· Città del Vaticano · Il passaggio del Giro d’Italia in Vaticano mi fa ricordare la partenza della “corsa rosa” dal cortile di San Damaso il 16 maggio 1974 Per me è facile: a casa nostra la fotografia di mio papà Felice Gimondi con indosso la maglia di campione del mondo accanto a Papa Paolo vi nel cortile di San Damaso ha sempre fatto parte proprio della nostra quotidianità È sempre stata lì quella foto fa parte veramente dei nostri ricordi più cari Credo che la particolare attenzione di mio padre per il ricordo della partenza del Giro d’Italia del 1974 sia dovuta al fatto che quel giorno lui ha avuto veramente un’emozione diversa rispetto alle tantissime che ha vissuto come corridore Mio padre è nato nel 1942 a Sedrina nella terra bergamasca dove la fede cristiana è connaturale al modo di vivere e di pensare della gente Mio padre è cresciuto con una profonda fede trasmessa da mamma Angela e da papà Mosè A questo si aggiunge il far parte della squadra ciclistica del paese fondata dal parroco don Barcella e da suo padre che poi sono rimaste le stesse di Felice campione sono tutte lì: in un piccolo paese bergamasco dove la fede cristiana è davvero una componente fondamentale e fondante per chi ci vive Posso solo immaginare cosa abbia significato per mio padre quando si è trovato — con la maglia più prestigiosa che ha indossato quella appunto di campione del mondo — accanto a Papa Paolo vi Per lui è stato un sogno che si è coronato forse anche — si potrebbe dire — quasi la chiusura di un cerchio era arrivato con la maglia iridata dal Papa Un cammino umano e sportivo lungo ma decisamente emozionante per un atleta profondamente cristiano come Felice Gimondi In quel Giro d’Italia si classificò terzo L’emozione che mio padre ha vissuto quel giorno in Vaticano si legge bene di un uomo di fede consapevole di trovarsi di fronte al Papa e di vivere “qualcosa” di più grande Per lui non è stata una “partenza” come tutte le altre L’anno successivo ebbe nuovamente la possibilità di incontrare Paolo vi sempre in Vaticano e con Eddy accanto (nella foto) Mio padre ricordava anche l’incontro con Giovanni Paolo ii alla vigilia della partenza del Giro d’Italia da Roma Non correva più da anni ed era lì con Marco Pantani Ebbe così nuovamente l’opportunità di incontrare un Papa non è mai un’esperienza come le altre: incontrare il Papa è un appuntamento importante che segna il proprio cammino di uomo di fede L'Osservatore Romano00120 Città del Vaticano.Tutti i diritti riservati Lunedì 5 maggio in prima serata – Paolo VI il Papa nella tempesta un film per la Tv del 2008 prodotto da Rai Fiction e Lux Vide e diretto da Fabrizio Costa con Fabrizio Gifuni nel ruolo di Papa Paolo VI La pellicola racconta la storia di Paolo VI: il Pontefice che ha traghettato la Chiesa nella modernità Paolo VI fu il primo Papa a viaggiare in aereo toccando tutti i continenti il primo Papa a tornare nella terra di Gesù il primo a riabbracciare il Patriarca ortodosso e a parlare alle Nazioni Unite Papa Paolo VI è passato alla storia come l’uomo del dialogo e del confronto Egli portò a complimento il Concilio voluto dal suo predecessore e offrì al mondo il messaggio della Populorum Progressio per richiamare gli uomini alla giustizia sociale in un mondo che stava cambiando per sempre accettò il dolore dell’incomprensione per amore della Verità ma volle anche rivolgersi alle Brigate Rosse le opere di Nicoletta FretiFoto Francesca ColombiFoto Francesca ColombiFoto Francesca ColombiFoto Francesca ColombiFoto Francesca ColombiRiproduzione riservata © Giornale di Brescia Condividi la galleryDisattiva il tuo AdBlockerLa pubblicità è fondamentale per sostenere il nostro lavoro e permetterci di offrirti un giornalismo di qualità Ti invitiamo a disattivare il blocco pubblicitario per continuare a navigare su Giornale di Brescia e supportare il nostro impegno L'adattamento totale o parziale e la riproduzione con qualsiasi mezzo elettronico in funzione della conseguente diffusione online quotidiano di informazione registrato al Tribunale di Brescia al n° 07/1948 in data 30 novembre 1948 Il soffio del vento ha accarezzato e sfogliato le pagine del Vangelo adagiato sopra la bara di Francesco Un’immagine che riporta la memoria visiva all’8 aprile del 2005 le telecamere hanno inquadrato sulla cassa l’evangeliario donato da Paolo VI a tutti i Vescovi italiani in memoria del cardinale parroco Giulio Bevilacqua di cui il 6 maggio ricorrono i 60 anni dalla morte E a padre Bevilacqua due cose interessavano più di altre: “Cristo e la realtà e bisogna farle incontrare Gesù è per noi contemporaneo o cessa di essere Gesù perchè non si salva dal di fuori nè da lontano Se voi volete incontrare un Dio vivo e vero lo dovete cercare nella storia e nella vita Bergoglio non ha mai nascosto di avere tra i suoi riferimenti l’Evangelii Nuntiandi di cui ci sono tracce evidenti nella sua Evangelii gaudium Bene ha fatto il cardinale Giovanni Battista Re a tratteggiare così il magistero del Papa: “Ricco di calore umano e profondamente sensibile ai drammi odierni le sofferenze e le speranze del nostro tempo della globalizzazione e si è donato nel confortare e incoraggiare con un messaggio capace di raggiungere il cuore delle persone in modo diretto e immediato Il suo carisma dell’accoglienza e dell’ascolto unito ad un modo di comportarsi proprio della sensibilità del giorno d’oggi cercando di risvegliare le energie morali e spirituali Il primato dell’evangelizzazione è stato la guida del suo Pontificato Filo conduttore della sua missione è stata anche la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti un’altra scena ha catturato l’attenzione: il passaggio del feretro da San Pietro a Santa Maria Maggiore circondato dalla folla Anche in questo caso è difficile non pensare a San Paolo VI di ritorno dal primo storico viaggio apostolico in Terra Santa accompagnato proprio da padre Bevilacqua che poi sarà eletto pontefice con il nome di Paolo VI Don Piero Bonfanti era da poco subentrato a don Reina nella cura della parrocchia (Renzo Fazio, dalla pagina Facebook “Germignaga, ricordi dal passato“) È quasi tempo di conclave fra meno di una settimana ne comincerà uno nuovo nel quale dovrà essere designato il successore di Papa Francesco un futuro Pontefice fece tappa a Germignaga: correva l’anno 1958 don Piero Bonfanti da pochi mesi era subentrato a don Primo Reina nella cura della Parrocchia di Germignaga quando a settembre venne in visita pastorale l’arcivescovo Giovanni Battista Montini sarà quest’ultimo il prescelto a succedere a Papa Giovanni XXIII e lo farà scegliendo il nome di Paolo VI Il suo pontificato durerà oltre 14 anni e verrà proclamato Santo nel 2018 nato a Varese nel 1937 e nominato cardinale nel 2004 da Giovanni Paolo II potenzialmente sarebbe potuto diventare Papa negli ultimi due conclavi Vennero però eletti Papa Benedetto XVI e Papa Francesco al massimo si potrà puntare ad avere un Papa originario di un paese al confine con la nostra provincia: Lenno un piccolo comune sul lago di Como che nel 1950 attuale Vescovo di Como e nominato Cardinale nel 2022 da Papa Francesco Finora il suo nome non è stato inserito nei vari elenchi dei “papabili” Devi essere connesso per inviare un commento Venerdì sera all’ex Colonia Elioterapica di Germignaga l’incontro promosso insieme alle Parrocchie della Valtravaglia con Amnesty International per riflettere sulla situazione nella Striscia Dalla Valganna a Luino, da Cunardo a Ferrera: continua senza sosta l'impegno dei volontari per educare i bambini al rispetto dell’ambiente e ripulire i territori del Luinese dai rifiuti Nel quarto anniversario dalla scomparsa dello storico luinese, l’associazione di Germignaga annuncia il salvataggio del sito storico-culturale e la prosecuzione del suo impegno divulgativo Venerdì mattina la tradizionale cerimonia istituzionale con il corteo per le vie della città, che vedrà partecipare anche i Comuni di Brezzo di Bedero, Dumenza, Germignaga e Porto Valtravaglia Una riflessione approfondita sul corso d'acqua luinese: dalla gestione della vegetazione alla riscoperta del fiume come voce viva del paesaggio e protagonista del nostro abitare consapevole L’intervento rientra nei lavori di RFI sulla tratta Luino-Porto Valtravaglia: prevista la chiusura totale fino al 26 maggio, poi senso unico alternato fino al completamento dell’opera AccediFascisti Sono trascorsi 325 anni da quando la morte di un pontefice generò un periodo di sede vacante proprio durante l’Anno del Giubileo. Nel 1700 fu la scomparsa di Innocenzo XII a segnare l’Anno Santo da lui indetto. Dopo oltre due mesi di conclave, fu il suo successore, Papa Clemente XI, a iniziare il pontificato l’8 dicembre e presiedere le cerimonie conclusive del Giubileo. Un evento rarissimo che, con la morte di Papa Francesco, si ripete anche nel 2025. Anche l’arcidiocesi di Modena-Nonantola e la diocesi di Carpi vivono questo momento di sede vacante con partecipazione e speranza. L’arcivescovo Castellucci ha dichiarato di vivere questo tempo in preghiera e ha espresso grande fiducia per l’elezione del nuovo Papa. "Personalmente – le parole di Castellucci – sto vivendo questi giorni di attesa con molta fiducia, sapendo che lo Spirito è all’opera attraverso esseri umani che sono orientati al bene della Chiesa". Sono contento di questo momento di rinnovamento della Chiesa, sono certo che il nuovo Papa saprà valorizzare le grandi aperture di Papa Francesco". Robin Srl Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif in concomitanza con l’inizio degli Esercizi Spirituali della Curia Romana la recita serale del Santo Rosario per la salute del Papa sarà anticipata alle 18.00 circa e si terrà in Aula Paolo VI L'appuntamento sarà dunque dopo la recita dei Vespri e dopo la Meditazione degli Esercizi Spirituali la preghiera si svolgerà come è stato finora in piazza San Pietro questo tempo di raccoglimento e preghiera rappresenta un momento di silenzio e discernimento per i collaboratori del Santo Padre i quali si uniranno in spirito di riflessione e di ascolto della Parola di Dio I fedeli che desiderano partecipare a questo ulteriore momento di preghiera potranno seguirlo in diretta sugli schermi in Piazza San Pietro o attraverso i media vaticani.  la preghiera comunitaria riprenderà in una modalità rinnovata rimanendo segno di fede e di comunione ecclesiale Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui Paolo vi — che già aveva ricevuto i ciclisti del Giro d’Italia il 30 maggio 1964 a Castel Gandolfo — il 16 maggio 1974 dà il via alla prima tappa (164 km arrivo a Formia e successo del belga Wilfried Reybrouck con vittoria finale di Eddy Merckx) Papa Montini rivolge una “benedizione augurale” Si rinnova per noi la gioia di salutare tutta la grande famiglia del Giro d’Italia: corridori in quanto per la prima volta nella storia il Giro prende il via dalla Città del Vaticano Diciamo il nostro compiacimento a voi e agli organizzatori della popolare competizione per aver voluto così sottolineare la vostra volontà di dare un significato all’Anno Santo che si sta celebrando nelle Chiese locali e che il punto irraggiante di richiamo per tutta la grande famiglia dei popoli Ci rallegriamo inoltre nel vedere tuttora valida e vitale una formula che ha il suo valore non solo spettacolare rispettosa dei valori della persona: come delle virtù che essa esige e propone; e come tale la indichiamo al rispetto e all’emulazione specie dei giovani (...) nel difficile cammino della vita All’indomani della scomparsa di Papa Francesco come non evocare l’esordio della recente autobiografia laddove annota: “Il libro della mia vita è il racconto di un cammino di speranza che non posso immaginare disgiunto da quello della mia famiglia anche il libro di chi ha camminato insieme a me Un’autobiografia non è la nostra letteratura privata E la memoria non è solo ciò che ricordiamo La memoria è un presente che non finisce mai di passare e invece è domani”: una singolarissima ed efficace testimonianza identitaria nella consapevolezza di appartenere ad una storia ad una tradizione particolarmente feconda che viene da molto lontano e che si inoltra sempre più nel futuro ravvicinato ma anche remoto Ed è proprio anche per questa ragione che intendiamo alludere alle ascendenze montiniane di Papa Francesco Innumerevoli volte Papa Bergoglio ha espresso una profonda e convinta ammirazione per Paolo VI ravvisandolo quale una guida profetica e maestro per la Chiesa contemporanea Non è un caso che nell’omelia della beatificazione così si sia espresso: “In questo giorno della beatificazione di Papa Paolo VI mi ritornano alla mente le sue parole con le quali istituiva il Sinodo dei Vescovi: «scrutando attentamente i segni dei tempi cerchiamo di adattare le vie ed i metodi alle accresciute necessità dei nostri giorni ed alle mutate condizioni della società» davanti a Dio oggi non possiamo che dire una parola tanto semplice quanto sincera ed importante: grazie Grazie per la tua umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa all’indomani della chiusura dell’Assise conciliare scrisse: «Forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia qualche attitudine o affinché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa In questa umiltà risplende la grandezza del Beato Paolo VI che mentre si profilava una società secolarizzata e ostile ha saputo condurre con saggezza lungimirante - e talvolta in solitudine - il timone della barca di Pietro senza perdere mai la gioia e la fiducia nel Signore” come pure Francesco abbia definito Paolo VI un “profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri” un pastore che ha speso la vita per il Vangelo aprendosi all’annuncio e al dialogo molti tratti del magistero di Papa Montini paiono rivivere e attualizzarsi nel pontificato di Francesco Papa Bergoglio riprende le intuizioni chiave di Paolo VI dal tema del dialogo della Ecclesiam Suam alla passione evangelizzatrice di Evangelii Nuntiandi sino alla visione di sviluppo integrale globale delineata nella Populorum Progressio confermando continuità nella Chiesa e declinando quei principi al presente con un lessico assai attuale e con una rinnovata sollecitudine pastorale tracciò un programma chiaro e lungimirante: la Chiesa doveva prendere più viva coscienza di sé e instaurare un dialogo sincero e costante con il mondo contemporaneo Montini rappresentava la Chiesa quale madre amorevole che si rivolge a tutti gli uomini incondizionatamente per accompagnarli alla pienezza umana e cristiana Papa Francesco ha fatto propri questi convincimenti evidenziando la maternità e la misericordia della Chiesa Siffatto ideale si riflette coerentemente nello stile pastorale di Papa Francesco: egli parla di una “Chiesa in uscita” proiettata verso le periferie esistenziali che non resta rinserrata in sé stessa ma esce dalle “piccole chiesuole” per incontrare ed abbracciare ogni persona Tale approccio si rivela in continuità diretta con la visione di Paolo VI che già in sede conciliare esortava a “scrutare i segni dei tempi” e adattare vie e metodi della Chiesa alle esigenze odierne Se Paolo VI insisteva sul dialogo come “dialogo di salvezza” un dialogo fondato sulla carità e il rispetto della libertà Francesco ne traduce e ne attua l’ispirazione promuovendo una appassionata e indefessa cultura dell’incontro Dai colloqui ecumenici e interreligiosi sino al Sinodo come cammino condiviso Papa Francesco rende concreta l’intuizione montiniana che la Chiesa “non annovera nemici” mentre deve instancabilmente “incontrare il mondo e parlargli” Non si può pertanto non convenire come l’ecclesiologia di Francesco sia figlia diretta della Ecclesiam Suam di Paolo VI peculiare e fondamentale del magistero di Paolo VI è l’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi (1975) incentrata sull’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo Papa Francesco la considera esplicitamente un testo essenziale e irrinunciabile “per me il documento pastorale più grande che è stato scritto fino a oggi” riferendosi proprio a Evangelii Nuntiandi in occasione del pellegrinaggio della Diocesi di Brescia Non stupisce dunque che la prima esortazione programmatica di Francesco si intitoli Evangelii Gaudium (2013) richiamandosi fin dal titolo alla gioia dell’evangelizzazione prefigurata e promossa da Papa Montini Papa Francesco cita assai spesso Evangelii Nuntiandi nei suoi interventi parlando ai direttori delle Pontificie Opere Missionarie afferma di fare proprie alcune emblematiche espressioni di Paolo VI “attuali come se fossero state scritte ieri” sono le parole con cui Montini auspicava che il mondo ricevesse il Vangelo non da evangelizzatori tristi o scoraggiati ma da testimoni colmi di passione e di gioia Paolo VI insisteva che l’annuncio cristiano dovesse essere accompagnato dalla testimonianza di vita: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri” Tale intuizione trova pieno eco in Papa Francesco a riscoprire la gioia del Vangelo e a comunicarla con entusiasmo Evangelii Nuntiandi rappresenta per Papa Francesco una vera e propria bussola: molte delle riforme pastorali che ha avviato erano state in tutta evidenza prefigurate da Paolo VI e nel corso del pontificato di Papa Bergoglio hanno ricevono un rinnovato impulso ed una coerente realizzazione è il frutto maturo di quel seme piantato da Paolo VI nel 1975 la continuità tra i due Papi si rivela parimenti evidente con l’enciclica Populorum Progressio (1967) dilatò l’orizzonte della dottrina sociale affermando che lo sviluppo autentico deve essere integrale cioè riguardare “ogni uomo e tutto l’uomo” Questa celebre formula riassume la visione cristiana del progresso: non basta la crescita economica serve la promozione di tutta la persona umana in tutte le sue dimensioni e una solidarietà che coinvolga tutti i popoli Papa Francesco ha raccolto con forza questo insegnamento attualizzandolo dinanzi alle sfide odierne Emblematico è che proprio nel 50° anniversario di Populorum Progressio egli abbia creato il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale quasi a istituzionalizzare l’idea montiniana di sviluppo integrale Papa Francesco ha riproposto quella visione sotto nuove forme: parla di “ecologia integrale” nell’enciclica Laudato Si’ collegando inscindibilmente la cura del creato alla giustizia verso i poveri e nella Fratelli Tutti richiama la fraternità universale come fondamento di uno sviluppo sostenibile e veramente umano Sono prospettive che attualizzano coerentemente la Populorum Progressio nelle condizioni del XXI secolo Come Paolo VI denunciò la scandalosa sperequazione tra popoli ricchi e popoli poveri così Francesco stigmatizza la “cultura dello scarto” e l’“economia che uccide” auspicando istituzioni più giuste e più inclusive E proprio come Montini affermava che la questione sociale è ormai universale Francesco insisterà sul fatto che siamo tutti interconnessi e che nessuno può salvarsi da solo di fronte alle sfide globali l’opzione preferenziale per i poveri di Papa Francesco è figlia diretta del grido di Paolo VI: “I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza” Il rapporto tra Papa Bergoglio e Papa Montini si rivela quindi connotato da una profonda e coerente continuità ovviamente nella fedeltà creativa e dinamica dello Spirito Per molti versi Francesco non è limitato ad evocare il suo predecessore ma ne ha incarnato il magistero aggiornandolo a fronte delle ineludibili e incalzanti sfide attuali In lui si è rinnovato l’amore di Paolo VI per Cristo anche Papa Francesco si è incessantemente posto “all’ascolto dell’uomo contemporaneo” per annunciare il Vangelo della misericordia Come non evocare infine le sobrie ed essenziali ma più che eloquenti espressioni pronunciate da Papa Francesco in occasione della canonizzazione di Papa Montini alludendo all’esemplarità dell’apostolo Paolo: “Come lui ha speso la vita per il Vangelo di Cristo valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell’annuncio e nel dialogo profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità l’abbraccio ideale tra Paolo VI e Papa Francesco testimonia la continuità viva e perenne della Chiesa una Chiesa che di generazione in generazione cammina sulle strade dell’uomo contemporaneo Damiano Caprio e Gianmarco Murroni - Città del Vaticano a tratti sorpresi dalla magia della musica che trasforma le note in emozione in un'Aula Paolo VI che diventa tempio di solidarietà Sono i volti dei 3 mila bisognosi accolti in Vaticano per il Concerto con i Poveri: persone sfortunate che hanno trovato conforto nel messaggio di speranza e carità trasmesso dagli artisti sul palco La stessa speranza a cui Papa Francesco ha dedicato il Giubileo che si aprirà il 24 dicembre La V edizione del Concerto con i Poveri - patrocinato dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano dal Dicastero per il Servizio della Carità - Elemosineria Apostolica dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione e dal Pontificio Istituto di Musica Sacra - ha rappresentato un’esperienza di arte e cultura sono stati distribuiti ai poveri una cena al sacco e altri generi di conforto Nato nel 2015 dall’idea di Riccardo Rossi e Gualtiero Ventura con la direzione artistica del compositore e direttore d’orchestra monsignor Marco Frisina il Concerto con i Poveri ha ricevuto sin dalla sua prima edizione la benedizione di Papa Francesco che in occasione dell’incontro con i promotori e gli artisti dell’evento ha definito la serata “un bel momento per condividere con tanti nostri fratelli e sorelle la bellezza della musica che unisce i cuori ed eleva lo spirito” “Questo Concerto con i Poveri è un bel segno dell’armonia sinodale - ha spiegato il Pontefice - soprattutto perché avviene in comunione con i nostri fratelli e le nostre sorelle più fragili invitati a far parte di questa stupenda sinfonia dell’amore che è il Vangelo potranno assistere al concerto nel migliore dei modi che è “ciò che si propone anche il prossimo Giubileo: generare segni di speranza a partire dalla sorgente dell’amore che è il Cuore di Gesù” Il momento più atteso è stato l’ingresso sul palco del compositore premio Oscar Hans Zimmer che ha emozionato le 8.000 persone presenti in Aula Paolo VI con alcuni dei suoi brani più celebri “L'importanza di questo concerto è semplicemente mostrare una luce su qualcosa che è in qualche modo nascosto nell'oscurità nascosto dal disinteresse umano di fronte alle sofferenze delle persone” “È importante guardare negli occhi i poveri e trattarli come fratelli - ha continuato l’artista - È la bellezza di restituire agli altri quello che la vita ci regala” Zimmer ha fatto anche una riflessione sull’importanza dell’arte nella solidarietà: “Abbiamo il dovere di usare il potere che deriva dalla creatività È quello in cui siamo bravi: scrivere una canzone fare qualcosa che scuota un po' la gente e trasmetta loro emozioni La vera ricchezza è la capacità di condividere e di donare” Sul palco si sono alternati a Zimmer anche il direttore d’orchestra Dario Vero la violoncellista Tina Guo e il maestro monsignor Marco Frisina che ha eseguito alcuni brani da lui composti per i film a tema religioso composta da 75 musicisti provenienti da tutta Europa oltre che dai 250 elementi del Coro della Diocesi di Roma che celebra quest’anno il suo 40° anniversario di fondazione A presentare l’evento l’attrice Serena Autieri che si è anche esibita “Questo è un concerto in cui non si raccolgono soltanto i soldi per i poveri ma si vive insieme a loro un momento di musica e carità - ha spiegato monsignor Frisina - I poveri sono i protagonisti Io penso che questo sia importante per poter donare a questi fratelli non solo pane per poter venire incontro alle necessità più immediate ma anche donare qualcosa che vada al loro cuore Un regalo doppio: la musica è uno strumento di amore il Concerto con i Poveri ha accolto due opere inedite dello street artist sudamericano Carlos Atoche, realizzate in collaborazione con Airlite e Yourban 2030 per portare la creatività dell’arte urbana trasformando la solidarietà in un messaggio di speranza e responsabilità condivisa verso il pianeta La prima opera è ispirata all’enciclica Laudato Si’: il dipinto su tela ‘La Casa Comune’ che rappresenta Papa Francesco circondato da una natura rigogliosa con alberi e fiori simboli di rinascita e armonia è stato donato al Santo Padre durante l’Udienza privata concessa agli artisti e organizzatori del Concerto Con in Poveri; la seconda opera è stata creata appositamente per accogliere gli ospiti del concerto amplificando il messaggio universale di inclusione e tutela dell’ambiente Le due opere sono state realizzate con pitture fotocatalitiche e purificatrici d’aria per testimoniare l’urgenza della riqualificazione urbana attraverso l’arte e la sostenibilità un unico appuntamento per inaugurare la stagione primaverile di mostre della Collezione Paolo VI - Arte contemporanea di Concesio È stato riproposto il format del duplice vernissage pensato per presentare al pubblico due nuove esposizioni che trovano un terreno comune nella ricerca spirituale e nella riflessione interiore Protagoniste della serata le mostre «Opere Sacre» del bergamasco Andrea Mastrovito e «Riemergerai più limpido» dell’artista Nicoletta Freti «Abbiamo inaugurato una piccola e recentissima tradizione: proporre due mostre insieme – spiega il direttore della collezione dedicata all’arte moderna di ispirazione religiosa l’altra invece è più di ricerca e scommette sulle capacità di profondità meditativa che l’arte porta con sé» «Opere Sacre», a cura dello stesso Giuliano Zanchi documenta la ricca attività di Mastrovito nella realizzazione di progetti a committenza religiosa come l’abside dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo la cappella del Foyer Catholique a Bruxelles la cripta del Santuario della Madonna della Guardia a Tortona e l’iconografia delle Opere di Misericordia per la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia Lo fa attraverso una selezione di bozzetti «Mastrovito ha lavorato molto sul tema dell’arte sacra nella liturgia e nelle chiese Una notizia ufficializzata da poche settimane è quella della vincita del concorso per la realizzazione dell’Agnus Dei nel progetto di completamento della Sagrada Familia di Barcellona – commenta Zanchi – volevamo raccontare come si prepara un lavoro così sofisticato come quello di intervenire in una chiesa e mostrare la capacità dell’artista di interpretare in modo geniale i temi cristiani tradizionali» Quello di Mastrovito è un lavoro brillante capace di scostarsi dagli stereotipi formali per tradurre in modo innovativo argomenti spirituali complessi che cristallizza il momento della rimozione del Cristo Crocefisso dalla Cattedrale armena di Leopoli a causa dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina nel 2022 reinterpretato attraverso la tecnica del frottage realizzata su una base di copertine di celebri libri di natura distopica A fare eco al messaggio profondo di Mastrovito che da anni indaga il legame tra arte e crescita personale «Riemergerai più limpido» ricerca il filo conduttore della coscienza e della memoria «Le opere che presento hanno tutte a che fare con la luce con la possibilità di vedere le cose in modo diverso di contenere le domande a cui non sappiamo dare risposta e di tenerle lì per lasciarle germogliare» racconta la stessa artista Ciascuna delle opere in mostra rappresenta un contenitore di domande senza risposta che rimandano a qualcosa di non immediatamente comprensibile perché celate o frammentate attraverso l’uso di superfici specchianti e pellicole oleografiche attivare la possibilità di farsi e fare domande Da segnalare le iniziative collaterali – a partecipazione gratuita – previste: il 17 maggio saranno proposte visite guidate – comprese nel costo del biglietto d’ingresso – a cura degli educatori museali della Collezione Paolo VI il pubblico potrà incontrare Nicoletta Freti per un dialogo aperto è in programma un laboratorio didattico dedicato alle famiglie e ispirato al lavoro di Andrea Mastrovito: un’attività pensata per avvicinare i più giovani al tema della spiritualità attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea Il biglietto d’ingresso unico per museo e mostre costa 2,50 euro, info e prenotazioni sul sito www.collezionepaolovi.it Riproduzione riservata © Giornale di Brescia Condividi l'articoloIscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato A sera il riassunto della giornata: i fatti principali controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione Informativa ai sensi dell’articolo 13 del Regolamento UE 2016/679 o GDPR* Disattiva il tuo AdBlockerLa pubblicità è fondamentale per sostenere il nostro lavoro e permetterci di offrirti un giornalismo di qualità reggente della Prefettura della Casa Pontificia raccoglie in un volume il senso dell'Anno Santo "con Paolo VI" lettere e udienze che non perdono d'attualità ma anzi accompagnano il cammino della Chiesa a fianco dell'uomo di oggi che in occasione dell’anno giubilare indetto da Papa Francesco richiama alla memoria l’esperienza vissuta da Papa Paolo VI nel 1975 decise di mantenere viva la tradizione iniziata nel 1300 dal titolo “L’Anno Santo con Paolo VI” (Libreria Editrice Vaticana) lettere e udienze di Papa Montini che spaziano dalle esperienze personali di Paolo VI alle riflessioni teologiche e spirituali partendo da una profonda convinzione: la rilevanza continua del Giubileo come tempo di grazia per la Chiesa di ieri “Annunciare con autorità e con sicurezza la Parola del Signore”: questa di cui ogni anno giubilare è il riflesso che si irradia nella comunità ecclesiale fino a raggiungere i confini del mondo che aveva suscitato nuovo vigore nella Chiesa Papa Montini voleva portare la Chiesa a rinascere Sapienza nell’introduzione al libro: “Indicando un programma: rinnovamento e riconciliazione” le tre parole-chiave annotate in un appunto autografo del Pontefice “È venuto il momento di misurare la nostra adesione a Cristo nel conflitto ch’essa subisce con l’adesione alle forme di pensiero e di azione che prescindono dal suo Vangelo e dalla sua salvezza” scrive Paolo VI spiegando i motivi dell’indizione dell’Anno Santo: “E’ maturo il momento d’un atto di coscienza totale sui valori supremi e sui valori subalterni: è tempo di scelta non solo pratica e remissiva ma pensata altresì e impegnativa sul carattere generale che vogliamo imprimere alla nostra esistenza: cristiano E ancora: “La Chiesa attribuisce un’importanza non solo rituale a questa grande e prolungata celebrazione Il programma “ad extra” è molto chiaro: “Per venire a confronto con questo mondo agitato ed ostile avrebbe bisogno almeno di idee chiare e sicure cioè d’una razionalità naturale autentica ed operante d’un senso comune capace di verità basilari e di funzionalità veramente logia e normale narcotizzato com’è da dubbi d’ogni genere che solo gli studi scientifici da un lato e gli istintivi ragionamenti del buon senso Noi dovremmo auspicare che la forza della ragione fosse ristabilita nella sua integrità; è questo uno dei grandi e ricorrenti bisogni della cultura in altre parole “bisogna rifare l’uomo dal di dentro” attraverso un processo di conversione che è anzitutto “autorinascita” perché – scriveva allora con parole che non perdono affatto di attualità – c’è nell’uomo di oggi “una profonda insoddisfazione una infelicità esasperata dalle false ricette di felicità dalle quali è intossicato uno stupore di non saper godere dei mille godimenti che la civiltà gli offre in abbondanza” non vogliamo essere diversi dagli altri cittadini del mondo Ma un’intenzione dovrà dominare la nostra esistenza un valore superiore la dovrà far risplendere di valori che adesso restano occulti Dovremo rigenerare la nostra maniera di pensare e di vivere nel mondo in cui siamo Dovremo ricostruirci una vera coscienza cristiana Dovremo essere veramente rigenerati nel cuore: questo il programma dell’Anno Santo” Segretario di Stato vaticano; il porporato veneto è tra i papabili maggiormente quotati per la successione a papa Francesco «L’impegno di Paolo VI per la pace - ha detto il porporato - e per una diversa azione diplomatica della Santa Sede la Chiesa assumesse una chiara prospettiva umanistica» Il papabile cardinale Pizzaballa: «Montini un legame «certificato» anche dall’anello del pescatore L’episodio è stato raccontato, su Avvenire, da mons. Ettore Malnati. «Era consuetudine che si presentassero al neo-eletto successore di Pietro alla Cattedra romana tre modelli per l’anello piscatorio - racconta mons. Malnati -. Il cardinale Re, conterraneo ed estimatore di Paolo VI sapeva che avevo ricevuto in consegna dal segretario del pontefice bresciano diversi oggetti artistici donati a Papa Montini» Ed ecco la richiesta: «Alcuni giorni prima di quel conclave di dodici anni fa Re mi chiese per telefono se tra gli stampi dei vari anelli commissionati all’artista Enrico Manfrini ve ne fosse anche uno per il nuovo Papa Alla mia risposta affermativa chiese se potevo farglielo recapitare prima dell’apertura del conclave «Concluso il conclave con la proclamazione del nuovo Vescovo di Roma e dopo il suo primo discorso ai cardinali nella Cappella Sistina - prosegue Malnati - ricevetti un’altra telefonata dal cardinale Re che con voce gioiosa e squillante disse: "Francesco ha scelto il calco dell’anello di Paolo VI Ce n’è una seconda: non vuole fondere con materiale aureo il calco e tiene l’anello così com’è"» Ma le sorprese (e le emozioni) non erano finite «Una mattina ricevetti una telefonata nella mia parrocchia di Sion a Trieste: una voce femminile mi chiese se fossi monsignor Malnati e se rispondevo io a quel numero mi disse che parlava dal Vaticano e che nel pomeriggio avrei ricevuto una telefonata da una persona della Santa Sede Pensai potesse trattarsi di monsignor Paolo Sardi per qualche comunicazione» Malnati: «Sono convinto che il pensiero di Montini fu alla base delle convinzioni maturate in quegli anni dal futuro Papa e poi espresse nel suo magistero sulla Chiesa intesa come ospedale da campo» Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano che riguarda una venerabile tradizione secolare” e perciò tocca “il patrimonio religioso ereditario che sembrava dover godere d’un’intangibile fissità” Questo cambiamento riguarda lo svolgimento cerimoniale della Messa: “avvertiremo forse con qualche molestia - spiega il Pontefice - che le cose all’altare non si svolgono più con quella identità di parole e di gesti distogliendoli così dalle loro consuete devozioni personali ch’è poi quello di tutte le novità che si inseriscono nelle nostre abituali consuetudini” Nel nuovo rito la maggiore novità è quella della lingua ricorda Paolo VI all’udienza generale del 26 novembre 1969 certamente la sostituzione della lingua volgare è un grande sacrificio: perdiamo la loquela dei secoli cristiani” C’è “ragione di rammaricarci e quasi di smarrirci” Ma “vale di più la partecipazione del popolo di questo popolo moderno saturo di parola chiara traducibile nella sua conversazione profana” Non per questo il latino nella Chiesa scomparirà: “esso rimarrà - afferma Papa Montini - la nobile lingua degli atti ufficiali della Sede Apostolica; resterà come strumento scolastico degli studi ecclesiastici e come chiave d’accesso al patrimonio della nostra cultura religiosa Il disegno fondamentale della Messa rimane quello tradizionale può manifestare “una sua maggiore ricchezza resa evidente dalla maggiore semplicità delle cerimonie dalla varietà e dall’abbondanza dei testi scritturali dai silenzi che scandiscono il rito in momenti diversamente profondi e soprattutto dall’esigenza di due requisiti indispensabili: l’intima partecipazione d’ogni singolo assistente e l’effusione degli animi nella carità comunitaria; requisiti che devono fare della Messa più che mai una scuola di profondità spirituale e una tranquilla ma impegnativa palestra di sociologia cristiana” è “una data memorabile nella storia spirituale della Chiesa perché la lingua parlata entra ufficialmente nel culto liturgico” Paolo VI si sofferma sull’applicazione della riforma liturgica alla celebrazione della Santa Messa anche all’udienza generale del 17 marzo 1965: “l’assemblea diventa viva ed operante; intervenire vuol dire lasciare che l’anima entri in attività ma con il movimento interiore del sentimento di fede e di pietà imprime al rito una forza e una bellezza particolari: esso diventa coro diventa ritmo d’una immensa ala volante verso le altezze del mistero e del gaudio divino” “Prima - aggiunge il Pontefice - bastava assistere ora occorre partecipare; prima bastava la presenza ora occorrono l’attenzione e l’azione; prima qualcuno poteva sonnecchiare e forse chiacchierare; ora no Risuoneranno anche le note delle colonne sonore de “Il Gladiatore” e di “Pirati dei Caraibi” Per la quinta edizione del “Concerto con i poveri” l’ospite d’onore sarà il premio Oscar Han Zimmer che si esibirà insieme ai compositori monsignor Marco Frisina e Dario Vero; prevista anche la speciale partecipazione della violoncellista candidata ai Grammy Tina Guo si alterneranno a brani composti da Frisina per i film a tema religioso tutti accompagnati dalla Nova Opera Orchestra composta da 70 musicisti provenienti da tutta Europa e dai 250 elementi del Coro della Diocesi di Roma che celebra quest’anno il 40° anniversario di fondazione Il concerto inizierà alle ore 17.30; parteciperanno circa 8.000 persone tra cui 3.000 fratelli indigenti di tutte le lingue e religioni: saranno loro gli “ospiti d’onore” dell’evento invitati a partecipare attraverso il Dicastero per il Servizio della Carità – Elemosineria Apostolica e numerose associazioni di volontariato che li assistono quotidianamente – tra cui Caritas di Roma le Acli di Roma e la Comunità Giovanni XXIII – e ai quali verrà successivamente distribuita una cena al sacco e altri generi di conforto La giornata si aprirà con l’udienza privata al mattino per gli artisti e i partner di Nova Opera con Papa Francesco Nato nel 2015 da un’idea di Riccardo Rossi e Gualtiero Ventura e organizzato da Nova Opera con la direzione artistica di Frisina il “Concerto con i poveri” negli anni si è affermato come un evento artistico unico nel suo genere un appuntamento di solidarietà e vicinanza; un viaggio musicale per celebrare la bellezza e la carità attraverso il linguaggio universale dell’arte oltre che dal Dicastero per il Servizio della Carità – Elemosineria Apostolica dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione e dal Pontificio Istituto di Musica Sacra Le quattro edizioni precedenti hanno visto la partecipazione di alcuni tra i massimi esponenti del panorama musicale internazionale tra i quali i direttore d’orchestra Daniel Oren e Speranza Scappucci e i compositori Ennio Morricone e Nicola Piovani oltre a prestigiose collaborazioni come quella dell’Orchestra e del Coro del Teatro dell’Opera di Roma il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia l’Orchestra Italiana del Cinema e l’orchestra Roma Sinfonietta Tiziana Campisi - Città del Vaticano Ma il limite massimo dei 120 elettori è stato oltrepassato da Papa Wojtyla 4 volte: nel Concistoro del 28 giugno 1988 (160 cardinali di cui 136 elettori e 47 non elettori) e del 21 ottobre 2003 (194 cardinali il Collegio cardinalizio era costituito da 183 cardinali Benedetto XVI ha sforato la quota di 120 cardinali elettori 2 volte: nel Concistoro del 20 novembre 2010 (203 cardinali di cui 121 elettori e 82 non elettori) e del 18 febbraio 2012 (213 cardinali nel Conclave apertosi il 12 marzo 2013 il Collegio cardinalizio era costituito da 207 cardinali Francesco è arrivato ad oltre 120 cardinali elettori in tutti i suoi 10 concistori: nel Concistoro del 22 febbraio 2014 (218 cardinali Anche se gli altri Pontefici avevano superato il tetto stabilito questa è la prima volta che si svolge un conclave con un numero eccedente il tetto di 120: erano 111 nei due conclavi del 1978 Da ricordare che la Universi Dominici Gregis specifica che "un cardinale di Santa Romana Chiesa che sia stato creato e pubblicato in Concistoro ha per ciò stesso il diritto di eleggere il Pontefice" e che "non hanno invece questo diritto i cardinali canonicamente deposti o che abbiano rinunciato il Collegio dei cardinali non può riammettere o riabilitare costoro" si è celebrata la beatificazione di Giovanni Battista Montini-Paolo VI dalla canonizzazione: il percorso di santità dell’uomo vescovo e Pontefice è stato riconosciuto dalla Chiesa è stata posta al centro la spiritualità del protagonista che unisce il desiderio e la contemplazione del mistero di Dio con la sollecitudine verso l’umanità e il dialogo della fede con il tempo presente In un appunto di Paolo VI sulla santità leggiamo che essa «non va commisurata su la grandezza eroica drammatica dei personaggi celebri»; è invece «un continuo duplice atto di umiltà e di fiducia per disporre l’anima a compiere di amore e quelli dell’azione buona e forte esteriore» La concezione montiniana di santità è sulla scia del Concilio perché proposta a tutti e contraddistinta da semplicità: un’armonia fra la serenità e la pace dello spirito la preghiera e la sollecitudine per il prossimo nella quale Montini coinvolge innanzitutto i giovani ai quali dedica il primo documento ufficiale della Chiesa sulla gioia cristiana l’esortazione apostolica Gaudete in Domino che è stata seguita da Evangelii gaudium di Papa Francesco umile» come lui stesso la invoca per tutti i credenti nella preghiera al termine dell’Anno della fede 1967-1968 e ne struttura le linee portanti nel Credo del popolo di Dio; ma sperimenta anche la fatica di essere spesso condotto ben oltre quanto ritiene adeguato alle proprie forze spirituali e morali delle decisioni più difficili; ma ha sempre in mente i cammini La contemperazione di sensibilità amorevole verso le fatiche dei credenti e di servizio e difesa della fede matura nella meditazione della paternità di Dio nell’ardore interiore e anche nella contemplazione mistica suggeriti dallo Spirito Santo davanti al quale il Papa è «come abbagliato dal sole» ma che gli dà «un’impressione di beatitudine oceanica alla cui meditazione dovrò poi sempre ritornare» per cui può dire: «Non la nostra mano debole e inesperta è al timone della barca di Pietro E così appare la grande protagonista: la Chiesa con inesauribile pazienza ed umiltà E quando ogni gratificazione venisse a mancare citata da Papa Francesco nell’omelia della beatificazione: «Forse il Signore mi ha chiamato a questo servizio non già perché io vi abbia qualche attitudine o perché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa colui che è stato definito «il Papa dell’umiltà» riflette molto sulla distanza assoluta tra l’uomo e Dio risolvibile nella «suprema sintesi di S E tanti ricordano gesti come il bacio dei piedi del metropolita Melitone piuttosto che le semplicissime esequie di Montini che si moltiplicano dalla fine degli anni ‘60 non fanno che rafforzare questi suoi propositi: «Non nascondere sotto la professione e la coscienza dell’umiltà disposta a fallire davanti agli uomini e anche davanti alla coscienza personale» Per cui anche il mistero della Croce — che sembra essere l’unica condizione vissuta da Papa Montini sulla quale tutti concordano — ha una forte potenzialità pragmatica Princípi di grande attualità rispetto al prossimo Giubileo del 2025 la cui bolla di indizione cita san Paolo VI La natura della perfezione spirituale consiste poi nella perfezione di carità: l’«Amatevi come io vi ho amato» dice a Milano è un’«equazione tremenda e stupenda» compiuti in grande riserbo e conosciuti dalle testimonianze altrui Vi è poi l’aspetto della carità nella Verità un servizio agli uomini che Montini vive con passione quella di Montini è una vita interiore che alimenta un comportamento riservato e composto e che è frutto di un costante senso della presenza rasserenante di Dio; egli la esprime continuamente nella preghiera personale e liturgica e da essa attinge la forza di parlare e di agire senza timore durante l’omelia della beatificazione: «Nei confronti di questo grande Papa Grazie per la tua umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla Sua Chiesa!» Tiziana Campisi – Città del Vaticano La santità è “un cammino di progressiva conformazione a Cristo” ed è “unica” perché ha “in Cristo la sua misura e il suo metro” ma “i suoi modelli nel corso della storia sono senz’altro cambiati” Partendo da questa premessa il cardinale Marcello Semeraro prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi il suo intervento all’incontro svoltosi a Concesio in occasione del decennale della beatificazione di Papa Montini L’evento ha avuto inizio nella Casa Natale di San Paolo VI con l’inaugurazione della “Visita virtuale alla Casa Natale di G.B Montini- Paolo VI” ed è poi proseguito nell’Auditorium “Vittorio Montini” dell’Istituto Paolo VI dal titolo “La santità cristiana oggi il porporato ha richiamato i tratti che ha evidenziato Carlo Cardia - definendolo “il Papa che nella modernità ha dato più risposte agli interrogativi dell’uomo” e “che più ha unito pensiero e azione nel dare alla Chiesa un volto nuovo capace di accogliere l’uomo moderno con le sue esigenze e le parole del cardinale Carlo Maria Martini “che è riuscita ad esprimersi anche nell’età e nella cultura dell’incredulità fiero del proprio progresso o disperato per la propria solitudine” quando ai ragazzi disse che “la soluzione radicale ai vostri problemi non sta in un complesso di ‘cose’ Qualcuno in cui tutti i valori che segretamente cercate si trovano riuniti: Cristo” la cui voce risuona anche oggi in modo autentico nella Chiesa” a non fermarsi “in superficie” e a raccogliere “il messaggio di cui la Chiesa è portatrice sicura ha fatto notare il prefetto del Dicastero delle Cause dei santi “il desiderio di Cristo è la linea rossa di tutta la sua vita terrena” Circa il magistero di Montini sul tema della santità, il porporato ha proposto un passaggio dell’udienza generale del 9 luglio 1975 nel quale il Pontefice spiegava che “chi accetta d’essere positivamente cristiano avverte ad un dato momento” la “sempre più stringente esigenza” della perfezione aggiungendo che “avere Dio come modello di perfezione” è “stimolo ad essere simili nella realtà a quel Dio del quale è impressa la ineffabile somiglianza sul nostro volto” e che è Cristo che ci propone questa vera statura dell’uomo Montini affermava che la santità è possibile e “che non è una vocazione esclusiva ed eccezionale per alcune grandi anime indicando “nella carità l’essenza della perfezione la via maestra per la santità: una via che ciascuno può percorrere” e aggiungendo che “la Chiesa non cessa di presentare all’ammirazione e al culto dei fedeli i giganti della santità “Le forme esteriori ed i mezzi facoltativi con cui l’anima si arma alla conquista della perfezione sono sempre apprezzati” “ma la preferenza va all’essenza della perfezione in queste parole sono “riunite esperienza personale Tutto ciò rinvia alla formula ricorrente di Papa Francesco: la santità della porta accanto Infine, circa il versetto della lettera ai Galati di Paolo “non vivo più io. Ma Cristo vive in me”, Il porporato ha illustrato alcune delle tante occasioni nelle quali Paolo VI ha insistito sul senso dell’affermazione dell’apostolo delle genti, tra le quali spicca l’udienza generale del 15 gennaio 1964 siamo ancora come Lui ci fece e ci volle - proclamava Montini - la inserzione nel suo Corpo mistico” e per questo ciascuno di noi può dire scrivendo ai sacerdoti per la Settimana Santa 1961 ha anche una corrispondenza con le testimonianze rese nel processo per la sua beatificazione e canonizzazione durante il quale una delle suore che abitavano con lui nell’appartamento in Vaticano ha dichiarato che “quando era in cappella il suo sguardo era fisso sempre al tabernacolo La sua autorità è intrinseca per la verità che espone per l’esempio che propone; non è comando È pacifico; evita i modi violenti; è paziente; è generoso» Così scriveva Paolo VI nella sua prima enciclica Bastano queste poche parole per intuire la straordinaria attualità della lettera montiniana uscita interamente manoscritta dalla sua penna a poco più di un anno dall’elezione pontificale Il Papa bresciano definiva «dialogo della salvezza» la missione di Gesù osservando che «non obbligò fisicamente alcuno ad accoglierlo; fu una formidabile domanda d’amore se costituì una tremenda responsabilità in coloro a cui fu rivolta li lasciò tuttavia liberi di corrispondervi o di rifiutarla» Una forma di rapporto che fa trasparire «un proposito di correttezza di bontà da parte di chi lo instaura; esclude la condanna aprioristica la vanità d’inutile conversazione» Non si può fare a meno di notare la distanza siderale di questo approccio da quello che caratterizza tanto chiacchiericcio digitale da parte di chi giudica tutto e tutti usa linguaggi sprezzanti e sembra aver bisogno di un “nemico” per esistere che per Paolo VI è connaturato all’annuncio evangelico non ha come obiettivo l’immediata conversione dell’interlocutore – conversione che peraltro è sempre opera della grazia di Dio non della sapienza dialettica del missionario – e suppone «lo stato d’animo di chi… avverte di non poter più separare la propria salvezza dalla ricerca di quella altrui» Né ci si salva alzando steccati o rinchiudendosi in fortini separati dal mondo per curarsi dei “puri” ed evitare contaminazioni Il dialogo è «l’unione della verità con la carità Non è l’annullamento dell’identità di chi crede che per annunciare il Vangelo sia necessario conformarsi al mondo e alle sue agende Non è l’esaltazione dell’identità come separazione che fa guardare gli “altri” dall’alto in basso «La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio» perché «ancor prima di convertirlo il mondo bisogna accostarlo e parlargli» contiene altre preziose indicazioni per i tempi che stiamo vivendo è del suo fondatore Gesù Cristo La sua efficacia non dipende dal marketing dall’auditel o dalla capacità di riempire gli stadi La Chiesa non esiste perché è capace di produrre grandi eventi fuochi d’artificio mediatici e strategie da influencer attraverso la testimonianza quotidiana di tanti «poveri cristi» la bellezza di un incontro che salva e dona un orizzonte di speranza Sta al mondo per offrire a tutti l’occasione di incrociare lo sguardo di Gesù Gianmarco Murroni - Città del Vaticano Segni concreti di speranza e di comunità E un senso responsabilità nel testimoniare il ruolo di una Chiesa sinodale e missionaria Il mondo del diaconato si riunisce in preghiera nel giorno del Giubileo che celebra e accoglie i tanti diaconi giunti in Vaticano per l’occasione L’Aula Paolo VI ha ospitato questo pomeriggio la Veglia di preghiera celebrata dal cardinale Lazarus You Heung-sik Diverse le testimonianze che sono state raccontate da alcuni partecipanti alla Veglia in una giornata che si era aperta questa mattina con il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro il cardinale Heung-sik ha descritto il ruolo del diacono sottolineando che “è chiamato a essere uomo di comunione ponte tra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio comune dei fedeli È chiamato a farsi vicino ai chi soffre Infine una domanda: “Il servizio è un dono o un peso per noi Sappiamo riconoscere nei diaconi un segno concreto di Cristo la Chiesa di oggi ha bisogno di uomini che sappiano servire senza cercare il primo posto Tra coloro che saranno ordinati diaconi c’è anche Andrea Martinelli “Dall’età di 13 anni ho sentito il desiderio di servire all’altare Ho visto il servizio all’altare come via per riuscire a mantenere quella fede che ti accompagna per la vita Questa per me è una grande grazia di cui rendo merito al Signore: in questi anni ho effettuato il percorso di formazione e oggi Andrea racconta le sue sensazioni durante la partecipazione al Giubileo dei diaconi: “Inizialmente non riuscivo a capacitarmi vivendo queste giornate qui in Vaticano: passare dal proprio campanile a una dimensione così grande mi ha un po’ disorientato ho provato una sensazione bellissima perché mi ha messo nella condizione di dire: eccomi Signore Per Andrea il ruolo dei diaconi è essere testimoni di speranza: “Ogni giorno in ogni situazione della vita: non ci sono cose grandi che possiamo fare possiamo portare quel seme di luce che significa bene In ogni situazione: partendo dalla famiglia riconoscendo nel fratello quello a cui possiamo spenderci” In questa Veglia di preghiera il suo pensiero è dedicato anche alle persone che vivono difficoltà nella fede: “Il Signore colpisce il cuore di tutti: noi che siamo qui per grazia questa è la cosa più importante ma il pensiero deve andare a quanti possono vederci come testimoni per portare il messaggio del Signore Anche il nostro esempio può essere qualcosa di importante perché facciamo da ponte nel comunicare questo messaggio agli altri” anche lui ordinando diacono: “Questi giorni sono per me una vera e propria grazia che arriva dopo un percorso fatto di tanti sacrifici a volte anche belli: le difficoltà fanno crescere Mi sono avvicinato al diaconato in modo strano ho sentito che il Signore mi chiamava sempre a dare qualcosa di più Oltre al servizio in parrocchia o l’impegno come catechista pian piano ho capito che il Signore mi chiedeva di più non è sempre semplice dire di sì ma in questo caso ho accettato con convinzione Poi parlando con il mio sacerdote mi ha fatto scoprire questo mondo e ho iniziato a farci un pensierino” La decisione finale di Mario è arrivata grazie alla famiglia: “Mia moglie è stata determinante: un giorno mi strinse la mano e mi chiese se volessi intraprendere questo percorso Da quel momento ho deciso di seguire il Signore La famiglia è importante anche nei momenti in cui si cade giù: al di là delle difficoltà la famiglia ci ricorda sempre la bellezza di questo percorso ed è importante avere vicino qualcuno che ci sostenga nel cammino Il centro è Cristo: quando si riesce a seguire lui riesci a non sbagliare strada” ma anche della comunità: “Sono stato sostenuto nel mio cammino da tanti diaconi permanenti - spiega Mario - Questi giorni rappresentano per me anche un confronto fondamentale con loro e un motivo di grande orgoglio” Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano Come comunicare la speranza e con speranza in un mondo dove le bugie diventano verità alimentando l'odio attraverso algoritmi e disinformazione Raccontando le storie che provengono dal basso che rappresenta il cuore dell'informazione e della divulgazione. Oggi in Aula Paolo VI hanno preso la parola Maria Ressa giornalista filippina naturalizzata statunitense e Premio Nobel per la Pace nel 2021 scrittore irlandese di fama internazionale autore di sette romanzi e tre raccolte di racconti premiati con riconoscimenti prestigiosi come il National Book Award e l’International IMPAC Dublin Literary Award A moderare la conversazione è stato Mario Calabresi già direttore de La Stampa e La Repubblica nonché co-fondatore della società di produzione di podcast Chora Media Il dialogo è stato introdotto da Paolo Ruffini prefetto del Dicastero per la Comunicazione "Interrogarci su come sperare ancora nella comunicazione tra persone e macchine su come la tecnologia può e deve essere guidata" le questioni al centro degli incontri per questo speciale Giubileo che deve sempre essere sospinto dalla "volontà di tornare alle radici del nostro mestiere "Si può ancora comunicare la speranza Si può ancora comunicare con speranza O la nostra è solo una narrazione disperata?" gli interrogativi di partenza posti da Calabresi ma la sua narrazione non può essere totalitaria "la sola chiave di lettura del mondo" o "il motore dell'informazione" si possono scorgere "segni di resistenza" che la società sembra essere diventata incapace di cogliere e il compito di raccontarla spetta ai professionisti dell'informazione "Il buon comunicatore fa sì che chi ascolta citando il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della comunicazione il compito di inquadrare l'attuale momento "di profonda trasformazione del nostro mondo" Esso è inevitabilmente segnato dalle moderne tecnologie che quando votate alla sola ricerca del profitto "distruggono la fiducia" delle persone causando una generale "epidemia di solitudine" La censura del libero pensiero è stata parte integrante della sua carriera giornalistica: attraverso il sito giornalistico Rappler e il racconto critico dell'operato del presidente Duterte Ressa è stata arrestata e condannata per vari capi di imputazione ho dovuto chiedere l'approvazione alla Corte suprema filippina Se si convincono le persone che le menzogne corrispondono ai fatti ponendo l'enfasi su un generale tentativo di "manipolazione" che avviene quotidianamente sui media notando come ciò che accade online trascenda la sua dimensione virtuale "La violenza online è violenza reale" dove gli oppositori marciano sventolando il libro da lei scritto, How to Stand Up to a Dictator: The Fight for Our Future Ancora prendendo spunto dall'attualità la giornalista cita la recente decisione di Facebook di eliminare le sue attività di fact-checking "non è questione di libero pensiero combattuti non solo attraverso le armi ma "con gli algoritmi la sistematica distruzione della verità" è la conseguente esortazione di Ressa "voi potete essere parte di un cambiamento per il bene e la sua idea di "presente" che è già "passato" vogliamo dire di avere fatto la cosa giusta" accolto da un lungo applauso e una standing ovation dei presenti in Aula Paolo VI a cui Ressa risponde con un commosso sorriso "Come possiamo promuovere la civilizzazione partendo dalle macerie causate dalla guerra?" è la domanda iniziale posta da McCann Una citazione di un dialogo avvenuto tra Sigmund Freud ed Albert Einstein Lo psicanalista sosteneva che l'umanità avesse un istinto naturale "per l'odio e la distruzione" impossibile da sradicare Freud affiancava un barlume di speranza: "Lottare per la pace e la giustizia non è impossibile" e qualunque frammento di emozione "che crei legami tra gli esseri umani deve inevitabilmente essere sfruttato per fare fronte ai conflitti" la comunità globale è chiamata alla ricerca di una "comunione di sentimenti" e una "metodologia di istinti" Lo scrittore pone l'accento sul valore delle storie Risorse ancora più preziose quando provengono da persone con un background non convenzionale "Quando ignoriamo queste storie" raggiungiamo "il punto cruciale del nostro possibile oscuramento" perché non abbiamo più nessun prossimo che non sia la nostra stessa persona" "Così perdiamo il nostro significato: chiediamoci chi siamo se corrispondiamo solo a noi stessi." Il risultato è la "nullificazione" delle storie dei nostri "supposti" nemici "Un'arma tra le più insidiose" nota McCann alla quale Einstein sperava potesse fare fronte qualche forma di "governo a livello globale" "nacquero istituzioni come le Nazioni Unite" per quanto nate da promettenti premesse "non hanno funzionato come avremmo voluto" "Qualche frammento di bene è arrivato ma ci troviamo ancora vicini all'oscuramento Le decisioni arrivano ancora dall'alto" Il cambiamento nasce invece "dal basso". McCann cita due padri che nonostante la perdita dei loro figli nell'ambito dei conflitti in Medio Oriente "hanno mantenuto la loro amicizia" e girano il mondo condividendo la loro storia ma profonda: non dobbiamo per forza amarci Le parole di speranza e riflessione si sono intrecciate con le note Considerato uno dei massimi esponenti della scuola violinistica italiana contemporanea la sua esibizione ha suggellato il dialogo anticipando l’atteso incontro con Papa Francesco Alla fine del 2024 papa Francesco modificò le norme che regolano i funerali dei papi semplificando le cerimonie: il cambiamento principale riguarda il numero di bare in cui viene sepolto il pontefice Ora è una sola ma per tradizione erano tre sui cui significati simbolici esistono varie versioni: la più interna di cipresso una intermedia di piombo o zinco e una esterna di legno A differenza di quelli dei predecessori poi durante l’esposizione in San Pietro il suo corpo era già collocato nella bara: prima venivano appoggiati direttamente su un piedistallo chiamato catafalco Un’altra modifica riguarda i termini onorifici usati per riferirsi al papa e alcuni aspetti liturgici In realtà molti papi dal dopoguerra a oggi hanno deciso di semplificare i rituali funebri rispetto a quelli dei predecessori: l’assetto attuale è stato dato per molti versi da Paolo VI Dopo essere arrivato a San Pietro il suo corpo rimase esposto per nove giorni nella basilica, con qualche problema legato alle errate tecniche di conservazione del cadavere Fu poi sepolto nelle grotte vaticane dopo un funerale nella chiesa Le cerimonie funebri ebbero comunque molti fasti poi abbandonati dai papi successivi: venne esposto davanti all’altare di San Pietro su di un catafalco, indossando ricchi paramenti rossi e dorati. Nel suo breve pontificato si era fatto molto apprezzare dalla popolazione ed è ricordato come “il papa buono”: il suo corpo fu visitato da tre milioni di persone mentre era esposto in San Pietro Il suo corpo venne dapprima visitato da alte cariche ecclesiastiche e politiche (come con Francesco nella cappella di Santa Marta) Poi venne portato in San Pietro dove fu visitato per tre giorni dai fedeli: per la prima volta su un piedistallo basso La messa funebre fu poi per la prima volta celebrata sul sagrato di San Pietro come avvenuto con quella di papa Francesco Venne poi sepolto nelle grotte papali in una tomba molto semplice e poco ornata come aveva chiesto: anche papa Francesco ha fatto una richiesta analoga per la sua pietra tombale La messa funebre fu celebrata dal decano del collegio cardinalizio che sarebbe stato eletto papa poco dopo: fu vista da milioni di persone in tutto il mondo e da piazza San Pietro e dalle zone circostanti assistettero fra le 250mila e 300mila persone Al suo funerale, celebrato dal cardinale Giovanni Battista Re come quello di Francesco, partecipò anche papa Francesco stesso: era dall’inizio dell’Ottocento che un papa in carica non partecipava al funerale del suo predecessore. La partecipazione del pubblico fu relativamente bassa, probabilmente anche a causa del clima di gennaio: si stimano circa 50mila partecipanti. C'entrano gli ormoni, la luce artificiale, i geni e qualche cattiva abitudine Un'idea che funziona: usare le api come deterrente per proteggere i raccolti dagli elefanti, al posto di costosi recinti elettrificati o dei cacciatori Che cosa dice la scienza di uno dei gesti più diffusi al mondo e allo stesso tempo più socialmente condannati Quattro aeroporti della capitale sono stati chiusi per alcune ore: l'attacco ha coinvolto anche altre città russe È una tradizione in cui il cancelliere uscente sceglie tre canzoni: stavolta c'erano anche i Beatles Il governo degli Stati Uniti offrirà mille dollari e la copertura delle spese di viaggio per incentivare le "autoespulsioni" Il candidato della coalizione di Marcel Ciolacu non ha passato il primo turno delle presidenziali, vinto dall'estrema destra Chi SiamoPrivacyGestisci le preferenzeCondizioni d'usoPubblicitàIl Post è una testata registrata presso il Tribunale di Milano 419 del 28 settembre 2009 - ISSN 2610-9980 Gli Amici della scuola Paolo VI di Rho ci comunicano che è stato organizzato l’Open Day dell’Istituto In questa occasione sarà possibile conoscere la scuola parlare con alcune delle studentesse e degli studenti vedere i lavori svolti e partecipare a laboratori e lezioni aperte Un momento di incontro per entrare nel mondo della Paolo VI e per conoscerla più da vicino L’accesso è garantito SOLO su prenotazione alla pagina dedicata fino ad un massimo di 180 ingressi per fascia oraria Al termine di ciascuna fascia oraria sarà previsto un incontro con la Coordinatrice didattica e alcuni membri del Consiglio di Amministrazione (ore 10.30 e ore 12.00) La Scuola Secondaria di Primo Grado “Paolo VI” nasce a Rho nel 1980 e trae ispirazione nell’elaborazione del progetto educativo dalla tradizione cattolica ma è aperta a tutti gli studenti e alle famiglie che ne condividono gli obiettivi educativi senza alcuna discriminazione di cultura o credo religioso A partire dall’anno scolastico 2021/22 è attiva la nuova ala della sede costruita in risposta al crescente numero di iscritti degli ultimi anni Utilizziamo i cookie per assicurarti la migliore esperienza di navigazione, per personalizzare contenuti, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il nostro traffico. 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Leggi l’informativa privacy e la cookie policy Un uomo che «anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente» Sono le parole usate da papa Francesco per definire Paolo VI durante le cerimonie che lo hanno proclamato prima beato e poi santo «Bergoglio – ci ha raccontato il cardinale Marcello Semeraro prefetto del Dicastero delle cause dei santi – considerava Giovanni Battista Montini suo padre spiritual alle ore 19.00 sarà ricordato il 60° anniversario della prima Celebrazione Eucaristica in lingua italiana con una Concelebrazione presieduta da Mons. Aurelio García Macías sottosegretario del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti Paolo VI presiedeva la prima Messa in italiano nella parrocchia romana di Ognissanti sull’Appia Nuova affidata ai Figli della Divina Provvidenza «Un avvenimento» lo definì Papa Montini: «Questa domenica segna una data memorabile nella storia della Chiesa perché la lingua parlata entra ufficialmente nel culto liturgico La Chiesa ha sacrificato tradizioni di secoli per arrivare a tutti» Il 7 marzo di dieci anni fa Papa Francesco ha presieduto la Messa nella stessa chiesa per ribadire la validità di quella riforma coraggiosa per sottolineare il significato di quell’avvenimento e per invitare a valorizzare sulla scia tracciata dai suoi predecessori la forza evangelizzatrice della liturgia per la Chiesa di oggi "Gli obiettivi del giornalismo sono due: proteggere la democrazia e aiutare le persone ad affrontare la quotidianità ma anche la proposta di soluzioni a ciò che non funziona" Questa splendida frase che riassume in poche parole il senso del giornalismo specie in tempi di terribili eventi in ogni latitudine co-fondatore del sudafricano Daily Maverick una testata avviata nel 2009 da una start-up di cinque persone (oggi diventate più di cento) nell’occasione dell’apertura dell’Anno Santo il cui motto recita “Pellegrini di speranza” i giornalisti Francesco Antonioli e Gerolamo Fazzini si sono interrogati su come il giornalismo e su cosa abbia da dire il Giubileo appena cominciato al mondo dei comunicatori e dei media E da queste domande è nata l’idea della mostra “Comunicare la speranza un’iniziativa promossa dalla Società San Paolo e dalle Figlie di San Paolo con il patrocinio del Dicastero per l’Evangelizzazione e del Dicastero per la Comunicazione e affidata per la realizzazione all’agenzia Mediacor sotto la regia di Paolo Pellegrini e Simona Borello La mostra verrà esposta per la prima volta nell’ingresso dell’Aula Paolo VI in Vaticano il 25 gennaio prossimo in occasione del Giubileo del Mondo della Comunicazione Una seconda edizione sarà da subito esposta presso la Basilica di Santa Maria Regina degli Apostoli centro significativo per gli Istituti della Società San Paolo e delle Figlie di San Paolo per poi diventare itinerante nei mesi successivi (sarà anche possibile prenotarla per iniziative presso istituzioni, centri culturali parrocchie e realtà associative)  L’iniziativa vede anche il patrocinio di Copercom (Coordinamento delle Associazioni per la Comunicazione) Fesmi (Federazione Stampa Missionaria Italiana) Fisc (Federazioni Italiana Settimanali Cattolici) Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana) e WeCa (Associazione WebCattolici Italiani) In ventiquattro pannelli agili pannelli presentati con una grafica accattivante la mostra lancia agli operatori della comunicazione sulla scorta degli inviti di Papa Francesco un forte appello alla corresponsabilità tramite un apposito QRcode - chiede a ciascuno di ripensare al proprio ruolo a servizio della collettività così da rinsaldare la dimensione civile della professione del comunicatore a maggior ragione se si rifà ai valori cristiani Tra i molti spunti interessanti che emergono scorrendoli c’è quanto segnala il Digital News Report lo studio più autorevole sull’andamento dei media e dell’informazione condotto annualmente dal Reuters Institute for the Study of Journalism L’edizione 2024 restituisce un panorama in profonda trasformazione in cui si delineano alcuni trend: la sensazione in molti utenti di un eccesso di informazione difficile da gestire; l’insistenza sulle bad news da parte dei media e un problema di credibilità degli operatori dell’informazione Il tutto provoca l’inquietante fenomeno noto come “news avoidance” l’allontanamento dall’informazione da parte di un segmento crescente di pubblico un dato che presenta preoccupanti ripercussioni in ordine alla qualità della democrazia.  La mostra cerca di far luce sui motivi di disaffezione del pubblico verso le news e nel contempo punta a evidenziare altri modelli possibili di comunicazione positiva Dà voce ai tanti esempi di figure di giornalisti e giornaliste del lontano e vicino passato che si sono distinti come testimoni credibili per la loro passione per la verità e per la ricerca instancabile della giustizia - da Walter Tobagi a Ilaria Alpi da James Foley a Maria Ressa– così come a esperienze e figure in grado di esaltare un giornalismo costruttivo sono capaci di diffondere speranza grazie a un giornalismo orientato alla ricerca di soluzioni non solo concentrato sulla denuncia di ciò che non funziona "Per partecipare pienamente alla celebrazione del Giubileo del Mondo della Comunicazione – afferma l’equipe di lavoro della Società San Paolo e delle Figlie di San Paolo – i nostri Istituti si sono uniti per realizzare alcune iniziative tra cui questa Mostra itinerante che intende mettere in evidenza l’attualità del tema del Giubileo - Pellegrini di Speranza – È un nostro contributo per sottolineare l’importanza teologica e pratica della speranza nell’affrontare le crisi contemporanee La Mostra itinerante cerca di dare risalto all’impegno di tanti che hanno vissuto i valori della professione giornalistica incarnando la misericordia e la giustizia nel loro importante servizio di informazione alla società e alimentandone la coscienza etica" Il percorso si conclude con la riscoperta della feconda eredità di don Giacomo Alberione e suor Tecla Merlo fondatori e ispiratori profetici nel loro tempo figure il cui messaggio merita di essere riletto e riproposto anche oggi "L’impegno per una comunicazione di speranza - dichiarano i due giornalisti Antonioli e Fazzini autori dei testi - è una passione che supera il confine tra credenti e non credenti È passione civica per la ricerca della verità per la difesa convinta della democrazia: proprio per questo è un giornalismo in piedi capace di accompagnare al futuro perché in grado di distinguere con autorevolezza i fatti dai commenti Con questa chiave di lettura abbiamo proposto alcuni testimoni del secolo scorso e del tempo presente che hanno provato a vivere e testimoniare questi valori" Le iniziative paoline del Giubileo continueranno a partire dal pomeriggio di sabato 25 gennaio alle 15 presso la Basilica di Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola Il convegno intitolato “Dalla competizione alla collaborazione: new media come vettori di speranza per i giovani in un mondo conflittuale” si soffermerà in particolare sui nuovi media sul loro futuro e sulla loro influenza nella società attuale Il Giubileo iniziato da qualche mese è un evento che si muove sempre tra cronaca e storia Non fu diversamente per quello che Paolo VI proclamava per il 1975 nel segno del “rinnovamento e della riconciliazione” così come Papa Francesco lo ha indetto imperniandolo sul tema della speranza torna ai mesi di 50 anni fa con il volume L’Anno Santo con Paolo VI si legge in una nota di presentazione del libro richiama l’esperienza vissuta da Papa Montini “quando decise di mantenere viva la tradizione iniziata nel 1300” Il volume si snoda attraverso un’antologia di discorsi lettere e udienze di Paolo VI che aiutano il lettore a riscoprire il significato del Giubileo “come evento che è un invito a un profondo rinnovamento interiore” La lettura spazia dalle esperienze personali di Papa Montini alle riflessioni teologiche e spirituali aiutando a esplorare il significato dell’Anno Santo “come tempo di grazia nella Chiesa di oggi È un libro - sottolinea la nota - che invita a riscoprire la bellezza del Giubileo come un periodo di rinnovamento e di gioia profonda in cui i fedeli sono chiamati a essere testimoni e messaggeri di speranza per il mondo intero affrontando le nuove sfide con fede e resilienza” Notizie da Canosa di PugliaDirettore Antonio Quinto In condivisione alla Madonna con Bambino del Sassoferrato In occasione del Giubileo che Papa Francesco ha voluto nel segno della speranza il reggente della Prefettura della Casa pontificia ha raccolto nel volume L’Anno Santo con Paolo vi (Libreria Editrice Vaticana 2025 proposti come riflessioni e meditazioni sull’appuntamento giubilare del 1975 In un’epoca segnata da dubbi e cambiamenti profondi il magistero del santo Pontefice lombardo rimane un punto di riferimento per l’odierna comprensione di questo Giubileo del 2025 Pubblichiamo l’introduzione firmata dal sacerdote rogazionista curatore dell’opera sottolineava questa fortunata coincidenza: «… nella solennità del Sacro Cuore il Signore mi chiamava all’inesprimibile intimità dell’amore verso di lui e alla tremenda responsabilità del servizio ecclesiale» (22 giugno 1974) E nel Cuore di Gesù egli trovava la sua sorgente; da lui prendeva la sua efficacia; in lui trovava la chiamata al dono totale e la forza per corrispondere ha sempre sottolineato l’attualità e l’urgenza di questa devozione nella Chiesa la necessità di non lasciarla indebolire nell’anima dei fedeli invitando a custodire e a mettere in più vivida luce il culto e la spiritualità del Sacro Cuore Come si può notare scorrendo questa breve ma significativa raccolta di suoi interventi Paolo vi riconosceva il Cuore di Cristo come cuore della Chiesa e riteneva urgente far comprendere che il cristianesimo è la religione dell’amore Paolo vi ci ricorda che nel Cuore di Cristo noi possiamo riporre la nostra speranza Cristo chiede a noi di confidare pienamente in lui ha permesso che il suo Cuore fosse trafitto Diceva: «Il mistero della Chiesa non può essere compreso se le anime non considerano l’amore eterno di Cristo del quale il cuore è un simbolo» ancora: «La Chiesa è nata dal Cuore aperto del Redentore e da quel Cuore riceve alimento» L’espressione “Cuore di Gesù” richiama subito alla mente l’umanità di Cristo ripetendo quanto affermato in Gaudium et spes: Cristo «ha lavorato con mani d’uomo Paolo vi ha invitato a vedere una vera scuola dell’uomo interiore E ha esaltato soprattutto il grande amore che sgorga inarrestabile: amore infinito verso il Padre la devozione al Cuore di Gesù contiene un messaggio che è ai giorni nostri di straordinaria attualità Guardare Gesù «come l’ancora sicura e salda la cui speranza non delude» Inviteranno a meditare in questa direzione le quattro prediche di Quaresima che si terranno in Vaticano ogni venerdì e che quest’anno sono aperte a tutti i fedeli avranno come tema «Ancorati in Cristo Radicati e fondati nella speranza della Vita nuova» ha reso noto oggi la Sala stampa della Santa Sede diffondendo il programma predisposto dalla prefettura della Casa pontificia «Imparare a ricevere – La logica del Battesimo»; «Andare altrove – La libertà nello Spirito»; «Saperci rialzare – La gioia della Risurrezione»; «Dilatare la speranza – La responsabilità dell’Ascensione»: questi i quattro titoli delle meditazioni offerte dal cappuccino Roberto Pasolini le quali aiuteranno a comprendere quanto importante sia «accogliere il dinamismo della conversione del Vangelo» e «lasciarsi plasmare dallo Spirito come nuove creature» per «rimanere ancorati in Lui che la speranza «ci esorta a camminare senza perdere di vista la grandezza della meta alla quale siamo destinati come scrive Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo Spes non confundit La vita di Gesù «è una scuola di umanità» e in essa è possibile «riconoscere tutti i passi che servono e ci mancano per poter camminare lieti verso il Regno di Dio» e ancora: «Possa la sua lungimiranza illuminare ancora oggi la vita della Chiesa e la nostra testimonianza nel mondo» Lo ha scritto il cardinale Pierbattista Pizzaballa sul libro degli ospiti dell’Istituto montiniano di Concesio; il primo messaggio è di Benedetto XVI che nell’ottobre del 2009 venne a Brescia per inaugurare la nuova casa del centro studi Il porporato bergamasco è invece arrivato a Concesio a settembre dello scorso anno per ritirare alle udienze giubilari per questo Anno Santo Si tratta di incontri speciali con fedeli e pellegrini giunti a Roma per celebrare il Giubileo durante i quali il Pontefice tiene delle catechesi sul tema della speranza Ricalcano lo schema delle udienze generali del mercoledì e si svolgeranno il sabato È possibile seguirle in diretta audio e in live streaming sul nostro portale Vatican News sul relativo canale YouTube e su nostra pagina Facebook Il portale della Prefettura della Casa Pontificia informa che le prossime udienze giubilari si svolgeranno l’1 e 15 febbraio possono essere richiesti sulla stessa pagina internet della Prefettura che offre il calendario Durante l'udienza giubilare la Porta Santa della Basilica di San Pietro rimarrà chiusa, si legge sulla sul sito web del Giubileo del 2025 i partecipanti all'udienza potranno varcare la Porta Santa anche senza essersi iscritti al portale di registrazione responsabile delle attività scolastiche: «Restituiamo la gioia di vivere disse Gesù al sordomuto che guarì mentre passava da Sidone Miracoli che si ripetono ancora oggi nell’Istituto “Effetà Paolo VI” di Betlemme gestita dalle Suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori È una scuola dedicata alla rieducazione audiofonetica dei bambini con disabilità uditive residenti nei Territori palestinesi l’Istituto nacque su desiderio di Papa Paolo VI che durante la visita in Terra Santa nel 1964 riscontrò la presenza di numerosi bambini audiolesi La sordità infatti è una disabilità diffusa nel territorio soprattutto a causa di matrimoni tra consanguinei La struttura è stata visitata questa mattina da una delegazione dell’Opera romana pellegrinaggi tornata a visitare la Terra Santa La sua missione principale è fornire ai suoi studenti le competenze necessarie per integrarsi pienamente nella società il linguaggio dei segni ma il metodo orale grazie al quale dopo un lungo esercizio terapeutico i bambini imparano a parlare Grazie agli strumenti tecnologici di cui l’Istituto dispone per il servizio logopedico individuale si educano i bambini alla comunicazione verbale Ogni anno è frequentato da circa 200 bambini sordomuti Dall’inizio della guerra però la frequenza non è costante perché «i numerosi posti di controllo allungano le code facendo sì che tragitti normalmente percorribili in 30 minuti possano arrivare a durare più di un’ora – spiega suor Ginetta responsabile delle attività scolastiche - Anche per noi religiose è diventato difficile andare a Gerusalemme risiedono nell’istituto data la lontananza tra casa e scuola Suor Ginetta vive nell’istituto da quando è stato inaugurato e racconta con orgoglio «dei tanti ex alunni che hanno frequentato l’università Una frequenta ora l’ultimo anno di Medicina e l’anno prossimo le cui pareti sono tappezzate di lavoretti chi prepara i lavoretti per la festa della mamma «Facciamo un lungo e paziente lavoro fino a quando imparano a parlare – prosegue suor Ginetta - la delegazione romana è stata ricevuta da monsignor Adolfo Tito Yllana nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina il quale ha spiegato che «la missione della rappresentanza pontificia è far sentire la presenza del Papa e della Chiesa Essere qui è ciò che conta davvero – ha proseguito - si tratta di una missione di natura profondamente qualitativa» Ha imparato che la cosa «più importante è stare accanto a chi soffre anche semplicemente rimanendo in silenzio» Nella sala dove nel 1964 si svolse l’incontro tra il Patriarca Atenagora e Papa Paolo VI e cinquant’anni dopo quello tra Papa Francesco e Bartolomeo il nunzio ha ringraziato i pellegrini che con il loro ritorno in Terra Santa «infondono coraggio» ha osservato che «il pellegrinaggio dopo il 7 ottobre 2023 deve essere diverso In questo momento storico i cristiani di Terra Santa hanno bisogno di sentire un cuore che li ama mentre i nostri pellegrini possono constatare la bellezza di vivere e custodire il dono della fede» Sono passati sessant’anni dal quel 5 agosto 1964 Vescovo di Roma da poco più di un anno annunciava durante l’udienza generale a Castelgandolfo la pubblicazione dell’Ecclesiam suam: «Faremo a voi una confidenza…: abbiamo finalmente terminato di scrivere la nostra prima lettera enciclica la quale porterà la data della festa della Trasfigurazione di Cristo e nel testo latino comincerà con le parole Il documento programmatico di Giovanni Battista Montini viene dunque firmata lo stesso giorno in cui È un testo manoscritto interamente dal Pontefice L’enciclica si propone di chiarire sempre più quanto la Chiesa «sia importante per la salvezza dell’umana società e dall’altra quanto stia a cuore alla Chiesa che ambedue s’incontrino «La Chiesa avverte la sbalorditiva novità del tempo moderno; ma con candida fiducia si affaccia sulle vie della storia e dice agli uomini: io ho ciò che voi cercate non riveste «carattere solenne e propriamente dottrinale» ma «vuol essere un messaggio fraterno e familiare» Il primo riguarda la necessità per la Chiesa di «approfondire la coscienza di sé stessa» Il secondo è di correggere «i difetti» dei membri della Chiesa e «di farli tendere a maggior perfezione» e quale sia «il metodo per giungere con saggezza a tanto rinnovamento» Paolo VI si rivolge ai vescovi «per trovare non solo maggiore coraggio a intraprendere le dovute riforme» ma anche per avere «consiglio ed appoggio in così delicata e difficile impresa» Il terzo pensiero riguarda le «relazioni che oggi la Chiesa deve stabilire col mondo che la circonda ed in cui essa vive e lavora» È il grande tema del dialogo fra la Chiesa e il mondo moderno la cui «urgenza» è tale «da costituire un peso» nell’animo del Papa «che la Chiesa è immersa nell’umanità Ora è parimenti noto che l’umanità in questo tempo è in via di grandi trasformazioni che cambiano profondamente non solo le sue esteriori maniere di vivere ma altresì le sue maniere di pensare» mettendo in guardia dal rischio diventare troppo mondani «avvolge e scuote la Chiesa stessa: gli animi degli uomini sono fortemente influenzati dal clima del mondo temporale; così che un pericolo quasi di vertigine di smarrimento può scuotere la sua stessa saldezza e indurre ad accogliere i più strani pensamenti quasi che la Chiesa debba sconfessare se stessa ed assumere nuovissime e impensate forme di vivere» «Il primo frutto della approfondita coscienza della Chiesa su sé stessa» «è la rinnovata scoperta del suo vitale rapporto con Cristo» L’enciclica procede riaffermando la necessità dell’incontro tra cristianesimo e cultura moderna «Questo immanente contatto della Chiesa con la società temporale genera per essa una continua situazione problematica deve continuamente e strenuamente guardarsi da quanto può illuderla quasi cercasse di immunizzarsi dal contagio dell’errore e del male; dall’altro lato la vita cristiana deve non solo adattarsi alle forme di pensiero e di costume che l’ambiente temporale le offre e le impone quando siano compatibili con le esigenze essenziali del suo programma religioso e morale Il Papa precisa poi i contorni della riforma specificando che essa «non può riguardare né la concezione essenziale né le strutture fondamentali della Chiesa cattolica La parola riforma sarebbe male usata se in tale senso fosse da noi impiegata» «il criterio di ridurre l’edificio della Chiesa diventato largo e maestoso per la gloria di Dio solo le buone; né ci incanti il desiderio di rinnovare la struttura della Chiesa per via carismatica» Paolo VI mette in guardia anche dall’idea che con la riforma consista nel conformarsi al mondo: «È necessario confermare in noi tali convinzioni per evitare un altro pericolo che il desiderio di riforma potrebbe generare… nell’opinione di molti fedeli che pensano dover consistere principalmente la riforma della Chiesa nell’adattamento dei suoi sentimenti e dei suoi costumi a quelli mondani Il fascino della vita profana oggi è potentissimo Il conformismo sembra a molti fatale e sapiente Chi non è ben radicato nella fede e nella pratica della legge ecclesiastica pensa facilmente essere venuto il momento di adattarsi alla concezione profana della vita fosse quella che un cristiano può e deve far propria» Paolo VI parla già in questa prima enciclica della minaccia del relativismo «Il naturalismo minaccia di vanificare la concezione originale del cristianesimo; il relativismo che tutto giustifica e tutto qualifica di pari valore attenta al carattere assoluto dei principi cristiani… talvolta il desiderio apostolico d’avvicinare ambienti profani o di farsi accogliere dagli animi moderni si traduce in una rinuncia alle forme proprie della vita cristiana e a quello stile stesso di contegno che deve dare a tale premura di accostamento e di influsso educativo il suo senso ed il suo vigore Non è forse vero che spesso il giovane Clero ovvero anche qualche zelante Religioso guidato dalla buona intenzione di penetrare nelle masse popolari o in ceti particolari cerca di confondersi con essi invece di distinguersi rinunciando con inutile mimetismo all’efficacia genuina del suo apostolato?» Paolo VI riprende poi il tema dell’«aggiornamento» spiegando che la perfezione non consiste nell’«immobilità delle forme rivestita; e neppure ch’essa consista nel rendersi refrattari agli avvicinamenti ed accostamenti alle forme oggi comuni e accettabili del costume e dell’indole del nostro tempo del Nostro venerato Predecessore Giovanni XXIII di felice memoria la parola “aggiornamento” sarà da Noi sempre tenuta presente come indirizzo programmatico» «non tanto cambiando le sue leggi esteriori la Chiesa ritroverà la sua rinascente giovinezza quanto mettendo interiormente il suo spirito in attitudine di obbedire a Cristo e perciò di osservare quelle leggi che la Chiesa nell’intento di seguire la via di Cristo prescrive a sé stessa» Due gli «accenni particolari» che Paolo VI fa nell’enciclica richiamando la Chiesa ai doveri dello «spirito di povertà» e «di carità» L’Ecclesiam suam affronta quindi il tema del dialogo con il mondo «Se la Chiesa acquista sempre più chiara coscienza di sé e se essa cerca di modellare sé stessa secondo il tipo che Cristo le propone avviene che la Chiesa si distingue profondamente dall’ambiente umano Quando la Chiesa si distingue dall’umanità non si oppone ad essa non fa «della misericordia a lei concessa dalla bontà divina un esclusivo privilegio non fa della propria fortuna una ragione per disinteressarsi di chi non l’ha conseguita» ma «della sua salvezza fa argomento d’interesse e di amore per chiunque le sia vicino e per chiunque Montini intende il dialogo come «bisogno di effusione» «dovere dell’evangelizzazione»: «È il mandato missionario Non è sufficiente un atteggiamento di fedele conservazione… La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere Paolo VI definisce «dialogo della salvezza» la missione di Gesù un dialogo che «non obbligò fisicamente alcuno ad accoglierlo; fu una formidabile domanda d’amore Se certo non mira ad ottenere immediatamente la conversione dell’interlocutore perché rispetta la sua dignità e la sua libertà e vorrebbe disporlo a più piena comunione di sentimenti e di convinzioni» suppone «lo stato d’animo di chi… avverte di non poter più separare la propria salvezza dalla ricerca di quella altrui» È «l’unione della verità con la carità avverte Paolo VI sintetizzando mirabilmente la prossimità della Chiesa verso tutti come il Verbo di Dio che si è fatto uomo nelle forme di vita di coloro a cui si vuole portare il messaggio di Cristo quello dei più piccoli specialmente e per quanto possibile rispettarlo e dove lo merita assecondarlo» Il Papa rimarca ancora una volta i pericoli insisti nell’«arte dell’apostolato» ricordando che «la sollecitudine di accostare i fratelli non deve tradursi in una attenuazione Il nostro dialogo non può essere una debolezza rispetto all’impegno verso la nostra fede L’apostolato non può transigere con un compromesso ambiguo rispetto ai principi di pensiero e di azione che devono qualificare la nostra professione cristiana L’irenismo e il sincretismo sono in fondo forme di scetticismo rispetto alla forza e al contenuto della Parola di Dio Solo chi è pienamente fedele alla dottrina di Cristo può essere efficacemente apostolo» Paolo VI divide quindi i destinatari del dialogo missionario in tre «cerchi» Il primo è rappresentato da «tutti gli uomini di buona volontà» perché «nessuno è estraneo al cuore della Chiesa «nessuno è indifferente per il suo ministero continua il papa introducendo il tema dell’ateismo «che in questo cerchio sconfinato sono molti che non professano alcuna religione; sappiamo anzi che molti E sappiamo che vi sono alcuni che della loro empietà fanno professione aperta e la sostengono come programma di educazione umana e di condotta politica nella ingenua ma fatale persuasione di liberare l’uomo da concezioni vecchie e false della vita e del mondo una concezione scientifica e conforme alle esigenze del moderno progresso L’ateismo è «il fenomeno più grave del nostro tempo Siamo fermamente convinti che la teoria su cui si fonda la negazione di Dio è fondamentalmente errata non risponde alle istanze ultime e inderogabili del pensiero priva l'ordine razionale del mondo delle sue basi autentiche e feconde» Paolo VI cita poi esplicitamente il comunismo e le persecuzioni dei cristiani ricordando «le ragioni che ci obbligano come hanno obbligato i Nostri Predecessori e con essi quanti hanno a cuore i valori religiosi a condannare i sistemi ideologici negatori di Dio e oppressori della Chiesa sistemi spesso identificati in regimi economici e tra questi specialmente il comunismo ateo.. lamento di vittime ancor più che sentenza di giudici» «parlando solo con la sua sofferenza» Ma il Papa cerca di cogliere anche «nell’intimo spirito dell’ateo moderno i motivi del suo turbamento e della sua negazione così da renderci cauti nel giudicarli e più efficaci nel confutarli» e fa notare come «le dottrine» di certi movimenti ma che i movimenti stessi non possano non evolversi e non andare soggetti a mutamenti anche profondi Noi non disperiamo che essi possano aprire un giorno con la Chiesa altro positivo colloquio che non quello presente della Nostra deplorazione e del Nostro obbligato lamento» Un passaggio è dedicato alla pace «libera ed onesta» inganni e tradimenti; non può non denunciare Il secondo dei cerchi disegnati da papa Montini «è quello degli uomini innanzi tutto che adorano il Dio unico e sommo» «Noi non possiamo evidentemente condividere queste varie espressioni religiose» «né possiamo rimanere indifferenti noi dobbiamo manifestare la nostra persuasione essere unica la vera religione ed essere quella cristiana» dopo aver riaffermato la fede nell’unicità salvifica di Gesù Paolo VI dice di non voler «rifiutare il nostro rispettoso riconoscimento ai valori spirituali e morali delle varie confessioni religiose non cristiane» e di voler «con esse promuovere e difendere gli ideali che possono essere comuni nel campo della libertà religiosa della beneficenza sociale e dell’ordine civile» riguarda il dialogo con i cristiani delle altre confessioni Il papa chiarisce a questo proposito: «su tanti punti differenziali Noi siamo disposti a studiare come assecondare i legittimi desideri dei Fratelli cristiani Nulla tanto ci può essere più ambito che di abbracciarli in una perfetta unione di fede e di carità» «Dobbiamo pur dire che non è in Nostro potere transigere sull’integrità della fede e sulle esigenze della carità Intravediamo diffidenze e resistenze a questo riguardo Ma ora che la Chiesa cattolica ha preso l’iniziativa di ricomporre l’unico ovile di Cristo essa non cesserà di procedere con ogni pazienza e con ogni riguardo» Un passaggio conclusivo è dedicato al primato di Pietro l’unificazione delle Chiese separate con la Chiesa cattolica sarebbe più facile Vogliamo supplicare i Fratelli separati a considerare la inconsistenza di tale ipotesi; e non già soltanto perché la Chiesa cattolica non sarebbe più tale; ma perché mancando nella Chiesa di Cristo l’ufficio pastorale sommo l’unità si sfascerebbe; e invano poi si cercherebbe di ricomporla con criteri sostitutivi di quello autentico E vogliamo altresì considerare che questo cardine centrale della santa Chiesa non vuole costituire supremazia di spirituale orgoglio e di umano dominio Non è vana retorica quella che al Vicario di Cristo attribuisce il titolo di servo dei servi di Dio» Va notato come l’enciclica programmatica di Paolo VI dipenda profondamente dal punto di vista teologico dalla Mystici corporis di Pio XII citata per esteso in due significativi brani uno dei quali invita a «riconoscere nella Chiesa lo stesso Cristo» L’enciclica pacelliana risuona anche in molte definizioni contenute nell’Ecclesiam suam: la Chiesa corrisponde ai tralci di cui Cristo è la vite; la Chiesa è mistero un mistero che «non è semplice oggetto di conoscenza teologica» in cui ancora prima d’una sua chiara nozione l’anima fedele può avere quasi connaturata esperienza» gli esercizi spirituali della Curia Romana che si svolgeranno fino al 14 marzo "in comunione spirituale" con il Papa ricoverato al Policlinico Gemelli aggiungendo che le meditazioni saranno proposte da padre Roberto Pasolini sul tema “La speranza della vita eterna” e si svolgeranno da lunedì 10 a giovedì 13 marzo alle 9 (ora media) e alle 17 (vespri) Nell’invito agli esercizi spirituali della Prefettura della Casa Pontificia si sottolinea che la risurrezione di Cristo che è promessa per tutti della vita eterna essenza e culmine della fede cristiana proclamata dal Concilio di Nicea che “è stata per secoli fonte di conforto e guida per l’umanità illuminando il senso ultimo dell’esistenza” "su questa promessa si è depositata una sorta di polvere con un velo che ne ha offuscato il significato profondo" In questa "speciale Quaresima che si celebra nell'anno giubilare "desideriamo contemplare la vita eterna non come qualcosa che accadrà un giorno ma come una grazia che illumina fin d'ora la nostra esistenza" Le prove e sofferenze che "continuano a segnare il cammino dell'umanità" sono "solo l'ombra di una gloria che attende di manifestarsi in noi: la promessa di eternità a cui Dio ci ha chiamati fin dal principio" Santa Sede: "Si è video collegato con Aula Paolo VI per esercizi spirituali con la Curia" il limite massimo di 120 Cardinali elettori questa soglia rappresentava un punto di riferimento importante per la composizione del Collegio cardinalizio e e per la prima volta nella storia recente si svolgerà un Conclave con un numero di cardinali elettori superiore a quella soglia con la Costituzione Apostolica “Romani Pontifici Eligendo” del 1° ottobre 1975 un limite massimo di 120 cardinali elettori stabilendo una soglia che avrebbe dovuto mantenere il Collegio più snello e gestibile il Collegio cardinalizio aveva raggiunto picchi molto superiori: nel Concistoro del 28 aprile di quell’anno si contavano 134 cardinali elettori pur confermando la regola con la “Universi Dominici Gregis” del 1996 arrivando a un massimo storico di 194 cardinali nel 2003 che ha reso più complesso il lavoro dei Conclavi Dopo la morte di San Giovanni Paolo II nel 2005 il Collegio cardinalizio si è mantenuto di gran lunga sopra la soglia dei 120 elettori Anche Benedetto XVI ha superato più volte questa soglia: nel 2010 e nel 2012 ha portato questa tendenza a livelli senza precedenti il numero di cardinali elettori ha superato costantemente la soglia di 120 Sebbene altri Pontefici abbiano superato il limite in modo temporaneo questa sarà la prima volta che il Conclave si svolgerà con un numero di cardinali elettori superiore alla soglia di 120 Nei due conclavi del 1978 e in quelli del 2005 e 2015 i numeri si aggiravano intorno a 111-115 partecipanti La crescita costante portata dall’attuale pontefice ha quindi trasformato le dinamiche di selezione del successore di Pietro in un evento di notevole portata con implicazioni sia pratiche che simboliche per il processo di elezione del Papa L’aumento del numero di Cardinali elettori solleva questioni sulla gestione del Collegio e sulla rappresentanza delle diverse aree geografiche e culturali della Chiesa La normativa di “Universi Dominici Gregis” specifica che i Cardinali deposti o che abbiano rinunciato alla dignità non hanno diritto di voto mentre il limite dei 120 Cardinali elettori è stato più volte superato nel passato il prossimo Conclave segnerà un nuovo record di partecipanti riflettendo le dinamiche di crescita e di pluralismo della Chiesa contemporanea oltre ad essere il Conclave più internazionale della Storia della Chiesa cattolica Produzione riservata ©Copyright Istituzioni24  era la Vigilia di Natale e il papa bresciano diede così avvio al Giubileo nel 1975 sul tema «rinnovamento e riconciliazione»1' di letturaPaolo VI fu l'ultimo ad aprire la Porta Santa con il martello d'argento © www.giornaledibrescia.itAARiduciIngrandisciPaolo VI fu l’ultimo a impugnare il martello d’argento creato dallo scultore Toth: tre colpi per aprire la Porta Santa nella Basilica di San Pietro e dare così il ventiseiesimo Giubileo della storia della Chiesa Quello del 1975 ebbe che come tema il rinnovamento e la riconciliazione Riportano le cronache e testimonia il video dell’epoca – la cerimonia fu seguita da un miliardo di telespettatori – che sul papa bresciano caddero anche alcuni calcinacci mentre la porta scivolava via imbracata in un carrello Già dall’avvio del Giubileo seguente, quello del 1983 aperto da Giovanni Paolo II, al martello venne preferita la mano del pontefice. Così, anche ieri, papa Francesco ha teso la mano destra per avviare il Giubileo «della speranza» Bergoglio non si è inginocchiato sulla soglia Il rito dell’apertura della Porta Santa come via dell’anno giubilare risale al 1300 quando papa Bonifacio VIII diede avvio alla serie che da oltre sette secoli si inserisce nella liturgia di Natale Paolo VI aveva ricordato che «saranno fortunati gli uomini di oggi se in un mondo caratterizzato da conflitti di nazioni di interessi e nel quale tuttavia si affermano le idealità dei diritti umani della eguaglianza sapranno scorgere in Cristo bambino «il fratello di tutti per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento LA CLASSIFICA SU SAN PAOLO STORE Iniziative Durante i saluti ai fedeli di lingua italiana si sono esibiti a sorpresa sul palco dell’Aula Paolo VI con una coreografia ispirata al loro Paese Alcuni degli artisti hanno fatto il loro ingresso sulla scena spuntando dall’interno di sagome di falsi elefanti Papa Francesco ha assistito allo spettacolo sorridendo divertito i ballerini hanno sventolato le variopinte bandiere dei loro Paesi circondando festosamente la postazione del Santo Padre “Ringrazio tanti queste donne e questi uomini che ci hanno fatto ridere col circo I circensi hanno questa missione anche da noi: fare ridere” Scarica l’articolo in pdf / txt / rtf / Informativa sulla Privacy Regione Piemonte La congregazione delle suore Figlie di Sant’Eusebio sorta nel 1899 a Vercelli per ispirazione di padre Dario Bognetti e madre Eusebia Arrigoni si prepara a concludere il giubileo per il 125° anniversario di fondazione L’evento che chiuderà le celebrazioni è la peregrinatio della reliquia ex sanguine di San Paolo VI custodita nel Santuario di Santa Maria delle Grazie a Brescia e concessa in via straordinaria dal vescovo diocesano mons Sosterà in casa madre (piazza San Francesco 2 - Vercelli) da giovedì 3 a sabato 5 ottobre 2024 Le ragioni dell’iniziativa risiedono nel profondo legame tra la congregazione e Giovanni Battista Montini gli istituti che aspiravano alla guida paterna di un cardinale chiedevano a un porporato di diventare loro protettore Nel 1959 il consiglio generalizio indirizzò la richiesta all’arcivescovo di Milano e Montini si dichiarò «grato dell’onore di proporre la mia modesta persona quale protettore» Giovanni XXIII confermò con decreto la nomina e il 4 ottobre di  65 anni fa il cardinale Montini fu accolto in casa madre e visitò il grande istituto dove le suore accoglievano i dimenticati della società: poveri La superiora generale compì il gesto simbolico di offrire al cardinale le chiavi della casa e il libro delle costituzioni Montini firmò il rogito e accolse «a buon diritto le mie nuove figlie» i resti mortali di Paolo VI non sono stati sottoposti a ricognizione canonica Non vi sono quindi reliquie ex carne o ex ossibus del santo Ciò che più si avvicina alla concezione tradizionale di reliquia è la maglia macchiata di sangue che il papa indossava al momento dell’attentato subito all’aeroporto di Manila nel 1970 È custodita in un artistico reliquiario e venerata al santuario delle Grazie a Brescia la diocesi che ha generato alla fede Montini La celebrazione solenne che chiuderà il 125° anniversario di fondazione e farà memoria del 65° anniversario della protettoria è in programma per sabato 5 ottobre alle 16 e sarà presieduta dal successore di Montini sulla cattedra di Sant’Ambrogio: l’arcivescovo di Milano Mario Delpini Tutti gli uffici Codici uffici per fatturazione elettronica Impostazione cookie AccediGiovani morti per niente Firenze, 21 febbraio 2025 – All’Abbazia di San Miniato appuntamento con l’Abate Bernardo e Ugo De Vita, voce recitante, con una pagina indimenticabile di fede e testimonianza di Papa Paolo VI. Evento straordinario tra cultura e spiritualità quello si terrà a Firenze, seguito da molte emittenti radiofoniche cattoliche, sabato 1 marzo alle 16.30, a San Miniato. Appuntamento alla Abbazia di San Miniato il 1 marzo alle 16.30 per questi quaranta minuti di fede e poesia, in un ideale abbraccio con la gente, nel ricordo di sua Santità Papa Paolo VI. Ingresso libero e gratuito fino alla massima capienza consentita in Basilica. Maurizio Costanzo  Robin Srl Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif Riflettere su "Gesù Cristo nostra speranza" titolo del nuovo ciclo di catechesi che accompagnerà il Giubileo significa partire dalla genealogia del Figlio di Dio Un elenco dove non mancano "nomi a dir poco problematici" ai quali - diversamente dall'Antico Testamento - si affiancano alcune donne "straniere" rispetto "al popolo di Israele" rappresentano il "tramite" attraverso cui la missione di Gesù si estende al "mondo delle genti" poiché non più "creatura umana protagonista della generazione Papa Francesco invita a risvegliare una "memoria grata nei confronti di nostri antenati" L'esortazione si inserisce nella cornice del nuovo ciclo di catechesi che esordirà con l'infanzia di Gesù Testi che spaziano dal "concepimento verginale di Gesù" alla "sua nascita dal grembo di Maria" attraversando le profezie in lui compiute e trattando il tema della "paternità legale" di Giuseppe colui "che innesta il Figlio di Dio sul 'tronco' della dinastia davidica" "sottomesso ai suoi genitori" e al contempo "consapevole di essere tutto dedito al Padre e al suo Regno" viene trattata attraverso due distinte prospettive mentre Matteo "con quelli di Giuseppe "insistendo su una paternità così inedita" già presente nelle Scritture ebraiche per "mostrare la verità della storia e la verità della vita umana" non nasconde personaggi "a dir poco problematici" facendo poi finire e fiorire "tutto" in Maria e in Cristo L'elenco dei nomi tracciato dall'evangelista rappresenta il passaggio da una generazione all'altra e racchiude tre elementi essenziali: un nome "che racchiude un’identità e una missione uniche"; un'appartenenza "a una famiglia e a un popolo"; un'adesione "di fede al Dio d'Israele" Francesco si sofferma sul valore della genealogia come genere letterario capace di veicolare il messaggio per il quale "nessuno si dà la vita da sé stesso si prende in esame il popolo eletto "e chi eredita il deposito dell'eredità" Tra le genealogie del Nuovo e dell'Antico Testamento emerge una differenza significativa Mentre nelle vecchie genealogie compaiono "solo nomi maschili" nella "lista di Matteo" sono presenti anche cinque donne si finge prostituta per assicurare una discendenza a suo marito"; Racab la "prostituta di Gerico che permette agli esploratori ebrei di entrare nella terra promessa e conquistarla"; Rut che nell'omonimo libro "resta fedele alla suocera se ne prende cura e diventerà la bisnonna del re Davide"; Betsabea La loro caratteristica comune non è il fatto di essere peccatrici - "come a volte si dice evidenzia il Papa - ma di essere "straniere" rispetto "al popolo di Israele" simboleggiando dunque l'apertura di Gesù e della sua missione ad "ebrei e pagani" che "acquista particolare risalto" in quanto menzionata non "accanto all'uomo che è nato da loro o a colui che l'ha generato" Neppure come "creatura umana protagonista della generazione" ma Una valorizzazione evidenziata dall'utilizzo del verbo "è nato" innestato da Giuseppe in quella dinastia e destinato ad essere il Messia d’Israele" ma al contempo "figlio di Abramo e di donne straniere destinato quindi ad essere la 'luce delle genti'" L'ingresso di Gesù nella scena del mondo avviene come quello di "tutti i figli dell'uomo" consacrato al Padre con la missione di rivelare il suo volto" a Nazareth sarà chiamato anche "figlio di Giuseppe" Titoli che sottolineano la sua duplice natura: "vero Dio e vero uomo" il Papa ha benedetto una Casa dell'acqua del Gruppo ACEA in Vaticano Una delle 14 installate in occasione dell'Anno Santo per dissetare gratuitamente turisti e pellegrini lungo i percorsi giubilari pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e responsabile del Giubileo 2025 e la dirigenza dell'ACEA la «gioiosa memoria» della sera del 13 marzo di dodici anni fa accoglieva festante la benedizione del nuovo vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale» durante l’odierna «prova della malattia» da quella stessa piazza «così come da tante altre parti del mondo» della «preghiera del popolo di Dio alla quale anche noi ci uniamo in comunione di spirito» anniversario dell’elezione di Papa Francesco l’arcivescovo segretario del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti Vittorio Francesco Viola ha espresso gratitudine e filiale affetto al Pontefice e alla sua missione apostolica a nome di tutti i partecipanti agli esercizi spirituali della Curia romana in Aula Paolo vi «In questo Anno giubilare — ha proseguito il presule parlando prima della nona meditazione del predicatore della Casa pontificia Pasolini — nutriamo la speranza che il messaggio di pace e fraternità possa diffondersi tra i popoli e tra le persone di buona volontà E che in tutti — ha auspicato — cresca il desiderio di essere discepoli del Signore testimoni del Vangelo e costruttori del Regno di Dio» monsignor Viola ha ringraziato per la conferma nella fede data dal Successore di Pietro: ha quindi assicurato da parte di tutti «affettuosa vicinanza e preghiera» prima di affidare Francesco all’intercessione della Vergine e alla sua custodia «nella carità di Cristo» Al termine degli Esercizi spirituali ha preso la parola l’arcivescovo prefetto del Dicastero per i testi legislativi per guidare la recita del rosario per la salute del Papa con l’invocazione conclusiva a Dio perché sostenga «la nostra fede e ravvivi la nostra speranza perché nessun ostacolo ci faccia deviare dalla strada che porta alla salvezza» era stato il cardinale prefetto del Dicastero per il dialogo interreligioso George Jacob Koovakad a guidare il rosario per la medesima intenzione il porporato indiano ha invitato ad «affidare il Santo Padre e tutti gli infermi alla materna protezione di Maria» «Da tutto il mondo in queste settimane in cui il Santo Padre è ricoverato in ospedale — ha ricordato il cardinale che è anche organizzatore dei viaggi internazionali del Pontefice — sono giunti toccanti messaggi di solidarietà e vicinanza insieme con l’assicurazione di tante preghiere innalzate al Cielo per la sua guarigione Perciò insieme con i fedeli cristiani e con i credenti delle altre tradizioni religiose» e anche con «tanti non credenti che apprezzano e amano Francesco e sono preoccupati per la sua salute» ha affidato il Papa e tutti gli infermi alla protezione della Beata Vergine «la nostra invocazione a quella dei poveri perché la loro preghiera è la più efficace e in particolare il Siracide: “La preghiera del povero sale all’orecchio di Dio e il suo giudizio sarà al suo favore La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata Non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto”» La Collezione Paolo VI – Arte Contemporanea annuncia un importante avvicendamento nella direzione artistica del Museo passando il testimone a don Giuliano Zanchi che porterà avanti il dialogo tra arte e spiritualità da sempre al centro della missione della Collezione. Marisa Paderni ha guidato la Collezione Paolo VI durante un periodo di grande crescita e conseguente partecipazione da parte del pubblico arricchendo il museo con mostre di rilievo e promuovendo iniziative innovative per valorizzare il vasto patrimonio artistico della Collezione è una figura di spicco nel panorama culturale e religioso italiano Con una lunga esperienza nella promozione del dialogo tra fede e cultura Zanchi è autore di numerosi saggi sul rapporto tra arte e religione e il suo approccio sarà in continuità con la tradizione della Collezione Paolo VI ma con un nuovo impulso creativo. Il cambio di direzione segna un momento importante per il futuro della Collezione Paolo VI che continuerà a esplorare il complesso intreccio tra arte ampliando la sua offerta espositiva e i suoi programmi educativi il museo si propone di consolidare il proprio ruolo come luogo di incontro e riflessione dove l’arte diventa veicolo di spiritualità e dialogo Inaugurata nella sua nuova sede dalla visita di papa Benedetto XVI nel 2009 la Collezione Paolo VI - arte contemporanea è il museo che conserva ed espone un patrimonio di dipinti medaglie e sculture del ’900 riconducibile alla figura di Giovanni Battista Montini raccolto in buona parte dal suo segretario don Pasquale Macchi.È un museo unico al mondo che testimonia il prezioso e profetico rapporto che papa Paolo VI intrattenne con il mondo dell’arte contemporanea La Collezione non è esclusivamente una galleria d’arte sacra e nemmeno un memoriale dedicato alla figura di Montini bensì un museo che vuole concretizzare l’ideale di apertura ai linguaggi espressivi contemporanei che fu propugnato con tanta forza da Paolo VI.Nella Collezione sono esposte circa 270 delle oltre settemila opere conservate tra cui capolavori di molti dei più grandi artisti del Novecento: Chagall Hockney…La Collezione Paolo VI è stabilmente aperta al pubblico dal martedì al venerdì dalle ore 9 alle 12 e dalle 15 alle 17; il sabato dalle ore 14 alle 19; domenica e lunedì chiuso.Biglietto unico d’ingresso: € 2,50