagato e perquisito proprio dalla Guardia di Finanza
perché accusato di aver creato un mercato online illecito dove era possibile comprare droga e piccole armi
Miano è stato arrestato tra il 1° e il 2 ottobre al termine di una complessa indagine che oltre a coinvolgere esperti di sicurezza informatica della Polizia postale è stata fatta in vecchio stile: gli investigatori hanno piazzato una telecamera nascosta di fronte al suo computer nel monolocale dove viveva
Solo così sono riusciti a scoprire i suoi traffici
fino ad allora coperti da una serie di utenze anonime che lo rendevano quasi impossibile da rintracciare
Ora Miano si trova nel carcere di Regina Coeli
Nelle carte dell’inchiesta si legge che la procura ha ottenuto anche il sequestro di 6 milioni e 298mila euro in bitcoin
Capire come li abbia ottenuti non è semplice
Dopo avergli sequestrato il computer e altri dispositivi elettronici
gli investigatori hanno ricostruito a ritroso la storia di Miano
Fin dall’adolescenza dimostrò di avere una particolare predisposizione per l’informatica
una multinazionale giapponese specializzata in consulenza e sicurezza informatica
La Guardia di Finanza si era già accorta di lui tra il 2020 e il 2021
quando la procura di Brescia iniziò a indagare su alcune piattaforme online presenti nel dark web
quella parte di Internet non accessibile attraverso i normali browser come Chrome e Safari e i motori di ricerca come Google
– Leggi anche: Nel dark web non c’è solo roba illegale
In un approfondimento su IrpiMedia
Raffaele Angius e Simone Olivelli hanno spiegato che la procura sospettava che Miano avesse a che fare con Icarus Market
un mercato online dove avvenivano scambi commerciali illegali
Nell’inchiesta erano coinvolti anche i suoi genitori e un vice sovrintendente di polizia in servizio a Gela
Venne ordinata una perquisizione dei suoi dispositivi informatici
Le indagini furono trasferite alla procura di Gela e non è chiaro come mai non portarono a nulla
Proprio da quella perquisizione Miano iniziò un’intensa attività di infiltrazione nei sistemi informatici della giustizia italiana
Secondo quanto ricostruito dalle indagini della procura di Napoli
fece di tutto per spiare i magistrati che lo avevano indagato e successivamente spostò le sue attenzioni su molte altre procure
attaccò la Guardia di Finanza con mail di phishing
Le mail di phishing sono fatte apposta per sembrare comunicazioni legittime da parte di un mittente noto: di solito ricalcano graficamente le comunicazioni ufficiali di qualche grande azienda riproducendone il logo e lo stile
Lo scopo è quello di ingannare il ricevente per truffarlo o – nel caso di Miano – spingerlo a cliccare su qualche link in modo che sul suo computer possa essere scaricato un malware
cioè un programma informatico che può provocare danni o raccogliere e trasmettere dati importanti
– Leggi anche: Come riconoscere le mail che cercano di fregarvi
Il primo tentativo di entrare nella rete della Guardia di Finanza non andò a buon fine
così Miano decise di prenderla più alla larga
riuscì a rubare i dati di 23 milioni di utenti di TIM compresi nome
Pochi giorni dopo ottenne le credenziali di due tecnici di Noovle
una società di TIM che si occupa di gestire la rete cloud del ministero della Giustizia
Con cloud ci si riferisce un servizio che offre la gestione di grandi quantità di dati attraverso server connessi tra loro
Grazie a quelle credenziali Miano entrò in 19 caselle di posta elettronica del personale delle procure di Brescia e di Gela
Tra le caselle di posta violate c’era anche quella di Erica Battaglia
la magistrata che lo aveva indagato a Brescia e titolare di inchieste su altri mercati online illegali
Uno di questi si chiamava “Berlusconi market”
Due amministratori del “Berlusconi market” erano stati arrestati nel 2020: erano noti online come “VladimirPutin” e “EmmanuelMacron”
Le forze dell’ordine sequestrarono cocaina
uno dei due amministratori fu condannato a 15 anni di carcere
IrpiMedia ha ricostruito che uno degli obiettivi di Miano erano proprio informazioni relative alle inchieste sul “Berlusconi market”
anche se non è chiaro se questa attenzione fosse legata a un suo possibile coinvolgimento diretto in quel mercato online
Nel 2022 i tecnici della Coordinamento interdistrettuale per i sistemi informativi automatizzati (CISIA) di Napoli si accorsero che c’era qualcosa di strano in un computer accessibile da remoto e utilizzato dalla Corte di Cassazione
Quel computer era collegato alla rete del ministero della Giustizia
Inizialmente i tecnici di Microsoft che si occuparono del controllo dissero che il computer era spento e inutilizzato: solo dopo un nuovo esame si resero conto che c’era stata una grave violazione
Miano avrebbe preso il controllo di un account con privilegi da amministratore
cioè con la possibilità di creare nuovi utenti
In questo modo sarebbe riuscito a infiltrarsi senza problemi nella rete del ministero fino agli archivi delle procure nonostante il reset di tutte le password fatto dai tecnici poco prima
Una seconda anomalia venne segnalata nel 2023
stavolta da un tecnico del CISIA di Palermo: fu notata in particolare l’attività di uno script
un programma che raccoglieva molte informazioni tra cui le password salvate nei browser per la navigazione su internet
Il programma era stato distribuito dal sistema centralizzato del ministero
Da questa segnalazione partì l’inchiesta che ha portato all’arresto di Miano
Un altro tentativo di infiltrazione riuscito riguarda la rete satellitare di Telespazio
in cui entrò attraverso il computer di bordo di una nave di pattuglia della Marina militare ormeggiata a Brindisi
Dagli accertamenti sembra che il computer fosse accessibile senza password
L’obiettivo di Miano era la rete interna della Guardia di Finanza
che per questo servizio si serve proprio della società Telespazio
Gli investigatori della procura di Napoli dicono che in questi anni Miano ha avuto accesso alle comunicazioni di 46 magistrati di diverse procure italiane
compresi alcuni magistrati che stavano indagando sul suo conto
militari della Guardia di Finanza e agenti di polizia giudiziaria
avrebbe violato le comunicazioni dei procuratori di Perugia
Firenze e del procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri
Solo da Brescia avrebbe prelevato circa seimila documenti dalla cartella desktop e documenti della magistrata Erica Battaglia e 35mila atti giudiziari di procedimenti civili del tribunale
come abbia ottenuto oltre 6 milioni di euro in bitcoin
In una prima dichiarazione Miano avrebbe parlato di semplici investimenti lungimiranti fatti anni fa quando il valore del bitcoin era molto inferiore rispetto alle quotazioni attuali
La procura sta cercando di capire se Miano avesse dei complici e clienti a cui vendeva parte dei dati rubati
gli è stato contestato l’accesso al portale “Russian market”
un altro mercato illegale dove è possibile vendere informazioni come password
Genchi ha anche contestato l’accusa di danneggiamento del sistema informatico, appellandosi alle evidenti lacune che hanno permesso a Miano di entrare in diverse reti. Secondo Genchi il sistema informatico era già disastrato di per sé e privo di protezioni minime che avrebbero dovuto prevenire e impedire le intrusioni.
Una nuova ricerca sulle pecore ha scoperto che le due teorie più diffuse per spiegarlo non reggono molto
Negli anni Trenta le migrazioni nel Canale di Sicilia andavano in direzione opposta a quelle di oggi: lo racconta "Mare aperto", il libro di Luca Misculin
Storia di come una peculiarità che non notiamo quasi più abbia avuto una grande utilità quando le monete erano fatte di metalli preziosi
Sono stati introdotti diversi obblighi per i proprietari e un divieto di nuove locazioni turistiche nel centro storico
La qualità dell'aria è migliorata, e si sente, ma nelle acque e nei terreni circostanti le cose sono peggiorate
Il sindacato interno dice che sono stati inseriti troppi dipendenti poco competenti e senza concorso
Riccardo Claris è stato accoltellato durante una rissa nata da una lite sul calcio: è stato arrestato un tifoso dell'Inter
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419 del 28 settembre 2009 - ISSN 2610-9980
L’hacker siculo che ha “posseduto” i sistemi informatici del Ministero della Giustizia conosceva le parole chiave di accesso di 46 Pm
La notizia diffusa dall’Ansa nel pomeriggio di ieri può sembrare una risposta ai misteri del libero vagabondare del pirata informatico
ma invece è solo la fonte o forse la cornucopia di tante ineludibili domande che ciascuno dovrebbe porsi
A chi giustamente gioisce di questo primo risultato mi permetto di far presente che non siamo di fronte ad un traguardo
ma è solamente stata tracciata la linea di partenza di quella che potrebbe non essere una impegnativa corsa ad ostacoli ma una massacrante maratona
E proprio in questo quadro di sforzi atletici si vanno ad incastonare i quesiti vitali che emergono dai progressi investigativi
Sui dispositivi elettronici e sui supporti esterni di memorizzazione sequestrati al signor Miano e analizzati dagli esperti di “computer forensic” sono state rinvenute le credenziali (account e password) di una quarantina di pubblici ministeri
Al “giovanotto” viene contestato l’accesso abusivo a sistemi informatici
ma la dichiarata (almeno dal diretto interessato) circostanza che questi non fossero “protetti da misure di sicurezza” potrebbe (se dimostrato) far venir meno il reato di cui all’articolo 615 ter del codice penale per la mancanza di un requisito specifico indispensabile per quella precisa fattispecie
Il rinvenimento delle parole chiave (che dimostra che l’hacker fosse un imbecille a lasciarle dove bravi investigatori le avrebbero trovate) offre la possibilità di inchiodare il bandito con l’articolo 615 quater che prevede e punisce la detenzione abusiva di “codici e altri mezzi atti all’accesso a sistemi informatici o telematici”
reato normalmente assorbito dal 615 ter (accesso abusivo) se si prova che il colpevole si è introdotto all’interno di reti e server con quegli strumenti
Prima di domandarsi se le ha effettivamente utilizzate
ci si deve chiedere come quelle combinazioni
capaci di aprire le casseforti virtuali zeppe di documenti riservati e corrispondenza delicata
siano finite nella disponibilità dell’hacker
Le ha forse indovinate con la romantica tecnica del “guessing”
che – disponendo di informazioni sul conto dell’utente – permette di vaticinare possibili sequenze alfanumeriche come nomi o date di ricorrenze
talmente elementari o scontate che bastavano pochi tentativi per trovarle
su qualche sito che smercia password rubacchiate qua e là
di domandarci come quelle “chiavi” siano finite lì…
ovvero quelle “di fabbrica” che l’utente avrebbe dovuto personalizzare al primo utilizzo
Si tratta di password “datate” e mai cambiate per pigrizia di chi legittimamente se ne serviva
Siccome non si può escludere la percorribilità di qualsivoglia ipotesi
azzardiamo fino a toccare l’assurdo: gliele hanno confessate gli stessi utenti oppure questi le avevano scritte a caratteri cubitali sul classico post-it appiccicato a lato del monitor
Fermiamoci per non restare strangolati da dubbi
Vale però la pena trovare spiegazione al fatto che mai nessuno si è accorto immediatamente che Miano accedeva da località differenti da quelle abituali dei pubblici ministeri e con computer o smartphone diversi (per sistema operativo
programma di posta) da quelli di ciascun utente
A chi amministra le risorse tecnologiche va cortesemente chiesto riscontro su tante altre piccole questioni
le 46 password per quanto tempo sono rimaste in esercizio
Gli utenti erano stati invitati a modificare la propria chiave di accesso
Qualcuno si era premurato di pretendere la sostituzione della password entro un termine chiaro e ben definito
Qualcun altro si è mai preoccupato di verificare che tutti rispettassero un così garbato invito
La fragilità del processo può aver radice proprio nella poca cura di questi dettagli
Se non si vuol lasciare in libertà chi è in grado di delinquere tecnologicamente
è il caso di affrontare investigazioni e fasi del procedimento con professionalità proporzionale a quella dell’indagato
Articolo pubblicato su giano.news
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Che cosa si dice e che cosa non si dice su lavoro
sviluppare la capacità di scegliere
orientando il proprio agire verso la realizzazione di una vita che abbia senso
L’adulto che riesce in questo compito ha registrato un successo
Il futuro adulto che conquista l’autonomia di scegliere ha nelle mani il manuale del vivere intensamente… la magia del sentirsi persona libera
Nel Teatro Karol , con il parroco don Catello Malafronte
è stato questo l’avvio del percorso di formazione “E tu cosa desideri?”
iniziato con l’incontro tra un nutrito gruppo di giovani e il professor Franco Miano
docente di Filosofia Morale (intervistato da Ernesto Manfredonia
organizzato dal Centro Studi Fondazione Padre Baldassare Califano - con il giudice Regina Elefante
tra gli illustri fondatori della Fondazione - sul tema “Agire sociale e solidarietà”
sull’esempio del beato Pierluigi Frassati
che ad agosto sarà proclamato santo
«Pensare non vuol dire astrarsi dalla realtà
ma entrare con l’azione nella realtà
ma soprattutto un supplemento di pensiero e di pensare insieme» è stato uno dei concetti espressi dal professor Miano
che ha esortato i giovani a “spezzare l’isolamento dell’individualismo"
«Ciò che un tempo era scontato – ha spiegato - oggi va recuperato: pensare con la propria testa
ha illustrato il docente di Filosofia Morale
«Un esempio da imitare perché
quando si parla di santi – ha aggiunto - si immaginano persone distanti dalla realtà
i santi sono diventati tali perché si sono immersi nella vita pienamente»
«E l’immersione nella realtà di Piergiorgio è stata ribadita da tre Papi: Giovanni Paolo II
Benedetto XVI e Papa Francesco – ha ricordato Miano – Giovanni Paolo II ha spiegato di Piergiorgio che
si capisce che solo la rivoluzione della carità
può dare accesso alla speranza del cambiamento
Affermando che “la santità è possibile per tutti”
Il cambiamento è proprio ciò a cui una buona formazione vuole tendere: cambiamento economico
«È per il cambiamento che bisogna impegnarsi – ha esortato Miano – Piergiorgio
figlio del direttore de La Stampa di Torino
destinato a intraprendere una strada da intellettuale
Dimostrando che non esiste una dicotomia tra cultura e solidarietà
ha il dovere di “agire nel modo migliore”»
hanno citato invece una frase sulla quale i giovani che hanno partecipato all’incontro al Teatro Karol si sono sentiti particolarmente stimolati: “Vivere e non vivacchiare”
«Vuol dire - ha detto il professor Miano – vivere cercando di capire cosa conta di più
non condizionati ad aderire a modelli esteriori»
testimoniando a nome di tutti i suoi coetanei presenti: «È vero
ci vuole molto coraggio a non vivere in superficie»
Francesco ha espresso le paure della sua giovane età: «Ogni giorno
noi diamo il cento per cento delle nostre energie e vorremmo dare anche di più
siamo tristi perché convinti di non avere fatto abbastanza»
«Può capitare di sentirsi tristi per non avere dato il massimo
Ma è ciò che capita quando si hanno degli ideali - ha spiegato il professor Miano – che ci sopravanzano e sono utili a spingerci a dare sempre di più»
Emilia ha chiesto: «Come possiamo capire se stiamo vivendo o vivacchiando
dal momento che sui social siamo continuamente attratti da esempi che poi
Mentre Sara ha domandato «quanto il passaggio antropologico dell’umanità a una società digitale possa avere influenzato la perdita del pensiero critico
Il professor Miano ha convenuto che la “perdita della lettura” rappresenta una “questione non marginale ma importante”
«La nostra formazione oggi – ha quindi esortato tutti – deve essere “multipla”
Per le generazioni precedenti è un obbligo inserire il digitale nelle proprie conoscenze
Ma le nuove generazioni devono recuperare il valore della lettura che rappresenta la “rottura”
di una profondità di vita che mira a evitare l’omologazione
Non intendo di dover fare gli originali a ogni costo: ma puntare all’incontro con gli altri»
La domanda di Giorgia è stata: «Noi
cosa abbiamo perso di più rispetto alle generazioni precedenti?»
E la risposta del professore di Filosofia Morale è stata: «Io sono convinto che ogni tempo è “tempo di Dio”
Tutti i problemi oggettivi odierni non mi tolgono questa convinzione: anche questo tempo è “tempo di Dio”
C’è un eccesso di individualismo che ci porta a separarci dagli altri e a rompere le relazioni»
Annabella ha chiesto: «Come combatterlo in pratica
Alle volte ci si incontra al mattino con un amico a scuola e ci sembra persino di avere paura di alzare una mano per salutarlo…»
«Tocca a noi fare il primo passo – ha incoraggiato il professor Miano – Non bisogna temere il rischio di perdere un incontro
ma si deve sempre agire per favorire le relazioni
Ma non rimanerci molto male se non c’è risposta»
Un ragionamento dal quale è scaturita la riflessione finale a cui il primo incontro al Karol sulla Dottrina sociale della Chiesa puntava: «Ragazzi: occupatevi della vita sociale della vostra città
Il cambiamento è un lungo processo che ha bisogno di molti combattenti»
Il prossimo incontro al Teatro Karol si terrà alle ore 19
con il Procuratore capo della Repubblica di Avellino
Tema: Non c’è pace senza giustizia” sull’esempio di Rosario Livatino “il giudice ragazzino”
racconta a Key4biz il vero obiettivo del cyber criminale: "Miano era a caccia del leggendario tesoro del Berlusconi Market’ (mai trovato)."
Key4biz continua a seguire con attenzione il caso Miano
È dal 2020 che Carmelo Miano ha iniziato a sferrare attacchi informatici nei confronti di apparati statali
E sia la minaccia persistente (con tecniche
tattiche e procedure analoghe) sia le skill informatiche adoperate avevano portato i Servizi segreti a pensare fossero azioni di agenti ostili all’Italia
con una notevole capacità informatica orientata all’hacking
Già nel 2021 la Guardia di Finanza sospettava di lui
perché dedito all’attività illecita sul dark web
svolgeva attività illecita estorsiva nei confronti di vittime di hacking e riciclaggio di criptovalute
già nel corso dell’attività̀ di perquisizione della Guardia di Finanza nel 2021 e successivamente dall’esame tecnico dei dispositivi posti in sequestro
emergeva chiaramente la forte attitudine di Carmelo Miano all’informatica e all’hacking
Nelle sue abitazioni era stato rinvenuto un ingente quantitativo di tool e software per l’hackeraggio
di mira alcuni militari del Corpo della Guardia di Finanza appartenenti al Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche.
Qui il primo indizio che porta al Berlusconi market, “la piattaforma illegale più grande al mondo nel dark web gestita da tre italiani”, mi aveva spiegato nel 2019 qui su Key4biz il Colonnello Giovanni Reccia
l’allora Comandante del Nucleo Speciale Privacy e Frodi Tecnologiche (GdF) che aveva diretto l’indagine.
Sul Berlusconi market si vendeva per il 60% sostante stupefacenti (cocaina
e anche la vendita di guide per la trasmissione di virus informatici
documenti di identità digitali per crearne di falsi
Il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche aveva raggiunto notevoli risultati
poi arrestato a Barletta. Questo market illegale garantiva guadagni di migliaia di euro al mese ai gestori
“‘Miano era a caccia del leggendario tesoro del ‘Berlusconi Market’ (mai trovato)”
così una fonte che ha seguito il caso Miano racconta a Key4biz
Ecco spiegato perché il cyber criminale siciliano ha sferrato decine di attacchi informatici nei confronti di questo Nucleo Speciale della Guardia di Finanza: questo Nucleo ha le mani sui server del Berlusconi market
i server sono blindati dal 2021 e i dati sono indecifrabili
Miano spiava continuamente i militari di questo Nucleo con la speranza che fossero riusciti a decriptare i server così lui sarebbe arrivato a mettere le mani sul tesoro del Berlusconi market
Miano sognava di entrare in possesso di questa stringa di dati per diventare il proprietario del malloppo.
Vedremo se l’arrestato confesserà ai giudici questa versione
per nascondere il proprio IP e quindi per nascondere la propria reale identità
ricorreva all’utilizzo di software e piattaforme di VPN (Virtual Private Network) e VPS (Virtual Private Server)
utilizzava una specifica piattaforma di VPS che ricorre in quasi tutte le campagne di attacco contro le infrastrutture della Guardia di Finanza nonché dall’analisi dei dispositivi posti sotto sequestro a Miano Carmelo già nel 2021
La piattaforma è quella fornita dal provider molvano Mivocloud Limited
Accusato di violazione dei sistemi informatici del ministero della Giustizia
della Guardia di Finanza e di altre importanti aziende
il giovane hacker (dipendente di Ntt) è stato arrestato il 2 ottobre a Roma
che ha tenuto in pugno le infrastrutture cyber italiane
Inizia a prendere forma il ritratto di Carmelo Miano
il ventiquattrenne hacker di Gela che è riuscito a penetrare i sistemi informatici di procure
Il 2 ottobre il giovane criminale informatico è stato arrestato a Roma, città nella quale vive
da parte della polizia postale al termine di una indagine coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia e dal pool reati informatici della Procura di Napoli
Tra i sistemi informatici violati quello di Ministero della Giustizia
Guardia di Finanza ma anche aziende come Tim e Telespazio
impiegato informatico presso la società Ntt Data
multinazionale giapponese leader nel settore della consulenza informatica
non solo aveva le competenze per bloccare i sistemi
ma è riuscito ad acquisire anche fascicoli di indagine coperti da segreto investigativo
Miano aveva anche risorse economiche: ovvero 7 milioni di euro in bitcoin che gli sono stati sequestrati
Secondo quanto si è appreso tra i fascicoli coperti da segreto investigativo non compaiono quelli relativi a indagini antiterrorismo
ma l’hacker utilizzando cinque identità fittizie si è appropriato di dati sensibili riguardanti la criminalità organizzata
“il suo primo accesso ai server del ministero della Giustizia risale a quattro anni fa
bucando ripetutamente i sistemi di cyber sicurezza della cittadella giudiziaria partenopea
è entrato in possesso in maniera fraudolenta di decine di fascicoli
soprattutto ordinanze di custodia cautelare e informative di polizia giudiziaria”
Dunque Miano ha iniziato a scalfire le infrastrutture cibernetiche italiane quando di anni ne aveva appena 20
dove è in attesa dell’udienza di convalida davanti al gip
Oltre della violazione dei sistemi informatici del ministero della Giustizia
il 24enne è accusato di accesso abusivo aggravato alle strutture e diffusione di malware e programmi software in concorso con ignoti
“L’hacker aveva la possibilità di controllare ogni contenuto dei sistemi informativi della giustizia
È stata una minaccia grave e sono stati verificati danni seri ai sistemi di sicurezza” ha commentato così il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo l’arresto dell’hacker
Riguardo il documento coperto da segreto investigativo a cui Miano avrebbe avuto accesso
secondo i rapporti si tratta di un’informativa della Gdf datato 22 dicembre 2023
“Lo avrebbe cercato perché parlava di lui
Dopo aver compreso la pericolosità del soggetto arrestato
anzi siamo tornati alla carta per timore che potesse intercettare qualcosa” ha affermato in conferenza il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri
Già perché il giovane hacker originario di Gela era già finito nel mirino delle autorità
Come ricostruisce oggi il Fatto Quotidiano era il 26 ottobre 2021 quando “Miano entra per la prima volta nel sistema centralizzato della Guardia di Finanza
La rete satellitare gestita da Telespazio Spa
società di Leonardo (che si occupa di cybersicurezza)
Attraverso i computer di bordo della nave pattugliatore “Greco”
Dalle indagini si scopre un dato inquietante (tanto più se consideriamo che la Gdf è un corpo militare): la postazione digitale della nave non aveva alcun antivirus
E all’utenza del comandante si poteva accedere senza password”
Ma non finisce qui. Sempre secondo il quadro del Fatto Quotidiano, risale all’11 luglio 2021 l’attacco a Tim. Ovvero l’operatore tlc italiano la cui rete (da poco ceduta al fondo Kkr) è un asset strategico per la sicurezza nazionale oltre che snodo principale per la digitalizzazione del Paese
“L’allora 21enne viola le credenziali di un dipendente di Noovle Spa – società del gruppo Tim – resetta le password e fa come se fosse a “casa sua”: preleva i database di 36,5 milioni di abbonati alla società di telefonia (un terzo degli utenti mobili in Italia)” prosegue il Fatto
Scrivono i pm: “Aveva poi eseguito ricerche mirate sulle posizioni private dei Pubblici ministeri e degli Ufficiali di Polizia giudiziaria che avevano condotto le indagini” sul suo conto alla Procura di Brescia
Ed è proprio grazie all’ingresso nei server Tim che “Miano ottiene le credenziali “privilegiate” per entrare nel ministero della Giustizia
Da cui riesce a scaricare ben 23 server di dati (ogni server contiene decine di terabyte di file” spiega il quotidiano
Tutto questo è opera di un singolo ragazzo di vent’anni
con una sorella minore che studia Medicina
Miano ha frequentato il liceo scientifico mostrando una passione sfrenata per la matematica e l’informatica
Un talento innato che ha rischiato di essere bruciato da una brutta storia di bullismo
che lo ha allontanato a lungo dai banchi di scuola
gli ha dato la caccia per almeno quattro anni
lui ha dato la caccia a chi cercava di prenderlo
violando mail e piattaforme social scaricate sui computer di magistrati e investigatori costringendoli a non poterli utilizzare
Nell’elenco ci sono perfino i quadri di comando del pattugliatore «Greco» delle Fiamme Gialle e accessi al portale Russian Market 99 dedicato alla vendita di informazioni sensibili”
confermano gli investigatori parlando di Miano
arrestato martedì scorso nella sua abitazione romana
trasformata in un covo informatico dal quale colpire ed esfiltrare dati sensibili da sistemi giudiziari e sanitari
ma anche le microtelecamere piazzate dai poliziotti proprio sulla postazione e sul pc portatile del 23enne
che secondo l’accusa – si legge sul Corriere della sera – agiva con la complicità di un agente infedele amico di famiglia
scelto proprio per le sue capacità davanti allo schermo” segnala il Corriere
multinazionale giapponese nel settore della Consulenza e dei Servizi IT
ha precisato che al momento non ci sono evidenze che suggeriscono l’utilizzo di infrastrutture o strumenti aziendali per le attività illecite contestate a Carmelo Miano e che non risultano ad oggi contestazioni a carico della società
L’azienda comunica inoltre di aver preso opportuni provvedimenti a propria tutela
con l’obiettivo di continuare a mantenere i più elevati standard di sicurezza per prevenire ogni potenziale abuso
In linea con i principi che da sempre contraddistinguono Ntt Data
l’azienda sottolinea di essere pronta
a collaborare nella massima trasparenza con le autorità competenti
Dunque per il giovane hacker Carmelo Miano che ha bucato ripetutamente i sistemi informatici di istituzioni
procure e aziende adesso c’è la reclusione a Regina Coeli
potrebbe non essere segnato il suo destino tra le sbarre
il pirata informatico 23enne arrestato qualche settimana fa a Roma con l'accusa di aver violato i sistemi di sicurezza di Guardia di Finanza
Ministero di Giustizia e altre istituzioni e aziende italiane
Secondo quanto portato alla luce dalle indagini condotte dalla procuratrice Erica Battaglia
il giovane si è infiltrato in modo permanente nel sistema giudiziario italiano
così da potere seguire da vicino alcune delle inchieste sul suo conto
l'hacker è riuscito a stabilire la sua base all'interno della Direzione generale per i sistemi informatizzati (Dgsia) del ministero della Giustizia
così da intercettare messaggi di posta elettronica
documenti e fascicoli “segreti” a cui solitamente hanno accesso soltanto i procuratori
Ma Carmelo Miano non è stato solo un hacker che ha bucato il sistema Giustizia italiano per reperire informazioni sul suo conto (un processo penale in cui era indagato)
Le indagini hanno disegnato il profilo di un criminale vero e proprio
Ad avvalorare questa ipotesi c’è il fatto che il portale sia del tutto scomparso dopo l’arresto di Miano
il che fa pensare che questi abbia cercato di eliminare quanto più possibile le tracce lasciate dietro di sè
le indagini non sembrano aver lasciato spazio a dubbi: Miano e Impellizzeri hanno gestito un mercato illecito che ha fatto loro guadagnare 5 milioni di euro in criptovalute
e tutte confermano una cosa: Carmelo Miano è un criminale
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Il suo arresto, avvenuto pochi giorni fa, ha portato alla luce una storia tanto sorprendente quanto inquietante. Miano, dipendente di una società di sicurezza informatica specializzata come NttData, ha saputo sfruttare le sue doti di hacker per intraprendere un cammino parallelo di illeciti digitali, costruendo un impero nascosto di oltre 7 milioni di euro guadagnati attraverso operazioni online illegali, ora sequestrati dagli inquirenti.
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Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore aggiunto Sergio Amato, sono affidate ai carabinieri del Reparto operativo dell’Arma, sotto la direzione del colonnello Andrea Leo. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire i movimenti delle vittime nelle settimane precedenti all’agguato, analizzando il contenuto dei loro dispositivi elettronici nella speranza di trovare tracce utili per identificare i mandanti e i sicari.
Al momento, il silenzio domina la scena. Nessun testimone si è fatto avanti, nessuno ha visto o sentito nulla. Uno scenario tipico nelle dinamiche di vendetta della criminalità organizzata, in cui il codice dell’omertà si conferma più solido che mai.
Miano, ex feudo incontrastato del clan Lo Russo, vive oggi una fase di estrema instabilità. La dissoluzione della storica organizzazione ha lasciato un vuoto di potere che numerosi gruppi emergenti stanno cercando di colmare. Le faide tra bande rivali hanno portato a una frammentazione delle vecchie alleanze e a una continua lotta per il controllo dei traffici illeciti.
Negli ultimi anni, le dinamiche criminali di Miano hanno subito profonde trasformazioni. La disgregazione del clan Lo Russo ha dato vita a una nuova geografia del potere, con la comparsa di bande armate dalle alleanze volatili. Si parla di gruppi identificati geograficamente come «Ncopp Miano» e «Abbascio Miano», una divisione che riflette la spartizione territoriale delle attività illecite.
Le famiglie Scognamiglio, Cifrone, Balzano, D’Errico e Scarpellini figurano tra i nomi coinvolti nella contesa. Si tratta di gruppi che non possono essere definiti veri e propri clan, ma piuttosto aggregazioni temporanee pronte a dissolversi una volta consumati i loro regolamenti di conti.
L’indagine si presenta complessa e il timore è che, senza riscontri immediati, si possa arenare nel limbo dei cold case, in attesa che un pentito decida di rompere il muro di silenzio. Ma le forze investigative in campo restano determinate a risalire ai mandanti e ai sicari di un duplice omicidio che potrebbe rappresentare un nuovo punto di svolta nella guerra sotterranea per il controllo del malaffare a Napoli.
il 47enne legato ai Cifrone-Lo Russo torna in carcere in ItaliaDopo sette mesi di latitanza in Svizzera
è stato estradato in Italia il 30 gennaio scorso
considerato uno dei capi del gruppo erede dei Cifrone e discendente dai Lo Russo
dove viveva sotto falsa identità e lavorava come cameriere in un ristorante italiano
Come è stato possibile per Pecorelli vivere indisturbato in Svizzera per così tanto tempo
Grazie a una rete di appoggi e alla discrezione con cui ha gestito la sua vita da latitante
La polizia elvetica sta ora verificando se il 47enne abbia ottenuto un permesso di soggiorno regolare nel primo periodo della sua permanenza a Sion
L’arresto di Pecorelli è avvenuto grazie alla collaborazione tra la Squadra Mobile di Napoli
Gli investigatori italiani avevano perso le sue tracce nel giugno 2023
quando il boss si sottrasse a un’operazione delle forze dell’ordine a Miano
il cerchio si è stretto attorno a lui e la polizia elvetica lo ha bloccato in strada mentre era in compagnia di alcuni connazionali
Perché la polizia italiana riteneva che Pecorelli fosse ancora a Napoli fino a pochi giorni prima della sua fuga?Gli investigatori lo consideravano residente a Miano
ma il blitz del 26 giugno ha rivelato che aveva già lasciato l’Italia
probabilmente con un piano ben organizzato e senza lasciare tracce attraverso comunicazioni telefoniche o social
L’ex latitante ha vissuto per mesi in un quartiere residenziale di Sion
conducendo una vita apparentemente normale
aveva già lavorato in Svizzera come cameriere nel 2023
prima di diventare ricercato per l’inchiesta sul clan Pecorelli-Catone
Chi ha aiutato Pecorelli a inserirsi in Svizzera senza essere scoperto
Le autorità stanno indagando sulle sue possibili coperture
che gli avrebbero permesso di ottenere documenti e lavoro senza destare sospetti
Pecorelli è accusato di essere un elemento di spicco nella guerra tra i clan di Miano
il 47enne era uno dei principali bersagli degli Scognamiglio
clan rivale che tentò di eliminarlo nel 2021
Il fallimento di quel piano portò invece all’omicidio di Antonio Avolio
uno dei sicari incaricati dell’omicidio si ritrovò da solo e
pur avendo localizzato il bersaglio sul ballatoio di casa
Grazie agli accordi bilaterali tra Italia e Svizzera
l’iter procedurale per l’estradizione è stato rapido
Pecorelli è stato riportato in Italia meno di una settimana dopo la cattura e ora si trova in stato di arresto in attesa del processo
Fermo restando il principio di presunzione di innocenza
il 47enne dovrà rispondere delle accuse di associazione mafiosa e della gestione degli affari del clan Pecorelli-Catone
è imparentato con un uomo ucciso nella stessa zona alcuni anni fa; è stato portato in ambulanza all’ospedale Cardarelli
nei pressi di alcuni edifici di via Janfolla
tra le strade principali della zona e via di collegamento tra i due quartieri
all’altezza della seconda traversa di via Janfolla
La vicenda è al momento in fase di ricostruzione
le indagini sono affidate alla Polizia di Stato
L’area in cui è avvenuto l’omicidio era stata
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Carmelo Miano compirà 24 anni il 27 ottobre. E molto probabilmente festeggerà il compleanno in galera. È stato arrestato ieri
con l’accusa di aver violato i server del ministero della Giustizia
Oltre a quello di un’azienda delle telecomunicazioni
Ciò gli ha consentito di penetrare anche nel sistema informatico della Guardia di Finanza
La procura di Napoli l’ha messo in carcere con l’accusa di accesso abusivo a sistema informatico
Con le aggravanti legate alle capacità di «inoculare malware» negli archivi di aziende o riconducibili a singole persone
Per poi accedere a informazioni riservate o a capitali di moneta elettronica
A illustrare le sue imprese il procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo e quello partenopeo Nicola Gratteri
Miano avrebbe avuto accesso anche a un documento segreto
Ovvero un’informativa della Gdf datato 22 dicembre 2023
di aziende come Telespazio e di operatori satellitari
aveva anche tre milioni di euro in bitcoin che gli sono stati sequestrati
Nell’inchiesta ci sono altri tre indagati
Miano usava cinque false identità e un sistema cifrato
Avrebbe acquisito materiale sulla criminalità organizzata
Quando i magistrati hanno capito che poteva entrare nelle loro mail
non hanno più usato la posta elettronica del ministero e WhatsApp
Il 24enne aveva scalato il sistema informatico usando un’utenza da amministratore di sistema
E lanciando un malware per infettare i computer di due dipendenti del ministero
Dati come «username e password memorizzate nei browser»
E ancora: è arrivato fino al «portale sanitario della Guardia di finanza prelevando documenti contenenti dati sanitari di un non meglio identificato militare»
Mentre sul server della Polizia di Stato ha «visualizzato un verbale di installazione» di una società telefonica «relativa al commissariato Porta Nuova di Palermo”
fa riferimento anche al concorso con soggetti ignoti
In alcuni casi si tratterebbe di impiegati e funzionari di uffici pubblici
che avrebbero ricevuto i «malware» lanciati da account riconducibili a Miano
avrebbero lasciato campo libero al pirata informatico che avrebbe avuto la possibilità di acquisire informazioni
L’ordinanza di arresto nei suoi confronti non è stata caricata in banca dati: è stata stampata e trasferita a mano
Questa settimana a Roma è stato arrestato Carmelo Miano
un hacker siciliano di 23 anni che da qualche anno era ricercato per via delle sue attività online
Miano è infatti accusato di aver hackerato i server di diverse società e istituzioni pubbliche italiane e di aver scaricato moltissimi dati
anche se non è ancora chiaro come li avrebbe usati
Al momento si trova nel carcere di Regina Coeli
e passando per i computer di una nave di pattuglia della Marina militare ormeggiata a Brindisi a cui si sarebbe potuto accedere senza password
Poco dopo sarebbe entrato nei sistemi di Tim usando le credenziali di accesso di un dipendente di una società più piccola del gruppo
scaricando database che conterrebbero i dati di milioni di utenti Tim
Non è chiaro ancora se e in che modo abbia usato tutti quei dati
Una volta entrato avrebbe avuto accesso a moltissimi documenti riservati e avrebbe in particolare cercato quelli che riguardavano l’indagine nei suoi confronti
Del caso si è occupata la procura di Napoli, insieme alla polizia postale. Secondo quanto riferito dal Corriere del Mezzogiorno, il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri ha detto che
una volta accortisi che Miano aveva accesso ai loro archivi e anche alla loro corrispondenza
lui e i suoi collaboratori hanno smesso di usare sistemi di comunicazione online e sono «tornati alla carta per timore che potesse intercettare qualcosa»
secondo quanto scritto dal Corriere della Sera
Un'idea che funziona: usare le api come deterrente per proteggere i raccolti dagli elefanti, al posto di costosi recinti elettrificati o dei cacciatori
La macchia nera che sembra ingrandirsi in realtà – indovinate? – è ferma, ma trae in inganno le nostre pupille
Li ha scelti il Guardian andando oltre Shoreditch e Kreuzberg, per fuggire alla ressa dei centri storici in posti come Praga, Varsavia e Parigi
Con il duplice omicidio di ieri sera l’eterna faida di Miano si arricchisce di un nuovo
il cui ultimo segmento è iniziato nella primavera del 2021 proprio con gli assassinii di Salvatore Milano e Antonio Avolio
Le indagini su quella carneficina sono arrivate a una svolta a giugno scorso
quando un’inchiesta della Dda di Napoli ha portato all’azzeramento dei gruppi rivali Scognamiglio e Pecorelli-Catone
Carlo Perfetto segnalò la sua presenza ai soci in appostamento armati nei dintorni
Poco dopo entrarono nel locale Giovanni Scognamiglio e Fabio Pecoraro
Per l’omicidio sono stati indagati anche Salvatore Ronga e Bernardo Torino
Trappola mortale a Miano, ammazzati due pregiudicati
Era il 24 giugno 2021 e sia pur con atteggiamento circospetto
Non si insospettì notando che si avvicinava a lui Luca Isaia
Antonio Scognamiglio e Giovanni Scognamiglio
Prima del delitto ci sarebbe stato un summit da cui emerse la volontà di ammazzare Pecorelli “’o pastore” (cugino dell’omonimo ras detenuto detto “’o malommo”
I destinatari della misura cautelare sono stati arrestati a Napoli
tranne Catone ad Anzio e Francesco Abenante a Perugia
entrambi presi dai poliziotti della Catturandi
Microtelecamere e microspie piazzate abilmente in spazi aperti
nelle campagne di Giugliano: tra le piante
Ma di certo gli investigatori avevano trovato il sistema per ascoltare le conversazioni degli affiliati al clan Scognamiglio
convinti invece di essere al riparo: un gruppo emergente e ambizioso
che ha tentato costantemente di vincere la guerra con i Pecorelli-Catone
I due omicidi e il ferimento di Salvatore Di Caprio dimostravano in pieno l’aggressività degli attaccanti
Circostanza alquanto singolare: il 34enne Francesco Abenante
in passato accostato anche agli ambienti del clan Cifrone
dopo l’arresto di giugno era tornato da pochi mesi nuovamente a piede libero
NAPOLI. Due persone sono state uccise in un agguato avvenuto in strada in II traversa via Janfolla
Si tratta di Francesco Abenante 34enne e Salvatore Avolio 32enne
I due erano a bordo di uno scooter quando sono stati avvicinati da due persone a loro volta a bordo di uno scooter
che hanno esploso diversi colpi di arma da fuoco
mentre Avolio è deceduto al Cardarelli
La dinamica dell'accaduto è in fase di ricostruzione
Sul posto sono intervenuti gli agenti della questura di Napoli
del commissariato di Scampia e della Squadra mobile
Dall’informativa dello scorso 22 dicembre scorso trasmessa dai finanzieri del nucleo speciale Tutela privacy e frodi tecnologiche alla Procura di Gela emerge che Carmelo Miano l’hacker della Garbatella finito in carcere con l’accusa di aver violato i sistemi informatici del Ministero della Giustizia
Napoli e Roma che indagavano su di lui “gestiva e amministrava diversi black market dediti principalmente al traffico di sostanze stupefacenti”
I black market altro non sono che una piazza virtuale dello spaccio
dove acquirenti e venditori entrano in contatto
“disponeva delle chiavi di accesso da amministratore di tali piattaforme
dei file sorgente della programmazione e parti di database relativi al traffico di sostanze stupefacenti (conversazioni
Così il 23enne secondo una prima stima aveva incassato oltre 6,2 milioni di euro in criptovaluta
L’hacker per nascondere “l’indebito arricchimento”
effettuava “operazioni di mixing” del denaro virtuale e faceva confluire i profitti su conti intestati a prestanome tra i quali i suoi genitori
il poliziotto suo complice co-indagato dalla Procura napoletana per gli accessi abusivi
gestiva conti presso gli exchange Kraken e Coinbase intestati a delle “teste di legno” sui quali avrebbe trasferito 20mila euro reimpiegati in investimenti in criptovalute
che aveva portato la Guardia di Finanza a chiedere l’arresto di Miano e il sequestro di 6,2 milioni di euro
l’ hacker ne viene a conoscenza in tempo reale
in quanto aveva hackerato anche le mail dei pm
“A Gela ci sono due nuovi magistrati che scoppiano“
riferendosi probabilmente (precisano gli inquirenti) “ai loro intensi carichi di lavoro e ai tempi di evasione di eventuali richieste e provvedimenti avanzate dalla polizia giudiziaria”
“Date le elevatissime e non comuni capacità informatiche del Miano
il migliore sistema per carpire informazioni riservate ed eventualmente “individuare” la destinazione dei profitti sottoposti a sequestro
non poteva che essere costituito da quello “silente” dell’intrusione abusiva nei sistemi informatici della rete “Giustizia”“
il 23enne voleva capire in quali wallet fossero finiti le criptovalute già sequestrate nel 2020 con l’indagine della Procura di Brescia che aveva condotto alla chiusura di un mercato nero attivo su internet
Recentemente aveva fatto illecitamente accesso al portale sanitario della Guardia di Finanza
“visualizzando i dati contenuti e prelevando ciò che con ogni probabilità risulta essere documentazione contenente dati sanitari di un dipendente”
Il sospetto degli inquirenti è che volesse “rivendere sul darkweb i dati illecitamente acquisiti”
Gli inquirenti si chiedono chissà quali altri piani stava escogitando Miano per intrufolarsi in archivi segreti
si era messo a cercare su “Google Maps” l’indirizzo del palazzo in via Crescenzio
dove ha sede la Direzione generale dei sistemi informativi automatizzati (Dgsia) del ministero della Giustizia
“soffermandosi in particolare sull’ingresso e sul sistema di videosorveglianza”
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Nei riquadri gli imputati Nicola Di Febbraro e Bernardo Torino
tanto da decidere di mettere in piedi un gruppo autonomo
all’epoca monopolista incontrastato degli affari illeciti da Miano fino al rione Sanità
passò subito alle vie di fatto decretandone l’eliminazione
L’agguato scattò a Chiaiano il 30 gennaio 2008
ma la trappola mortale testa a Vittorio La Sala
e Giuseppe Paternoster non andò a buon fine per una pura casualità
ieri mattina è arrivata la sentenza di condanna per alcuni dei presunti pertecipi al raid: il ras Nicola Di Febbraro e Giovanni Sirio
che hanno incassato 11 anni di carcere a testa
se l’è cavata invece con 3 anni
Il processo celebrato con il rito abbreviato ha però riservato un inatteso
importante colpo di scena: l’assoluzione ottenuta dal ras Bernardo Torino
nipote del boss pentito Salvatore Torino “’o gassusaro”
Nel suo caso si sono rivelate determinanti le argomentazioni portate in aula dal suo legale
il quale ha messo in evidenza una lunga serie di discrepanze emerse dalle testimonianze degli accusatori
aveva fatto il suo nome solo nel corso del terzo interrogatorio al quale era stato sottoposto dopo il pentimento
Quanto a Mariano Grimaldi ed Emanuele Ferrara
rispettivamente ex affiliati ai clan Lo Russo e Stabile
il secondo l’ha indicato “de relato” riferendo di un incontro con l’allora capoclan Antonio Lo Russo
che avrebbe dato il consenso all’agguato
oggi anch’egli collaboratore di giustizia
nelle sue ricostruzioni dell’agguato del 2008 non ha però mai fatto riferimento alla presenza di Torino junior nel commando
Davanti a un quadro indiziario non proprio granitico
il gup Comella ha quindi disposto l’assoluzione del presunto killer
Di tutt’altro avviso era stata la Procura: il pm Mozzillo aveva infatti chiesto 9 anni a testa per Di Febbraro
Di Febbraro sarebbe stato il mandante del tentato omicidio
Francesco Bara (poi ucciso nel 2012) avrebbe materialmente premuto il grilletto
avrebbero invece concorso con compiti strumentali alla fase esecutiva
Dopo aver incontrato quel giorno Di Febbraro in una concessionaria di auto in via Janfolla
e Sirio e Bara si sarebbero messi alla guida di due moto
La trappola sarebbe scattata dopo pochi chilometri
nei pressi della stazione della metropolitana di Chiaiano
Entrambe le vittime furono ferite con numerosi colpi di pistola
è morto dopo essere stato investito da un’auto in via Caprera
L’uomo è stato travolto da una fiat Panda mentre attraversava e cadendo ha urtato la testa sull’asfalto
E’ la terza vittima di incidente stradale dall’inizio del 2025
Anno che si apre cosi come si era chiuso il precedente
segnato nell’area metropolitana di Napoli da una lunga scia di vittime
Poco prima delle 19.00 di ieri un automobilista di 33 anni
alla guida di una Fiat Panda bianca mentre percorreva Via Caprera
all’altezza del civico 17 ha investito Armando Luis mentre attraversava
Intervenuti per i rilievi gli uomini della polizia municipale
diretti dal capitano Lucio Sarnacchiaro e il comandante Esposito
Gli agenti hanno sottoposto l’automobilista ad alcol e drug test e sequestrato il veicolo
ora a disposizione della procura che ha già disposto l’autopsia sulla salma
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Controlli straordinari su esercizi commerciali e sul rispetto delle norme in materia di circolazione stradale sono stati condotti a Miano dall’Unità Operativa Secondigliano della Polizia locale
con le Unità Operative IAES-Ambientale e Veicoli Abbandonati
in collaborazione con il Commissariato di Pubblica Sicurezza Scampia
via Miano e via Madonna dell'Arco sono state accertate violazioni in ambito igienico-sanitario
con la conseguente irrogazione di sanzioni e
della sospensione immediata dell’attività per rischio igienico-sanitario
Ulteriori irregolarità hanno riguardato la mancata esibizione di documentazione HACCP
l’assenza dei requisiti minimi igienico-sanitari e la mancata raccolta differenziata dei rifiuti
Nel corso delle verifiche è stata disposta la sospensione di un’attività per la presenza di lavoratori impiegati senza la comunicazione di avvio del rapporto di lavoro
un altro esercizio è stato diffidato a regolarizzare la propria posizione per mancata comunicazione della variazione del legale rappresentante
nell’ambito delle operazioni di controllo sulla viabilità
sono state elevate sei sanzioni per sosta irregolare
con la rimozione di cinque autoveicoli e due motocicli in stato di abbandono
È stata inoltre accertata e sanzionata un’occupazione abusiva di suolo pubblico in via Miano
L’attività si è svolta con il coinvolgimento dell’ASL e dell’Ispettorato territoriale del lavoro per le verifiche di rispettiva competenza
In via Janfolla si è consumato un agguato mortale che ha visto cadere sotto i colpi di arma da fuoco due uomini
I due si trovavano in sella ad uno scooter quando sono stati raggiunti da una raffica di proiettili
Avolio dopo il trasporto d’urgenza all’ospedale Cardarelli
Sul luogo della sparatoria sono accorse diverse volanti della Polizia che ha avviato le indagini per far luce sulla dinamica dell’accaduto
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A seguito dell’episodio criminoso occorso nel quartiere di Miano
relativo all’omicidio di due pregiudicati
entrambi attinti da colpi di arma da fuoco
ha disposto nell’immediato l’intensificazione dei servizi di controllo del territorio da parte delle Forze dell’ordine
già attivamente impegnati nel presidio dell’area
oggetto anche di frequenti operazioni ad Alto Impatto
TERAMO – Domenica 5 gennaio a partire dalle ore 18:00 il Presepe Vivente nell’incantevole borgo di Miano; è giunto alla XV edizione
illuminati dalle fiammelle delle fiaccole e delle citronelle
si terrà la rappresentazione della natività
ambientata nello scenario di una piccola Betlemme
con la la nascita di Gesù Bambino in una stalla
si svolgeranno nelle vie e nelle piazzette intorno alla Chiesa di San Silvestro
volendo in questo modo festeggiarne la riapertura
dopo otto lunghi anni e dopo i lavori di ricostruzione post-sisma
Tra i figuranti il sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto e la vice sindaca Stefania Di Padova
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parlando dei suoi problemi di salute e di quanto gli viene addebitato
Miano ha ammesso di aver violato gli account delle procure e dei pm inquirenti
Le prime azioni erano più dimostrative che altro
per dimostrare a se stesso di essere in grado di penetrare il sistema
Ha avuto accesso alle mail di diversi magistrati inquirenti
anche quelle dei titolari del fascicolo che lo riguarda
assicurando di non avere visualizzato i messaggi di natura personale
lo ha spinto a entrare nei sistemi sempre più spesso
a cominciare dalla perquisizione dei finanzieri
L’avvocato Genchi gli ha fatto domande sulla sua infanzia
per far emergere le difficioltà di socializzazione fin da bambino
avrebbe subito atti di bullismo per una quindicina di anni
Una condizione che lo ha spinto a isolarsi
lasciare la scuola per lunghi periodi e ha provocato e acuito patologie di cui soffre tuttora
Miano ha negato di aver condiviso all’esterno file
documenti e informazioni prelevati illegalmente ai server delle procure e del ministero della Giustizia
mostrando solo ai suoi amici una relazione che lo riguardava redatta dalla Guardia di finanza
Per quanto riguarda i suoi rapporti con un altro indagato
ha chiarito che con lui si interfacciava solo riguardo alle criptovalute
il cui valore è stimato in alcuni milioni di euro
Al termine dell’interrogatorio l’avvocato Genchi ha chiesto al gip la sostituzione del carcere con i domiciliari e
la trasmissione degli atti alla Procura di Perugia in quanto
tra le persone offese figurano i magistrati di Roma e di Napoli: per quanto riguarda questi ultimi si tratta proprio